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ambiente


N. 90 - Giugno 2015 (CXXI)

Ambiente tra passato e futuro
antropogeografIA e greeN economY

di Monica Vargiu

 

In un interessante e celebre saggio del 1922, dal titolo "La terra e l'evoluzione umana", lo studioso francese Lucien Febvre, ci propone una riflessione approfondita su una tematica dibattuta e affascinante come quella relativa all'analisi degli influssi geografici, visti, come componente ineludibile dell'esegesi storica.

 

Da Ippocrate, passando per Platone e Aristotele, fino a Bodin, Montesquieu e Ratzel, l'antropogeografia fornisce una lettura degli accadimenti storici, in chiave nettamente deterministica, in altre parole, il territorio influenza, in modo evidente, l'azione dell'uomo e di conseguenza, ne condiziona scelte sociali, economiche e politiche.

 

Dobbiamo aspettare il 1872 e Vidal De la Blache, che affronterà la questione da un'altra angolazione, consegnandoci una visione "ammorbidita" nel dogmatismo e per così dire, più possibilista. Nascono a tal proposito nel 1891, in funzione di nuove esigenze conoscitive, Le Annales de géographie, dove la storia si lega dinamicamente a diverse discipline di approfondimento; l'uomo e il territorio diventano termini e oggetto di studio di un confronto mai statico, dalle molteplici sfumature, il cui risultato prospetta nuove possibilità d'indagine e nuove interazioni del metodo storico con campi di speculazione sempre più circostanziati.

 

Oggi le sfide economiche, politiche e sociali che il pianeta si propone e che saranno oggetto di approfondimento per gli storici di domani, ci offrono la possibilità e l'urgenza di un rinnovato patto fra l'uomo e l'ambiente, fra rispetto del territorio e suo saggio utilizzo, in relazione, soprattutto ai nascenti bisogni e alle priorità di una popolazione mondiale in perenne crescita.

 

Da sempre il paesaggio è stato proscenio, fondale naturale delle scelte di vita dell'umanità in tutti i campi e in tutte le epoche, ne ha decretato successi e disfatte, ha offerto innumerevoli chances, ma ha anche fatto regredire molte "realtà" che reiteravano schemi comportamentali anacronistici, incuranti sia delle necessità contingenti, sia di quelle in prospettiva.

 

Al momento attuale la partita, sicuramente molto impegnativa a tutti i livelli e forse proprio per questo avvincente, si gioca non più contro l'ambiente, ma per l'ambiente, sotto l'egida di un vero e proprio fair-play ecologico e il risultato più auspicabile è quello di un confronto costruttivo, sereno, etico, dove non ci sia un vincitore e un vinto, ma una complementarietà di intenti, un'azione sinergica e di raccordo, volta a bilanciare esigenze umane e tutela del territorio, in funzione soprattutto, della creazione di una visione a lungo termine da consegnare come eredità spirituale alle generazioni future.

 

La nascita di settori d'indagine e di saperi sempre più specialistici, offre dunque spunti enormi, naturalmente, a chi è in grado di coglierli, ma quel che risulta fondamentale è senza dubbio, l'approccio a questi imput, che stimolano la creatività e l'ingegno, ma prevedono un'attitudine di pensiero che si faccia carico, superando integralismi ambientalisti spesso dannosi, delle nuove priorità in divenire. Questa nuova forma mentis deve avere come obiettivo primario, non solo quello di trovare risposte soddisfacenti immediate, ma soprattutto quello di scorgere con chiarezza, ulteriori scenari operativi, con l'intento finale di produrre ricchezza e, nel contempo, salvaguardare l'habitat in cui viviamo garantendo la nostra stessa sopravvivenza.

 

Senza entrare nelle maglie di un dibattito analitico-finanziario che ci porterebbe lontano, possiamo affermare che il proponimento attuale e del prossimo futuro è senza dubbio l'elaborazione, in scala sempre maggiore, di un nuovo modello economico che sia "sostenibile", limiti gli sprechi, sia vocato al riciclo e quindi ottimizzi l'uso delle risorse disponibili e ne individui di nuove all'interno delle stesse filiere produttive.

 

"Consumare con cautela" è il mantra della Giornata mondiale dell'Ambiente che si celebra ogni anno il cinque giugno e che quest'anno, ha coordinato la propria azione e i propri intenti divulgativi con EXPO 2015; un lavoro di sensibilizzazione sincronico, che, partendo dal cibo e dai suoi cicli di produzione, ha puntato a creare una nuova coscienza critica in grado di rendere ogni singolo individuo, interprete proattivo dello sviluppo in modalità consapevole e nel contempo, a determinare una nuova tendenza della "cultura del consumo".

 

Se nella "Carta della Terra", redatta nel 1987, il futuro è qualcosa che si può scegliere e la tutela del pianeta è un imperativo categorico da perseguire con determinazione, dobbiamo allora leggere in quest'ottica, sia il protocollo di Kyoto del 1997 (e la sua iterazione successiva del 2007), volto alla riduzione dell'emissione dei gas serra che hanno così importanti ripercussioni sui mutamenti climatici, sia lo sviluppo in progressione di un nuovo modello economico denominato Green-economy, che nel 2014 è risultato, per fatturato e per creazione di nuovi posti di lavoro, il vero valore aggiunto del prodotto interno lordo del nostro paese.

 

Questo multiforme progetto eco-friendly, porta alla ribalta, un nuovo modello imprenditoriale, dove l'etica d'impresa è per così dire "a trazione anteriore" e il tutto viene sviluppato attraverso processi operativi che forniscano risposte concrete immediate e, nel contempo, esplorino costantemente nuove possibilità. Naturalmente tutto ciò comporta massicci investimenti, soprattutto nel campo della ricerca e della sperimentazione, ma crea anche nuove modalità di guadagno su larga scala e possibilità concrete di usufruire di incentivi governativi in maniera crescente.

 

La nascita di start-up "Made in Italy", ma non solo, che spesso sviluppano i loro progetti, partendo dal riciclo degli scarti delle filiere produttive, sono oggi le risposte più brillanti di questo New-Deal dell'economia, dove l'entusiasmo e la passione per la ricerca convergono sinotticamente, proponendo al mercato prodotti innovativi con l'uso di materie prime praticamente a costo zero.

 

L'idea sviluppata da due ricercatrici del Politecnico di Milano, denominata Orange-fiber, rappresenta uno dei tanti esempi di questa inversione di rotta, dato che attraverso l'utilizzo degli scarti delle arance, frutto abbondantemente presente sul nostro territorio, crea una fibra tessile naturale, che sviluppa un effetto benefico sulla pelle per mezzo del rilascio di vitamine. Questo riutilizzo di ciò che resta di molte materie prime sta investendo anche il settore della cosmesi e, c'è da scommetterci, richiamerà progetti in altri ambiti, proponendo nuove opportunità e fornendo, si spera, risposte importanti che siano funzionali alla risoluzione dei problemi di una congiuntura economica difficile, come quella di questi ultimi anni.

 

Questa nuova coscienza collettiva, non poteva peraltro lasciare insensibile la grande industria della moda, sempre ricettiva per antonomasia a cogliere le nuove tendenze, e vero settore trainante della nostra economia soprattutto attraverso l'export, che ha "scoperto" la sua vocazione ecologista su larga scala: tracciabilità dei materiali, tutela dei lavoratori e utilizzo sempre maggiore delle nuove scoperte in materia tessile, sono la cifra stilistica del nuovo trend, volto a esplorare orizzonti insoliti con crescente ottimismo.

 

L'impiego spesso originale di forme di energia alternativa, non solo ad uso industriale, ma anche per quello abitativo sta coinvolgendo anche il mondo dell'edilizia e della progettazione architettonica, che si associa alla filosofia green attraverso la riqualificazione delle periferie dei grandi centri urbani (pensiamo all'ambizioso progetto di Renzo Piano) e prevede l'uso di materiali che si accordino visivamente all'ambiente, determinando, non solo una vivibilità amplificata, ma un'estetica maggiormente rispettosa del paesaggio circostante.

 

Il mondo della cultura e della scuola, non poteva astrarsi da questo sforzo collettivo, infatti, il Ministero dell'Istruzione in concomitanza con quello dell'Ambiente, ha introdotto, per il prossimo anno scolastico l'insegnamento dell'educazione ambientale fin dalla scuola materna, con l'intento di stimolare e formare un modello ecologista che sarà sempre più importante per preservare la qualità della vita in futuro.

 

Se l'impegno comune è quello di lavorare giorno dopo giorno, a una nuova dimensione globale di sostenibilità che si basi sulla tutela della natura e delle sue biodiversità e su quella di un territorio che mostra giorno dopo giorno la sua fragilità e la sua potenziale pericolosità, possiamo allora senza dubbio affermare che il futuro è già oggi e che ognuno di noi è chiamato a vivere la propria quotidianità con mutato senso civico e maggior rispetto per la collettività presente e futura.

 

Afferma Lucien Febvre: "I grandi stati non vivono ripiegati su se stessi [...] Non esiste nulla di intangibile, nulla di fisso, nulla di perpetuo... soltanto possibilità [...] L'attività umana dirige tutto il gioco." E queste parole, a distanza di quasi un secolo, rinnovano alle nostre coscienze quella lezione di vita che la storia, attraverso i suoi più illustri esegeti, continua a impartirci e che al di là di ogni astrazione puramente intellettuale, ci richiama a una rinnovata consapevolezza e a un maggiore senso di responsabilità.



 

 

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