La
zebra
e
la
sua
simbologia
Credenze, usanze, tradizioni
e interpretazioni
di Giulia
Cesarini Argiroffo
Le zebre sono mammiferi Equidi
Perissodattili che vivono
esclusivamente nella parte
meridionale e orientale dell’Africa.
La loro principale caratteristica è
quella di avere il manto a strisce,
si riconoscono diverse specie e
sottospecie di questo animale. Si
ritiene che gli antenati delle zebre
avessero il manto a tinta unita
scuro ma che solo in seguito, per
ragioni evolutive, siano comparse le
strisce.
In generale questi animali, al di là
delle differenze di ogni specie,
presentano una testa grossa e
pesante, collo corto, una coda, due
orecchie, un naso, una criniera
breve ed eretta, addome
tondeggiante, labbra prensili, denti
lofodonti (dentatura strutturata in
modo che i molari e i premolari
presentano tubercoli concresciuti a
forma di cresta), quattro arti
brevi, unghie a zoccolo dispari. Le
striature del manto sono verticali
sui quarti anteriori e orizzontali
su quelli posteriori. Le strisce
possono essere più o meno numerose o
larghe e possono essere di colore
nero o bruno-rossastro; possono
essere anche alternate a bande
chiare di colore bianco oppure
giallastre. La zebratura si estende
dalla testa al corpo e in alcune
specie anche sugli arti. Questi
animali hanno un ottimo olfatto e
udito ma non una buona vista. Dopo
una lunga gestazione, di parecchi
mesi, la femmina partorisce in piedi
solitamente un solo cucciolo alla
volta. Il piccolo appena nato è già
in grado di camminare e restare in
piedi per essere meno indifeso e
poter scappare da eventuali
predatori.
Le zebre sono erbivori; si nutrono
principalmente di graminacee, ma
anche di ciuffi d’erba, foglie,
germogli, fieno, cortecce e radici.
Sono animali resistenti e sono in
grado di intraprendere delle
migrazioni più o meno lunghe. Il
loro habitat naturale è quello delle
savane, delle praterie aperte o
cespugliose africane sud-orientali.
Gli esemplari di zebra comunicano
tra loro attraverso potenti segnali
sonori e muovendo la coda o le
orecchie. Solitamente questi animali
vivono in gruppi, grandi harem e
cuccioli, sono sotto la guida di un
unico maschio adulto. Talvolta più
harem possono unirsi tra loro e
costituire delle mandrie. Le femmine
hanno una struttura gerarchica.
Per esempio però la specie di zebre
di Grevy forma harem solo per un
breve periodo, poi i maschi si
riuniscono in alcuni gruppi mentre
le femmine con i loro piccoli in
altri. Questi gruppi talvolta si
aggregano temporaneamente con altre
mandrie di zebre o di altri animali.
Attualmente esistono diverse
opinioni tra gli zoologi per
spiegare la presenza delle loro
strisce. Secondo alcuni studiosi
esse servono come meccanismo di
mimetizzazione, addirittura alcuni
sostengono che aiutano gli esemplari
a mescolarsi tra gli altri membri
della mandria confondendo così i
predatori. Altri ricercatori pensano
il contrario, anzi che tale manto
aiuti loro a riconoscere
immediatamente i propri congeneri e,
in caso di pericolo, ciò
faciliterebbe una fuga di gruppo,
ch’è più efficace per la
sopravvivenza della specie. Infine
un’ultima teoria è quella che
sostiene che questa struttura del
loro manto li aiuti a proteggersi
dagli insetti che succhiano il loro
sangue e che sono portatori di
malattie per loro mortali. Infatti
pare che tali striature
infastidiscano il sistema visivo
degli insetti in fase di
avvicinamento all’animale. Le
striature variano da una specie e
sottospecie all’altra ma ogni
esemplare presenta la propria
specifica tipologia che funge da
tratto distintivo individuale, un
DNA.
Nel 2019 uscì la notizia che in una
riserva naturale in Kenya era nato
un esemplare di zebra a pois, con
manto scuro e macchie bianche.
Alcuni studiosi però si sono
dimostrati preoccupati di ciò perché
ritengono che tale fenomeno possa
essere segno di una mutazione
genetica rischiosa per la specie.
Molti sono stati i tentativi di
addomesticamento delle zebre da
parte dell’Uomo come animale per
l’equitazione, in quanto hanno una
maggior resistenza rispetto ai
cavalli contro le malattie africane.
Ciò nonostante nella quasi totalità
dei casi questi esperimenti non sono
riusciti a causa del loro carattere
imprevedibile. Esistono però diversi
incroci di zebra creati dall’Uomo.
Fin dall’Antichità questi animali
sono cacciati per le loro carni e le
loro pelli e la concorrenza con il
bestiame per il foraggio ha inciso
molto sulla riduzione della loro
popolazione. Alcune sottospecie si
sono addirittura estinte, altre sono
a rischio d’estinzione; in generale
però sono considerati solo animali
vulnerabili (non in fase di
estinzione).
Secondo la cultura occidentale ed
europea la zebra è un animale bianco
a righe nere, mentre nelle
tradizioni africane viene visto
piuttosto come un animale nero dalle
righe bianche.
In generale per le popolazioni
indigene africane questo animale ha
rivestito da sempre un ruolo
simbolico importante. Infatti molte
tribù tutt’oggi adorano questo
animale. Addirittura alcune di esse
compiono rituali in suo onore (con
maschere sciamaniche zebrate, corpi
dipinti e danze che ricordano i
movimenti di questo animale). Non a
caso la bandiera nazionale dello
Stato del Botswana adottata nel 1966
presenta due zebre, simboli
nazionali, all’interno dello stemma.
Attualmente in Africa, a parte le
differenze culturali che
contraddistinguono un Paese da un
altro o una tribù dall’altra, la
zebra simboleggia la libertà,
l’individualità, la spiritualità, la
contraddizione data dalla dualità
cromatica del suo manto. Inoltre
simboleggia la comunità, fatta di
collaborazione e protezione, grazie
al comportamento sociale di questo
animale. In alcune culture africane
la zebra è anche un simbolo di
bellezza.
Finché gli europei non scoprirono la
parte meridionale e orientale del
continente africano le zebre non si
conoscevano e di conseguenza per
loro non avevano nessuna
connotazione simbolica.
Dopo la scoperta da parte dei coloni
provenienti dall’Europa delle terre
sud-orientali dell’Africa e della
sua fauna gli occidentali
cominciarono a considerare questo
animale negativamente. In
particolare molti zoologi dell’epoca
sostenevano che fosse un animale
pericoloso, anche se in realtà la
maggior parte degli autori di queste
enciclopedie non l’avevano mai visto
dal vivo e le nozioni che avevano
sul suo aspetto erano
approssimative. Ciò che però
sapevano per certo era che questo
animale presentava il manto rigato e
di conseguenza lo inclusero nel
bestiario di Satana.
In particolare alcuni zoologi
dell’epoca ritenevano che la zebra
fosse una specie di asino o di
onagro.
In breve, già dalla fine del XV
secolo e soprattutto tra il XVI e il
XVII secolo, la maggior parte dei
discorsi naturalistici e zoologici
europei ritenevano la zebra un
“asino selvaggio”, una creatura
pericolosa e imperfetta, persino
impura.
Nel Settecento, durante il periodo
Illuminista, la connotazione
simbolica di questo animale cominciò
a cambiare in maniera positiva. A
tal proposito fu esemplificativo il
caso di George-Louis Leclerc, conte
di Buffon, (spesso detto
semplicemente “Buffon”) che nella
sua opera “Storia naturale”,
scrisse: “Di tutti i quadrupedi, la
zebra è forse quello più ben fatto e
più elegantemente vestito; ha la
figura e la grazia del cavallo, la
leggerezza del cervo e il mantello
rigato di nastri bianchi e neri,
disposti con tanta regolarità e
simmetria da far sembrare che la
natura abbia usato il regolo e il
compasso per dipingerla. Le bande
alternate bianche e nere sono tanto
più singolari in quanto strette,
parallele e separate con grande
precisione, come in una stoffa
rigata; esse si estendono non
soltanto su tutto il corpo, ma sul
capo, sulle cosce e sulle zampe,
sulle orecchie e sulla coda. Nella
femmina, tale bande sono
alternativamente nere e bianche; nel
maschio, nere e gialle, ma sempre di
una sfumatura viva e brillante, su
un pelo corto, sottile e folto, la
cui lucentezza aumenta la bellezza
dei colori”.
Del resto l’autore di questo testo
visse durante il periodo
dell’Illuminismo e infatti
considerava la zebra uno degli
animali più armoniosi. Al contrario
dei suoi predecessori le righe non
lo turbavano né lo disgustavano ma
anzi lo intrigavano, lo seducevano
come ormai accadeva anche ai suoi
contemporanei e ai lettori della sua
opera. Quest’ultima testimoniava
pienamente un nuovo atteggiamento
nei confronti della rigatura e di
conseguenza di tutti gli animali che
presentavano un manto del genere.
La concezione positiva del XVIII
secolo non si è più abbandonata.
Oggigiorno la società contemporanea
sente per le zebre una tenera e
simpatica attrazione. Si ritiene un
animale un po’ stravagante e
bizzarro, “diverso dagli altri”,
spesso vivace e giocherellone, che
sembra sempre in maschera. Di
conseguenza ha sempre un’aria
giovane e nell’immaginario non
esistono “zebre anziane”, né in
senso proprio né figurato.
In conclusione questo animale, ch’è
stato giudicato per secoli
spaventosamente selvaggio oltre che
diabolico a causa del mantello
rigato, attualmente è considerato
tra i più belli della Creato. Ciò
che una volta faceva paura o
ripugnava, come la striatura,
attualmente attira e affascina
perché rimane un’eccezione. In
sostanza si può dire che la
rigatura, come quella che presenta
la zebra, in realtà non è veramente
un marchio naturale ma piuttosto un
marchio culturale che gli esseri
umani imprimono su ciò che li
circonda creando delle “etichette”
per farlo orientare nel mondo
secondo un certo sistema di valori
ideati dalla società e che
oggigiorno ha una connotazione
positiva.
Quindi dopo secoli di disprezzo
questo animale è attualmente uno dei
più amati soprattutto tra i bambini
come dimostrano film, cartoni
animati, fumetti e libri per
l’infanzia. Non solo ma si pensi a
indumenti o accessori zebrati che
molte persone, spesso donne, amano
indossare richiamando il manto di
questo animale.
Tuttavia, nel contempo, la zebra
simboleggia – per il fatto che è
ricoperto di strisce – pure
incertezza, divisione e confusione.
Questo animale rappresenta una
proiezione degli altri o di sé
stessi contraddittoria e può anche
rappresentare l’individualità e
l’equilibrio nella dualità.
La zebra si configura come
un’animale veloce, molto istintivo,
selvaggio, gregario, orientato alla
famiglia e questi tratti sono anche
quelli che gli consentono di
sopravvivere e di sfuggire il più
possibile ai predatori.
Gli individui che si ispirano allo
Spirito Guida Zebra pare che
risultino essere non solo persone
imprevedibili, estrose, libertine ma
anche creative, intraprendenti e non
facilmente arrendevoli davanti agli
ostacoli. Inoltre sono molto legate
ai propri legami affettivi,
soprattutto a quelli familiari e non
sono invadenti con gli altri. Ciò
non di meno sono poco propense a
intrecciare relazioni amorose
stabili e durature in quanto
concentrate più sulla loro vita
individualistica e “selvaggia”
piuttosto che su quella di coppia.
Riferimenti bibliografici:
Carrington, Richard, redattori di
LIFE, I Mammiferi, Mondadori
Editore, Milano 1965.
Centini, Massimo, Simboli. Africa
nera, Red Edizioni Como 2001.
Coupal, Marie, I simboli dei
sogni. Analisi psicologica,
psicoanalitica, esoterica e
mitologica, Il Punto d’Incontro
Editore, Vicenza 2000.
D’Ancona, Umberto, Zoologia,
Scienze UTET Editore, Torino 1978.
Pastoureau, Michel, La stoffa del
diavolo. Una storia delle righe e
dei tessuti rigati, Il Melangolo
Editore, Genova 1993.
Ruiz, José, Animali sciamanici di
potere, Il Punto d’Incontro
Editore, Vicenza 2022.
Sigman, Mariano, La vita segreta
della mente. Come funziona il nostro
cervello quando pensa, sente,
decide, UTET Editore, Milano 2017.