[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

195 / MARZO 2024 (CCXXVI)


contemporanea

WILSON E I "14 punti"
CRONACA STORICA di un fallimento

di Alessio Pitirra

 

Dal congresso di Parigi del 1918 sino a oggi, gli Stati Uniti, rappresentati dal presidente Wilson attraverso i suoi 14 punti, sono diventati un attore principale della politica europea, questa ricerca vuole spiegare come e perché gli USA da quel momento hanno plasmato il vecchio continente, evidenziando alcuni fallimenti nella loro politica estera i quali, a parere dell’autore, hanno favorito l’avvento di forze nazionaliste che hanno scatenato il secondo conflitto mondiale.

 

Salpando da New York il 4 dicembre 1918, la delegazione americana liberò i piccioni come messaggio di pace, unità e libertà. A Parigi, i delegati europei sapevano già che questa era una pace condizionata ai voleri del presidente Wilson piuttosto che ai valori comuni dei cittadini europei. Sin dal 1914 era stato il presidente stesso a spingere per un sempre maggiore coinvolgimento del suo paese nel conflitto, fino ad arrivare a un intervento diretto giustificato come un'azione per fermare un tentativo di alleanza Messico-Germania e bloccare la guerra sottomarina senza restrizioni della Germania.

 

Molti studiosi giudicano l’entrata in guerra degli USA una strategia per stabilire la loro egemonia economica mondiale, e in una certa misura hanno ragione, il coinvolgimento nella Prima guerra mondiale potrebbe essere considerato un buon investimento per gli Stati Uniti. Il conflitto in un altro continente aveva lasciato la patria intatta, le proteste dei sindacati erano mitigate a causa di concessioni e repressione poliziesca, l'economia americana, dopo la sottomissione economica della Germania e i debiti accumulati dall’ Inghilterra per poter sostenere il conflitto, era molto più ricca del Vecchio Continente. Dal 1913 al 1917 le esportazioni statunitensi aumentarono del 400%, non solo tecnologia avanzata o prodotti economici, tutto ciò che proveniva dal nuovo continente era accolto calorosamente, per esempio, Whisky e Charleston avevano sostituito Champagne e Valzer. L'America che aveva guidato l'economia ruggente degli anni Venti ora si proponeva di dominare il mercato mondiale nel successivo decennio.

 

Con queste premesse il presidente Wilson a Parigi si sentì abbastanza forte da proporre un nuovo corso geopolitico; durante la guerra aveva prestato molto denaro ai paesi europei, e la minaccia di chiederlo indietro convinse i delegati di queste nazioni ad accettare le sue idee. I suoi 14 punti sembravano diplomaticamente giusti nei confronti di tutti, ma la loro applicazione era faziosa e favoriva alcuni paesi piuttosto che altri, per esempio, seguendo il principio della comune identità culturale l'impero austro-ungarico fu diviso in due repubbliche (punti X-XIII), perdendo territori e forniture primarie.

 

Questa decisione, unita all'incapacità politica della casa d’Asburgo, caratterizzo una forte instabilità di governo; l'Ungheria divenne presto attratta dalla sfera bolscevica e anche l'Austria fu procrastinata a vita breve, cadendo in una guerra civile nel 1934, finendo nelle mani di Hitler nel 1938 (Anschluss). L'Impero Ottomano ricevette lo stesso trattamento, molti suoi territori furono considerate colonie, e quindi "pacificamente divisi" (punto V) tra Giappone, Francia e Inghilterra. L'estensione di questo principio fu faziosa in quanto gli alleati non lo applicarono al dominio dell'Inghilterra in Irlanda o all'espansionismo giapponese in Cina.

 

Un altro dei punti di Wilson sul disarmo generale (punto IV) presto diede problemi di interpretazione. Per gli Stati Uniti, il disarmo significava un incrementare delle forze di marina, la Gran Bretagna invece sosteneva l'eliminazione della coscrizione, mentre la Francia intendeva il disarmo una condizione da imporre alla Germania, con un rigoroso controllo militare sul territorio tedesco. Le bellicose richieste francesi portarono a uno scontro diplomatico con gli alleati anglofoni preoccupati per l'eccessiva potenza francese in Europa.

 

La ragione della politica francese particolarmente aggressiva era dovuta alle grandi perdite ricevute dal suo territorio, mentre le risorse industriali della Germania non erano state danneggiate e la politica del Rentenmark stava recuperando l'economia. La Francia chiedeva allora un alto rimborso e un controllo militare permanente della Renania, mentre l'America era interessata solo a tenere l’elettorato tedesco lontano dal bolscevismo. Per questo motivo gli Stati Uniti finanziarono la ricostruzione della Germania, premendo allo stesso tempo per alleviare il controllo militare sull'area. Coerenti a questa strategia, dopo la conferenza di Parigi, gli Stati Uniti tornarono al loro tradizionale isolazionismo, lasciando il controllo del riarmo degli stati Europei alle sole Francia e Gran Bretagna. Questa mancanza di supporto favorì i piani di riarmo di Hitler che nel 1939 comprendeva il 58% delle spese interne tedesche. Senza il sostegno degli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, allarmati dalla politica tedesca di recupero dei territori perduti, continuarono a cercare compromessi con tutti, anche con un guerrafondaio come Mussolini.

 

Il nuovo corso economico imposto dagli Stati Uniti lasciava indietro l'Europa nel mercato globale, per esempio l'economia del Regno Unito veniva alleviata dai prestiti statunitensi, ma da questi veniva anche ricattata, costretta all'abolizione dei dazi e alla politica di libero scambio, per adattarsi alle nuove regole del commercio globale (III punto). Nel 1930, dopo essersi assicurata i mercati occidentali grazie a un'industria fiorente e a una flotta non danneggiata, l'America invece chiuse unilateralmente il suo mercato ai prodotti europei mentre assicurava il dominio sul Sud America.

 

L'arroganza della politica estera statunitense di quei tempi è oggi incontestata, ma nel 1919, al tavolo dei vincitori, la delegazione italiana non poteva credere che gli accordi presi anteguerra non venissero onorati. Lo sforzo di questo paese sul fronte Carsico era innegabile; L'Italia, considerata un partner debole ma coerente durante il conflitto, vide negate nel febbraio 1919 le proprie richieste territoriali. Il presidente Wilson in persona negò queste richieste, appoggiato remissivamente da Francia e Inghilterra. L'opinione pubblica italiana parlò di “Vittoria Mutilata” e successivamente i fascisti italiani costruirono parte del loro programma attorno a questo affronto. Si rifaranno umiliando la Lega delle Nazioni nel 1935.

 

L’invasione dell’Abissinia fu uno smacco ancora maggiore alla Lega se si considera che la creazione di questa era un obiettivo primario per Wilson. Il presidente aveva bisogno di proporre un sistema di sicurezza collettiva ma la sua costituzione fu piuttosto idealistica e si schiantò con la diplomazia europea e il Partito Repubblicano Americano. Su questo punto gli alleati tenevano pareri molto discordanti tra loro. La Francia ossessionata da un riarmo tedesco premeva sull’ uso della forza militare delle armi come mezzo per imporre la volontà della lega, gli altri consideravano questa soluzione troppo estrema perché non era possibile risolvere un conflitto provocandone un altro. Queste indecisioni sull’applicazione della forza negavano alla lega una risposta forte in caso di bisogno, per esempio questa non fu in grado di bloccare l'invasione dell'Etiopia da parte dell'Italia dell’Ottobre 1935.

 

La composizione del consiglio della lega fu un'altra questione di duro confronto al tavolo dei vincitori, lo stesso Wilson contribuì a diminuirne i poteri perché pressato a farlo dal senato americano. Il 19 marzo il presidente ottenne l'accettazione di 4 punti successivi, apparentemente giusti come la conferma della giurisdizione esclusiva degli stati, ma tutti questi punti limitarono la lega a una sfera di influenza eurocentrica lasciando spazi agli stati con mire colonialistiche. Per esempio, il Giappone approfittò di queste limitazioni invadendo la Manciuria e minando l'eredità della lega. Quest’invasione dimostrava al mondo l’ennesimo limite della strategia del presidente americano.

 

Furono quindi la debolezza militare della Lega, il lasseiz faire verso un riarmo delle nazioni e il controllo del mercato economico Europeo, a indebolire il sistema politico mondiale, rendendolo spettatore delle ambizioni di nazioni con un forte nazionalismo ed espansionismo come Germania, Italia e Giappone, gli stati aggressori durante la Seconda guerra mondiale.

 

La maggior parte degli studi sull’argomento riconoscono che ottenere un sistema democratico stabile in tutta Europa non era un compito facile per i vincitori della Prima guerra mondiale, neanche per gli Stati Uniti che detenevano la maggior quantità di risorse. Ma è altrettanto probabile che un maggiore coinvolgimento americano in Europa avrebbe arginato le forze europee di estrema destra. Gli Stati Uniti invece, interessati a promuovere il loro commercio senza legarsi con il vecchio continente, considerarono i paesi europei come mercato da dominare, senza assicurarsi della stabilità del mercato stesso. Il congresso americano si rifiutò di ratificare il trattato, e la ricerca di un accordo separato impose la volontà americana sulle questioni europee senza considerare nessun altro punto di vista. A questo punto ci sembra giusto affermare che le forze di estrema destra europee del primo dopoguerra arrivarono al comando per diverse ragioni ma una Lega delle Nazioni senza potere, il monopolio economico e l'isolazionismo americano furono sicuramente cause non secondarie dell'ascesa del nazionalismo tedesco, italiano e giapponese e del successivo conflitto mondiale.

 

 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]