.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

contemporanea


N. 75 - Marzo 2014 (CVI)

AL-SHABAB, UNA VISIONE D’INSIEMe

Parte I - ARRIVA SIAD BARRE
di Filippo Petrocelli

 

Il movimento al-Shabab “i giovani” o più correttamentamente Harakat al-Shabab “movimento dei giovani”, è arrivato all’attenzione del mondo occidentale dopo i cruenti attacchi di Nairobi del settembre 2013.

 

In realtà questo gruppo è attivo da quasi un decennio ed ha una genesi intimamente legata alle vicende della Somalia contemporanea. Non ci sarebbero infatti stati i “giovani” di al-Shabab se quel paese incastonato al centro del Corno d’Africa, affacciato sul golfo di Aden e sull’Oceano Indiano, non avesse conosciuto altro che distruzione e guerra negli ultimi vent’anni.

 

Sebbene sia un paese abbastanza omogeneo dal punto di vista etnico e religioso, tutt’altro che un miscuglio di genti e lingue, la Somalia è un triste monumento all’instabilità, alla frammentazione ed alla ingovernabilità. Considerata dalla geopolitica come il classico esempio di stato fallito, mostra a cent’anni dallo scramble for Africa l’insensatezza delle politiche coloniali, sottolineando ancora una volta quanto queste siano state determinanti nell’impedire ai paesi dell’Africa una vita politica normale.

 

Contesa fra Italia e Gran Bretagna, la Somalia è arrivata all’indipendenza solo nel 1960, più tardi rispetto ai suoi vicini. Come in molti paesi africani inoltre anche il processo di decolonizzazione non è stato indolore: dopo l’indipendenza il potere centrale ha faticato ad affermarsi ed è rimasto ostaggio delle varie fazioni in lotta, senza mai riuscire ad imporsi su larga scala, anche a cause delle ingerenze delle vecchie “madre patria”.

 

In un decennio di governi fantoccio e sull’orlo di una guerra civile, il colpo di stato del maresciallo Siad Barre del 1969 è stato benedetto da molti somali come una seconda indipendenza.

 

Inizialmente alleato dell’Unione Sovietica, successivamente satrapo amico degli americani, questo dittatore ha mostrato una realpolitik spregiudicata che lo ha reso padrone incontrastato della Somalia e unico leader capace di dare a questo territorio almeno unità politico-amministrativa.

 

Invasato da un culto della personalità esagerato, negli anni finali del suo dominio ha progressivamente accentuato i suoi caratteri autoritari e dittatoriali mostrando comportamenti sempre più deliranti.

 

All’inizio degli anni Ottanta la situazione della Somalia era prossima al punto di rottura: il dissenso interno cresceva, non senza scatenare una feroce repressione, soprattutto come espressione del malcontento generale verso le politiche del dittatore che si mostrava sempre di più come un autocrate incompetente.

 

Con il pugno di ferro, Siad Barre ha orchestrato per trent’anni una catastrofe che ha lasciato il paese sull’orlo del baratro, spianando la strada alla guerra civile ed a vent’anni di distruzione.

 

Nel gennaio del 1991, un’insurrezione popolare determinata da problemi interni ed una situazione economica semi-primitiva, che aveva generato una lacerante carestia, ha portato alla caduta – ma sarebbe più corretto dire all’implosione –  dell’autorità di Siad Barre. Diversi sono stati i tentativi di restaurazione ma poco più di un anno dopo, il dittatore ha definitivamente lasciato il paese.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.