N. 19 - Luglio 2009 
                          
                          (L)
															
															
															
															
															la CAMPAGNA ELETTORALE DEL 
															'48
																						PArte II - propaganda e paura
																						di Cristiano Zepponi
															
															 
                                    
																			
																			Lo scontro propagandistico costituì la vera novità nel corso 
																			della 
																			campagna 
																			elettorale 
																			per 
																			le 
																			elezioni 
																			politiche 
																			del 
																			1948: 
																			scesero 
																			in 
																			campo 
																			santi, 
																			miti, 
																			pregiudizi 
																			e 
																			timori, 
																			paure 
																			ataviche 
																			e 
																			isterie 
																			collettive, 
																			imbrogli 
																			e 
																			doppi 
																			sensi, 
																			sarcasmi 
																			e 
																			antiche 
																			rivalità, 
																			e 
																			poi 
																			slogan, 
																			richiami, 
																			sbeffeggi 
																			e 
																			bassezze, 
																			tutto 
																			il 
																			repertorio 
																			improvvisato 
																			di 
																			un’Italia 
																			che 
																			si 
																			lasciò 
																			andare 
																			ad 
																			una 
																			lotta 
																			insieme 
																			casalinga 
																			ed 
																			internazionale, 
																			paesana 
																			ma 
																			ideologica, 
																			comiziale 
																			o 
																			metafisica.
																			
																			 
																			
																			Relativamente alla Calabria (ma il discorso può allargarsi 
																			senza 
																			forzature) 
																			il 
																			sopracitato 
																			Leonida 
																			Repaci 
																			tinteggiò 
																			l’affresco 
																			variopinto 
																			di 
																			un’umanità 
																			dominata 
																			da 
																			un 
																			grandioso 
																			“intrallazzo 
																			della 
																			paura”, 
																			capace 
																			di 
																			prendere 
																			“il 
																			pezzente 
																			timoroso 
																			di 
																			vedersi 
																			socializzare 
																			il 
																			somarello, 
																			la 
																			gallina, 
																			i 
																			pidocchi” 
																			come 
																			“la 
																			madre 
																			di 
																			famiglia” 
																			spaventata 
																			all’idea 
																			che 
																			l’America 
																			chiudesse 
																			l’intervento 
																			assistenziale, 
																			il 
																			“travet” 
																			timoroso 
																			di 
																			“perdersi 
																			nella 
																			massa 
																			indifferenziata 
																			del 
																			proletariato”, 
																			l’elettorato 
																			campagnolo 
																			femminile 
																			terrorizzato 
																			dall’inferno 
																			e la 
																			“bruttissima 
																			agit-prop 
																			convinta 
																			che 
																			la 
																			vittoria 
																			del 
																			Fronte 
																			avrebbe 
																			istaurato 
																			il 
																			libero 
																			amore”.
																			
																			 
																			
																			In questo clima, i Comitati Civici scesero in campo; e schierarono 
																			in 
																			prima 
																			linea 
																			una 
																			novità 
																			assoluta: 
																			la 
																			“Madonna 
																			pellegrina”, 
																			trasportata 
																			in 
																			solenni 
																			processioni 
																			serali, 
																			scenografiche 
																			e 
																			suggestive.
																			
																			
																			 
																			
																			Questa pratica, simbolo della crociata anti-comunista in 
																			Italia, 
																			fu 
																			in 
																			realtà 
																			introdotta 
																			in 
																			Francia 
																			(con 
																			il 
																			nome 
																			di 
																			“Peregrinatio 
																			Mariae”) 
																			a 
																			partire 
																			dal 
																			1943, 
																			quando 
																			quattro 
																			riproduzioni 
																			della 
																			statua 
																			di 
																			Notre 
																			Dame 
																			de 
																			Boulogne 
																			attraversarono 
																			il 
																			paese 
																			tra
																			
																			Te 
																			Deum, 
																			campane, 
																			odi 
																			e 
																			cori 
																			sacri; 
																			la 
																			novità 
																			era 
																			costituita 
																			dal 
																			fatto 
																			che 
																			Maria, 
																			per 
																			la 
																			prima 
																			volta, 
																			si 
																			recava 
																			direttamente 
																			dai 
																			fedeli, 
																			che 
																			da 
																			parte 
																			loro 
																			abbandonavano 
																			sempre 
																			più 
																			spesso 
																			la 
																			pratica 
																			cristiana: 
																			in 
																			Italia 
																			la 
																			pratica 
																			si 
																			caricò 
																			di 
																			suggestioni 
																			scenografiche 
																			e si 
																			estese 
																			alle 
																			fabbriche, 
																			dove 
																			l’effige 
																			era 
																			trasportata 
																			in 
																			visita 
																			agli 
																			operai.
																			
																			
																			 
																			
																			Maria, carica dei simboli della maternità, dell’amore e del 
																			dolore, 
																			scortata 
																			spesso 
																			da 
																			sindaci 
																			ed 
																			amministratori, 
																			fu 
																			spesso 
																			usata 
																			come 
																			grimaldello, 
																			come 
																			passe-partout 
																			dalla 
																			Chiesa 
																			per 
																			penetrare 
																			negli 
																			ambienti 
																			più 
																			ostili 
																			e 
																			difficili, 
																			“nelle 
																			zone 
																			di 
																			lunga 
																			tradizione 
																			socialista, 
																			tra 
																			i 
																			braccianti 
																			in 
																			lotta 
																			per 
																			la 
																			terra, 
																			tra 
																			gli 
																			operai 
																			inaspriti 
																			dalle 
																			difficoltà 
																			materiali 
																			e 
																			dalla 
																			messa 
																			in 
																			dubbio 
																			di 
																			tante 
																			speranze” 
																			con 
																			un 
																			compito 
																			d’intermediazione 
																			nel 
																			riavvicinamento 
																			a 
																			Dio 
																			e di 
																			evangelizzazione.
																			 
																			
																			Divenne infine un canale d’orientamento politico, dato che 
																			“solo 
																			nel 
																			pieno 
																			riconoscimento 
																			delle 
																			virtù 
																			mediatrici 
																			di 
																			Maria 
																			[…] 
																			il 
																			fedele 
																			accumula 
																			le 
																			energie 
																			spirituali 
																			necessarie 
																			per 
																			porsi 
																			come 
																			docile 
																			strumento 
																			nelle 
																			mani 
																			del 
																			magistero 
																			ed 
																			instaurare 
																			secondo 
																			i 
																			suoi 
																			insegnamenti 
																			l’ordine 
																			voluto 
																			da 
																			Dio 
																			nel 
																			mondo”.
																			
																			
																			 
																			
																			Anche in questo senso si spiega l’insistenza della propaganda 
																			mariana 
																			nel 
																			periodo; 
																			ed 
																			insieme 
																			l’esplosione 
																			di 
																			processioni 
																			(a 
																			Napoli, 
																			in 
																			marzo), 
																			prodigi 
																			(ad 
																			esempio 
																			ad 
																			Assisi, 
																			dove 
																			a 
																			febbraio 
																			accorsero 
																			migliaia 
																			di 
																			fedeli 
																			richiamati 
																			dai 
																			movimenti 
																			della 
																			statua 
																			della 
																			Vergine) 
																			e 
																			avvistamenti 
																			mariani, 
																			di 
																			cui 
																			avremo 
																			modo 
																			di 
																			riparlare.
																			
																			 
																			
																			Parallelamente proliferarono enti solidaristici, patronati, 
																			attività 
																			sociali, 
																			forme 
																			varie 
																			di 
																			militanza 
																			politico-religiosa, 
																			“giornali 
																			parlati” 
																			(com’erano 
																			definiti 
																			gli 
																			altoparlanti, 
																			particolarmente 
																			indicati 
																			nelle 
																			regioni 
																			a 
																			più 
																			alto 
																			tasso 
																			d’analfabetismo), 
																			opuscoli, 
																			depliant, 
																			forme 
																			di 
																			propaganda 
																			murale, 
																			manifesti 
																			(fino 
																			al 
																			secondo 
																			o 
																			terzo 
																			piano 
																			dei 
																			palazzi).
																			 
																			
																			L’offensiva cattolica, in particolare, si avvalse di tutti 
																			gli 
																			strumenti 
																			disponibili 
																			per 
																			la 
																			propaganda 
																			di 
																			massa. 
																			In 
																			primis 
																			– 
																			stracciando 
																			clamorosamente 
																			il 
																			Fronte 
																			- 
																			del 
																			cinematografo, 
																			oggetto 
																			di 
																			un 
																			assalto 
																			senza 
																			precedenti 
																			di 
																			assetati 
																			fruitori 
																			capace 
																			di 
																			totalizzare 
																			588 
																			milioni 
																			di 
																			biglietti 
																			venduti 
																			nel 
																			1948, 
																			con 
																			una 
																			media 
																			di 1 
																			milione 
																			e 
																			600.000 
																			spettatori 
																			al 
																			giorno.
																			
																			 
																			
																			In questa enormità si tuffarono i cavalli di battaglia dell’offensiva 
																			mediatica 
																			filo-occidentale: 
																			con 
																			la 
																			‘settimana 
																			Incom’, 
																			breve 
																			notiziario 
																			di 
																			politica, 
																			cronaca 
																			e 
																			costume 
																			proiettato 
																			nelle 
																			sale 
																			prima 
																			dei 
																			film, 
																			di 
																			proprietà 
																			del 
																			futuro 
																			senatore 
																			democristiano 
																			Teresio 
																			Guglielmone; 
																			col 
																			documentario 
																			sulla 
																			giornata 
																			del 
																			papa 
																			Pastor 
																			Angelicus 
																			girato 
																			nel 
																			1942 
																			(con 
																			la 
																			regia 
																			di 
																			Romolo 
																			Marcellini, 
																			la 
																			sceneggiatura 
																			di 
																			Ennio 
																			Flaiano, 
																			vincitore 
																			del 
																			premio 
																			strega 
																			nel 
																			’47, 
																			e la 
																			partecipazione 
																			di 
																			Gedda); 
																			e 
																			col 
																			film 
																			Ninothcka 
																			(Greta 
																			Garbo), 
																			una 
																			vecchia 
																			pellicola 
																			“anti-marxista” 
																			di 
																			dieci 
																			anni 
																			prima 
																			riesumata 
																			all’uopo 
																			dai 
																			Comitati 
																			Civici. 
																			Una 
																			raccolta 
																			eterogenea, 
																			capace 
																			di 
																			captare 
																			strati 
																			piuttosto 
																			vasti 
																			della 
																			popolazione, 
																			capillarmente 
																			propagandata 
																			– 
																			specie 
																			al 
																			Centro-Sud 
																			- 
																			grazie 
																			all’ausilio 
																			di 
																			speciali 
																			“carri-cinema”.
																			
																			 
																			
																			I militanti democristiani ricorsero inoltre ad un’enorme 
																			quantità 
																			di 
																			materiale; 
																			diffusero, 
																			sulla 
																			base 
																			delle 
																			indicazioni 
																			del 
																			settimanale 
																			“L’ora 
																			dell’azione” 
																			e 
																			dei 
																			“fogli 
																			di 
																			disposizioni” 
																			che 
																			accompagnavano 
																			gli 
																			invii, 
																			5 
																			milioni 
																			e 
																			400.000 
																			manifesti 
																			di 
																			14 
																			tipi, 
																			38 
																			milioni 
																			e 
																			200.000 
																			volantini 
																			di 
																			23 
																			tipi, 
																			4 
																			milioni 
																			e 
																			800.000 
																			striscioni 
																			di 
																			12 
																			tipi, 
																			7 
																			milioni 
																			e 
																			600.000 
																			cartoline/immaginette 
																			di 7 
																			tipi, 
																			590.000 
																			opuscoli 
																			di 
																			21 
																			tipi, 
																			250.000 
																			quadri 
																			murali 
																			di 5 
																			tipi 
																			: un 
																			totale 
																			di 
																			56 
																			milioni 
																			di 
																			pezzi 
																			destinati 
																			a 29 
																			milioni 
																			di 
																			elettori, 
																			due 
																			a 
																			testa 
																			circa, 
																			che 
																			ridimensiona 
																			– e 
																			di 
																			molto 
																			– 
																			l’immagine 
																			di 
																			una 
																			campagna 
																			elettorale 
																			improvvisata 
																			e 
																			disorganizzata, 
																			proposta 
																			tra 
																			gli 
																			altri 
																			da 
																			Montanelli.
																			 
																			
																			Al contrario, ci si riferì in modi diversi ai vari segmenti 
																			dell’elettorato, 
																			scomponendolo 
																			in 
																			categorie 
																			peculiari, 
																			in 
																			una 
																			riedizione 
																			“fordista 
																			della 
																			propaganda, 
																			non 
																			a 
																			caso 
																			nata 
																			all’interno 
																			dei 
																			grandi 
																			partiti 
																			operai”.
																			
																			 
																			
																			Contemporaneamente, si ricorse alla tradizione. Scesero in 
																			campo 
																			più 
																			santi 
																			che 
																			uomini, 
																			nel 
																			corso 
																			della 
																			campagna; 
																			e 
																			l’epifania 
																			d’icone 
																			sacre 
																			inquietò 
																			fino 
																			al 
																			18 
																			aprile 
																			i 
																			dirigenti 
																			frontisti, 
																			costretti 
																			a 
																			condannare 
																			le 
																			strumentalizzazioni 
																			della 
																			pietà 
																			popolare 
																			per 
																			fini 
																			elettorali 
																			(tra 
																			cui 
																			le
																			
																			peregrinatio 
																			Mariae), 
																			adeguarsi 
																			– 
																			specie 
																			nel 
																			Mezzogiorno 
																			- al 
																			clima 
																			di 
																			fervore 
																			religioso 
																			imperante 
																			ostentando 
																			pubblicamente 
																			la 
																			propria 
																			fede 
																			e la 
																			propria 
																			devozione 
																			ai 
																			patroni 
																			locali 
																			ed 
																			infine 
																			appropriarsi 
																			a 
																			propria 
																			volta 
																			della 
																			figura 
																			di 
																			San 
																			Giuseppe, 
																			l’umile 
																			falegname 
																			senza 
																			pregi 
																			particolari 
																			che, 
																			trovatosi 
																			ad 
																			allevare 
																			il 
																			Figlio 
																			di 
																			Dio, 
																			abbracciò 
																			una 
																			fede 
																			semplice 
																			e 
																			genuina 
																			(quella 
																			degli 
																			operai 
																			e 
																			dei 
																			contadini) 
																			così 
																			lontana 
																			da 
																			cerimoniali 
																			ampollosi, 
																			pratiche 
																			rituali 
																			e 
																			velleità 
																			politiche.
																			
																			 
																			
																			L’insistenza di toni apocalittici, eccitati e dualistici 
																			favorì 
																			la 
																			creazione 
																			di 
																			quel 
																			clima 
																			di 
																			contrapposizione 
																			totale 
																			tra 
																			due 
																			Weltanschauungen 
																			di 
																			cui 
																			le 
																			forze-anticomuniste 
																			necessitavano 
																			per 
																			mobilitarsi 
																			in 
																			pieno; 
																			si 
																			creò 
																			così 
																			un’atmosfera 
																			di 
																			scontro 
																			tra 
																			civiltà 
																			irriducibili, 
																			tra 
																			alternative 
																			secche 
																			che 
																			si 
																			fronteggiavano 
																			senza 
																			possibilità 
																			d’incontro 
																			o di 
																			punti 
																			di 
																			contatto: 
																			“Dilemma 
																			centrale 
																			di 
																			tutte 
																			le 
																			discussioni: 
																			comunismo 
																			o 
																			anticomunismo. 
																			Tutte 
																			le 
																			altre 
																			alternative 
																			scritte 
																			sulle 
																			cantonate 
																			o 
																			gracidate 
																			degli 
																			altoparlanti 
																			non 
																			sono 
																			state 
																			che 
																			formule 
																			mascherate 
																			dal 
																			dilemma 
																			centrale; 
																			nel 
																			campo 
																			costituzionale 
																			scelta 
																			tra 
																			libertà 
																			e 
																			dittatura; 
																			nel 
																			campo 
																			spirituale, 
																			tra 
																			salvezza 
																			e 
																			dannazione; 
																			nel 
																			campo 
																			economico, 
																			tra 
																			pane 
																			e 
																			fame; 
																			nel 
																			campo 
																			internazionale 
																			tra 
																			America 
																			e 
																			Russia”, 
																			per 
																			usare 
																			le 
																			parole 
																			di 
																			Calamandrei.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			Naturalmente, una delle due parti poteva godere del sostegno 
																			trascendente 
																			(“Nel 
																			segreto 
																			della 
																			cabina 
																			Dio 
																			ti 
																			vede, 
																			Stalin 
																			no. 
																			Vuoi 
																			tradire 
																			come 
																			Giuda 
																			il 
																			Cristo?”, 
																			recitava 
																			l’efficace 
																			slogan 
																			dei 
																			Comitati 
																			Civici), 
																			e di 
																			un 
																			caleidoscopio 
																			di 
																			immagini 
																			più 
																			vasto 
																			a 
																			cui 
																			attingere 
																			(non 
																			fosse 
																			altro 
																			che 
																			per 
																			la 
																			bi-millenaria 
																			storia 
																			della 
																			Chiesa 
																			cattolica).
																			
																			
																			 
																			
																			Ma fu comunque comune il ricorso a suggestioni radicate 
																			nell’immaginario 
																			collettivo, 
																			riattualizzate 
																			e 
																			riproposte 
																			all’occorrenza: 
																			“Mentre 
																			Satana 
																			crede 
																			sia 
																			giunta 
																			l’ora 
																			del 
																			suo 
																			Trionfo, 
																			Dio 
																			prepara 
																			il 
																			suo, 
																			e 
																			mediante 
																			un 
																			particolare 
																			intervento 
																			di 
																			Maria”, 
																			scrisse 
																			Mondrone 
																			in 
																			“La 
																			civiltà 
																			cattolica”, 
																			“[…] 
																			la 
																			Vergine 
																			ha 
																			restaurato 
																			le 
																			sorti 
																			del 
																			Portogallo, 
																			che 
																			all’inizio 
																			del 
																			secolo 
																			venne 
																			a 
																			trovarsi 
																			completamente 
																			rovinato 
																			dalla 
																			tirannia 
																			del 
																			governo 
																			massonico; 
																			la 
																			Madonna 
																			farà 
																			così 
																			per 
																			l’Italia 
																			sulla 
																			quale 
																			grava 
																			il 
																			pericolo 
																			comunista.
																			 
																			
																			In questo clima (che a dire il vero il Pci, conscio della 
																			propria 
																			inadeguatezza, 
																			non 
																			aveva 
																			cercato 
																			affatto), 
																			il 
																			comunismo 
																			ereditò 
																			il 
																			ruolo 
																			di 
																			“nuovo 
																			Islam 
																			mongolico”, 
																			la 
																			necessità 
																			d’arrestarne 
																			l’espansione 
																			favorì 
																			il 
																			richiamo 
																			ad 
																			una 
																			“nuova 
																			Lepanto” 
																			ed 
																			Alcide 
																			de 
																			Gasperi 
																			si 
																			trasformò 
																			nel 
																			prode 
																			(e 
																			pio) 
																			Giovanni 
																			d’Austria, 
																			la 
																			colonna 
																			contro 
																			cui 
																			si 
																			era 
																			infranta 
																			la 
																			minaccia 
																			della 
																			Sublime 
																			Porta.
																			
																			 
																			
																			Il Fronte, messo all’angolo (specie dopo i fatti cecoslovacchi) 
																			dalla 
																			radicale 
																			contrapposizione 
																			povertà/ricchezza, 
																			oriente/occidente, 
																			dittatura/libertà, 
																			tentò 
																			con 
																			scarso 
																			successo 
																			di 
																			esorcizzare 
																			la 
																			paura 
																			del 
																			comunismo 
																			che 
																			si 
																			andava 
																			diffondendo 
																			e di 
																			recidere 
																			(si 
																			pensi 
																			allo 
																			slogan 
																			la 
																			preghiera 
																			a 
																			Dio, 
																			il 
																			voto 
																			a 
																			Garibaldi) 
																			il 
																			legame 
																			tra 
																			fervore 
																			religioso 
																			e 
																			scelte 
																			politiche, 
																			tra 
																			credente 
																			e 
																			cittadino.
																			 
																			
																			Optò quindi per un richiamo alla Resistenza ed al clima 
																			unitario 
																			degli 
																			anni 
																			precedenti, 
																			di 
																			cui 
																			il 
																			Pci 
																			era 
																			stato 
																			attivo 
																			protagonista; 
																			ma 
																			sulla 
																			campagna 
																			elettorale 
																			delle 
																			sinistre 
																			pesò 
																			come 
																			un 
																			macigno 
																			il 
																			rinfocolarsi 
																			di 
																			quel 
																			mito 
																			(negativo) 
																			russo 
																			che 
																			equilibrava 
																			e 
																			completava 
																			l’equivalente 
																			(positivo) 
																			statunitense.
																			
																			
																			 
																			
																			E su questo quadro, già compromesso, pesarono anche le richieste 
																			sovietiche 
																			nel 
																			Trattato 
																			di 
																			pace: 
																			“La 
																			Russia 
																			ha 
																			preteso 
																			da 
																			noi 
																			100 
																			milioni 
																			di 
																			dollari 
																			di 
																			riparazioni 
																			di 
																			guerra 
																			e ne 
																			ha 
																			fatto 
																			assegnare 
																			altri 
																			120 
																			ai 
																			suoi 
																			satelliti; 
																			la 
																			Russia 
																			ci 
																			ha 
																			fatto 
																			perdere 
																			Trieste 
																			e 
																			quasi 
																			tutta 
																			la 
																			Venezia 
																			Giulia; 
																			la 
																			Russia 
																			pretendeva 
																			le 
																			nostre 
																			colonie 
																			e si 
																			prende 
																			le 
																			nostre 
																			navi; 
																			la 
																			Russia 
																			nel 
																			drammatico 
																			dopoguerra 
																			non 
																			ci 
																			ha 
																			inviato 
																			mai 
																			un 
																			chicco 
																			di 
																			grano 
																			o 
																			una 
																			scatola 
																			di 
																			cerini; 
																			la 
																			Russia 
																			non 
																			vuole 
																			la 
																			revisione 
																			del 
																			nostro 
																			duro 
																			trattato 
																			di 
																			pace; 
																			la 
																			Russia 
																			si 
																			oppone 
																			all’entrata 
																			dell’Italia 
																			nell’ONU; 
																			la 
																			Russia 
																			ci 
																			ha 
																			uccisi 
																			quasi 
																			80 
																			mila 
																			prigionieri 
																			di 
																			guerra 
																			e 
																			quasi 
																			ciò 
																			non 
																			bastasse 
																			ci 
																			ha 
																			dato 
																			Togliatti… 
																			Dopo 
																			tutte 
																			queste 
																			benemerenze 
																			come 
																			non 
																			sentire 
																			uno 
																			sviscerato 
																			amore 
																			e 
																			una 
																			stima 
																			illimitata 
																			per 
																			questa 
																			nazione?”.
																			 
																			
																			Alle sfortune del Fronte contribuirono infine le defezioni 
																			dal 
																			campo 
																			sovietico 
																			di 
																			personaggi 
																			che, 
																			trasferitisi 
																			o 
																			fuggiti 
																			in 
																			Occidente, 
																			cominciavano 
																			proprio 
																			allora 
																			a 
																			rivelare 
																			gli 
																			orrori 
																			e le 
																			storture 
																			dell’URSS 
																			stalinista: 
																			tra 
																			questi 
																			Victor 
																			Kravcenko, 
																			autore 
																			del 
																			best-seller 
																			“Ho 
																			scelto 
																			la 
																			libertà”, 
																			capace 
																			di 
																			influenzare 
																			sensibilmente 
																			una 
																			parte 
																			non 
																			secondaria 
																			dell’elettorato 
																			italiano.
																			
																			 
																			
																			A poco servivano gli equivalenti frontisti, come l’articolo 
																			di 
																			un 
																			giornalista 
																			sovietico 
																			(I.Z.) 
																			che 
																			raccontava 
																			di 
																			essersi 
																			recato 
																			negli 
																			Stati 
																			Uniti 
																			alla 
																			ricerca 
																			di 
																			libertà 
																			e – 
																			dopo 
																			un 
																			inevitabile 
																			inventario 
																			di 
																			episodi 
																			patetici 
																			– 
																			arrivava 
																			a 
																			rendersi 
																			conto 
																			di 
																			aver 
																			sbagliato 
																			destinazione: 
																			“l’aria 
																			cominciava 
																			a 
																			mancarmi 
																			nella 
																			libera 
																			America, 
																			ed 
																			io 
																			prendevo 
																			la 
																			decisione 
																			di 
																			tornarmene 
																			immediatamente 
																			nell’URSS, 
																			in 
																			aereo” 
																			: 
																			l’effetto, 
																			in 
																			mancanza 
																			d’un 
																			pregiudizio 
																			anti-americano, 
																			l’impatto 
																			non 
																			poteva 
																			essere 
																			lo 
																			stesso.
																			
																			 
																			
																			I social comunisti - sostenitori almeno all’inizio di una 
																			propaganda 
																			comunque 
																			più 
																			ragionata 
																			che 
																			urlata, 
																			più 
																			sensibile 
																			all’argomentazione 
																			che 
																			allo 
																			slogan, 
																			più 
																			composta 
																			che 
																			grottesca 
																			- 
																			non 
																			conobbero 
																			miglior 
																			fortuna 
																			puntando 
																			su 
																			altri 
																			argomenti, 
																			decisamente 
																			troppo 
																			sofisticati 
																			per 
																			un’ora 
																			tanto 
																			esasperata: 
																			né 
																			tentando 
																			di 
																			ricondurre 
																			il 
																			confronto 
																			elettorale 
																			sui 
																			grandi 
																			temi 
																			concreti 
																			ed 
																			attuali 
																			(“Le 
																			elezioni 
																			decidono 
																			della 
																			direzione 
																			politica 
																			del 
																			Paese, 
																			non 
																			sono 
																			un 
																			corso 
																			superiore 
																			di 
																			filosofia 
																			o di 
																			sociologia”, 
																			scrisse 
																			Nenni 
																			) né 
																			denunciando 
																			il 
																			tradimento 
																			del 
																			Vangelo 
																			perpetrato 
																			dalle 
																			gerarchie, 
																			nè 
																			riprendendo 
																			il 
																			motivo 
																			dell’asservimento 
																			democristiano 
																			agli 
																			interessi 
																			clericali 
																			e 
																			statunitensi: 
																			“Perché 
																			il 
																			Vaticano 
																			invece 
																			di 
																			occuparsi 
																			di 
																			religione 
																			fa 
																			della 
																			politica? 
																			E 
																			perché 
																			invece 
																			di 
																			difendere 
																			i 
																			popoli 
																			fa 
																			la 
																			politica 
																			dei 
																			ricchi? 
																			Perché 
																			il 
																			Vaticano 
																			è 
																			una 
																			grande 
																			potenza 
																			capitalista 
																			che 
																			ha 
																			stretto 
																			alleanza 
																			con 
																			banchieri, 
																			latifondisti, 
																			speculatori”, 
																			campeggiava 
																			ad 
																			esempio 
																			in 
																			un 
																			manifesto 
																			del 
																			Fronte 
																			ornato 
																			dalla 
																			cupola 
																			di 
																			S. 
																			Pietro 
																			assediata 
																			da 
																			sacchi 
																			di 
																			denaro.
																			 
																			
																			Analoghi risultati ottennero insistendo su una serie di 
																			falsi 
																			documenti 
																			circolati 
																			nell’imminenza 
																			del 
																			voto, 
																			contenenti 
																			supposte 
																			“rivelazioni” 
																			riguardo 
																			le 
																			trame 
																			vaticane, 
																			oppure 
																			prendendo 
																			spunto 
																			dalle 
																			(modeste) 
																			irregolarità 
																			finanziarie 
																			di 
																			alcuni 
																			sacerdoti, 
																			come 
																			nel 
																			caso 
																			di 
																			Eduardo 
																			Prettner 
																			Cippico, 
																			monsignore 
																			italo-slavo 
																			ridotto 
																			allo 
																			stato 
																			laicale 
																			e 
																			condannato 
																			dalla 
																			magistratura 
																			italiana 
																			per 
																			un 
																			reato 
																			di 
																			truffa 
																			e 
																			malversazione; 
																			non 
																			bastò 
																			l’impegno 
																			dei 
																			militanti 
																			di 
																			sinistra, 
																			che 
																			dedicarono 
																			al 
																			prelato 
																			slogan 
																			autoironici 
																			e 
																			beffardi 
																			(“La 
																			classe 
																			operaia 
																			a 
																			tavola 
																			se 
																			lagna, 
																			per 
																			monsignor 
																			Cippico 
																			invece 
																			che 
																			cuccagna” 
																			), e 
																			neppure 
																			quello 
																			dei 
																			giornali 
																			satirici 
																			d’ispirazione 
																			frontista 
																			che 
																			ironizzarono 
																			sul 
																			tema 
																			del 
																			Cristo 
																			fra 
																			i 
																			ladroni 
																			e 
																			coniarono 
																			uno 
																			slogan 
																			all’epoca 
																			famoso 
																			(“con 
																			Cip..Cip..si 
																			impara 
																			a 
																			Cippicare”). 
																			Rintuzzati, 
																			in 
																			breve, 
																			dalla 
																			risposta 
																			per 
																			le 
																			rime 
																			degli 
																			avversari 
																			(“Don..Don.. 
																			Dongo”), 
																			che 
																			alluse 
																			esplicitamente 
																			al 
																			bottino 
																			“scomparso” 
																			dei 
																			gerarchi 
																			fascisti 
																			in 
																			fuga.
																			 
																			
																			Non servì appellarsi a tecniche surrettizie, come il volantino 
																			che, 
																			nella 
																			speranza 
																			di 
																			aggiudicarsi 
																			voti 
																			facendo 
																			illudendo 
																			gli 
																			elettori 
																			più 
																			sprovveduti 
																			di 
																			aver 
																			seguito 
																			le 
																			indicazioni 
																			del 
																			pontefice, 
																			attribuiva 
																			a 
																			Pio 
																			XII 
																			la 
																			frase 
																			“Se 
																			sei 
																			per 
																			Cristo, 
																			cancella 
																			Garibaldi”.
																			
																			 
																			
																			Le forze anti-comuniste, oltre a sbeffeggiare l’allineamento 
																			ideologico 
																			dell’“Unità” 
																			e 
																			l’ottusa 
																			credulità 
																			degli 
																			agit-prop 
																			frontisti 
																			(una 
																			celebre 
																			vignetta 
																			del 
																			periodo 
																			rappresentava 
																			il 
																			dialogo 
																			tra 
																			una 
																			coppia 
																			di 
																			militanti, 
																			uno 
																			dei 
																			quali 
																			impiccato: 
																			“Compagno, 
																			hai 
																			una 
																			corda 
																			al 
																			collo”; 
																			“Compagno, 
																			l’Unità 
																			non 
																			lo 
																			dice”; 
																			“Hai 
																			ragione, 
																			compagno; 
																			allora 
																			è 
																			una 
																			cravatta”), 
																			puntarono 
																			a 
																			delegittimare 
																			politicamente 
																			e 
																			moralmente 
																			il 
																			Fronte, 
																			denunciandone 
																			la 
																			doppiezza 
																			e 
																			l’inaffidabilità 
																			con 
																			slogan 
																			quali 
																			“Chi 
																			vota 
																			Fronte 
																			vota 
																			bifronte”, 
																			“Nenni: 
																			ovvero 
																			il 
																			grimaldello 
																			di 
																			Togliatti”, 
																			“Chi 
																			vuole 
																			me 
																			non 
																			vota 
																			me”, 
																			o 
																			raffigurando 
																			un 
																			lupo 
																			dall’aria 
																			feroce 
																			malamente 
																			travestito 
																			da 
																			agnello, 
																			oppure 
																			ancora 
																			un 
																			Garibaldi 
																			che, 
																			ruotato, 
																			si 
																			trasformava 
																			in 
																			Stalin.
																			 
																			
																			Effetti minori riscossero le repliche frontiste, che agitavano 
																			l’immagine 
																			egualmente 
																			duplice 
																			di 
																			De 
																			Gasperi 
																			l’austriaco, 
																			il 
																			nordico, 
																			l’anti-italiano, 
																			evocato 
																			nel 
																			discorso 
																			di 
																			Togliatti 
																			del 
																			18 
																			febbraio:
																			
																			 
																			
																			“Ha paura della verità quest’uomo. Teme le cose limpide, 
																			chiare. 
																			Vuole 
																			la 
																			confusione; 
																			cerca 
																			la 
																			rissa. 
																			Per 
																			questo 
																			fa 
																			appello 
																			alla 
																			paura; 
																			per 
																			questo 
																			semina 
																			il 
																			panico; 
																			per 
																			questo 
																			evoca 
																			fantasmi 
																			di 
																			torbida 
																			morbosità 
																			medievale. 
																			Ogni 
																			volta 
																			che 
																			lo 
																			ascolto, 
																			che 
																			leggo 
																			le 
																			sue 
																			parole, 
																			più 
																			lo 
																			sento 
																			distante 
																			dall’animo 
																			nostro 
																			di 
																			latini, 
																			che 
																			Beethoven 
																			siamo 
																			capaci 
																			di 
																			godere 
																			nella 
																			successione 
																			dei 
																			ritmi 
																			suoi 
																			aerei, 
																			senza 
																			concedere 
																			al 
																			nordico 
																			costume 
																			che 
																			anche 
																			nella 
																			musica 
																			sua 
																			divina 
																			introduce 
																			tenebrose 
																			interpretazioni 
																			e 
																			finzioni”.
																			
																			 
																			
																			‘Ogni volta che lo ascolto, che leggo le sue parole’, disse 
																			Togliatti. 
																			E 
																			infatti 
																			una 
																			delle 
																			novità 
																			della 
																			campagna 
																			elettorale 
																			del 
																			1948 
																			fu 
																			costituita 
																			proprio 
																			dal 
																			ruolo 
																			di 
																			radio 
																			e 
																			quotidiani, 
																			ed 
																			in 
																			particolare 
																			dalla 
																			rubrica 
																			radiofonica 
																			La 
																			voce 
																			dei 
																			partiti 
																			(già 
																			impiegata 
																			nel 
																			1946, 
																			ma 
																			destinata 
																			stavolta 
																			a 
																			rivelarsi 
																			l’ultimo 
																			esempio 
																			di 
																			questo 
																			genere 
																			targato 
																			Rai 
																			per 
																			dodici 
																			anni, 
																			fino 
																			al 
																			1960); 
																			i 
																			nuovi 
																			arrivati 
																			permisero 
																			finanche 
																			di 
																			assistere 
																			ad 
																			un 
																			dialogo 
																			a 
																			distanza 
																			tra 
																			i 
																			principali 
																			leader 
																			ed 
																			al 
																			rapido 
																			deterioramento 
																			dei 
																			loro 
																			rapporti.
																			
																			 
																			
																			Se da una parte non esisteva ancora un unico luogo dove 
																			tutti 
																			fossero 
																			contemporaneamente 
																			presenti 
																			e 
																			testimoni, 
																			ed è 
																			vero 
																			che 
																			“una 
																			simile 
																			unificazione 
																			si 
																			avrà 
																			solo 
																			con 
																			l’avvento 
																			della 
																			televisione”, 
																			dall’altra 
																			si 
																			assistette 
																			ad 
																			una 
																			rivitalizzazione 
																			della 
																			piazza, 
																			che 
																			dismise 
																			le 
																			vesti 
																			di 
																			palco 
																			di 
																			regime 
																			e 
																			tornò 
																			a 
																			scoprirsi 
																			perno 
																			dei 
																			pubblici 
																			rapporti.
																			
																			
																			 
																			
																			È ancora Italo Calvino, allora giovane redattore dell’“Unità”, 
																			a 
																			parlare: 
																			“Le 
																			piazze 
																			sono 
																			tornate 
																			alla 
																			funzione 
																			che 
																			avevano 
																			nelle 
																			città 
																			antiche: 
																			di 
																			centro 
																			della 
																			vita 
																			pubblica, 
																			di 
																			parlamento 
																			e d’arengo. 
																			Piazza 
																			San 
																			Carlo 
																			e 
																			Piazzetta 
																			Reale 
																			non 
																			solo 
																			si 
																			riempiono 
																			periodicamente 
																			di 
																			folla 
																			ai 
																			comizi 
																			di 
																			fine 
																			settimana, 
																			ma 
																			la 
																			sera 
																			sono 
																			seminate 
																			di 
																			capannelli 
																			in 
																			cui 
																			si 
																			svolgono 
																			comizi 
																			e 
																			dibattiti 
																			improvvisati, 
																			spesso 
																			calorosi, 
																			ma 
																			che 
																			mai 
																			trascendono, 
																			e 
																			sono 
																			una 
																			bella 
																			prova 
																			di 
																			maturità 
																			democratica 
																			della 
																			nostra 
																			cittadinanza”.
																			 
																			
																			Da sottolineare è anche l’esordio su larga scala del militante 
																			politico 
																			– 
																			quella 
																			“macchia 
																			d’olio 
																			che 
																			caduta 
																			si 
																			dilata 
																			tutt’allingiro” 
																			e 
																			“irraggia 
																			d’ogni 
																			parte 
																			nel 
																			buio 
																			della 
																			notte 
																			sociale 
																			e 
																			sprizza 
																			scintille, 
																			che 
																			cadendo 
																			lontano 
																			accendono 
																			sempre 
																			più 
																			nuovi 
																			fuochi 
																			a 
																			loro 
																			volta 
																			irradiatori” 
																			– il 
																			quale, 
																			tenuto 
																			a 
																			battesimo 
																			dai 
																			partiti 
																			socialisti 
																			e 
																			operai 
																			ottocenteschi, 
																			da 
																			quel 
																			fatale 
																			1948 
																			prese 
																			a 
																			gravitare 
																			intorno 
																			alle 
																			fonti 
																			d’informazione 
																			controllate 
																			dalla 
																			propria 
																			fazione 
																			d’appartenenza, 
																			strutturando 
																			la 
																			scena 
																			pubblica 
																			“in 
																			enclave 
																			comunicative 
																			separate”.
																			
																			 
																			
																			L’onnivora contrapposizione s’impossessò d’ogni frammento 
																			della 
																			società: 
																			dell’informazione, 
																			delle 
																			realtà 
																			locali 
																			(esemplificata 
																			dalle 
																			vicende 
																			di 
																			Peppone 
																			e 
																			Don 
																			Camillo), 
																			dello 
																			sport 
																			(dove 
																			Coppi 
																			il 
																			comunista 
																			e 
																			Bartali 
																			il 
																			democristiano 
																			si 
																			spartivano 
																			titoli 
																			e 
																			folle), 
																			dello 
																			spettacolo 
																			(si 
																			pensi 
																			alle 
																			vignette 
																			sul 
																			“Vittorioso” 
																			ad 
																			opera 
																			del 
																			disegnatore 
																			Jacovitti, 
																			capaci 
																			di 
																			suggerire 
																			diversi 
																			piani 
																			e 
																			chiavi 
																			di 
																			lettura), 
																			dei 
																			punti 
																			strategici 
																			delle 
																			città 
																			(dove, 
																			in 
																			assenza 
																			d’una 
																			legge 
																			che 
																			delimitasse 
																			gli 
																			spazi, 
																			allo 
																			scoccare 
																			della 
																			mezzanotte 
																			si 
																			riversano 
																			scale 
																			e 
																			manifesti 
																			e 
																			squadre 
																			d’attacchini, 
																			pronti 
																			a 
																			scatenare 
																			gare 
																			di 
																			pennello 
																			non 
																			di 
																			rado 
																			degenerate 
																			in 
																			risse), 
																			delle 
																			strade 
																			e 
																			delle 
																			piazze 
																			(dominate 
																			dagli 
																			“agit-prop”, 
																			introdotti 
																			dai 
																			comunisti 
																			e 
																			subito 
																			imitati 
																			dagli 
																			avversari 
																			– 
																			tra 
																			i 
																			quali 
																			si 
																			diceva 
																			agissero 
																			molti 
																			preti 
																			in 
																			borghese, 
																			da 
																			cui 
																			l’ironico 
																			neologismo 
																			“agit-pret” 
																			– 
																			che 
																			innescavano 
																			interminabili 
																			discussioni 
																			politiche 
																			e 
																			confutando 
																			le 
																			argomentazioni 
																			dell’avversario), 
																			della 
																			Rai 
																			(di 
																			cui 
																			Togliatti 
																			ebbe 
																			a 
																			lamentarsi, 
																			rilevando 
																			che 
																			alcune 
																			rubriche 
																			“sono 
																			quanto 
																			di 
																			più 
																			parziale, 
																			di 
																			più 
																			reazionario, 
																			di 
																			più 
																			forcaiolo 
																			si 
																			sia 
																			ascoltato 
																			finora 
																			alla 
																			radio” 
																			) e 
																			delle 
																			favole 
																			(quella 
																			di 
																			Pinocchio 
																			assunse 
																			un 
																			carattere 
																			dichiaratamente 
																			anti-frontista, 
																			con 
																			Nenni 
																			e 
																			Togliatti 
																			nelle 
																			vesti 
																			del 
																			gatto 
																			e la 
																			volpe, 
																			mentre 
																			in 
																			quella 
																			di 
																			cappuccetto 
																			rosso 
																			Truman 
																			e De 
																			Gasperi 
																			s’identificarono 
																			con 
																			l’orco 
																			Mangiatutto 
																			ed 
																			il 
																			demone 
																			Gasperaccio 
																			).
																			 
																			
																			Affianco ed insieme ai denti stretti, alle minacce proferite 
																			sottovoce 
																			ed 
																			alle 
																			cariche 
																			della 
																			polizia 
																			convisse 
																			un 
																			clima 
																			da 
																			guerra 
																			contradaiola, 
																			da 
																			sagra 
																			paesana, 
																			in 
																			cui 
																			sabotaggi 
																			improvvisati, 
																			dispettucci 
																			da 
																			comari, 
																			gallerie 
																			di 
																			goliardate 
																			all’italiana 
																			smorzarono 
																			la 
																			gravità 
																			della 
																			contesa: 
																			e 
																			così 
																			le 
																			campane 
																			che 
																			coprivano 
																			gli 
																			oratori, 
																			il 
																			supporto 
																			audio 
																			che 
																			veniva 
																			improvvisamente 
																			meno, 
																			gli 
																			agguati 
																			dialettici 
																			tesi 
																			ai 
																			comizi 
																			avversari, 
																			i 
																			manifesti 
																			strappati 
																			o 
																			ritoccati, 
																			fino 
																			al 
																			candidato 
																			democristiano 
																			che 
																			– 
																			recatosi 
																			per 
																			un 
																			comizio 
																			nella 
																			rossa 
																			Rignano 
																			Flaminio 
																			– 
																			non 
																			fece 
																			caso 
																			al 
																			contadino 
																			con 
																			l’asino 
																			fermatosi 
																			ad 
																			ascoltarlo, 
																			“Ma 
																			basta 
																			un 
																			soffio 
																			nelle 
																			froge 
																			dell’animale 
																			che 
																			la 
																			bestia 
																			solleva 
																			il 
																			muso 
																			e 
																			raglia 
																			al 
																			sole, 
																			stizzita, 
																			con 
																			tutta 
																			la 
																			voce 
																			che 
																			ha. 
																			Il 
																			parroco 
																			che 
																			attraversava 
																			in 
																			quel 
																			momento 
																			la 
																			piazzetta 
																			scoccò 
																			di 
																			sbieco 
																			un’occhiata 
																			furibonda: 
																			conosceva 
																			bene 
																			quello 
																			scherzo 
																			grossolano 
																			del 
																			somaro 
																			ragliante, 
																			già 
																			inscenato 
																			due 
																			giorni 
																			prima 
																			fuori 
																			dalla 
																			porta 
																			della 
																			chiesa, 
																			durante 
																			una 
																			funzione 
																			religiosa”.
																			
																			 
																			
																			Lo scontro in atto coinvolse addirittura la figura proposta 
																			dal 
																			Fronte, 
																			Garibaldi 
																			(la 
																			cui 
																			figlia, 
																			Clelia, 
																			a 
																			sua 
																			volta 
																			candidatasi 
																			per 
																			il 
																			Pri 
																			in 
																			Sardegna, 
																			svelò 
																			i 
																			propri 
																			dilemmi 
																			di 
																			coscienza 
																			“nell’aver 
																			dovuto 
																			vedere 
																			l’adorata 
																			immagine 
																			fatta 
																			simbolo 
																			di 
																			idee 
																			che 
																			non 
																			furono 
																			e 
																			mai 
																			avrebbero 
																			potuto 
																			essere 
																			le 
																			sue”, 
																			rivelò 
																			la 
																			difficoltà 
																			di 
																			scendere 
																			“in 
																			campo 
																			contro 
																			il 
																			viso 
																			di 
																			mio 
																			padre” 
																			e 
																			confessò 
																			di 
																			dover 
																			addirittura 
																			“far 
																			finta 
																			di 
																			non 
																			vederlo” 
																			): e 
																			l’eroe 
																			dei 
																			due 
																			mondi, 
																			a 
																			sua 
																			volta, 
																			si 
																			sdoppiò 
																			anche 
																			in 
																			alcuni 
																			manifesti 
																			democristiani 
																			– 
																			che 
																			lo 
																			rappresentavano, 
																			spada 
																			tratta 
																			e 
																			giubbe 
																			rosse 
																			al 
																			seguito, 
																			all’inseguimento 
																			di 
																			un 
																			Togliatti 
																			in 
																			fuga 
																			al 
																			motto 
																			di 
																			“18 
																			aprile 
																			si 
																			scoprono 
																			le 
																			tombe 
																			si 
																			levano 
																			i 
																			morti, 
																			va 
																			fuori 
																			d’Italia 
																			va 
																			fuori 
																			o 
																			stranier!”.
																			
																			 
																			
																			I due blocchi scelsero di rivolgersi, in alcuni casi, a 
																			soggetti 
																			diversi. 
																			Il 
																			Fronte 
																			mobilitò 
																			personalità 
																			della 
																			cultura, 
																			dell’arte 
																			e 
																			dello 
																			spettacolo, 
																			riuniti 
																			nel 
																			Manifesto 
																			dell’Alleanza 
																			della 
																			cultura 
																			sorto 
																			– il 
																			21 
																			febbraio 
																			del 
																			1947 
																			– 
																			contro 
																			la 
																			bomba 
																			atomica, 
																			ma 
																			velocemente 
																			convertitosi 
																			al 
																			sostegno 
																			politico.
																			 
																			
																			Nella firma di manifesti propagandistici si cimentarono 
																			figure 
																			come 
																			Concetto 
																			Marchesi, 
																			Antonio 
																			Banfi, 
																			Emilio 
																			Sereni, 
																			Corrado 
																			Alvaro, 
																			Salvatore 
																			Quasimodo, 
																			Leonida 
																			Repaci, 
																			Giorgio 
																			Strehler, 
																			Vittorio 
																			De 
																			Sica, 
																			Luchino 
																			Visconti, 
																			Sibilla 
																			Aleramo, 
																			Fedele 
																			D’Amico, 
																			Renato 
																			Guttuso, 
																			Giuseppe 
																			Ungaretti, 
																			Carlo 
																			Bo 
																			ed 
																			altri 
																			ancora; 
																			Benedetto 
																			Croce, 
																			a 
																			sua 
																			volta, 
																			preparò 
																			un 
																			manifesto 
																			anti-totalitario 
																			dal 
																			titolo 
																			Europa 
																			cultura 
																			e 
																			libertà 
																			– 
																			appoggiato 
																			da 
																			Einaudi, 
																			Silone, 
																			Parri, 
																			Salvatorelli, 
																			Gonella, 
																			Gorresio, 
																			La 
																			Pira, 
																			Vittore 
																			Branca, 
																			Stuparich 
																			ed 
																			altri 
																			– e 
																			sei 
																			giorni 
																			prima 
																			delle 
																			elezioni 
																			organizzò 
																			una 
																			manifestazione 
																			a 
																			Napoli 
																			per 
																			l’indipendenza 
																			della 
																			cultura.
																			
																			 
																			
																			La Dc, di fronte al massiccio spiegamento culturale avversario, 
																			ripiegò 
																			saggiamente 
																			su 
																			un 
																			terreno 
																			più 
																			congeniale. 
																			Innanzitutto 
																			insistette 
																			sul 
																			motivo 
																			degli 
																			aiuti 
																			americani, 
																			rimarcando 
																			le 
																			difficoltà 
																			comuniste 
																			(“Coi 
																			discorsi 
																			di 
																			Togliatti 
																			non 
																			si 
																			condisce 
																			la 
																			pastasciutta”). 
																			Inoltre 
																			si 
																			volse 
																			ai 
																			bambini, 
																			dipinti 
																			nei 
																			manifesti 
																			alla 
																			stregua 
																			d’involucri 
																			della 
																			coscienza 
																			capaci 
																			di 
																			accusare 
																			i 
																			genitori 
																			di 
																			aver 
																			votato 
																			male, 
																			o 
																			non 
																			aver 
																			votato 
																			affatto; 
																			oppure 
																			s’appellò 
																			all’emotività 
																			e 
																			alle 
																			angosce 
																			della 
																			diade 
																			genitore/figlio, 
																			fino 
																			a 
																			prospettarne 
																			la 
																			dissoluzione 
																			in 
																			caso 
																			di 
																			sconfitta.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			Così parlò il sopracitato onorevole Fausto Gullo, nel corso 
																			del 
																			suo 
																			intervento: 
																			“Io 
																			stesso 
																			ho 
																			sentito 
																			dei 
																			sacerdoti 
																			dire 
																			alle 
																			donne 
																			che 
																			erano 
																			in 
																			chiesa: 
																			voi 
																			dovete 
																			costringere 
																			i 
																			vostri 
																			mariti 
																			a 
																			piegarsi 
																			alla 
																			necessità. 
																			I 
																			preti 
																			hanno 
																			finanche 
																			consigliato 
																			nelle 
																			chiese 
																			alle 
																			loro 
																			fedeli 
																			lo 
																			sciopero 
																			notturno 
																			[…] 
																			Si 
																			sono, 
																			per 
																			esempio, 
																			fatte 
																			scrivere 
																			ai 
																			bambini 
																			lettere 
																			dirette 
																			alla 
																			mamma, 
																			piene 
																			di 
																			ricordi 
																			commoventi. 
																			Sentite: 
																			‘Ti 
																			ricordi, 
																			mamma, 
																			quando 
																			per 
																			la 
																			prima 
																			volta 
																			mi 
																			portasti 
																			in 
																			Chiesa 
																			per 
																			fare 
																			la 
																			Cresima? 
																			Quando 
																			cullandomi 
																			sulle 
																			tue 
																			ginocchia, 
																			accarezzandomi, 
																			mi 
																			insegnasti 
																			per 
																			la 
																			prima 
																			volta 
																			il 
																			segno 
																			della 
																			Croce? 
																			Quando 
																			il 
																			giorno 
																			della 
																			prima 
																			Comunione 
																			mi 
																			baciasti 
																			sul 
																			petto 
																			che 
																			racchiudeva 
																			il 
																			Signore 
																			e 
																			piangemmo 
																			insieme 
																			di 
																			gioia? 
																			Quando, 
																			contenta 
																			si, 
																			ma 
																			con 
																			le 
																			lacrime 
																			agli 
																			occhi 
																			mi 
																			accompagnasti 
																			all’altare?…Oggi 
																			dei 
																			cattivi 
																			vogliono 
																			cancellare 
																			questa 
																			fede 
																			che 
																			mi 
																			donasti…vogliono 
																			distruggere 
																			le 
																			Chiese 
																			dove 
																			mi 
																			conducesti 
																			piccino, 
																			vogliono 
																			togliere 
																			la 
																			Croce 
																			sopra 
																			la 
																			tomba 
																			dei 
																			nostri 
																			cari 
																			morti 
																			e 
																			dirci 
																			che 
																			non 
																			esistono 
																			più, 
																			che 
																			non 
																			ci 
																			rivedremo 
																			più. 
																			Mamma 
																			questo 
																			tu 
																			vorrai? 
																			Forse 
																			la 
																			tua 
																			mano 
																			sarà 
																			una 
																			di 
																			quelle 
																			mani 
																			sacrileghe 
																			che 
																			voteranno…mamma, 
																			io 
																			sento 
																			la 
																			tua 
																			bella 
																			voce 
																			mentre 
																			mi 
																			stringi 
																			e mi 
																			baci 
																			in 
																			fronte, 
																			che 
																			mi 
																			grida: 
																			Non 
																			lo 
																			farò 
																			mai. 
																			Grazie, 
																			mamma’.”
																			
																			 
																			
																			 “Un altro mezzo usato dai propagandisti democristiani” – 
																			proseguì 
																			il 
																			deputato 
																			– 
																			“era 
																			questo: 
																			se 
																			vincerà 
																			il 
																			Fronte 
																			vi 
																			saranno 
																			rubati 
																			i 
																			bambini! 
																			Vado 
																			in 
																			un 
																			paese 
																			della 
																			mia 
																			Calabria, 
																			in 
																			giro 
																			di 
																			propaganda 
																			elettorale, 
																			e 
																			trovo 
																			che 
																			correva 
																			per 
																			le 
																			piazze 
																			un 
																			volantino 
																			del 
																			genere 
																			che 
																			rileggo: 
																			‘Donne 
																			e 
																			mamme 
																			calabresi 
																			volete 
																			bene 
																			ai 
																			vostri 
																			bimbi? 
																			Ascoltate: 
																			In 
																			questi 
																			giorni 
																			i 
																			comunisti 
																			della 
																			Grecia 
																			hanno 
																			rubato 
																			tante 
																			migliaia 
																			di 
																			bambini 
																			dai 
																			tredici 
																			ai 
																			quattordici 
																			anni 
																			e li 
																			hanno 
																			spediti 
																			in 
																			Russia. 
																			Sapete 
																			il 
																			perché? 
																			Per 
																			farne 
																			dei 
																			comunisti 
																			accesi, 
																			per 
																			farne 
																			uomini 
																			e 
																			donne 
																			senza 
																			amore, 
																			senza 
																			religione, 
																			senza 
																			famiglia. 
																			Quando 
																			saranno 
																			grandi 
																			torneranno 
																			alle 
																			case 
																			e 
																			non 
																			conosceranno 
																			i 
																			genitori 
																			e 
																			per 
																			servire 
																			il 
																			comunismo 
																			saranno 
																			pronti 
																			a 
																			denunciare 
																			i 
																			loro 
																			parenti. 
																			Una 
																			canzone 
																			comunista 
																			dice: 
																			Per 
																			servire 
																			il 
																			comunismo 
																			ucciderò 
																			mio 
																			padre 
																			e 
																			mia 
																			madre. 
																			Ecco 
																			la 
																			libertà 
																			che 
																			vogliono 
																			darci 
																			i 
																			comunisti; 
																			mamme 
																			d’Italia 
																			per 
																			la 
																			difesa 
																			dei 
																			vostri 
																			figli 
																			non 
																			votate 
																			la 
																			testa 
																			di 
																			Garibaldi. 
																			Per 
																			la 
																			difesa 
																			della 
																			religione 
																			votate 
																			lo 
																			scudo 
																			crociato!”.
																			
																			 
																			
																			Anche le donne, in quei mesi, risultarono dunque corteggiate 
																			da 
																			ambedue 
																			i 
																			contendenti; 
																			i 
																			loro 
																			volti 
																			spiccavano 
																			su 
																			molti 
																			dei 
																			manifesti, 
																			e la 
																			Dc 
																			tentò 
																			di 
																			coinvolgerle 
																			nella 
																			difesa 
																			di 
																			quei 
																			valori 
																			– 
																			prima 
																			fra 
																			tutti 
																			la 
																			famiglia 
																			- 
																			che, 
																			a 
																			suo 
																			dire, 
																			il 
																			comunismo 
																			avrebbe 
																			minacciato.
																			 
																			
																			Insistito fu il tentativo di portarle al voto massicciamente: 
																			ed 
																			in 
																			questo 
																			senso 
																			non 
																			si 
																			può 
																			non 
																			citare 
																			la 
																			trovata 
																			del 
																			settimanale 
																			Oggi, 
																			che 
																			propose 
																			un 
																			concorso 
																			di 
																			pronostici 
																			elettorali 
																			femminili 
																			promettendo 
																			un 
																			sostanzioso 
																			premio 
																			economico 
																			(un 
																			milione) 
																			alla 
																			donna 
																			capace 
																			di 
																			avvicinarsi 
																			di 
																			più 
																			ai 
																			risultati 
																			finali, 
																			a 
																			patto 
																			che 
																			si 
																			fosse 
																			recata 
																			a 
																			votare.
																			 
																			
																			Lo stesso, ma in versione maschile, fu proposto dalla società 
																			Sistema: 
																			il 
																			concorso 
																			nazionale 
																			a 
																			premi 
																			per 
																			il 
																			pronostico 
																			dei 
																			risultati 
																			elettorali 
																			Totalvoto, 
																			simile 
																			nel 
																			funzionamento 
																			all’omologo 
																			femminile, 
																			prevedeva 
																			allo 
																			stesso 
																			modo 
																			una 
																			verifica 
																			del 
																			voto 
																			effettuato. 
																			A 
																			tutto 
																			vantaggio 
																			dei 
																			Comitati 
																			Civici.
																			
																			 
																			
																			La Dc potè anche sfruttare in sede propagandistica il netto 
																			miglioramento 
																			della 
																			situazione 
																			economica 
																			(rispetto 
																			al 
																			1939 
																			il 
																			rapporto 
																			nella 
																			primavera 
																			del 
																			1948 
																			era 
																			di 1 
																			a 49 
																			per 
																			il 
																			costo 
																			della 
																			vita, 
																			di 1 
																			a 51 
																			per 
																			i 
																			salari).
																			
																			
																			 
																			
																			E insistette particolarmente, con risultati notevoli, sull’affluenza 
																			alle 
																			urne: 
																			si 
																			guadagnò 
																			in 
																			questo 
																			modo 
																			il 
																			sostegno 
																			delle 
																			masse 
																			meno 
																			politicizzate, 
																			meno 
																			illuminate 
																			dai 
																			riflettori 
																			nelle 
																			processioni, 
																			nei 
																			cortei 
																			e 
																			nelle 
																			adunate 
																			e 
																			conseguentemente 
																			più 
																			difficilmente 
																			valutabili 
																			sotto 
																			il 
																			profilo 
																			numerico; 
																			gli 
																			elettori, 
																			per 
																			intenderci, 
																			che 
																			in 
																			caso 
																			di 
																			competizione 
																			elettorale 
																			“tradizionale”, 
																			depurata 
																			dall’isterico 
																			clima 
																			di 
																			scontro 
																			di 
																			civiltà 
																			(o 
																			di 
																			religione) 
																			imperante, 
																			non 
																			sarebbero 
																			probabilmente 
																			andati 
																			a 
																			votare.
																			
																			
																			 
																			
																			Per farlo, oltre agli incentivi pratici, sfruttò appieno le 
																			potenzialità 
																			del 
																			senso 
																			di 
																			colpa, 
																			giocando 
																			– 
																			neanche 
																			troppo 
																			velatamente 
																			– 
																			sull’equazione 
																			astenuto 
																			= 
																			disertore: 
																			“Chi 
																			si 
																			astiene 
																			dal 
																			votare 
																			tradisce 
																			se 
																			stesso 
																			e la 
																			sua 
																			famiglia”, 
																			“100.000 
																			prigionieri 
																			non 
																			sono 
																			tornati 
																			dalla 
																			Russia; 
																			Mamma, 
																			votagli 
																			contro 
																			anche 
																			per 
																			me” 
																			e 
																			ritornelli 
																			simili 
																			comparivano 
																			infatti 
																			su 
																			diversi 
																			manifesti 
																			democristiani, 
																			accompagnati 
																			e 
																			sostenuti 
																			da 
																			sketch 
																			antiastensionistici 
																			imbevuti 
																			di 
																			riferimenti 
																			inequivocabili 
																			(Ponzio 
																			Pilato, 
																			Incubo, 
																			Il 
																			signor 
																			Temistocle, 
																			Dubbio 
																			di 
																			Amleto).
																			 
																			
																			A tal proposito, un classico esempio è rappresentato dall’opuscolo 
																			“Non 
																			votò 
																			la 
																			famiglia 
																			De 
																			Paolis”, 
																			in 
																			cui 
																			l’autore 
																			(Leo 
																			Longanesi) 
																			descrisse 
																			le 
																			vicende 
																			di 
																			una 
																			famiglia 
																			media 
																			italiana 
																			che, 
																			al 
																			posto 
																			di 
																			votare, 
																			decide 
																			di 
																			recarsi 
																			alla 
																			vigna 
																			di 
																			Frascati; 
																			gli 
																			incauti 
																			De 
																			Paolis, 
																			così 
																			– 
																			insieme 
																			a 
																			molti 
																			altri 
																			– 
																			favoriscono 
																			la 
																			vittoria 
																			del 
																			Fronte, 
																			prima 
																			dell’inevitabile 
																			precipitare 
																			della 
																			situazione 
																			e 
																			l’avverarsi 
																			di 
																			un’interminabile 
																			sequenza 
																			di 
																			disastri 
																			(miseria, 
																			arresti 
																			di 
																			massa, 
																			incarcerazione, 
																			condanna 
																			e 
																			fucilazione 
																			del 
																			marito, 
																			prigione 
																			per 
																			la 
																			moglie, 
																			fuga 
																			nella 
																			macchia 
																			– a 
																			richiamare 
																			la 
																			Resistenza, 
																			ma 
																			volgendola 
																			contro 
																			il 
																			comunismo 
																			- 
																			del 
																			figlio 
																			Ginetto). 
																			Inutile 
																			dire 
																			che 
																			il 
																			pamphlet 
																			suscitò 
																			molta 
																			impressione.
																			
																			
																			 
																			
																			Resta impossibile da valutare, invece, l’effetto della campagna 
																			epistolare 
																			avviata 
																			in 
																			America 
																			– e 
																			sovvenzionata 
																			da 
																			diversi 
																			gruppi 
																			industriali: 
																			ma 
																			non 
																			dovette 
																			essere 
																			nullo, 
																			a 
																			giudicare 
																			dalla 
																			violenta 
																			reazione 
																			delle 
																			sinistre.
																			
																			 
																			
																			Queste, a loro volta, rivolsero molte delle loro speranze 
																			al 
																			Mezzogiorno, 
																			fin’allora 
																			roccaforte 
																			democristiana. 
																			Diversi 
																			dirigenti 
																			si 
																			dissero 
																			sicuri, 
																			prima 
																			del 
																			18 
																			aprile, 
																			che 
																			il 
																			Sud 
																			avrebbe 
																			consegnato 
																			la 
																			vittoria 
																			alle 
																			sinistre.
																			
																			
																			 
																			
																			Tra loro Togliatti: “De Gasperi ha capito che questa volta 
																			il 
																			verdetto 
																			di 
																			condanna 
																			delle 
																			masse 
																			popolari 
																			contro 
																			questo 
																			governo 
																			non 
																			verrà 
																			dall’Italia 
																			del 
																			Nord. 
																			Ma 
																			verrà 
																			prima 
																			di 
																			tutto 
																			dal 
																			Mezzogiorno, 
																			lavoratore, 
																			contadino 
																			e 
																			piccolo 
																			borghese, 
																			il 
																			quale 
																			si 
																			schiererà 
																			accanto 
																			agli 
																			operai, 
																			ai 
																			professionisti, 
																			agli 
																			intellettuali 
																			delle 
																			regioni 
																			più 
																			progredite 
																			dell’Italia 
																			settentrionale, 
																			per 
																			mettere 
																			fine 
																			alla 
																			vergognosa 
																			dittatura 
																			del 
																			governo 
																			dei 
																			clericali”.
																			
																			 
																			
																			La profezia, come del resto il sondaggio della Doxa di Milano 
																			che 
																			pure 
																			fotografava 
																			i 
																			mutati 
																			rapporti 
																			di 
																			forza 
																			(pronosticando 
																			il 
																			45% 
																			dei 
																			voti 
																			alla 
																			Dc, 
																			il 
																			27% 
																			al 
																			Fronte) 
																			non 
																			si 
																			rivelò 
																			indovinata; 
																			l’immensa 
																			affluenza 
																			ai 
																			comizi 
																			di 
																			sinistra 
																			aveva 
																			ingannato 
																			gli 
																			analisti 
																			e 
																			ubriacato 
																			i 
																			leader 
																			del 
																			Fronte, 
																			distorcendo 
																			clamorosamente 
																			ogni 
																			tipo 
																			di 
																			previsione 
																			politica: 
																			“eravamo 
																			convinti 
																			di 
																			essere 
																			riusciti 
																			a 
																			ricreare 
																			un’atmosfera 
																			simile 
																			a 
																			quella 
																			del 
																			CLN”, 
																			e le 
																			piazze 
																			plaudenti 
																			“ci 
																			confermavano 
																			nella 
																			certezza 
																			di 
																			avere 
																			con 
																			noi 
																			la 
																			maggioranza 
																			del 
																			Paese”, 
																			riferì 
																			poi 
																			Pajetta.
																			
																			
																			 
																			
																			Non si resero conto, coinvolti com’erano, che in fin dei 
																			conti 
																			la 
																			campagna 
																			propagandistica 
																			avrebbe 
																			premiato 
																			il 
																			blocco 
																			filo-occidentale, 
																			più 
																			influente, 
																			presentabile, 
																			sorretto 
																			da 
																			forze 
																			energiche 
																			e 
																			istanze 
																			religiose, 
																			carico 
																			di 
																			miti, 
																			esperienze 
																			e 
																			suggestioni; 
																			non 
																			capirono, 
																			in 
																			fondo, 
																			che 
																			a 
																			trainarlo 
																			c’era 
																			la 
																			comune 
																			volontà 
																			di 
																			non 
																			peggiorare 
																			una 
																			situazione 
																			già 
																			drammatica.
																			
																			  
																			
																			All’inizio del 1948, in un’Europa scopertasi improvvisamente 
																			irrigidita, 
																			solo 
																			due 
																			Paesi 
																			attendevano 
																			la 
																			definitiva 
																			collocazione 
																			in 
																			un 
																			blocco 
																			e 
																			godevano 
																			ancora 
																			di 
																			una 
																			situazione 
																			apparentemente 
																			elastica: 
																			la 
																			Cecoslovacchia 
																			e 
																			l’Italia.
																			
																			 
																			
																			Della prima si è detto: l’incertezza si risolse con il colpo 
																			di 
																			mano 
																			comunista, 
																			ed 
																			il 
																			Paese 
																			fu 
																			infine 
																			annesso 
																			– 
																			con 
																			i 
																			metodi 
																			che 
																			conosciamo 
																			- al 
																			suo 
																			blocco 
																			“naturale”, 
																			mentre 
																			si 
																			consumò 
																			l’esperienza 
																			dell’“alleanza 
																			antifascista”; 
																			restava 
																			da 
																			risolvere, 
																			per 
																			un 
																			mese 
																			ancora, 
																			la 
																			collocazione 
																			dell’Italia, 
																			che 
																			aveva 
																			da 
																			tempo 
																			adempiuto 
																			al 
																			secondo 
																			passaggio.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			“Il governo s’impegna a rispettare la sovranità popolare?”, 
																			chiese 
																			più 
																			volte 
																			Togliatti 
																			sul 
																			finire 
																			della 
																			campagna 
																			elettorale, 
																			senza 
																			ottenere 
																			mai 
																			una 
																			risposta 
																			chiara: 
																			anche 
																			se, 
																			forse, 
																			quel 
																			silenzio 
																			di 
																			De 
																			Gasperi 
																			parlava 
																			da 
																			sé.
																			 
																			
																			Sarebbe ingenuo, infatti, pensare che gli Usa avrebbero 
																			accettato 
																			per 
																			amor 
																			di 
																			democrazia 
																			un 
																			passaggio 
																			nel 
																			campo 
																			avversario 
																			dell’Italia 
																			- 
																			fin 
																			dal 
																			1943 
																			unanimemente 
																			inserita 
																			nel 
																			blocco 
																			atlantico, 
																			e 
																			neanche 
																			nominata 
																			nel 
																			famoso 
																			“accordo 
																			delle 
																			percentuali” 
																			tra 
																			Stalin 
																			e 
																			Churchill, 
																			tanto 
																			scontata 
																			appariva 
																			la 
																			sua 
																			collocazione 
																			- 
																			dopo 
																			tutti 
																			gli 
																			sforzi 
																			che 
																			da 
																			un 
																			certo 
																			momento 
																			in 
																			poi 
																			avevano 
																			profuso 
																			per 
																			mantenere 
																			il 
																			paese 
																			legato 
																			al 
																			“carro 
																			occidentale”; 
																			e 
																			sarebbe 
																			altrettanto 
																			ingenuo 
																			ritenere 
																			che 
																			una 
																			parte 
																			della 
																			“base”, 
																			oltre 
																			a 
																			tutta 
																			quella 
																			fetta 
																			del 
																			Pci 
																			che 
																			faceva 
																			capo 
																			a 
																			Secchia 
																			ed 
																			ai 
																			quadri 
																			partigiani 
																			e si 
																			preparava 
																			da 
																			tempo 
																			ad 
																			un’eventualità 
																			simile, 
																			non 
																			sarebbe 
																			intervenuta 
																			in 
																			caso 
																			di 
																			vittoria 
																			non 
																			riconosciuta 
																			del 
																			Fronte, 
																			e 
																			forse 
																			anche 
																			in 
																			caso 
																			di 
																			maggioranza 
																			relativa 
																			o 
																			sostanziale 
																			parità.
																			
																			 
																			
																			I dirigenti di sinistra (con alcune illustri eccezioni) 
																			mostrarono 
																			di 
																			accorgersene, 
																			presentandosi 
																			sotto 
																			spoglie 
																			rassicuranti 
																			e 
																			tutto 
																			sommato 
																			tradizionaliste, 
																			senza 
																			auspicare 
																			brusche 
																			rotture 
																			nè 
																			quei 
																			traumatici 
																			rivolgimenti 
																			che 
																			erano 
																			inscritti 
																			nella 
																			stessa 
																			natura 
																			del 
																			Fronte: 
																			basti 
																			il 
																			proposito 
																			di 
																			affidare 
																			il 
																			governo, 
																			in 
																			caso 
																			di 
																			vittoria, 
																			non 
																			a 
																			Togliatti 
																			o 
																			Nenni 
																			– 
																			evidentemente 
																			troppo 
																			compromessi 
																			con 
																			il 
																			lato 
																			“sbagliato” 
																			della 
																			barricata 
																			– ma 
																			ad 
																			un 
																			democristiano 
																			di 
																			sinistra, 
																			per 
																			mitigare 
																			in 
																			qualche 
																			modo 
																			la 
																			reazione 
																			americana; 
																			oppure 
																			bastino 
																			le 
																			sollecitazioni 
																			di 
																			Togliatti 
																			al 
																			Comitato 
																			centrale 
																			d’intesa 
																			per 
																			la 
																			libertà 
																			elettorale 
																			presieduto 
																			da 
																			Terracini, 
																			nei 
																			primi 
																			d’aprile, 
																			che 
																			ottennero 
																			l’invito 
																			ufficiale 
																			ad 
																			evitare 
																			la 
																			derisione 
																			degli 
																			sconfitti 
																			mediante 
																			manifesti 
																			o 
																			altri 
																			strumenti 
																			propagandistici.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			Togliatti, “il Migliore”, come leader di massa conosceva la 
																			situazione 
																			politica 
																			del 
																			periodo 
																			e 
																			comprendeva 
																			come 
																			la 
																			stabilizzazione 
																			dei 
																			blocchi 
																			minasse 
																			alla 
																			radice 
																			il 
																			fondamento 
																			della 
																			proposta 
																			di 
																			governo 
																			comunista; 
																			per 
																			tutte 
																			queste 
																			ragioni 
																			– 
																			come 
																			confermato 
																			da 
																			diversi 
																			contemporanei 
																			- 
																			non 
																			avrebbe 
																			accolto 
																			negativamente 
																			un’eventuale 
																			sconfitta: 
																			“I 
																			miei 
																			compagni 
																			di 
																			Torino 
																			sono 
																			impazziti”, 
																			avrebbe 
																			detto 
																			secondo 
																			quanto 
																			riportato 
																			da 
																			Liliana 
																			Lanzardo 
																			qualche 
																			giorno 
																			prima 
																			del 
																			voto, 
																			“Per 
																			fortuna 
																			non 
																			saremo 
																			in 
																			grado 
																			di 
																			ottenere 
																			i 
																			risultati 
																			che 
																			voi 
																			prevedete, 
																			perché 
																			se 
																			per 
																			combinazione 
																			– 
																			dico 
																			per 
																			combinazione 
																			perché 
																			non 
																			sono 
																			profeta, 
																			quindi 
																			queste 
																			cose 
																			potrebbero 
																			anche 
																			darsi 
																			– 
																			avessimo 
																			la 
																			maggioranza 
																			alle 
																			elezioni, 
																			chi 
																			di 
																			voi 
																			sarebbe 
																			all’altezza 
																			di 
																			reggere 
																			alla 
																			situazione, 
																			se 
																			fate 
																			politica 
																			con 
																			il 
																			sentimento 
																			e 
																			non 
																			con 
																			il 
																			calcolo?”.
																			 
																			
																			Montanelli, a questo riguardo, faticò ad ammettere la possibilità 
																			che 
																			Togliatti 
																			avesse 
																			intuito 
																			le 
																			difficoltà 
																			conseguenti 
																			ad 
																			un’affermazione 
																			elettorale 
																			frontista: 
																			la 
																			quale, 
																			forse, 
																			avrebbe 
																			allontanato 
																			il 
																			Pci 
																			da 
																			quel 
																			profilo 
																			legale 
																			che 
																			il 
																			segretario 
																			del 
																			partito 
																			aveva 
																			imboccato 
																			anni 
																			prima; 
																			lo 
																			studioso 
																			toscano 
																			propose 
																			in 
																			sostituzione 
																			“l’abitudine, 
																			acquisita 
																			in 
																			decenni 
																			di 
																			sopravvivenza 
																			staliniana, 
																			a 
																			prepararsi 
																			assicurazioni 
																			e 
																			contro 
																			assicurazioni 
																			per 
																			ogni 
																			evenienza”, 
																			si 
																			disse 
																			al 
																			contempo 
																			certo 
																			che 
																			“non 
																			poteva 
																			non 
																			preferire 
																			una 
																			trattativa 
																			da 
																			posizioni 
																			di 
																			forza” 
																			e 
																			concluse 
																			che 
																			“dedurne 
																			che 
																			gli 
																			piacque 
																			la 
																			bastonatura 
																			politica 
																			del 
																			18 
																			aprile 
																			è 
																			troppo”.
																			
																			 
																			
																			É una lettura che non convince; a nostro parere, il buon 
																			senso 
																			va 
																			distinto 
																			dal 
																			masochismo.
																			
																			
																			 
																			
																			Togliatti non era un grande oratore, privo com’era di quella 
																			capacità 
																			di 
																			leggere 
																			le 
																			pulsioni 
																			e i 
																			desideri 
																			della 
																			folla, 
																			d’infiammare 
																			gli 
																			animi 
																			e le 
																			platee 
																			che 
																			si 
																			ritrova 
																			in 
																			tanti 
																			leader, 
																			certo; 
																			ma 
																			era 
																			per 
																			converso 
																			un 
																			formidabile 
																			uomo 
																			“di 
																			curia”, 
																			cresciuto 
																			all’ombra 
																			dell’apparato, 
																			e 
																			come 
																			fine 
																			meteorologo 
																			della 
																			politica 
																			coglieva 
																			alla 
																			perfezione 
																			la 
																			direzione 
																			del 
																			vento.
																			
																			
																			 
																			
																			Aveva probabilmente intuito, quindi, che gli italiani, chiamati 
																			– da 
																			ultimi 
																			- a 
																			sanzionare 
																			l’immutabile, 
																			ad 
																			adeguare 
																			“il 
																			soggettivo 
																			all’oggettivo” 
																			e a 
																			riconoscere 
																			l’evidenza 
																			del 
																			quadro 
																			geo-politico, 
																			erano 
																			in 
																			un 
																			certo 
																			senso 
																			obbligati 
																			in 
																			senso 
																			filo-occidentale, 
																			se 
																			volevano 
																			evitare 
																			di 
																			demolire 
																			l’ordine 
																			geopolitico, 
																			di 
																			attirare 
																			un 
																			intervento 
																			americano 
																			e, 
																			forse, 
																			d’avviare 
																			una 
																			distorsione, 
																			in 
																			senso 
																			autoritario, 
																			degli 
																			stessi 
																			regimi 
																			democratici 
																			occidentali 
																			(una 
																			“grecizzazione”, 
																			per 
																			così 
																			dire), 
																			aprendo 
																			una 
																			crisi 
																			dalle 
																			conseguenze 
																			incalcolabili.
																			 
																			
																			
																			
																			è come se, da un certo punto in poi, le principali forze in 
																			gioco 
																			– 
																			eccettuato 
																			forse 
																			il 
																			solo 
																			Nenni, 
																			con 
																			il 
																			suo 
																			ingenuo 
																			ottimismo 
																			- 
																			avessero 
																			tacitamente 
																			accettato, 
																			ed 
																			auspicassero 
																			quasi 
																			(magari 
																			inconsciamente) 
																			un 
																			determinato 
																			esito 
																			del 
																			confronto: 
																			dall’URSS 
																			al 
																			Vaticano, 
																			da 
																			Togliatti 
																			agli 
																			Stati 
																			Uniti, 
																			era 
																			chiaro 
																			a 
																			tutti 
																			che 
																			un 
																			eventuale 
																			sconfinamento 
																			nell’eterodossia, 
																			un 
																			clamoroso 
																			insuccesso 
																			elettorale 
																			del 
																			“blocco” 
																			filo-occidentale 
																			e 
																			dei 
																			suoi 
																			rappresentanti 
																			avrebbe 
																			messo 
																			a 
																			rischio 
																			la 
																			giovane 
																			Repubblica, 
																			incrinato 
																			pericolosamente 
																			l’intero 
																			equilibrio 
																			strategico 
																			delle 
																			due 
																			superpotenze 
																			e 
																			rimescolato 
																			i 
																			rapporti 
																			di 
																			forza 
																			stabiliti 
																			dal 
																			conflitto, 
																			precipitando 
																			gli 
																			uni 
																			e 
																			gli 
																			altri 
																			- i 
																			vincitori 
																			come 
																			i 
																			vinti 
																			– in 
																			una 
																			spirale 
																			nebbiosa 
																			e 
																			imprevedibile, 
																			dove 
																			entrambi 
																			i 
																			contendenti 
																			avrebbero 
																			rischiato 
																			di 
																			perdere 
																			quanto 
																			guadagnato. 
																			Nessuno 
																			aveva 
																			intenzione 
																			di 
																			rischiare 
																			tutto 
																			il 
																			capitale 
																			politico 
																			accumulato 
																			nel 
																			corso 
																			del 
																			conflitto, 
																			e 
																			precariamente 
																			stabilizzatesi, 
																			in 
																			una 
																			sola 
																			mano 
																			risolutiva; 
																			neanche 
																			l’URSS, 
																			che 
																			in 
																			fin 
																			dei 
																			conti 
																			si 
																			mostrava 
																			molto 
																			più 
																			interessata 
																			al 
																			consolidamento 
																			che 
																			all’espansione, 
																			e 
																			che 
																			aveva 
																			pagato 
																			con 
																			un 
																			cumulo 
																			di 
																			morti 
																			la 
																			secolare 
																			aspirazione 
																			ad 
																			un 
																			“cordone 
																			sanitario” 
																			che 
																			la 
																			proteggesse 
																			da 
																			vicini 
																			ostili.
																			
																			 
																			
																			Scrisse il 6 aprile, pochi giorni prima delle consultazioni, 
																			l’analista 
																			Walter 
																			Lippmann, 
																			le 
																			cui 
																			simpatie 
																			democratiche 
																			non 
																			indulgevano 
																			certo 
																			al 
																			catastrofismo: 
																			“Dopo 
																			la 
																			seconda 
																			guerra 
																			mondiale, 
																			l’Armata 
																			rossa 
																			è 
																			avanzata 
																			fino 
																			al 
																			centro 
																			dell’Europa. 
																			Tutti 
																			i 
																			Paesi 
																			rimasti 
																			alle 
																			sue 
																			spalle 
																			[…] 
																			sono 
																			stati 
																			sottoposti 
																			al 
																			dominio 
																			comunista. 
																			Ma 
																			fino 
																			a 
																			oggi 
																			nessun 
																			Paese 
																			che 
																			non 
																			sia 
																			stato 
																			occupato 
																			o 
																			circondato 
																			dall’Armata 
																			rossa 
																			è 
																			diventato 
																			comunista 
																			[…] 
																			Se 
																			il 
																			popolo 
																			e il 
																			governo 
																			italiani 
																			si 
																			arrendono 
																			ora 
																			al 
																			comunismo, 
																			l’Italia 
																			sarà 
																			il 
																			primo 
																			Paese 
																			in 
																			cui 
																			la 
																			sola 
																			quinta 
																			colonna 
																			comunista, 
																			separata 
																			dalle 
																			altre 
																			quattro 
																			colonne 
																			dell’Armata 
																			rossa, 
																			sarà 
																			riuscita 
																			a 
																			conquistare 
																			uno 
																			Stato 
																			moderno. 
																			Il 
																			risultato 
																			[delle 
																			elezioni] 
																			in 
																			Italia 
																			dimostrerà 
																			dunque 
																			se 
																			il 
																			Cremlino 
																			può 
																			o 
																			meno 
																			assicurarsi 
																			il 
																			controllo 
																			dell’Europa 
																			attraverso 
																			la 
																			guerra 
																			fredda. 
																			Io 
																			sono 
																			uno 
																			di 
																			coloro 
																			che 
																			hanno 
																			sempre 
																			pensato 
																			che 
																			non 
																			avrebbe 
																			potuto 
																			farlo, 
																			che 
																			in 
																			tutti 
																			i 
																			Paesi 
																			europei 
																			che 
																			non 
																			si 
																			trovano 
																			entro 
																			l’orbita 
																			di 
																			espansione 
																			dell’Armata 
																			rossa 
																			o 
																			non 
																			erano 
																			sotto 
																			la 
																			minaccia 
																			di 
																			invasione, 
																			le 
																			forze 
																			nazionali 
																			si 
																			sarebbero 
																			dimostrate 
																			più 
																			forti 
																			della 
																			quinta 
																			colonna 
																			comunista 
																			[…]. 
																			L’Italia 
																			è il 
																			terreno 
																			dove 
																			si 
																			potrà 
																			provare 
																			se 
																			questa 
																			teoria, 
																			derivata 
																			dall’esperienza 
																			di 
																			30 
																			anni, 
																			è 
																			vera 
																			[…] 
																			Molto, 
																			forse 
																			l’intero 
																			problema 
																			della 
																			guerra 
																			e 
																			della 
																			pace, 
																			è 
																			connesso 
																			alla 
																			capacità 
																			italiana 
																			di 
																			dimostrare 
																			che 
																			il 
																			comunismo 
																			non 
																			può 
																			espandersi 
																			attraverso 
																			la 
																			guerra 
																			fredda. 
																			Se 
																			il 
																			comunismo 
																			si 
																			può 
																			espandere 
																			promuovendo 
																			la 
																			guerra 
																			fredda, 
																			allora 
																			io 
																			temo 
																			che 
																			questo 
																			significherà 
																			che 
																			noi 
																			siamo 
																			in 
																			un’epoca 
																			di 
																			lotte 
																			intestine 
																			senza 
																			fine, 
																			che 
																			non 
																			possono 
																			essere 
																			concluse 
																			con 
																			l’ausilio 
																			della 
																			diplomazia: 
																			significherà 
																			che 
																			il 
																			conflitto 
																			è di 
																			natura 
																			tale 
																			da 
																			non 
																			poter 
																			essere 
																			affrontato 
																			dai 
																			governi 
																			costituzionali 
																			con 
																			nessuno 
																			dei 
																			metodi 
																			che 
																			fino 
																			a 
																			oggi 
																			hanno 
																			regolato 
																			gli 
																			affari 
																			internazionali”.
																			
																			 
																			
																			Il 18 aprile del 1948 il popolo italiano fu quindi chiamato 
																			a 
																			sancire, 
																			riconoscere 
																			la 
																			divisione 
																			dell’Europa 
																			in 
																			blocchi 
																			e 
																			insieme 
																			a 
																			collocarvisi: 
																			il 
																			dilemma 
																			delle 
																			elezioni 
																			del 
																			1948 
																			si 
																			nasconde 
																			almeno 
																			in 
																			parte 
																			nelle 
																			pieghe 
																			di 
																			questa 
																			contraddizione 
																			tra 
																			universale 
																			e 
																			particolare, 
																			tra 
																			internazionale 
																			e 
																			locale, 
																			e 
																			nella 
																			collettiva 
																			percezione 
																			d’uno 
																			scollamento 
																			da 
																			ricomporre.
																			 
																			
																			Il destino di molti, forse – come sosteneva Lippmann – degli 
																			stessi 
																			governi 
																			costituzionali 
																			che 
																			caratterizzavano 
																			l’Europa 
																			occidentale, 
																			passava 
																			dunque 
																			per 
																			quell’Italia 
																			povera, 
																			dipendente, 
																			strattonata 
																			da 
																			ogni 
																			parte 
																			affinché 
																			comprendesse, 
																			“costi 
																			quel 
																			che 
																			costi”, 
																			qual’era 
																			la 
																			parte 
																			assegnatagli 
																			sul 
																			palcoscenico 
																			della 
																			Storia, 
																			barcollante 
																			per 
																			la 
																			paura 
																			di 
																			non 
																			esserne 
																			all’altezza.
																			
																			 
																			
																			Scrisse Piero Calamandrei nell’imminenza del voto: “Tutte 
																			le 
																			questioni 
																			di 
																			carattere 
																			specifico 
																			e 
																			concreto, 
																			di 
																			cui 
																			in 
																			tempi 
																			ordinari 
																			è 
																			fatta 
																			la 
																			politica, 
																			passate 
																			in 
																			seconda 
																			linea; 
																			i 
																			programmi 
																			tecnici 
																			messi 
																			da 
																			parte; 
																			come 
																			si 
																			dovrà 
																			costruire 
																			il 
																			fastigio 
																			che 
																			manca 
																			ancora 
																			alla 
																			Costituzione, 
																			cioè 
																			la 
																			Corte 
																			Costituzionale, 
																			o 
																			come 
																			si 
																			attuerà 
																			l’ordinamento 
																			regionale, 
																			che 
																			è 
																			ancora 
																			tutto 
																			da 
																			fare 
																			e 
																			che 
																			pur 
																			ieri 
																			pareva 
																			argomento 
																			vivo 
																			nelle 
																			regioni 
																			– 
																			nessuno 
																			se 
																			ne 
																			cura 
																			più. 
																			Tutto 
																			è 
																			ridotto 
																			ad 
																			un’alternativa; 
																			ancora 
																			una 
																			volta, 
																			più 
																			che 
																			alla 
																			scelta 
																			dei 
																			suoi 
																			rappresentanti, 
																			il 
																			popolo 
																			italiano 
																			è 
																			chiamato 
																			a un 
																			plebiscito, 
																			che 
																			non 
																			importa 
																			(o 
																			almeno 
																			così 
																			si 
																			dice) 
																			altro 
																			che 
																			due 
																			soluzioni: 
																			un 
																			sì o 
																			un 
																			no”.
																			
																			 
																			
																			Un’alternativa carica dunque di significato, quella italiana: 
																			ma 
																			dall’esito 
																			obbligato, 
																			valutando 
																			l’imponenza, 
																			gli 
																			sforzi 
																			del 
																			blocco 
																			occidentale 
																			ed i 
																			paventati, 
																			catastrofici 
																			effetti 
																			d’una 
																			sua 
																			sconfitta, 
																			capace 
																			di 
																			rimettere 
																			in 
																			moto 
																			il 
																			carosello 
																			di 
																			tensioni 
																			che 
																			proprio 
																			con 
																			le 
																			elezioni 
																			italiane 
																			si 
																			era 
																			sperato 
																			di 
																			congelare 
																			- 
																			dall’una 
																			come 
																			dall’altra 
																			parte 
																			- 
																			nella 
																			monolitica 
																			struttura 
																			dei 
																			blocchi.
																							
																			 
																			
																			