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                          N. 16 - Settembre 2006 
                                    
                                    
                                    UN UOMO, IL 
                                    SUO AEREO 
                                    
                                    
                                    Storia di 
                                    guerra vissuta 
                              
                              di 
                              Alessandro 
                              Farris 
                          
                            
                              
                              Per la prima volta 
                              in un mio articolo non mi occupo di tecnologia 
                              aeronautica o militare, ma parlerò di un uomo, non 
                              un pilota, ma importante quanto un pilota in 
                              quanto il suo ruolo era di piena collaborazione 
                              con il pilota in quanto ne proteggeva le spalle 
                              dagli attacchi nemici e permetteva il collegamento 
                              tra cielo e terra. 
                              
                                
                              
                              Prima di parlare di 
                              quest’uomo, parlo della macchina sulla quale 
                              volava come radiotelegrafista e armiere. 
                              
                              La macchina era lo 
                              Junker 87, meglio noto ai più come “Stuka”. 
                              
                              E’ un aereo da 
                              bombardamento in picchiata. 
                              
                              Questo aereo viene 
                              inaugurato durante la battaglia di Teruel, in 
                              Spagna, nel 1936. 
                              
                              Subito vengono in 
                              luce le sue ottimi doti di bombardiere a tuffo e 
                              di alta precisione. 
                              
                                
                              
                              Verranno utilizzati 
                              intensamente dalle forze aeree tedesche durante la 
                              seconda in ogni tetro d'operazioni, pur con 
                              alterne fortune. 
                              
                                
                              
                              Apprezzando le 
                              qualità dell'apparecchio, l'Aeronautica Militare 
                              Italiana ne acquisisce degli esemplari. 
                                
                              
                                
                                
                              
                              In questa foto è 
                              illustrato un esemplare della 209a squadriglia, 
                              che è la medesima squadriglia del 
                              radiotelegrafista-armiere di cui parlerò nel mio 
                              articolo. 
                              
                                
                              
                              I piloti italiani ne 
                              apprezzano la robustezza e l'efficienza, doti rare 
                              negli aerei italiani, e scoprono un congegno 
                              inedito : il pilota automatico. 
                              
                              Siccome era un 
                              bombardiere a tuffo c'era il pericolo che durante 
                              la picchiata il pilota potesse perdere i sensi in 
                              quanto il sangue defluiva dal cervello. 
                              
                              Per evitare questo, 
                              i progettisti tedeschi avevano installato un 
                              meccanismo che richiamava l'apparecchio non appena 
                              varcava una quota limite per la sicurezza 
                              dell'aereo. 
                              
                                
                              
                              Ora parlerò 
                              dell'uomo. 
                              
                              Si  chiama Luigi 
                              Scaramuzza. 
                              
                              Nasce a Soragna nel 
                              1921 e manifesta fin da piccolo interesse per 
                              l'elettronica in quanto nelle campagne della sua 
                              zona non vi era elettricità e l'illuminazione 
                              pubblica era garantita da lampade all'acetilene. 
                              
                                
                              
                              Si arruola 
                              volontario nel 1939 e visto l'interesse che 
                              possiede entra in un istituto tecnico di Milano 
                              ove apprende le prime nozioni  di elettrotecnica e 
                              di elettricità. Viene promesso e trasferito a 
                              Capodichino. In seguito a questo periodo di studi, 
                              apprende anche l'uso del radio-telegrafo e 
                              l'alfabeto Morse. La scuola napoletana è molto 
                              severa. Infatti su 2500 allievi ne vengono 
                              promossi 365. Scaramuzza si piazzerà al 355o 
                              posto. 
                                
                              
                              Durante il periodo 
                              di addestramento al volo su JU87 avviene un 
                              incidente che rischia seriamente di lasciare a 
                              terra il futuro radiotelegrafista. 
                              
                              Si  stacca la 
                              capottina che proteggeva il suo settore. 
                              
                              Questa capottina  
                              non era un corpo unico,rispetto al resto della 
                              medesima, in quanto pilota e secondo avevano due 
                              calotte indipendenti. 
                              
                              Riesce ad avvisare 
                              il pilota dell'incidente capitato e l'atteraggio 
                              avviene, sia pur con difficoltà. 
                                
                              
                              Viene interpellato 
                              dal comandante del corso che lo interroga su cosa 
                              sia avvenuto in volo e sul motivo del distacco 
                              della calotta. 
                              
                              Si accerterà 
                              un'usura dei ganci di scorrimento della calottina 
                              e questa usura, unita alla velocità orizzontale 
                              dell'aereo, ne ha portato al distacco. 
                              
                              Dimostra doti di 
                              intelligenza non comuni e nel 1941 viene nominato 
                              marconista. 
                              
                              Vuole volare perchè 
                              vuole fare il suo dovere nei confronti della 
                              Patria, e allora il valore della patria era sacro 
                              e non solo vuota retorica. 
                              
                              Si  addestrerà al 
                              volo sullo JU87 presso la 209a squadriglia, 102o 
                              gruppo, 5o stormo di base a Lonate Pozzolo, presso 
                              Milano. 
                                
                              
                                
                                
                              
                              Dopo un anno alla 
                              sua nomina a marconista compie la sua prima azione 
                              di guerra. 
                              
                              Fa ancora carriera 
                              per le doti di intelligenza dimostrate durante il 
                              periodo di addestramento. 
                              
                              E' promosso aviere 
                              scelto il 15 marzo 1942. 
                              
                              Decollo dalla base 
                              di Gela.E' il 7 giugno 1942. Volo notturno su 
                              Malta. 
                              
                              Viene mandato 
                              insieme ad un gruppo di 10 apparecchi per 
                              bombardare le installazioni aeroportuali maltesi. 
                              
                                
                              
                              Mentre gli aerei 
                              sono in avvicinamento verso Malta, i radar inglesi 
                              li hanno già avvistati. 
                              
                              I primi proiettori 
                              vengono accesi e questo si rivela il primo 
                              ostacolo all'attacco in quanto gli aerei erano 
                              bombardieri a tuffo e i piloti rischiavano di 
                              venire abbagliati da tali proiettori. 
                              
                              Oltre ai proiettori 
                              si aggiunge la contraerea e l'aereo di Scaramuzza 
                              è costretto a fare vari volteggi per evitare i 
                              colpi della contraerea. 
                              
                                
                              
                              Il pilota, come il 
                              nostro marconista Scaramuzza, alla prima missione 
                              bellica, rimane stordito dai fasci di luce della 
                              difesa inglese e per un momento perde i sensi. 
                              
                              L'aereo vola 
                              egualmente, ma devia molto dalla sua rotta. 
                              
                              In questo momento 
                              interviene Scaramuzza che, tramite interfono 
                              (usato da pilota e armiere per le comunicazioni 
                              interne), riesce a far riprendere il pilota e a 
                              guidarlo verso la rotta corretta. 
                                
                              
                              Purtroppo i guai non 
                              sono finiti a bordo dell'aereo. La radio si guasta 
                              e non è possibile avvisare la base di Gela del 
                              rientro. 
                              
                              Spiego come avveniva 
                              il rientro degli aerei italiani alle basi 
                              nazionali. 
                              
                              Prima di atterrare 
                              l'aereo in questione compiva due giri, 
                              apparentemente a vuoto, intorno al campo di 
                              atterraggio. Questo in modo che la difesa a terra 
                              lo riconoscesse in quanto aereo italiano. 
                                
                              
                              Ma la situazione in 
                              cui si trova l'aereo di Scaramuzza non può 
                              permettere lo svolgimento di ciò e lo stesso 
                              atterraggio non può essere annunciato 
                              all'aerodromo di Gela per il guasto della radio. 
                              
                              L'atterraggio 
                              avviene senza intoppi. 
                              
                                
                              
                              Compie altre 
                              missioni e riesce a portare a casa la pelle. 
                              
                              Per le missioni più 
                              pericolose, nelle quali si ha possibilità di fare 
                              carriera più velocemente, non si era obbligati. 
                              Infatti gli equipaggi si offrivano in tali 
                              circostanze. 
                              
                              Lo stesso Scaramuzza 
                              vuol mostrare di fare il suo dovere, ma non  per 
                              entusiasmo dovuto a “follia” giovanile, ma per 
                              ordini. Gli ordini ci sono e bisogna rispettarli. 
                              
                                
                              
                              Nonostante l'aereo 
                              fosse di costruzione tedesca, nella base da dove 
                              parte l'aereo di Scaramuzza, non si vedono 
                              tedeschi. 
                              
                              Infatti il reparto 
                              del nostro armiere viene trasferito alla base di 
                              Gioia del Colle, in quanto la base siciliana di 
                              Gela non è più in condizioni di permettere involi 
                              di velivoli. 
                              
                              Questa situazione  
                              verrà apprezzata dai piloti e specialisti italiani 
                              dopo l'8 settembre 1943. 
                              
                              Infatti, pur 
                              restando isolati per una settimana, non vi saranno 
                              scontri a fuoco con quello che era divenuto l'ex 
                              alleato. 
                              
                              Scaramuzza volerà 
                              ancora con lo JU87. 
                              
                              Infatti l'aereo 
                              ex-tedesco viene mantenuto dall'Aeronautica 
                              Italiana Cobelligerante. 
                              
                              Il 15 giugno 1944 
                              arriva un'altra promozione per Scaramuzza. 
                              
                              Diviene 1° aviere. 
                              
                                
                              
                                
                              
                               
                              Volerà anche con altri apparecchi. 
                                
                              
                              Più specificamente 
                              su due trimotori. 
                              
                              Uno è il SM 82. 
                              
                              Quello nell'immagine 
                              di sopra. 
                              
                              L'altro apparecchio 
                              invece è il FIAT G12 
                                
                              
                              Al termine delle 
                              ostilità, dopo l'8 maggio 1945, Scaramuzza 
                              vorrebbe proseguire la sua carriera. Ma a casa lo 
                              attende una terribile notizia. 
                              
                              Nel  1944 è stato 
                              fucilato come ostaggio il fratello di 15 anni. 
                              
                              Questa sconvolgente 
                              notizia, unita alla solitudine della madre, lo 
                              porta ad abbandonare l'Aeronutica. 
                              
                                
                              
                              Nel  dopo guerra è 
                              molto attivo per la sua città. 
                              
                              Fonderà nel 1963 la 
                              “Famija Soragnese”, un circolo intellettuale molto 
                              attivo. 
                              
                              10 anni dopo verrà 
                              nominato Cavaliere della Repubblica. 
                              
                              Attualmente è 
                              presidente dell'Associazione ex-Combattenti di 
                              Soragna. 
                              
                                
                              
                              Questo articolo è 
                              nato grazie alla sua disponibilità a raccontare 
                              quanto ha fatto e quanto fa ancora.  |