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N. 13 - Giugno 2006

LEV YASHIN

Il ragno nero

di Matteo Liberti

 

Lev Ivanovic Yashin nacque a il 22 ottobre del 1929, nei pressi della capitale dell’allora Unione Sovietica.

 

La storia, seppur quella sportiva, lo vide protagonista del calcio sovietico e mondiale in un ruolo in cui nessuno più ne ha eguagliato il mito: quello del portiere.

 

Era altissimo, Lev, circa un metro e novanta, eppure dotato di riflessi impressionanti e, soprtattutto, di un formidabile intuito, che gli valsero il titolo di pallone d’oro (unico portiere, ad oggi) nel 1963 ed il soprannome, indimenticabile, di Ragno Nero, per via delle sue divise completamente nere.

 

Nato da una famiglia di lavoratori industriali, di operai, Lev Yashin iniziò anche lui la vita dell’operaio, nel pieno del secondo conflitto mondiale, a dodici anni.

Qui, vuole la leggenda, si allenava cercando di bloccare i bulloni d’acciaio che il padre gli lanciava. Quel che è certo è che la sua prima partita di calcio vero fu tra le file della squadra dilettante della fabbrica in cui lavorava.

Nome della squadra: Krasnyi Bogatyr.

 

L’incontro decisivo fu quello con i dirigenti della Dynamo Mosca, che colsero in lui, ragazzino appassionato di calcio ed innamorato di quelle figure che volavano tra i pali a render vani gli sforzi avversari, il loro futuro campione.

 

A introdurlo nella Dinamo Mosca fu l'allenatore della squadra nazionale di hockey su ghiaccio, altro sport per cui nutriva una passione smodata.

 

Già nel 1949, a soli venti anni, Lev Yashin era titolare tra i pali della squadra moscovita.

 

Tra quei pali ci rimase fino al 1971, per un totale di ventuno stagioni.

Tra quei pali vinse cinque titoli e tre coppe nazionali.

Tra pali simili a quelli, per capire il personaggio, vinse anche un titolo nel campionato di Hockey sul ghiaccio, nel 1953, durante una crisi nel suo club e verso il suo sport di appartenenza.

 

In ultimo, tra i pali divenne, a partire dal 1954, a crisi passata, il simbolo dello sport nell’intera Unione Sovietica. Immagine sublimata durante la vittoria delle olimpiadi nel 1956 e dei campionati europei del 1960.

 

Per il suo servizio sportivo prestato alla gente del suo paese, nel 1967 gli fu assegnato il prestigioso premio sovietico dell’Ordine di Lenin.

 

Nel 1971, allo stadio Lenin si Mosca, giocò la sua ultima partita con la Dinamo.

 

Di fronte aveva una squadra composta dalle maggiori stelle calcistiche europee, tra cui Pelé, Eusebio e Beckenbauer.

Intorno più di centomila spettatori innamorati di lui.

 

Prima di quella partita, Yashin era stato anche dall’altra parte, tra le file della squadra del resto del mondo, in una partita del 1963 contro la nazionale inglese. Stadio Wembley.

Quella fu tra le sue migliori partite di sempre, con un numero impressionante di parate splendide e decisive.

 

Yashin fu anche protagonista di tre campionati del mondo, pur all’interno di una squadra di basse pretese: nel 1958 in Svezia, nel 1962 in Cile e nel 1966 in Inghilterra. Durante i tre tornei riuscì a mantenere per quattro volte inviolata la sua porta.

 

Nel 1986 il Ragno Nero, in seguito ad un drammatico incidente stradale, è stato amputato di una gamba, prima di spegnersi quattro anni più tardi, in seguito a delle complicazioni sorte dopo un intervento chirurgico.

 

Da tutti viene oggi ricordato come il miglior portiere di tutti i tempi e dal 1994 è stato istituito un premio che porta il suo nome, riservato al miglior portiere di ogni edizione del campionato mondiale.

 

Nel 2000 la FIFA ha inserito Yashin nella squadra degli undici calciatori più forti del secolo, nominandolo portiere del secolo.

 

Tra i suoi numeri spiccano i ben 150 rigori parati in carriera, record mai più raggiunto da nessun portiere. Oltre a ciò il suo curriculum si arricchisce di 812 partite disputate, 75 partite da capitano con l’Unione Sovietica, due apparizioni in formazioni Resto del Mondo, nel 1963 e nel 1968.

 

A chi un giorno gli chiese il suo segreto, Yashin rispose divertito che il trucco stava semplicemente, prima della partita, nel fumarsi una sigaretta per rilassare i nervi e nel buttare giù un po’ di superalcolici per ben tonificare i muscoli…

 

E' probabile che il segreto del Ragno Nero stesse altrove, nascosto a chi lo ammirò, a chi ancora oggi ne ricorda le gesta e probabilmente anche a lui stesso, il più grande, istintuale, portiere di tutti i tempi.



 

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