[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 211 / LUGLIO 2025 (CCXLII)


ambiente

La zebra e la sua simbologia
Credenze, usanze, tradizioni e interpretazioni

di Giulia Cesarini Argiroffo

 

Le zebre sono mammiferi Equidi Perissodattili che vivono esclusivamente nella parte meridionale e orientale dell’Africa. La loro principale caratteristica è quella di avere il manto a strisce, si riconoscono diverse specie e sottospecie di questo animale. Si ritiene che gli antenati delle zebre avessero il manto a tinta unita scuro ma che solo in seguito, per ragioni evolutive, siano comparse le strisce.

In generale questi animali, al di là delle differenze di ogni specie, presentano una testa grossa e pesante, collo corto, una coda, due orecchie, un naso, una criniera breve ed eretta, addome tondeggiante, labbra prensili, denti lofodonti (dentatura strutturata in modo che i molari e i premolari presentano tubercoli concresciuti a forma di cresta), quattro arti brevi, unghie a zoccolo dispari. Le striature del manto sono verticali sui quarti anteriori e orizzontali su quelli posteriori. Le strisce possono essere più o meno numerose o larghe e possono essere di colore nero o bruno-rossastro; possono essere anche alternate a bande chiare di colore bianco oppure giallastre. La zebratura si estende dalla testa al corpo e in alcune specie anche sugli arti. Questi animali hanno un ottimo olfatto e udito ma non una buona vista. Dopo una lunga gestazione, di parecchi mesi, la femmina partorisce in piedi solitamente un solo cucciolo alla volta. Il piccolo appena nato è già in grado di camminare e restare in piedi per essere meno indifeso e poter scappare da eventuali predatori.

Le zebre sono erbivori; si nutrono principalmente di graminacee, ma anche di ciuffi d’erba, foglie, germogli, fieno, cortecce e radici. Sono animali resistenti e sono in grado di intraprendere delle migrazioni più o meno lunghe. Il loro habitat naturale è quello delle savane, delle praterie aperte o cespugliose africane sud-orientali. Gli esemplari di zebra comunicano tra loro attraverso potenti segnali sonori e muovendo la coda o le orecchie. Solitamente questi animali vivono in gruppi, grandi harem e cuccioli, sono sotto la guida di un unico maschio adulto. Talvolta più harem possono unirsi tra loro e costituire delle mandrie. Le femmine hanno una struttura gerarchica.


Per esempio però la specie di zebre di Grevy forma harem solo per un breve periodo, poi i maschi si riuniscono in alcuni gruppi mentre le femmine con i loro piccoli in altri. Questi gruppi talvolta si aggregano temporaneamente con altre mandrie di zebre o di altri animali.

Attualmente esistono diverse opinioni tra gli zoologi per spiegare la presenza delle loro strisce. Secondo alcuni studiosi esse servono come meccanismo di mimetizzazione, addirittura alcuni sostengono che aiutano gli esemplari a mescolarsi tra gli altri membri della mandria confondendo così i predatori. Altri ricercatori pensano il contrario, anzi che tale manto aiuti loro a riconoscere immediatamente i propri congeneri e, in caso di pericolo, ciò faciliterebbe una fuga di gruppo, ch’è più efficace per la sopravvivenza della specie. Infine un’ultima teoria è quella che sostiene che questa struttura del loro manto li aiuti a proteggersi dagli insetti che succhiano il loro sangue e che sono portatori di malattie per loro mortali. Infatti pare che tali striature infastidiscano il sistema visivo degli insetti in fase di avvicinamento all’animale. Le striature variano da una specie e sottospecie all’altra ma ogni esemplare presenta la propria specifica tipologia che funge da tratto distintivo individuale, un DNA.

Nel 2019 uscì la notizia che in una riserva naturale in Kenya era nato un esemplare di zebra a pois, con manto scuro e macchie bianche. Alcuni studiosi però si sono dimostrati preoccupati di ciò perché ritengono che tale fenomeno possa essere segno di una mutazione genetica rischiosa per la specie.

Molti sono stati i tentativi di addomesticamento delle zebre da parte dell’Uomo come animale per l’equitazione, in quanto hanno una maggior resistenza rispetto ai cavalli contro le malattie africane. Ciò nonostante nella quasi totalità dei casi questi esperimenti non sono riusciti a causa del loro carattere imprevedibile. Esistono però diversi incroci di zebra creati dall’Uomo.

Fin dall’Antichità questi animali sono cacciati per le loro carni e le loro pelli e la concorrenza con il bestiame per il foraggio ha inciso molto sulla riduzione della loro popolazione. Alcune sottospecie si sono addirittura estinte, altre sono a rischio d’estinzione; in generale però sono considerati solo animali vulnerabili (non in fase di estinzione).

Secondo la cultura occidentale ed europea la zebra è un animale bianco a righe nere, mentre nelle tradizioni africane viene visto piuttosto come un animale nero dalle righe bianche.

In generale per le popolazioni indigene africane questo animale ha rivestito da sempre un ruolo simbolico importante. Infatti molte tribù tutt’oggi adorano questo animale. Addirittura alcune di esse compiono rituali in suo onore (con maschere sciamaniche zebrate, corpi dipinti e danze che ricordano i movimenti di questo animale). Non a caso la bandiera nazionale dello Stato del Botswana adottata nel 1966 presenta due zebre, simboli nazionali, all’interno dello stemma.

Attualmente in Africa, a parte le differenze culturali che contraddistinguono un Paese da un altro o una tribù dall’altra, la zebra simboleggia la libertà, l’individualità, la spiritualità, la contraddizione data dalla dualità cromatica del suo manto. Inoltre simboleggia la comunità, fatta di collaborazione e protezione, grazie al comportamento sociale di questo animale. In alcune culture africane la zebra è anche un simbolo di bellezza.

Finché gli europei non scoprirono la parte meridionale e orientale del continente africano le zebre non si conoscevano e di conseguenza per loro non avevano nessuna connotazione simbolica.
Dopo la scoperta da parte dei coloni provenienti dall’Europa delle terre sud-orientali dell’Africa e della sua fauna gli occidentali cominciarono a considerare questo animale negativamente. In particolare molti zoologi dell’epoca sostenevano che fosse un animale pericoloso, anche se in realtà la maggior parte degli autori di queste enciclopedie non l’avevano mai visto dal vivo e le nozioni che avevano sul suo aspetto erano approssimative. Ciò che però sapevano per certo era che questo animale presentava il manto rigato e di conseguenza lo inclusero nel bestiario di Satana.
In particolare alcuni zoologi dell’epoca ritenevano che la zebra fosse una specie di asino o di onagro.

In breve, già dalla fine del XV secolo e soprattutto tra il XVI e il XVII secolo, la maggior parte dei discorsi naturalistici e zoologici europei ritenevano la zebra un “asino selvaggio”, una creatura pericolosa e imperfetta, persino impura.

Nel Settecento, durante il periodo Illuminista, la connotazione simbolica di questo animale cominciò a cambiare in maniera positiva. A tal proposito fu esemplificativo il caso di George-Louis Leclerc, conte di Buffon, (spesso detto semplicemente “Buffon”) che nella sua opera “Storia naturale”, scrisse: “Di tutti i quadrupedi, la zebra è forse quello più ben fatto e più elegantemente vestito; ha la figura e la grazia del cavallo, la leggerezza del cervo e il mantello rigato di nastri bianchi e neri, disposti con tanta regolarità e simmetria da far sembrare che la natura abbia usato il regolo e il compasso per dipingerla. Le bande alternate bianche e nere sono tanto più singolari in quanto strette, parallele e separate con grande precisione, come in una stoffa rigata; esse si estendono non soltanto su tutto il corpo, ma sul capo, sulle cosce e sulle zampe, sulle orecchie e sulla coda. Nella femmina, tale bande sono alternativamente nere e bianche; nel maschio, nere e gialle, ma sempre di una sfumatura viva e brillante, su un pelo corto, sottile e folto, la cui lucentezza aumenta la bellezza dei colori”.

Del resto l’autore di questo testo visse durante il periodo dell’Illuminismo e infatti considerava la zebra uno degli animali più armoniosi. Al contrario dei suoi predecessori le righe non lo turbavano né lo disgustavano ma anzi lo intrigavano, lo seducevano come ormai accadeva anche ai suoi contemporanei e ai lettori della sua opera. Quest’ultima testimoniava pienamente un nuovo atteggiamento nei confronti della rigatura e di conseguenza di tutti gli animali che presentavano un manto del genere.

La concezione positiva del XVIII secolo non si è più abbandonata. Oggigiorno la società contemporanea sente per le zebre una tenera e simpatica attrazione. Si ritiene un animale un po’ stravagante e bizzarro, “diverso dagli altri”, spesso vivace e giocherellone, che sembra sempre in maschera. Di conseguenza ha sempre un’aria giovane e nell’immaginario non esistono “zebre anziane”, né in senso proprio né figurato.

In conclusione questo animale, ch’è stato giudicato per secoli spaventosamente selvaggio oltre che diabolico a causa del mantello rigato, attualmente è considerato tra i più belli della Creato. Ciò che una volta faceva paura o ripugnava, come la striatura, attualmente attira e affascina perché rimane un’eccezione. In sostanza si può dire che la rigatura, come quella che presenta la zebra, in realtà non è veramente un marchio naturale ma piuttosto un marchio culturale che gli esseri umani imprimono su ciò che li circonda creando delle “etichette” per farlo orientare nel mondo secondo un certo sistema di valori ideati dalla società e che oggigiorno ha una connotazione positiva.

Quindi dopo secoli di disprezzo questo animale è attualmente uno dei più amati soprattutto tra i bambini come dimostrano film, cartoni animati, fumetti e libri per l’infanzia. Non solo ma si pensi a indumenti o accessori zebrati che molte persone, spesso donne, amano indossare richiamando il manto di questo animale.

Tuttavia, nel contempo, la zebra simboleggia – per il fatto che è ricoperto di strisce – pure incertezza, divisione e confusione. Questo animale rappresenta una proiezione degli altri o di sé stessi contraddittoria e può anche rappresentare l’individualità e l’equilibrio nella dualità.

La zebra si configura come un’animale veloce, molto istintivo, selvaggio, gregario, orientato alla famiglia e questi tratti sono anche quelli che gli consentono di sopravvivere e di sfuggire il più possibile ai predatori.
Gli individui che si ispirano allo Spirito Guida Zebra pare che risultino essere non solo persone imprevedibili, estrose, libertine ma anche creative, intraprendenti e non facilmente arrendevoli davanti agli ostacoli. Inoltre sono molto legate ai propri legami affettivi, soprattutto a quelli familiari e non sono invadenti con gli altri. Ciò non di meno sono poco propense a intrecciare relazioni amorose stabili e durature in quanto concentrate più sulla loro vita individualistica e “selvaggia” piuttosto che su quella di coppia.


Riferimenti bibliografici:

Carrington, Richard, redattori di LIFE, I Mammiferi, Mondadori Editore, Milano 1965.
Centini, Massimo, Simboli. Africa nera, Red Edizioni Como 2001.
Coupal, Marie, I simboli dei sogni. Analisi psicologica, psicoanalitica, esoterica e mitologica, Il Punto d’Incontro Editore, Vicenza 2000.
D’Ancona, Umberto, Zoologia, Scienze UTET Editore, Torino 1978.
Pastoureau, Michel, La stoffa del diavolo. Una storia delle righe e dei tessuti rigati, Il Melangolo Editore, Genova 1993.
Ruiz, José, Animali sciamanici di potere, Il Punto d’Incontro Editore, Vicenza 2022.
Sigman, Mariano, La vita segreta della mente. Come funziona il nostro cervello quando pensa, sente, decide, UTET Editore, Milano 2017.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]