N. 76 - Aprile 2014 
                          
                          (CVII)
																						bICENTENARIO DI NAPOLEONE ALL'ISOLA D'ELBA
																						UN ESILIO DORATO?
																						di Sabatino Furnari
																			 
																			
																			
																			Estirpiamo 
																			immediatamente 
																			dal 
																			vasto 
																			campo 
																			della 
																			storia 
																			almeno 
																			un 
																			luogo 
																			comune, 
																			tra 
																			i 
																			tanti 
																			che 
																			allignano 
																			nei 
																			libri, 
																			nei 
																			siti 
																			e 
																			nelle 
																			tradizioni 
																			orali, 
																			Napoleone 
																			non 
																			fu 
																			esiliato 
																			all’isola 
																			d’Elba; 
																			scelse 
																			liberamente 
																			di 
																			trascorrere 
																			quello 
																			che 
																			gli 
																			rimaneva 
																			da 
																			vivere 
																			dopo 
																			il 
																			disastro 
																			di 
																			Lipsia 
																			nella 
																			maggiore 
																			delle 
																			isole 
																			dell’arcipelago 
																			Toscano.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’ormai 
																			ex
																			
																			Empereur 
																			avrebbe 
																			potuto 
																			decidere 
																			di 
																			andarsene, 
																			con 
																			il 
																			suo 
																			ricco 
																			seguito 
																			e la 
																			sua 
																			sontuosa 
																			pensione 
																			che 
																			comunque 
																			non 
																			gli 
																			fu 
																			mai 
																			corrisposta, 
																			alle 
																			isole 
																			greche 
																			o 
																			magari 
																			a 
																			Cuba 
																			dove, 
																			pur 
																			non 
																			avendovi 
																			egli 
																			mai 
																			posato 
																			l’imperial 
																			piede, 
																			c’è 
																			un 
																			museo 
																			napoleonico, 
																			invece 
																			scelse 
																			l’Elba.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Probabilmente 
																			la 
																			decisione 
																			fu 
																			influenzata 
																			dalla 
																			relativa 
																			vicinanza 
																			con 
																			la 
																			Francia. 
																			Bonaparte 
																			infatti 
																			pianificò 
																			il 
																			suo 
																			ritorno 
																			in 
																			Patria 
																			con 
																			ampio 
																			anticipo, 
																			è 
																			facile 
																			pensare 
																			che 
																			anelava 
																			a 
																			riprendersi 
																			il 
																			potere 
																			dal 
																			giorno 
																			stesso 
																			in 
																			cui 
																			fu 
																			spedito 
																			sull’isola. 
																			L’Empereur 
																			giunse 
																			nella 
																			rada 
																			di 
																			Portoferraio 
																			il 4 
																			maggio 
																			del 
																			1814 
																			e, 
																			per 
																			i 
																			primi 
																			giorni 
																			venne 
																			ospitato 
																			nel 
																			palazzo 
																			mediceo 
																			della 
																			Biscottiera; 
																			così 
																			chiamato 
																			perché 
																			costruito 
																			da 
																			Cosimo 
																			I De 
																			Medici 
																			per 
																			fare 
																			da 
																			panificio 
																			all’Elba 
																			tutta.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			Cortile 
																			del 
																			palazzo 
																			della 
																			Biscotteria, 
																			oggi 
																			sede 
																			del 
																			comune 
																			di 
																			Portoferraio
																			
																			
																			e 
																			luogo 
																			in 
																			cui 
																			Napoleone 
																			alloggiò 
																			nei 
																			suoi 
																			primi 
																			giorni 
																			elbani
																			 
																			
																			
																			Il 
																			nove 
																			dello 
																			stesso 
																			mese 
																			Bonaparte 
																			prese 
																			possesso 
																			della 
																			villa 
																			dei 
																			Mulini 
																			nel 
																			cuore 
																			del 
																			borgo 
																			mediceo, 
																			così 
																			chiamata 
																			per 
																			la 
																			preesistenza 
																			in 
																			loco 
																			di 
																			quattro 
																			mulini 
																			abbattuti 
																			dall’autorità 
																			francese 
																			qualche 
																			anno 
																			prima 
																			dell’arrivo 
																			di 
																			Bonaparte 
																			il 
																			quale 
																			fece 
																			immediatamente 
																			modificare 
																			la 
																			villa 
																			ordinando 
																			la 
																			costruzione 
																			di 
																			un 
																			salone 
																			delle 
																			feste 
																			e la 
																			predisposizione 
																			al 
																			piano 
																			rialzato 
																			degli 
																			appartamenti 
																			riservati 
																			alla 
																			consorte 
																			Maria 
																			Luisa 
																			che 
																			però 
																			non 
																			lo 
																			raggiunse 
																			mai 
																			nell’esilio 
																			elbano 
																			e le 
																			stanze 
																			a 
																			lei 
																			destinate 
																			furono 
																			occupate 
																			solamente 
																			dalla 
																			madre 
																			del 
																			Grande 
																			Corso 
																			e 
																			dalla 
																			di 
																			lui 
																			sorella 
																			Paolina.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Sempre 
																			al 
																			piano 
																			superiore 
																			venne 
																			allestita 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			sala 
																			del 
																			trono 
																			che 
																			Napoleone 
																			utilizzava 
																			nelle 
																			occasioni 
																			ufficiali. 
																			Il 
																			piano 
																			terra 
																			era 
																			allestito 
																			in 
																			maniera 
																			un 
																			po’ 
																			diversa 
																			da 
																			come 
																			appare 
																			oggi 
																			agli 
																			occhi 
																			del 
																			visitatore, 
																			esso 
																			si 
																			conformava 
																			all’uso 
																			napoleonico 
																			che 
																			prevedeva 
																			la 
																			camera 
																			da 
																			letto 
																			con 
																			la 
																			suite 
																			ad 
																			uso 
																			dell’Imperatore, 
																			sempre 
																			seguendo 
																			gli 
																			standard 
																			napoleonici 
																			in 
																			materia 
																			di 
																			allestimento 
																			di 
																			interni, 
																			vi 
																			erano 
																			poi
																			
																			la 
																			Sala 
																			da 
																			Bagno 
																			o 
																			Piccola 
																			camera 
																			da 
																			letto 
																			dell'Imperatore 
																			e 
																			due
																			
																			cabinets, 
																			di 
																			cui 
																			il 
																			primo 
																			dotato 
																			di 
																			una 
																			ricca 
																			biblioteca 
																			in 
																			parte 
																			ancora 
																			conservata 
																			in 
																			loco 
																			e in 
																			parte 
																			finita 
																			in 
																			quel 
																			di 
																			Sant’Elena.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Completavano 
																			il 
																			piano 
																			le 
																			due 
																			camere 
																			di 
																			servizio 
																			destinate 
																			ai 
																			garzoni 
																			del 
																			guardaroba 
																			e ai 
																			valletti. 
																			I 
																			collaboratori 
																			e la 
																			servitù 
																			erano 
																			alloggiati 
																			in 
																			un’apposita 
																			ala 
																			della 
																			villa 
																			ove 
																			i 
																			segretari 
																			Deschamps 
																			e 
																			Ratherie 
																			e il 
																			sommelier 
																			Lejeune, 
																			alloggiavano 
																			al 
																			pari 
																			del 
																			giardiniere 
																			Hollard, 
																			dello 
																			stalliere 
																			Chauvin 
																			e 
																			del 
																			mammelucco 
																			Alì. 
																			È 
																			facile 
																			immaginare 
																			il 
																			disappunto 
																			dei 
																			primi 
																			tre 
																			costretti 
																			a 
																			dividere 
																			i 
																			loro 
																			alloggi 
																			con 
																			personale 
																			di 
																			“basso 
																			rango”, 
																			ma 
																			Napoleone 
																			non 
																			faceva 
																			di 
																			queste 
																			distinzioni 
																			e 
																			considerava 
																			lo 
																			stalliere 
																			al 
																			pari 
																			del 
																			Primo 
																			Ministro, 
																			anche 
																			perché 
																			doveva 
																			prendersi 
																			cura 
																			dei 
																			suoi 
																			amati 
																			cousins 
																			gli 
																			otto 
																			destrieri 
																			che 
																			lo 
																			aveva 
																			accompagnato 
																			nelle 
																			battaglie 
																			più 
																			importanti 
																			della 
																			sua 
																			carriera 
																			e 
																			per 
																			i 
																			quali 
																			era 
																			stato 
																			previsto 
																			uno 
																			spazio 
																			adeguato 
																			anche 
																			a 
																			Villa 
																			dei 
																			Mulini.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			All’Elba 
																			Napoleone 
																			disponeva 
																			anche 
																			di 
																			una 
																			seconda 
																			residenza: 
																			Villa 
																			San 
																			Martino 
																			a 
																			torto 
																			considerata 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			dependance 
																			della 
																			Villa 
																			dei 
																			Mulini, 
																			essa 
																			infatti 
																			venne 
																			destinata 
																			dall’illustre 
																			ospite 
																			alla 
																			vita 
																			privata, 
																			quello 
																			che 
																			oggi 
																			chiameremmo 
																			relax, 
																			e 
																			benché 
																			più 
																			piccola 
																			della 
																			residenza 
																			dei 
																			Mulini 
																			venne 
																			dotata 
																			di 
																			ogni 
																			comfort 
																			Napoleone 
																			si 
																			era 
																			invaghito 
																			della 
																			piccola 
																			residenza 
																			di 
																			campagna 
																			durante 
																			una 
																			passeggiata 
																			a 
																			cavallo 
																			e 
																			aveva 
																			voluto 
																			acquistarla 
																			per 
																			passarci 
																			le 
																			ore 
																			dedicate 
																			al 
																			riposo, 
																			ma a 
																			dispetto 
																			delle 
																			bucoliche 
																			intenzioni 
																			l’ex 
																			Imperatore 
																			dei 
																			francesi 
																			riuscì 
																			a 
																			passare 
																			a 
																			Villa 
																			San 
																			Martino 
																			pochissimo 
																			tempo.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Del 
																			resto 
																			un 
																			carattere 
																			vulcanico 
																			come 
																			il 
																			suo 
																			mal 
																			si 
																			adattava 
																			al 
																			dolce 
																			far 
																			niente 
																			e 
																			mentre 
																			rimuginava 
																			propositi 
																			di 
																			vendetta 
																			contro 
																			i 
																			sempre 
																			odiati 
																			inglesi 
																			si 
																			dedicò 
																			all’ammodernamento 
																			dell’Elba 
																			che 
																			in 
																			dieci 
																			mesi 
																			trasformo 
																			sotto 
																			il 
																			profilo 
																			amministrativo 
																			e 
																			non 
																			solo, 
																			ancora 
																			oggi 
																			il 
																			modus 
																			cogitandi 
																			elbano 
																			è 
																			permeato 
																			da 
																			quello 
																			spirito 
																			di 
																			iniziativa 
																			che 
																			Bonaparte 
																			seppe 
																			inocularvi 
																			in 
																			pochissimi 
																			mesi.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			Il 
																			molo 
																			presso 
																			cui 
																			approdò 
																			Napoleone, 
																			con 
																			agli 
																			ormeggi 
																			il 
																			brigantino
																			
																			La 
																			Grace,
																			
																			
																			molto 
																			simile 
																			all'imbarcazione
																			
																			Inconstant 
																			con 
																			cui 
																			Napoleone 
																			lasciò 
																			l’Elba
																			 
																			
																			
																			
																			Da 
																			parte 
																			sua 
																			l’esule 
																			sosteneva 
																			di 
																			avere 
																			scelto 
																			l’Elba 
																			per 
																			la 
																			dolcezza 
																			dei 
																			costumi 
																			dei 
																			suoi 
																			abitanti 
																			e 
																			comunque, 
																			ad 
																			onore 
																			di 
																			una 
																			prudenza 
																			forse 
																			eccessiva, 
																			prima 
																			di 
																			sbarcare 
																			attese 
																			un 
																			giorno 
																			sulla 
																			fregata
																			
																			Undaunted, 
																			per 
																			poi 
																			toccare 
																			il 
																			suolo 
																			elbano 
																			in 
																			forma 
																			privata 
																			in 
																			località 
																			Magazzini, 
																			solo 
																			dopo 
																			qualche 
																			ora 
																			avvenne 
																			lo 
																			sbarco 
																			ufficiale 
																			al 
																			molo 
																			di 
																			Portoferraio 
																			dove 
																			Napoleone 
																			venne 
																			accolto 
																			con 
																			la 
																			pompa 
																			consentita 
																			dalle 
																			condizioni 
																			economiche 
																			degli 
																			elbani, 
																			pare 
																			che 
																			le 
																			chiavi 
																			della 
																			città 
																			che 
																			gli 
																			vennero 
																			offerte 
																			fossero 
																			in 
																			realtà 
																			quelle 
																			della 
																			cantina 
																			del 
																			Borgomastro 
																			frettolosamente 
																			indorate 
																			con 
																			della 
																			porporina.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Lasciando 
																			da 
																			parte 
																			i 
																			pur 
																			gustosi 
																			aneddoti 
																			legati 
																			all’arrivo 
																			di 
																			Napoleone, 
																			e 
																			tornando 
																			alle 
																			innovazioni 
																			che 
																			egli 
																			apportò 
																			all’Elba 
																			c’è 
																			da 
																			sottolineare 
																			come 
																			in 
																			pochissimo 
																			tempo 
																			riuscì 
																			a 
																			dare 
																			al 
																			territorio 
																			quell’impronta 
																			di 
																			efficienza 
																			che 
																			ancora 
																			oggi 
																			fa 
																			sentir 
																			ei 
																			suoi 
																			benefici, 
																			istituì 
																			un 
																			unico 
																			comune 
																			e si 
																			dedicò 
																			alla 
																			costruzione 
																			di 
																			strade 
																			migliorando 
																			sensibilmente 
																			le 
																			condizioni 
																			di 
																			vita 
																			degli 
																			elbani 
																			attraverso 
																			la 
																			riunificazione 
																			dei 
																			poli 
																			ospedalieri 
																			civile 
																			e 
																			militare 
																			e 
																			dettando 
																			precise 
																			norme 
																			di 
																			pulizia 
																			e 
																			igiene 
																			per 
																			la 
																			popolazione.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Le 
																			novità 
																			napoleoniche 
																			furono 
																			accolte 
																			con 
																			favore 
																			da 
																			quasi 
																			tutta 
																			la 
																			popolazione 
																			a 
																			parte 
																			gli 
																			abitanti 
																			di 
																			Capoliveri 
																			che, 
																			tenendo 
																			fede 
																			al 
																			toponimo 
																			(Capoliveri 
																			muove 
																			da 
																			Caput 
																			Liberi) 
																			mal 
																			digerirono 
																			l’ingerenza 
																			Bonapartiana 
																			nei 
																			loro 
																			affari, 
																			anche 
																			perché 
																			il 
																			neo 
																			principe 
																			dell’isola 
																			oltre 
																			a 
																			fare 
																			delle 
																			buone 
																			cose 
																			qualche 
																			tassa 
																			la 
																			mise 
																			e in 
																			particolare 
																			tartassò 
																			i 
																			capoliveresi 
																			ai 
																			quali 
																			impose 
																			la 
																			dogana. 
																			E a 
																			nulla 
																			valse 
																			la 
																			concessione 
																			delle 
																			tre 
																			api 
																			d’oro 
																			che 
																			campeggiano 
																			sulla 
																			bandiera 
																			dell’isola 
																			e 
																			che 
																			stanno 
																			a 
																			sottolineare 
																			l’operosità 
																			degli 
																			elbani, 
																			i 
																			capoliveresi 
																			rimasero 
																			fermi 
																			sulle 
																			loro 
																			posizioni 
																			anche 
																			se...
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			Don 
																			Bartolini 
																			e la 
																			Vantina
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Anche 
																			se 
																			qui 
																			storia 
																			e 
																			leggenda 
																			si 
																			confondono: 
																			la 
																			storia 
																			è 
																			quella 
																			del 
																			sacerdote 
																			capoliverese 
																			Don 
																			Assunto 
																			Bartolini, 
																			la 
																			leggenda 
																			invece 
																			riguarda 
																			la 
																			Vantina, 
																			ma 
																			andiamo 
																			per 
																			ordine. 
																			L’Elba 
																			era 
																			sottoposta 
																			alla 
																			giurisdizione 
																			francese, 
																			anzi 
																			era 
																			annessa 
																			alla 
																			Francia, 
																			dal 
																			12 
																			gennaio 
																			del 
																			1803 
																			e 
																			tale 
																			provvedimento 
																			comportò 
																			importanti 
																			cambiamenti 
																			anche 
																			sotto 
																			il 
																			profilo 
																			dell’amministrazione 
																			ecclesiastica, 
																			l’isola 
																			venne 
																			infatti 
																			smembrata 
																			dalla 
																			diocesi 
																			di 
																			Populonia 
																			per 
																			essere 
																			aggregata 
																			a 
																			quella 
																			di 
																			Ajaccio 
																			e 
																			don 
																			Bartolini 
																			venne 
																			nominato 
																			vicario 
																			del 
																			vescovo 
																			per 
																			l’isola: 
																			in 
																			pratica 
																			un 
																			vice 
																			vescovo 
																			a 
																			tutti 
																			gli 
																			effetti.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Don 
																			Assunto 
																			seppe 
																			navigare 
																			benissimo 
																			tra 
																			i 
																			malumori 
																			isolani 
																			in 
																			generali, 
																			e 
																			capoliveresi 
																			in 
																			particolari 
																			nei 
																			riguardi 
																			del 
																			governo 
																			francese 
																			e di 
																			Napoleone. 
																			Per 
																			anni 
																			il 
																			sacerdote 
																			fu 
																			impegnato 
																			in 
																			un 
																			sottile 
																			braccio 
																			di 
																			ferro 
																			con 
																			i 
																			commissari 
																			napoleonici 
																			prima 
																			e 
																			con 
																			l’ex 
																			Imperatore 
																			in 
																			persona 
																			durante 
																			il 
																			soggiorno 
																			di 
																			questi 
																			sull’isola, 
																			spesso 
																			l’astuto 
																			prelato 
																			deve 
																			seguire 
																			strade 
																			contorte 
																			per 
																			perseguire 
																			il 
																			fine 
																			della 
																			salvaguardia 
																			degli 
																			interessi 
																			degli 
																			elbani 
																			e 
																			più 
																			di 
																			una 
																			volta 
																			dimostra 
																			di 
																			essere 
																			un 
																			politico 
																			lucido 
																			e 
																			accorto 
																			mettendo 
																			spesso 
																			in 
																			pratica 
																			la 
																			teoria 
																			della
																			
																			Golpe 
																			et 
																			del 
																			Lione, 
																			di 
																			machiavelliana 
																			memoria. 
																			Uno 
																			dei 
																			problemi 
																			più 
																			sentiti 
																			dagli 
																			elbani, 
																			ai 
																			quali 
																			Don 
																			Bartolini 
																			tentò 
																			di 
																			porre 
																			rimedio, 
																			era 
																			quello 
																			della 
																			leva 
																			obbligatoria 
																			istituita 
																			da 
																			Napoleone 
																			non 
																			solo 
																			in 
																			Francia 
																			ma 
																			anche 
																			nei 
																			territori 
																			occupati 
																			per 
																			alimentare 
																			la 
																			Grande 
																			Armata.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Onde 
																			evitare 
																			ad 
																			un 
																			giovane 
																			isolano 
																			tale 
																			pesante 
																			fardello 
																			Don 
																			Bartolini 
																			scrive 
																			al 
																			commissario 
																			napoleonico 
																			che, 
																			il 
																			giovane 
																			in 
																			questione, 
																			colto 
																			da 
																			improvvisa 
																			grazia, 
																			anela 
																			a 
																			vestire 
																			la 
																			divisa 
																			delle 
																			Armate 
																			del 
																			Redentore 
																			e 
																			non 
																			quella 
																			di 
																			Napoleone.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			sacerdote 
																			si 
																			adopera 
																			in 
																			mille 
																			modi 
																			anche 
																			per 
																			alleggerire 
																			la 
																			pressione 
																			fiscale 
																			della 
																			chiesa 
																			sugli 
																			elbani 
																			ma 
																			opera 
																			sempre 
																			in 
																			maniera 
																			accorta, 
																			non 
																			trascurando 
																			nelle 
																			varie 
																			suppliche 
																			rivolte 
																			a 
																			questo 
																			o a 
																			quello 
																			di 
																			sottolineare 
																			eventuali 
																			colpe 
																			degli 
																			isolani 
																			sempre 
																			per 
																			non 
																			indispettire 
																			eccessivamente 
																			l’autorità 
																			costituita 
																			alla 
																			quale, 
																			se 
																			qualcosa 
																			si 
																			vuole 
																			ottenere, 
																			non 
																			si 
																			possono 
																			addossare 
																			tutte 
																			le 
																			colpe. 
																			E in 
																			questo 
																			campo 
																			Don 
																			Bartolini 
																			è 
																			maestro 
																			mettendosi 
																			una 
																			volta 
																			sulla 
																			scia 
																			della 
																			Chiesa 
																			e 
																			un’altra 
																			su 
																			quella 
																			dell’Impero 
																			a 
																			seconda 
																			dei 
																			risultati 
																			che 
																			vuole 
																			ottenere.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Anche 
																			con 
																			Napoleone 
																			il 
																			sacerdote 
																			dimostra 
																			un’accorta 
																			fermezza 
																			che 
																			Bonaparte 
																			saprà 
																			apprezzare 
																			in 
																			luogo 
																			delle 
																			servili 
																			smancerie 
																			di 
																			altri 
																			sacerdoti 
																			di 
																			rango 
																			ai 
																			quali 
																			non 
																			rivolgerà 
																			mai 
																			attenzioni. 
																			Quando 
																			però 
																			Napoleone 
																			tassa 
																			i 
																			pochi 
																			elbani 
																			abbienti 
																			a 
																			Capoliveri 
																			è 
																			rivolta 
																			e 
																			Don 
																			Bartolini 
																			non 
																			ci 
																			pensa 
																			due 
																			volte 
																			a 
																			incitare 
																			il 
																			popolo 
																			alla 
																			disobbedienza 
																			fiscale, 
																			a 
																			quel 
																			punto 
																			230 
																			soldati 
																			francesi 
																			entrano 
																			in 
																			paese 
																			nel 
																			tentativo 
																			di 
																			sedare 
																			gli 
																			animi 
																			e 
																			con 
																			l’ordine 
																			di 
																			arrestare 
																			don 
																			Assunto 
																			il 
																			quale 
																			capì 
																			che 
																			oltre 
																			non 
																			si 
																			poteva 
																			andare 
																			e 
																			ridusse 
																			il 
																			popolo 
																			a 
																			più 
																			miti 
																			consigli 
																			evitando 
																			così 
																			una 
																			carneficina 
																			e 
																			l’arresto. 
																			Risultato: 
																			quando 
																			alcuni 
																			giorni 
																			dopo 
																			Napoleone 
																			sfilò 
																			per 
																			le 
																			vie 
																			di 
																			Capoliveri 
																			chi 
																			c’era 
																			con 
																			lui 
																			sotto 
																			il 
																			baldacchino 
																			dorato? 
																			Don 
																			Bartolini 
																			naturalmente! 
																			Sull’affascinate 
																			storia 
																			del 
																			prelato 
																			elbano 
																			si 
																			innesta 
																			la 
																			leggenda 
																			della 
																			Vantina 
																			una 
																			giovinetta 
																			capoliverese 
																			che 
																			pare 
																			fosse 
																			riuscita 
																			a 
																			convincere 
																			l’irritato 
																			sovrano 
																			a 
																			non 
																			cannoneggiare 
																			la 
																			recalcitrante 
																			Capoliveri.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			leggenda 
																			vuole 
																			che 
																			la 
																			ragazza 
																			riuscisse 
																			in 
																			qualche 
																			modo 
																			a 
																			farsi 
																			ricevere 
																			dal 
																			Bonaparte 
																			convincendolo, 
																			non 
																			sappiamo 
																			con 
																			quali 
																			argomenti, 
																			a 
																			deporre 
																			i 
																			cannoni 
																			salvando 
																			così 
																			Capoliveri 
																			da 
																			distruzione 
																			certa.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			L’Eredità
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Altro 
																			gustoso 
																			aneddoto, 
																			anche 
																			questo 
																			di 
																			marca 
																			capoliverese, 
																			riguarda 
																			la 
																			pretesa 
																			partecipazione 
																			all’asse 
																			ereditario 
																			di 
																			Napoleone 
																			di 
																			tale 
																			Apollonia 
																			Scolastica 
																			Gelsi 
																			la 
																			quale 
																			a 
																			più 
																			riprese 
																			supplica 
																			Napoleone 
																			III 
																			di 
																			volerla 
																			ammettere 
																			a 
																			beneficiare 
																			delle 
																			elargizioni 
																			che 
																			l’Empereur 
																			aveva 
																			inserito 
																			nel 
																			suo 
																			testamento 
																			in 
																			favore 
																			di 
																			ufficiali 
																			e 
																			soldati 
																			della 
																			Grande 
																			Armata. 
																			La 
																			Gelsi 
																			accampa 
																			tali 
																			pretese 
																			in 
																			qualità 
																			di 
																			vedova 
																			di 
																			un 
																			sottufficiale 
																			napoleonico.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			donna 
																			aveva 
																			già 
																			ottenuto 
																			dal 
																			governo 
																			francese 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			reversibilità 
																			di 
																			150 
																			Franchi 
																			annui 
																			e 
																			probabilmente 
																			sperava 
																			di 
																			ottenere 
																			altre 
																			elargizioni 
																			che 
																			comunque 
																			non 
																			le 
																			furono 
																			concesse 
																			proprio 
																			perché 
																			già 
																			titolare 
																			di 
																			un 
																			trattamento 
																			pensionistico.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			
																			Il 
																			Bicentenario
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Queste 
																			e 
																			altre 
																			storie 
																			legate 
																			ai 
																			dieci 
																			mesi 
																			che 
																			Napoleone 
																			trascorse 
																			all’Elba 
																			saranno 
																			celebrate 
																			e 
																			raccontate 
																			nel 
																			corso 
																			delle 
																			celebrazioni 
																			che 
																			onoreranno 
																			il 
																			duecentesimo 
																			anniversario 
																			dell’imperial 
																			passaggio 
																			su 
																			una 
																			delle 
																			isole 
																			più 
																			belle 
																			del 
																			Mediterraneo. 
																			La 
																			kermesse 
																			napoleonica 
																			si 
																			aprirà 
																			naturalmente 
																			il 
																			quattro 
																			maggio 
																			con 
																			la 
																			rievocazione 
																			dello 
																			sbarco, 
																			ma 
																			già 
																			sono 
																			in 
																			corso 
																			gustosi 
																			aperitivi 
																			sotto 
																			forma 
																			di 
																			mostre 
																			e 
																			convegni.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Tra 
																			le 
																			iniziative 
																			in 
																			programma 
																			spicca 
																			l’iniziativa 
																			di 
																			Instagram, 
																			il 
																			noto 
																			social 
																			ha 
																			infatti 
																			creato 
																			l’evento 
																			#napoleone200 
																			che 
																			costituirà 
																			una 
																			importante 
																			tappa 
																			dell’Intatour. 
																			L’evento 
																			si 
																			terrà 
																			dal 
																			15 
																			al 
																			18 
																			quando 
																			festose 
																			nuvole 
																			di
																			
																			instagramers 
																			invaderanno 
																			l’Elba 
																			per 
																			celebrare 
																			Napoleone 
																			attraverso 
																			le 
																			loro 
																			immagini, 
																			chi 
																			vorrà 
																			potrà 
																			partecipare 
																			ad 
																			un 
																			concorso 
																			fotografico 
																			dedicato 
																			all’Imperatore 
																			dell’Elba.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Tra 
																			i 
																			pezzi 
																			unici 
																			che 
																			faranno 
																			mostra 
																			di 
																			se a 
																			Portoferraio 
																			sarà 
																			esposta 
																			l’appena 
																			restaurata 
																			tenda 
																			da 
																			campo 
																			che 
																			Bonaparte 
																			usava 
																			in 
																			battaglia, 
																			in 
																			pratica 
																			la 
																			sua 
																			casa 
																			se 
																			si 
																			considera 
																			al 
																			tempo 
																			passato 
																			da 
																			Napoleone 
																			a 
																			ingaggiar 
																			battaglie 
																			in 
																			giro 
																			per 
																			l’Europa. 
																			Non 
																			si 
																			tratta 
																			di 
																			una 
																			tenda 
																			qualunque 
																			ma 
																			di 
																			una 
																			piccola 
																			reggia 
																			da 
																			campo 
																			all’interno 
																			della 
																			quale 
																			si 
																			potevano 
																			svolgere 
																			le 
																			normali 
																			attività 
																			quotidiane, 
																			era 
																			equipaggiata 
																			di 
																			ogni 
																			comfort 
																			compreso 
																			il 
																			vino 
																			prediletto 
																			da 
																			Napoleone, 
																			quello 
																			Chambertin 
																			che 
																			costituiva 
																			l’unica 
																			concessione 
																			dell’imperatore 
																			al 
																			peccato 
																			di 
																			gola 
																			essendo 
																			per 
																			il 
																			resto 
																			egli 
																			di 
																			gusti 
																			molto 
																			semplici 
																			e la 
																			sua 
																			leggendaria 
																			ulcera 
																			pare 
																			fosse 
																			dovuta 
																			alla 
																			pessima 
																			abitudine 
																			di 
																			mangiare 
																			di 
																			fretta 
																			essendo, 
																			dal 
																			suo 
																			punto 
																			di 
																			vista, 
																			il 
																			tempo 
																			speso 
																			a 
																			tavola 
																			tempo 
																			sprecato.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Non 
																			sarà 
																			invece 
																			sprecato 
																			il 
																			tempo 
																			che 
																			il 
																			programma 
																			del 
																			Bicentenario 
																			dedicherà 
																			alle 
																			usanze 
																			culinarie 
																			dell’epoca 
																			imperiale, 
																			in 
																			molti 
																			ristoranti 
																			elbani 
																			sarà 
																			infatti 
																			possibile 
																			degustare 
																			i 
																			piatti 
																			di 
																			inizio 
																			Ottocento 
																			e 
																			sono 
																			in 
																			programma 
																			iniziative 
																			specifiche 
																			sulla 
																			cucina 
																			dell’epoca. 
																			Il 
																			2014 
																			è 
																			l’anno 
																			giusto 
																			per 
																			programmare 
																			un 
																			soggiorno 
																			all’Elba 
																			approfittando 
																			dell’occasione 
																			unica 
																			che 
																			si 
																			presenta 
																			di 
																			coniugare 
																			le 
																			vacanze 
																			con 
																			l’immersione 
																			in 
																			un 
																			clima 
																			storico 
																			irripetibile, 
																			o 
																			meglio, 
																			ripetibile 
																			ma 
																			solo 
																			fra 
																			cento 
																			anni.
																							
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			