N. 82 - Ottobre 2014 
                          
                          (CXIII)
																						ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
																						DALLA FILOSOFIA DEL XIX SECOLO A PIRANDELLO E DALÌ - Parte I
																						di Giulia Elena Vigoni
																						
																			 
																			
																			
																			
																			
																			“Se 
																			io 
																			avessi 
																			un 
																			mondo 
																			come 
																			piace 
																			a 
																			me, 
																			là 
																			tutto 
																			sarebbe 
																			assurdo: 
																			niente 
																			sarebbe 
																			com’è, 
																			perché 
																			tutto 
																			sarebbe 
																			come 
																			non 
																			è, e 
																			viceversa; 
																			ciò 
																			che 
																			è 
																			non 
																			sarebbe 
																			e 
																			ciò 
																			che 
																			non 
																			è 
																			sarebbe, 
																			chiaro?” 
																			(Alice)
																			 
																			
																			
																			
																			Le 
																			avventure 
																			di 
																			Alice 
																			nel 
																			Paese 
																			delle 
																			Meraviglie 
																			(spesso 
																			contratto 
																			in
																			
																			Alice 
																			nel 
																			Paese 
																			delle 
																			Meraviglie, 
																			titolo 
																			originale
																			
																			Alice's 
																			Adventures 
																			in 
																			Wonderland) 
																			è 
																			un'opera 
																			letteraria 
																			pubblicata 
																			per 
																			la 
																			prima 
																			volta 
																			nel 
																			1865 
																			scritta 
																			dal 
																			matematico 
																			e 
																			autore 
																			inglese 
																			Charles 
																			Lutwidge 
																			Dodgson, 
																			sotto 
																			il 
																			ben 
																			più 
																			noto 
																			pseudonimo 
																			di
																			
																			
																			Lewis 
																			Carroll.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			racconto 
																			è 
																			pieno 
																			di 
																			allusioni 
																			a 
																			personaggi, 
																			poemetti, 
																			proverbi 
																			e 
																			avvenimenti 
																			propri 
																			dell'epoca 
																			in 
																			cui 
																			Dodgson 
																			opera 
																			e il 
																			"Paese 
																			delle 
																			Meraviglie" 
																			descritto 
																			nel 
																			racconto 
																			gioca 
																			con 
																			regole
																			
																			
																			logiche,
																			
																			
																			linguistiche,
																			
																			
																			fisiche 
																			e
																			
																			
																			matematiche.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			libro 
																			ha 
																			un 
																			seguito 
																			chiamato 
																			“Attraverso 
																			lo 
																			specchio 
																			e 
																			quel 
																			che 
																			Alice 
																			vi 
																			trovò” 
																			che 
																			negli 
																			adattamenti 
																			teatrali 
																			e 
																			cinematografici 
																			è 
																			spesso 
																			unito 
																			al 
																			ben 
																			più 
																			noto 
																			primo 
																			romanzo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			È 
																			ormai 
																			leggendaria 
																			la 
																			teoria 
																			che 
																			pone 
																			l'origine 
																			del 
																			racconto 
																			in 
																			una 
																			soleggiata 
																			mattina 
																			estiva 
																			che 
																			Carroll 
																			traspone 
																			in 
																			versi 
																			nel 
																			suo
																			
																			Meriggio 
																			Dorato 
																			(Proemio 
																			di
																			
																			Alice), 
																			quando 
																			Dodgson 
																			ed 
																			il 
																			reverendo
																			
																			
																			Robinson 
																			Duckworth 
																			si 
																			trovavano 
																			in 
																			una 
																			barca 
																			sul 
																			Tamigi 
																			con 
																			le 
																			tre 
																			sorelline 
																			Liddell, 
																			(Lorina 
																			di 
																			tredici 
																			anni, 
																			Alice 
																			di 
																			dieci 
																			e 
																			Edith 
																			di 
																			soli 
																			otto 
																			anni).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Durante 
																			il 
																			viaggio 
																			Carroll 
																			inventò 
																			e 
																			raccontò 
																			alle 
																			tre 
																			bambine 
																			una 
																			storia, 
																			che 
																			più 
																			tardi 
																			mise 
																			per 
																			iscritto 
																			e 
																			regalò 
																			ad 
																			Alice 
																			Liddell 
																			che 
																			tanto 
																			aveva 
																			insistito 
																			perché 
																			lo 
																			facesse. 
																			Diventò 
																			quindi
																			
																			Alice's 
																			Adventures 
																			Underground 
																			(le 
																			avventure 
																			di 
																			Alice 
																			sottoterra), 
																			che 
																			si 
																			sviluppava 
																			in 
																			soli 
																			quattro 
																			capitoli 
																			illustrati 
																			da 
																			Carroll 
																			stesso.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Solo 
																			più 
																			tardi 
																			Carroll 
																			decise 
																			di 
																			pubblicare 
																			la 
																			sua 
																			storia, 
																			aggiunse 
																			nuovi 
																			personaggi 
																			e 
																			situazioni, 
																			commissionò 
																			le 
																			illustrazioni 
																			a
																			
																			
																			John 
																			Tenniel 
																			(ritenuto 
																			ormai 
																			l'illustratore 
																			ufficiale) 
																			e 
																			gli 
																			diede 
																			il 
																			titolo 
																			e la 
																			forma 
																			che 
																			conosciamo 
																			ancora 
																			oggi.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ma 
																			cosa 
																			spinse 
																			l’autore 
																			a 
																			scrivere 
																			un 
																			romanzo 
																			cosi 
																			fuori 
																			dai 
																			rigidi 
																			schemi 
																			imposti 
																			dall’età 
																			vittoriana?
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Dickens 
																			in
																			
																			Oliver 
																			Twist 
																			si 
																			era 
																			impegnato 
																			a 
																			rendere 
																			il 
																			più 
																			realisticamente 
																			possibile 
																			le 
																			deplorevoli 
																			condizioni 
																			in 
																			cui 
																			i 
																			bambini 
																			erano 
																			costretti 
																			a 
																			lavorare; 
																			Emily 
																			Bronte 
																			con
																			
																			Wuthering 
																			Heights 
																			si 
																			era 
																			cimentata 
																			con 
																			un 
																			romanzo 
																			tra 
																			il 
																			romantico 
																			e il 
																			vittoriano 
																			senza 
																			venir 
																			meno 
																			ai 
																			dettami 
																			imposti 
																			dalla 
																			propria 
																			epoca; 
																			Oscar 
																			Wilde 
																			aveva 
																			criticato 
																			la 
																			superficialità 
																			dell’aristocrazia 
																			vittoriana, 
																			i 
																			valori 
																			morali 
																			ormai 
																			decaduti 
																			in 
																			un’epoca 
																			in 
																			cui 
																			tutto 
																			ruotava 
																			attorno 
																			all’apparenza, 
																			alla 
																			bellezza, 
																			alle 
																			mode, 
																			al 
																			denaro… 
																			perché 
																			Carroll 
																			andò 
																			cosi 
																			controcorrente?
																			
																			
																			 
																			
																			
																			A 
																			ben 
																			vedere
																			
																			Alice 
																			in 
																			wonderland 
																			proprio 
																			come
																			
																			Oliver 
																			Twist, 
																			non 
																			è 
																			solo 
																			una 
																			favola 
																			per 
																			bambini: 
																			in 
																			questo 
																			romanzo 
																			convergono 
																			gran 
																			parte 
																			delle 
																			ideologie 
																			del 
																			XIX 
																			secolo 
																			ma è 
																			anche 
																			precursore 
																			di 
																			alcune 
																			teorie 
																			del 
																			secolo 
																			scorso. 
																			Sogno 
																			e 
																			realtà, 
																			maschere 
																			e 
																			inconscio, 
																			spazio 
																			e 
																			tempo, 
																			tutto 
																			confluisce 
																			in 
																			una 
																			delle 
																			favole 
																			più 
																			amate 
																			dai 
																			bambini 
																			dal 
																			1865 
																			ad 
																			oggi.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			« 
																			Siamo 
																			tutti 
																			matti 
																			qui. 
																			Io 
																			sono 
																			matto, 
																			tu 
																			sei 
																			matta 
																			» 
																			ribatté 
																			il 
																			Gatto. 
																			« E 
																			da 
																			cosa 
																			giudichi 
																			che 
																			io 
																			sono 
																			matta? 
																			»  
																			« 
																			Devi 
																			esserlo, 
																			perché 
																			altrimenti 
																			non 
																			saresti 
																			qui 
																			».
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			viaggio 
																			di 
																			Alice 
																			inizia 
																			nella 
																			tana 
																			del 
																			Bianconiglio: 
																			qui 
																			l’immaginazione 
																			esercita 
																			un 
																			potere 
																			assoluto, 
																			influenzando 
																			e 
																			stravolgendo 
																			le 
																			percezioni 
																			sensoriali, 
																			in 
																			una 
																			dimensione 
																			confusa 
																			e 
																			precaria 
																			che 
																			sfugge 
																			ad 
																			ogni 
																			logica.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’appartenenza 
																			al 
																			tempo 
																			e 
																			allo 
																			spazio 
																			va 
																			via 
																			via 
																			sgretolandosi, 
																			ed 
																			ecco 
																			che 
																			si 
																			ha 
																			accesso 
																			all’area 
																			più 
																			recondita 
																			della 
																			psiche: 
																			l’inconscio. 
																			Qui 
																			niente 
																			è 
																			ciò 
																			che 
																			sembra, 
																			ed è 
																			inutile 
																			sforzarsi 
																			di 
																			applicarvi 
																			le 
																			leggi 
																			della 
																			realtà 
																			esterna.
																			 
																			
																			
																			Sarebbe 
																			tuttavia 
																			sbagliato 
																			affermare 
																			che 
																			le 
																			avventura 
																			di 
																			Alice, 
																			per 
																			quanto 
																			paradossali, 
																			non 
																			siano 
																			reali. 
																			Alla 
																			fine 
																			del 
																			racconto 
																			scopriamo 
																			che 
																			le 
																			peripezie 
																			capitate 
																			alla 
																			protagonista 
																			non 
																			sono 
																			altro 
																			che 
																			frutto 
																			di 
																			un 
																			sogno 
																			all’ombra 
																			di 
																			un 
																			albero; 
																			e il 
																			sogno, 
																			per 
																			quanto 
																			possa 
																			apparire 
																			slegato 
																			dalla 
																			coscienza 
																			umana 
																			e 
																			dai 
																			suoi 
																			meccanismi, 
																			è in 
																			realtà 
																			la 
																			sua 
																			manifestazione 
																			più 
																			pura.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Partendo 
																			da 
																			queste 
																			considerazioni, 
																			si 
																			potrebbe 
																			accostare 
																			ciò 
																			che 
																			Freud 
																			nella 
																			sua
																			
																			Interpretazione 
																			dei 
																			sogni
																			
																			definisce 
																			inconscio. 
																			Egli 
																			lo
																			
																			considera 
																			come 
																			il 
																			luogo 
																			della 
																			non 
																			consapevolezza, 
																			in 
																			cui 
																			vengono 
																			“immagazzinati” 
																			tutti 
																			i 
																			desideri 
																			irrealizzabili 
																			e i 
																			traumi 
																			che, 
																			per 
																			non 
																			danneggiare 
																			la 
																			stabilità 
																			psicologica 
																			dell’individuo, 
																			vengono 
																			“bloccati” 
																			in 
																			un 
																			substrato 
																			della 
																			coscienza.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Tuttavia 
																			non 
																			è 
																			impossibile 
																			accedervi: 
																			proprio 
																			il 
																			sogno 
																			è la 
																			via 
																			regia 
																			all’inconscio, 
																			che 
																			permette 
																			l’appagamento, 
																			in 
																			forme 
																			allucinatorie 
																			e 
																			mascherate, 
																			di 
																			un 
																			desiderio 
																			rimosso.
																			
																			
																			
																			Interpretare 
																			un 
																			sogno 
																			significa 
																			individuarne 
																			il 
																			significato, 
																			cogliere 
																			il 
																			simbolismo 
																			che 
																			lo 
																			caratterizza 
																			e 
																			sostituirlo 
																			con 
																			un 
																			elemento 
																			inseribile 
																			nella 
																			concatenazione 
																			degli 
																			atti 
																			psichici.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			Per 
																			interpretare 
																			i 
																			sogni 
																			ci 
																			sono 
																			due 
																			metodi 
																			fondamentali: 
																			il 
																			primo, 
																			chiamato
																			
																			
																			
																			simbolico, 
																			è 
																			basato 
																			sul 
																			contenuto 
																			del 
																			sogno, 
																			visto 
																			nel 
																			suo 
																			insieme, 
																			nel 
																			tentativo 
																			di 
																			sostituire 
																			il 
																			suo 
																			valore 
																			simbolico 
																			con 
																			un 
																			altro 
																			logicamente 
																			comprensibile.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			Il 
																			secondo 
																			metodo, 
																			della
																			
																			
																			
																			decifrazione, 
																			è 
																			molto 
																			più 
																			oggettivo; 
																			prevede 
																			l'analisi 
																			del 
																			sogno 
																			come 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			scrittura 
																			cifrata, 
																			nella 
																			quale 
																			ogni 
																			segno 
																			viene 
																			tradotto 
																			in 
																			un 
																			altro 
																			comprensibile. 
																			Le 
																			rappresentazioni 
																			e i 
																			desideri 
																			inconsci 
																			possono 
																			affiorare 
																			solo 
																			se 
																			resi 
																			irriconoscibili 
																			da 
																			processi 
																			di
																			
																			
																			
																			
																			condensazione,
																			
																			
																			
																			
																			spostamento
																			
																			
																			
																			e
																			
																			
																			
																			
																			simbolizzazione.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			Si 
																			deve 
																			considerare 
																			che 
																			il 
																			sogno 
																			non 
																			ha 
																			alcun 
																			mezzo 
																			per 
																			raffigurare 
																			le 
																			relazioni 
																			logiche 
																			esistenti 
																			tra 
																			i 
																			pensieri 
																			onirici. 
																			Perlopiù, 
																			esso 
																			ignora 
																			queste 
																			preposizioni 
																			e si 
																			occupa 
																			solo 
																			di 
																			elaborare 
																			il 
																			contenuto 
																			oggettivo 
																			tra 
																			essi.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			All'interpretazione 
																			del 
																			sogno 
																			spetta 
																			di 
																			ristabilire 
																			il 
																			collegamento 
																			distrutto 
																			dal 
																			lavoro 
																			onirico. 
																			Accade 
																			però 
																			che 
																			in 
																			alcuni 
																			sogni 
																			hanno 
																			luogo 
																			complesse 
																			operazioni 
																			logiche, 
																			che 
																			raccolgono 
																			atteggiamenti, 
																			comportamenti 
																			e 
																			processi 
																			psichici 
																			molto 
																			simili 
																			a 
																			quelli 
																			della 
																			vita 
																			vigile; 
																			non 
																			bisogna 
																			farsi 
																			ingannare 
																			dall'apparenza: 
																			tutto 
																			questo 
																			materiale 
																			è 
																			onirico, 
																			e 
																			non 
																			raffigurazione 
																			di 
																			un
																			
																			
																			
																			
																			lavoro 
																			intellettuale 
																			nel 
																			sogno.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			XX 
																			secolo 
																			le 
																			teorie 
																			freudiane 
																			influenzarono 
																			anche 
																			molti 
																			letterati 
																			come 
																			J. 
																			Conrad 
																			che 
																			in
																			
																			Heart 
																			of 
																			Darkness 
																			individua 
																			nei 
																			due 
																			personaggi 
																			centrali 
																			Kurtz 
																			e 
																			Marlow 
																			rispettivamente 
																			l’Es 
																			(l’inconscio, 
																			sede 
																			irrazionale 
																			delle 
																			nostre 
																			passioni 
																			e 
																			pulsioni) 
																			e il 
																			Superego 
																			(la 
																			parte 
																			conscia, 
																			razionale) 
																			sottolineando, 
																			contrariamente 
																			a 
																			Freud, 
																			che 
																			solo 
																			il 
																			Superego 
																			è in 
																			grado 
																			di 
																			sopravvivere 
																			alle 
																			tenebre, 
																			mentre 
																			l’Es 
																			ci 
																			conduce 
																			alla 
																			pazzia.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Perché, 
																			in 
																			sostanza, 
																			bisogna 
																			credere 
																			che 
																			il 
																			contenuto 
																			di 
																			un 
																			sogno 
																			sia 
																			da 
																			considerare 
																			“reale”?
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			Paese 
																			delle 
																			Meraviglie 
																			è il 
																			luogo 
																			dell’assurdo, 
																			del
																			
																			non-sense, 
																			del 
																			paradosso: 
																			tutto 
																			appare 
																			slegato 
																			dalla 
																			realtà 
																			e 
																			dalle 
																			sue 
																			leggi. 
																			La 
																			chiave 
																			di 
																			lettura 
																			va 
																			allora 
																			ricercata 
																			non 
																			in 
																			quello 
																			che 
																			viene 
																			detto, 
																			ma 
																			nel
																			
																			modo 
																			in 
																			cui 
																			ciò 
																			accade.
																			 
																			
																			
																			Il 
																			sogno 
																			utilizza 
																			un 
																			vocabolario 
																			fortemente 
																			simbolico 
																			che, 
																			grazie 
																			ad 
																			un 
																			gioco 
																			di 
																			rimandi 
																			e di 
																			libere 
																			associazioni, 
																			mette 
																			in 
																			scena 
																			la 
																			“rappresentazione 
																			teatrale” 
																			onirica: 
																			il
																			
																			contenuto 
																			manifesto, 
																			cioè 
																			l’insieme 
																			di 
																			atti, 
																			parole, 
																			gesti 
																			che 
																			in 
																			sé 
																			appaiono 
																			assolutamente 
																			privi 
																			di 
																			logica.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Questa 
																			modalità 
																			di 
																			rappresentazione 
																			è 
																			dovuta 
																			alla
																			
																			censura 
																			onirica: 
																			l’Io, 
																			il 
																			filtro 
																			della 
																			coscienza, 
																			trasforma 
																			i 
																			contenuti 
																			provenienti 
																			dall’inconscio, 
																			che 
																			potrebbero 
																			risultare 
																			perturbanti 
																			per 
																			l’individuo, 
																			in 
																			una 
																			forma 
																			enigmatica 
																			e 
																			difficilmente 
																			riconoscibile.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ciò 
																			che 
																			questa 
																			mediazione 
																			vuole 
																			“mascherare” 
																			e 
																			dissimulare 
																			dietro 
																			il 
																			non-sense 
																			è il
																			
																			contenuto 
																			latente, 
																			il 
																			vero 
																			materiale 
																			di 
																			cui 
																			si 
																			compone 
																			l’inconscio.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Se è 
																			vero 
																			che 
																			l’inconscio 
																			è il 
																			“magazzino” 
																			di 
																			esperienze 
																			vissute 
																			o 
																			desiderate 
																			che 
																			sono 
																			state 
																			archiviate 
																			e 
																			censurate, 
																			il 
																			sogno 
																			non 
																			può 
																			che 
																			essere 
																			dunque 
																			profondamente
																			
																			reale, 
																			la 
																			più 
																			sincera 
																			espressione 
																			dell’animo 
																			umano, 
																			pur 
																			essendo 
																			manifestata 
																			in 
																			forma 
																			simbolica.
																			 
																			
																			
																			Da 
																			qui 
																			nel 
																			racconto 
																			di 
																			Alice 
																			nel 
																			Paese 
																			delle 
																			Meraviglie 
																			scaturisce 
																			l’assoluta 
																			importanza 
																			del
																			
																			significante 
																			rispetto 
																			al 
																			significato.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			« 
																			Vuoi 
																			un 
																			po’ 
																			di 
																			vino? 
																			» 
																			disse 
																			allora 
																			con 
																			tono 
																			quasi 
																			incoraggiante 
																			la 
																			Lepre 
																			Marzolina.
																			
																			
																			
																			
																			
																			« 
																			Non 
																			vedo 
																			vino 
																			» 
																			osservò 
																			Alice. 
																			Infatti 
																			aveva 
																			guardato 
																			sulla 
																			tavola 
																			e 
																			non 
																			aveva 
																			visto 
																			altro 
																			che 
																			tè.
																			
																			
																			
																			
																			
																			« 
																			Non 
																			ce 
																			n’è, 
																			infatti 
																			» 
																			disse 
																			la 
																			Lepre.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ogni 
																			proposizione 
																			non 
																			ha 
																			una 
																			reale 
																			funzione 
																			logica, 
																			e 
																			non 
																			rimanda 
																			apertamente 
																			a 
																			niente 
																			di 
																			concretamente 
																			riconoscibile: 
																			nel 
																			contenuto 
																			manifesto 
																			tutto 
																			si 
																			esaurisce 
																			nella 
																			sua 
																			significazione. 
																			Non 
																			a 
																			caso 
																			sono 
																			frequenti 
																			i 
																			giochi 
																			di 
																			parole, 
																			di 
																			suono 
																			e le 
																			figure 
																			etimologiche, 
																			ma 
																			maggiore 
																			rilevanza 
																			spetta 
																			in 
																			questo 
																			senso 
																			agli 
																			indovinelli:
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Le 
																			sole 
																			parole 
																			che 
																			il 
																			Cappellaio 
																			disse 
																			furono:
																			
																			
																			« 
																			Perché 
																			un 
																			corvo 
																			assomiglia 
																			a 
																			uno 
																			scrittoio? 
																			»
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			quesito 
																			è in 
																			realtà 
																			irrisolto: 
																			puro
																			
																			non-sense. 
																			Alice 
																			non 
																			vi 
																			risponde, 
																			non 
																			trova 
																			niente; 
																			né 
																			tantomeno 
																			ne 
																			sa 
																			niente 
																			il 
																			Cappellaio 
																			che, 
																			da 
																			parte 
																			sua, 
																			risponde 
																			alla 
																			bambina 
																			di 
																			non 
																			averne 
																			la 
																			più 
																			pallida 
																			idea. 
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			sogno 
																			si 
																			manifesta 
																			così 
																			come 
																			un 
																			accostamento 
																			di 
																			idee, 
																			suoni, 
																			gesti: 
																			il 
																			tempo, 
																			lo 
																			spazio, 
																			le 
																			regole 
																			logiche 
																			che 
																			vigono 
																			nella 
																			realtà 
																			si 
																			trovano 
																			private 
																			della 
																			loro 
																			valenza 
																			e 
																			del 
																			loro 
																			potere 
																			di 
																			“dettare 
																			legge”: 
																			nel 
																			mondo 
																			onirico 
																			si 
																			ha 
																			un 
																			ribaltamento 
																			di 
																			prospettiva 
																			e 
																			vengono 
																			messe 
																			in 
																			discussione 
																			persino 
																			le 
																			leggi 
																			che 
																			consideriamo 
																			“naturali”, 
																			come 
																			il 
																			principio 
																			di 
																			non 
																			contraddizione 
																			o il 
																			nesso 
																			causa-effetto.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Privando 
																			di 
																			ogni 
																			valore 
																			le 
																			regole 
																			che 
																			stanno 
																			alla 
																			base 
																			della 
																			razionalità, 
																			i 
																			legami 
																			con 
																			la 
																			realtà 
																			vengono 
																			spezzati. 
																			Una 
																			funzione 
																			particolare 
																			riveste 
																			il 
																			Tempo, 
																			interpretato 
																			nel 
																			racconto 
																			come 
																			una 
																			dimensione 
																			da 
																			sperimentare 
																			soggettivamente, 
																			piuttosto 
																			che 
																			come 
																			“legge” 
																			che 
																			scandisce 
																			la 
																			vita.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			XX 
																			secolo 
																			anche 
																			Il 
																			filosofo 
																			francese 
																			Bergson, 
																			influenzato 
																			dalle 
																			scoperte 
																			scientifiche 
																			del 
																			tempo 
																			quali 
																			la 
																			teoria 
																			della 
																			relatività 
																			di 
																			Einstain, 
																			che 
																			mise 
																			in 
																			crisi 
																			le 
																			concezioni 
																			apodittiche 
																			formulate 
																			da 
																			Newton 
																			riguardo 
																			ai 
																			concetti 
																			assoluti 
																			di 
																			spazio 
																			e 
																			tempo 
																			affermando 
																			che 
																			questi 
																			erano 
																			invece 
																			valori 
																			dipendenti 
																			dal 
																			sistema 
																			di 
																			riferimento 
																			preso 
																			in 
																			considerazione, 
																			sostenne 
																			che 
																			il 
																			tempo 
																			può 
																			essere 
																			considerato 
																			oggettivo 
																			e 
																			lineare 
																			oppure 
																			soggettivo.
																			 
																			
																			
																			Il 
																			primo 
																			è il 
																			tempo 
																			misurabile 
																			con 
																			gli 
																			orologi, 
																			quello 
																			inseguito 
																			dal 
																			Bianconiglio 
																			che 
																			potrebbe 
																			rappresentare 
																			il 
																			mondo 
																			occidentale 
																			troppo 
																			frenetico 
																			anche 
																			secondo 
																			il 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			di 
																			Nietzsche 
																			che 
																			teorizzava 
																			l’Eterno 
																			Ritorno 
																			e il 
																			tempo 
																			circolare; 
																			il 
																			secondo 
																			è 
																			invece 
																			il 
																			tempo 
																			interno, 
																			psicologico, 
																			soggettivo 
																			e 
																			misurabile 
																			solo 
																			con 
																			i 
																			ricordi 
																			e la 
																			memoria: 
																			è il 
																			tempo 
																			della 
																			vita. 
																			
																			
																			 
																			
																			
																			È 
																			proprio 
																			questo 
																			il 
																			tempo 
																			che 
																			caratterizza 
																			il 
																			Paese 
																			delle 
																			Meraviglie, 
																			luogo 
																			in 
																			cui 
																			ognuno 
																			lo 
																			percepisce 
																			a 
																			modo 
																			suo; 
																			è il 
																			caso 
																			del 
																			Cappellaio 
																			Matto 
																			il 
																			cui 
																			orologio 
																			segna 
																			solamente 
																			i 
																			giorni 
																			del 
																			mese; 
																			quando 
																			Alice 
																			gli 
																			domanda 
																			stupita 
																			perché 
																			non 
																			segni 
																			le 
																			ore, 
																			come 
																			tutti 
																			gli 
																			orologi 
																			“normali”, 
																			quello 
																			risponde 
																			indispettito:
																			
																			
																			 
																			
																			
																			« 
																			E 
																			perché 
																			dovrebbe 
																			segnarle? 
																			» 
																			borbottò 
																			il 
																			Cappellaio. 
																			« Il 
																			tuo 
																			orologio, 
																			per 
																			caso, 
																			segna 
																			gli 
																			anni? 
																			» « 
																			Naturalmente 
																			no! 
																			» 
																			rispose 
																			pronta 
																			Alice.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nella 
																			sua 
																			apparente 
																			assurdità, 
																			la 
																			domanda 
																			è 
																			perfettamente 
																			lecita: 
																			chi 
																			ha 
																			deciso 
																			che 
																			un 
																			orologio 
																			debba 
																			per 
																			forza 
																			segnare 
																			le 
																			ore?
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			Paese 
																			delle 
																			Meraviglie 
																			sono 
																			sempre 
																			le 
																			sei 
																			del 
																			pomeriggio, 
																			l’ora 
																			del 
																			tè: 
																			la 
																			tavola 
																			è 
																			grande, 
																			ma 
																			non 
																			c’è 
																			tempo 
																			per 
																			lavare 
																			le 
																			tazze; 
																			bisogna 
																			scalare 
																			di 
																			posto 
																			per 
																			averne 
																			qualcuna 
																			pulita. 
																			Quella 
																			che 
																			potrebbe 
																			sembrare 
																			una 
																			prigionia 
																			è in 
																			realtà 
																			la 
																			capacità 
																			di 
																			cogliere 
																			il 
																			Tempo 
																			nella 
																			sua 
																			vera 
																			essenza: 
																			è 
																			statico 
																			ed è 
																			sempre 
																			uguale 
																			a sé 
																			stesso, 
																			ma 
																			sotto 
																			la 
																			spinta 
																			della 
																			fantasia 
																			e 
																			del 
																			desiderio 
																			personale 
																			può 
																			piegarsi 
																			a 
																			ciascun 
																			bisogno 
																			individuale.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			« 
																			Se 
																			tu 
																			conoscessi 
																			il 
																			Tempo 
																			come 
																			me, 
																			non 
																			parleresti 
																			di 
																			perderlo! 
																			Scommetto 
																			che 
																			non 
																			hai 
																			mai 
																			parlato 
																			con 
																			lui 
																			» « 
																			Non 
																			mi 
																			pare 
																			» 
																			rispose 
																			Alice 
																			prudentemente 
																			« ma 
																			so 
																			che 
																			quando 
																			studio 
																			musica 
																			debbo 
																			batterlo 
																			» « 
																			Adesso 
																			capisco! 
																			» 
																			disse 
																			il 
																			Cappellaio. 
																			« Ma 
																			lo 
																			sai, 
																			almeno, 
																			che 
																			lui 
																			non 
																			sopporta 
																			le 
																			bastonate? 
																			Se 
																			tu 
																			riuscissi 
																			a 
																			restare 
																			in 
																			buon 
																			accordo 
																			con 
																			lui, 
																			ti 
																			farebbe 
																			tutto 
																			quello 
																			che 
																			desideri 
																			tu 
																			».
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il
																			
																			Tempo 
																			dunque, 
																			nel 
																			Paese 
																			delle 
																			Meraviglie, 
																			esiste 
																			solo 
																			nella 
																			forma 
																			che 
																			ogni 
																			individuo 
																			decide 
																			di 
																			dargli, 
																			manifestandosi 
																			così 
																			nella 
																			sua 
																			essenza 
																			originaria 
																			come 
																			l’ennesima 
																			esplicazione 
																			di 
																			un
																			
																			desiderio: 
																			il 
																			desiderio 
																			che 
																			arrivi 
																			presto 
																			l’ora 
																			del 
																			pranzo, 
																			o 
																			che 
																			sia 
																			sempre 
																			l’ora 
																			del 
																			tè.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’unico 
																			personaggio 
																			che 
																			sembra 
																			sfuggire 
																			a 
																			questa 
																			totale 
																			libertà 
																			è il 
																			Coniglio 
																			Bianco. 
																			Con 
																			il 
																			suo 
																			orologio 
																			nel 
																			panciotto 
																			si 
																			trova 
																			ad 
																			essere 
																			perennemente 
																			in 
																			ritardo: 
																			vive 
																			una 
																			vita 
																			frenetica, 
																			sempre 
																			costretto 
																			a 
																			correre 
																			e a 
																			soffrire 
																			dell’assenza 
																			di 
																			regole 
																			che 
																			“governa” 
																			il 
																			Paese 
																			delle 
																			Meraviglie. 
																			Nel 
																			suo 
																			caso 
																			il 
																			Tempo 
																			si 
																			trova 
																			sempre 
																			a 
																			precederlo: 
																			il 
																			Coniglio 
																			non 
																			capisce 
																			che 
																			per 
																			liberarsi 
																			non 
																			deve 
																			continuare 
																			a 
																			inseguirlo, 
																			ma 
																			semplicemente 
																			fermarsi.
																			 
																			
																			
																			Emerge 
																			una 
																			chiara 
																			volontà 
																			di 
																			abbattere 
																			tutti 
																			i 
																			limiti 
																			imposti 
																			dal 
																			mondo 
																			reale, 
																			a 
																			partire 
																			da 
																			un 
																			ente 
																			inventato 
																			dall’uomo 
																			di 
																			cui 
																			egli 
																			stesso 
																			è 
																			diventato 
																			schiavo: 
																			il 
																			Tempo. 
																			Ancora 
																			una 
																			volta 
																			il 
																			sogno 
																			è la 
																			via 
																			di 
																			fuga 
																			che 
																			permette 
																			di 
																			dare 
																			spazio 
																			alla 
																			creatività 
																			e ai 
																			bisogni 
																			di 
																			“libertà” 
																			dell’inconscio: 
																			nella 
																			realtà 
																			un 
																			sogno 
																			dura 
																			pochi 
																			secondi, 
																			eppure 
																			al 
																			risveglio 
																			sembra 
																			sempre 
																			che 
																			sia 
																			durato 
																			diverse 
																			ore.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Alice 
																			si 
																			trova 
																			dunque 
																			in 
																			una 
																			situazione 
																			a 
																			lei 
																			sconosciuta: 
																			si 
																			sente 
																			spaesata 
																			e a 
																			volte 
																			sente 
																			l’irrefrenabile 
																			impulso 
																			di 
																			piangere. 
																			Ma 
																			proprio 
																			in 
																			un 
																			momento 
																			di 
																			disperazione, 
																			all’inizio 
																			del 
																			racconto, 
																			quando 
																			sta 
																			per 
																			essere 
																			sommersa 
																			dalle 
																			sue 
																			stesse 
																			lacrime, 
																			rimprovera 
																			a sé 
																			stessa:
																			
																			
																			 
																			
																			
																			« 
																			Ti 
																			consiglio 
																			di 
																			smetterla 
																			immediatamente! 
																			» 
																			aggiunse 
																			con 
																			tono 
																			deciso. 
																			Infatti 
																			questa 
																			strana 
																			bambina 
																			pretendeva 
																			alle 
																			volte 
																			d’essere 
																			due 
																			persone. 
																			« Ti 
																			dovresti 
																			vergognare 
																			di 
																			te 
																			stessa, 
																			una 
																			bambina 
																			grande 
																			come 
																			te! 
																			».
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ricordando 
																			i 
																			consigli 
																			dei 
																			genitori 
																			in 
																			merito 
																			al 
																			fatto 
																			che 
																			per 
																			una 
																			brava 
																			bambina 
																			non 
																			sia 
																			conveniente 
																			mettersi 
																			a 
																			strillare, 
																			Alice 
																			impartisce 
																			a sé 
																			stessa 
																			l’obbligo 
																			di 
																			tacere 
																			e di 
																			mostrarsi 
																			“adulta”, 
																			interiorizzando 
																			i 
																			valori 
																			e le 
																			leggi 
																			della 
																			società 
																			civile 
																			e 
																			sforzandosi 
																			di 
																			applicarvi 
																			un 
																			ordine.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Tuttavia 
																			l’ordine 
																			non 
																			appartiene 
																			al 
																			Paese 
																			delle 
																			Meraviglie, 
																			e 
																			tutti 
																			i 
																			suoi 
																			sforzi 
																			sono 
																			vani. 
																			L’impossibilità 
																			di 
																			applicare 
																			le 
																			leggi 
																			che 
																			finora 
																			avevano 
																			regolato 
																			e 
																			scandito 
																			la 
																			sua 
																			vita 
																			la 
																			fa 
																			sentire 
																			totalmente 
																			estraniata 
																			e 
																			senza 
																			punti 
																			di 
																			riferimento.
																			 
																			
																			
																			Il 
																			Coniglio 
																			Bianco 
																			sempre 
																			all’inseguimento 
																			del 
																			Tempo 
																			può 
																			essere 
																			considerato 
																			in 
																			questa 
																			prospettiva 
																			come 
																			una 
																			proiezione 
																			all’interno 
																			del 
																			sogno 
																			di 
																			una 
																			reminiscenza 
																			di 
																			Alice 
																			del 
																			mondo 
																			reale. 
																			Questo 
																			pretende 
																			da 
																			lei 
																			controllo 
																			ed 
																			esige 
																			che 
																			indossi 
																			una, 
																			anzi 
																			centomila
																			
																			maschere, 
																			tante 
																			quante 
																			sono 
																			le 
																			situazioni, 
																			i 
																			luoghi, 
																			i 
																			tempi 
																			e i
																			
																			personaggi 
																			che 
																			si 
																			trova 
																			di 
																			fronte.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Alice 
																			inizialmente 
																			sente 
																			di 
																			aver 
																			perso 
																			“la
																			
																			forma” 
																			in 
																			cui 
																			aveva 
																			vissuto 
																			nella 
																			vita 
																			“reale”e 
																			questo  
																			le 
																			provoca 
																			una 
																			sensazione 
																			di 
																			angoscia 
																			e di 
																			perdita 
																			di 
																			identità.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			Paese 
																			delle 
																			Meraviglie 
																			l’unica 
																			regola 
																			vigente 
																			è 
																			non 
																			avere 
																			alcuna 
																			regola. 
																			Alice 
																			cade 
																			dunque 
																			in 
																			continua 
																			contraddizione 
																			e 
																			confusione; 
																			indecisa 
																			tra 
																			quello 
																			che 
																			le 
																			hanno 
																			insegnato 
																			e 
																			tra 
																			quello 
																			che 
																			lei 
																			sa 
																			che 
																			è 
																			vero,
																			
																			è 
																			come 
																			se 
																			tutte 
																			le 
																			trasformazioni 
																			e 
																			mutamenti 
																			interiori 
																			che 
																			naturalmente 
																			accadono 
																			ad 
																			ognuno 
																			diventassero 
																			tangibili, 
																			esplicandosi 
																			in 
																			un 
																			mondo 
																			paradossale.
																			 
																			
																			
																			Tuttavia 
																			Alice 
																			non 
																			esce 
																			sconfitta 
																			dal 
																			confronto 
																			con 
																			il 
																			“vero 
																			fluire 
																			della 
																			vita”, 
																			ma 
																			anzi 
																			nel 
																			progredire 
																			della 
																			storia 
																			afferma 
																			ripetute 
																			volte, 
																			di 
																			fronte 
																			agli 
																			avvenimenti 
																			fantastici 
																			più 
																			disparati, 
																			di 
																			accettare 
																			la 
																			loro 
																			straordinarietà 
																			e 
																			lasciarli 
																			scorrere 
																			nell’immenso 
																			mare 
																			delle 
																			meraviglie, 
																			senza 
																			domandarsi 
																			più 
																			il
																			
																			perché 
																			delle 
																			cose, 
																			o 
																			in 
																			che 
																			modo 
																			queste 
																			possano 
																			essere 
																			possibili.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Avviene 
																			così 
																			un 
																			sovvertimento 
																			di 
																			tutte 
																			le 
																			certezze, 
																			tutte 
																			le 
																			verità 
																			date 
																			fino 
																			a 
																			quel 
																			momento 
																			per 
																			assolute 
																			vengono 
																			demistificate: 
																			tutto 
																			diventa 
																			probabile.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ecco 
																			che 
																			dunque 
																			si 
																			affaccia 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			salvezza: 
																			essere 
																			coscienti 
																			della 
																			molteplicità 
																			delle 
																			maschere 
																			che 
																			ognuno 
																			indossa, 
																			sfuggire 
																			alle 
																			regole 
																			imposte 
																			non 
																			da 
																			un 
																			ordine 
																			naturale 
																			prestabilito, 
																			ma 
																			dalla 
																			semplice 
																			convenzione 
																			sociale.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Questa 
																			è 
																			proprio 
																			Alice, 
																			la
																			
																			maschera 
																			nuda
																			
																			che 
																			riesce 
																			ad 
																			esorcizzare 
																			questo 
																			meccanismo 
																			e ad 
																			essere 
																			ciò 
																			che
																			è 
																			davvero, 
																			identificandosi 
																			di 
																			volta 
																			in 
																			volta 
																			con 
																			ciò 
																			che 
																			vuole 
																			e 
																			credendo 
																			a 
																			tutto 
																			ciò 
																			a 
																			cui 
																			il 
																			suo
																			
																			vero 
																			io 
																			le 
																			dice 
																			di 
																			credere: 
																			le 
																			favole.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			sogno 
																			Alice 
																			si 
																			permette 
																			di  
																			sfuggire 
																			al 
																			rigore 
																			della 
																			vita 
																			“reale”, 
																			deponendo 
																			le 
																			maschere 
																			imposte 
																			dalla 
																			società, 
																			per 
																			poter 
																			appagare 
																			il 
																			suo 
																			desiderio 
																			di 
																			vivere 
																			in 
																			un 
																			mondo 
																			pronto 
																			a 
																			trasformarsi, 
																			a 
																			rinnovarsi 
																			e a 
																			non 
																			cristallizzarsi 
																			in 
																			una 
																			sterile
																			
																			forma.
																							
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			