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N. 141 - Settembre 2019 (CLXXII)

william blake e il mistero della creazione

tra il bene, il male e l'uno

di Giovanna D'Arbitrio

  

Poeta, pittore e incisore, William Blake, nato a Londra nel 1757 e qui deceduto nel 1827, poco apprezzato in vita, è stato poi rivalutato dalla critica che oggi lo considera uno degli artisti più originali e creativi, nonché precursore di molte tendenze attuali.

 

Profeta e visionario, rivendicò il primato di immaginazione, sentimento, fantasia e gioia contro la ragione astratta e rigida: con le sue idee rivoluzionarie e libertarie, fu sempre alla ricerca di novità e capovolgimento di valori, a cominciare dai due poli del bene e del male.

 

Anticipatore della psicanalisi freudiana sulla dimensione sessuale, il suo vitalismo e naturalismo radicati in un’Energia Cosmica che tutto pervade, lo indusse a criticare il cristianesimo dogmatico, causa della repressione di istinti naturali.

 

Roberto Sanesi, saggista e critico nel suo commento alla raccolta dei Libri profetici di Blake, afferma con riferimento a The Marriage of Heaven and Hell: «“The Marriage”, fortemente satirico nella sua polemica di rovesciamento dei valori del bene e del male e di affermazione della loro interdipendenza (senza contrari non c’è progresso), è da considerare una sorta di manifesto apocalittico». Insomma contro il cristianesimo repressivo e sessuofobico, novello Prometeo, egli si ribella e rivendica la scintilla divina che è nell’uomo, un’energia divina che pervade tutto il creato.

 

Blake rappresenta, in effetti, con le sue opere una possente sintesi tra correnti illuministico-rivoluzionarie (centrate sui principi di libertà, uguaglianza e fratellanza) e tradizioni mistiche, gnostiche ed esoteriche: educato alla scuola dei liberi pensatori del 700, tuttavia ha già in sé i germi del Romanticismo per il culto dell’Immaginazione, per lui senz’altro superiore alla Ragione, nonché per la sua concezione dell’artista come profeta.

 

Voltaire, Bacone, Locke, Burke, il mistico E. Swedenborg, Platone, il mito di Atlantide legato a quello di Albione con Celti e Druidi, il leggendario bardo Ossian, Omero, Virgilio, le sacre scritture, Dante, Milton e quant’altro furono per lui preziose fonti d’ispirazione che gli consentirono di elaborare anche una sua personale visione sul mistero della coesistenza del Bene e del Male.

 

Fin da bambino Blake affermò di vedere angeli, santi e profeti e di dialogare con antichi poeti, filosofi e letterati, guadagnandosi la fama di artista visionario e un po’ folle.

 

Elio Chinol, nella sua English Literature, a short survey, lo definisce come “the perfect embodiment of the individualist and the anarchist in revolt agaist all institutions, dogmas and exisisting systems” (la perfetta incarnazione dell’individualista e dell’anarchico in rivolta contro tutte le istituzioni, dogmi e sistemi esistenti).

 

Convinto di essere portatore di un nuovo messaggio, pur vivendo per tutta la vita a Londra, città cosmopolita sempre pronta ad accogliere nuovi stimoli culturali, rimase isolato e incompreso fino al 1818 quando giovani artisti cominciarono a circondarlo di affetto e stima

 

Figlio di un commerciante che incoraggiò le sue attitudini artistiche, nel 1772 divenne apprendista presso lo studio dell’incisore James Basire. Nel 1782 fece due incontri importanti: conobbe Jhon Flaxman, disegnatore e scultore divenuto suo mecenate, e Catherine Boucher, la sua futura moglie.

 

Analfabeta, Catherine apprese da lui non solo a leggere e a scrivere, ma anche l’arte dell’incisione, diventando per il marito un ineguagliabile sostegno morale e materiale nel dare alle stampe i cosiddetti Libri Miniati, cioè libri in cui le poesie di Blake venivano illustrate con incisioni a rilievo colorate ad acquerello secondo una tecnica denominata illuminated printing inventata dallo stesso autore.

 

Dal 1783 furono pubblicate la maggior parte delle sue opere: Poetical Sketches (1783), Songs of Innocence (1789), Songs of Experience (1794), e i Prophetic Books (pubblicati tra il 1789 e il 1820).

 

Mentre nei canti dedicati all’innocenza la poesia è fresca, ingenua, nelle opere successive essa diventa più complessa, piena di simboli e allegorie.

 

Dalle sue poesie, come dalle sue incisioni, si evince che l’Innocenza e l’Esperienza sono i due stadi della vita che l’uomo deve attraversare: abbandonando l’innocenza dell’infanzia, egli potrà raggiungere saggezza e conoscenza solo superando le distorsioni e i mali dell’esperienza, poiché “senza opposti non c’è progresso”, non c’è luce senza oscurità, vita senza morte.

 

Così anche l’Agnello e la Tigre diventano simboli del Bene e del Male in due famose poesie, The Lamb e The Tyger:

 

Little Lamb, who made thee?

Do thou know who made thee?

Gave thee life and bid the feed

By the stream and over the mead?

 

Chi ti fece piccolo agnello?” egli si domanda e poi il mite animale diventa il simbolo dell’Agnello di Dio, Cristo, il Bene.

 

Anche la Tigre, tuttavia, esiste con i suoi occhi che brillano infuocati nella notte e la sua temibile simmetria:

 

Tyger! Tyger! Burning bright

In the forest of the night,

What immortal hand or eye

Could frame thy fearful symmetry?

 

E allora il poeta si chiede “Colui che fece l’Agnello creò anche te?” (Did he who made the Lamb, make thee?), ma non fornisce una risposta.

 

La fornirà in altre opere, elaborando una visione unitaria della Creazione in cui tutto trova un significato in un contesto più ampio, cosmico, con l’aiuto del potere cognitivo dell’Immaginazione che ci consente di scoprire una realtà che giace al di là del mondo dei fenomeni, di “accedere ai Mondi Eterni e all’Eternità Divina in continua espansione” come afferma in “Jerusalem”. Non poté mai comprendere, quindi, come l’empirismo di Locke potesse essere considerato più reale della filosofia mistica di Swedenborg.

 

Le sue poesie come le sue incisioni sono tutte centrate sul tema del Bene e il Male, libertà e schiavitù, felicità e dolore, angeli e demoni.

 

To see a World in a grain of sand,

And Heaven in a wild flower.

Hold Infinity in the palm of your hand

And Eternity in an hour…

 

Vedere un Mondo in un granello di sabbia

E il Paradiso in un fiore selvatico.

Tenere l’Infinito nel palmo della tua mano

E l’Eternità in un’ora…

 

Il giorno della sua morte, il 12 agosto 1827, Blake lavorò senza sosta alle illustrazioni dell’Inferno di Dante, incarico affidatogli da John Linnell, poi fece un ultimo ritratto della moglie e se ne andò per sempre cantando inni e poesie, contento per “le cose che avrebbe visto in Paradiso e convinto della salvezza per mezzo di Cristo”, come scrisse George Richmond in una lettera a Samuel Palmer.



 

 

 

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