Tri gilzy ot angliyskogo karabina
1922: BANDE ARMATE in UCRAINA
di Leila
Tavi
"Tre bossoli di un fucile inglese"
(Tri gilzy ot anglijskogo
karabina)
di Vladimir Dovgan' è un film
del 1983 che si inserisce nel genere
del detective storico e si
distingue per la sua attenzione ai
dettagli del periodo
post-rivoluzionario in Ucraina.
Ambientato nell’autunno del 1922,
subito dopo la fine della Guerra
Civile Russa, il film ci porta nella
provincia ucraina, dove una banda
criminale, guidata dal feroce
Voloch, commette un brutale
omicidio ai danni di una maestra
elementare. La vicenda si sviluppa
attorno alle indagini condotte da un
ufficiale della polizia sovietica,
Tichon Globa, incaricato di
scoprire i responsabili del crimine.
Il film non si limita a raccontare
una semplice indagine poliziesca, ma
esplora temi complessi legati alla
legge, all’ordine e alla violenza in
un periodo cruciale e drammatico
della storia dell’Ucraina, offrendo
allo spettatore una riflessione
profonda sul conflitto tra il
sistema sovietico e le lotte
interne dei contadini e delle
bande armate. Un tema ricorrente nel
film è la legge, che è
personificata attraverso due figure
femminili centrali nella trama: la
maestra uccisa all'inizio del film e
la giudice che condanna il bandito e
assolve il protagonista alla fine.
Questi personaggi, pur trattati in
modo differente, incarnano l’idea di
giustizia in un contesto di
transizione dalle vecchie leggi
imperiali alle nuove leggi
sovietiche, che spesso sembrano
essere ancora più oppressive agli
occhi della classe contadina.
La maestra, pur essendo una
vittima, rappresenta la speranza di
un nuovo ordine che il sistema
sovietico vorrebbe instaurare. La
sua morte, quindi, rappresenta la
violenza e l’oppressione che si
abbattono su chi cerca di
rispettare e diffondere la legge
in una società in preda al caos. La
figura della giudice, che
giunge alla fine del film, assume un
valore simbolico ancora più forte.
Se la maestra è l’incarnazione della
speranza e della legge morale,
la giudice è l'esempio della legge
sovietica ufficiale che
condanna chi ha infranto l’ordine e
premia chi, come Globa, riesce a
navigare i dilemmi morali del
regime. L’assoluzione del
protagonista diventa, così, un
passaggio simbolico da una legge non
sempre giusta a una forma di
giustizia superiore, anche se le
ambiguità non sono mai del tutto
risolte.
La figura del protagonista,
Tichon Globa, si può facilmente
associare a quella di uno
sceriffo buono tipico dei
film western, sebbene, in questo
caso, l’ambientazione e il contesto
siano profondamente diversi. Globa è
un uomo che si muove tra la legge
e il disordine, un poliziotto
che, pur avendo l'autorità per far
rispettare la legge sovietica, non è
mai completamente sicuro di essere
dalla parte giusta. Come un eroe
del Far West, Globa deve
affrontare il dilemma morale di
mantenere l'ordine, pur sapendo che
la legge che applica è, in molti
casi, ingiusta o comunque
contraddittoria rispetto ai valori
della comunità rurale di cui deve
far rispettare l’ordine.
Questa ambiguità è accentuata dal
fatto che il protagonista, pur
rappresentando il potere sovietico,
mostra dubbi e conflitti interiori
sul significato di giustizia
in un periodo storico segnato dalla
violenza politica e sociale. In
effetti, la sua posizione può
sembrare quella di un uomo che cerca
di mantenere l’ordine in un
mondo che sembra non avere più
regole, dove la legge sovietica
si scontra con il desiderio di
giustizia del singolo individuo.
La prateria è un’immagine che
immediatamente richiama i paesaggi
aridi e polverosi dei film western,
eppure l’ambiente in cui si svolge
Tri gilzy ot anglijskogo karabina
è completamente diverso. Il film è
ambientato in un'Ucraina
post-bellica, che, pur non avendo
una "prateria" nel senso stretto del
termine, presenta un paesaggio
altrettanto duro e spoglio. I
campi ghiacciati, i terreni
aridi coperti di neve, e
l’atmosfera di freddo opprimente
che permeano il film possono essere
visti come una versione sovietica
della prateria, dove l’unico
mezzo per muoversi agilmente è il
cavallo. Qui, l’elemento del gelo
non è solo una questione climatica,
ma riflette il freddo morale
che investe la vita dei contadini,
dei banditi e degli uomini di legge.
L’ambiente diventa simbolo di una
lotta per la sopravvivenza e
di un mondo in cui la giustizia è
sempre più difficile da mettere in
atto.
In questo contesto, le bande armate,
che operano senza pietà nei
confronti dei contadini che si
piegano alla collettivizzazione
sovietica, si presentano come
una minaccia costante. Le
famiglie trucidate dai banditi,
spesso senza distinzione tra chi è
colpevole e chi no, chi
effettivamente collabora con il
nuovo regime e chi, invece, cerca
soltanto di sostentare la famiglia,
evidenziano la crudeltà di una
guerra civile che si è estesa ben
oltre il conflitto tra l'Armata
Rossa e quella Bianca. I banditi,
che si presentano come nemici della
legge sovietica, si fanno
giustizia da soli, senza alcuna
pietà per chi collabora con il
regime.
Nel film la violenza delle bande
armate non si limita a una mera
recrudescenza della criminalità, ma
diventa un simbolo della
resistenza contro le forze
sovietiche. Le bande, infatti, sono
composte in gran parte da
ex-combattenti della Guerra
Civile, ma anche da contadini che
rifiutano la collettivizzazione
forzata e vedono nei banditi una
sorta di liberatori dal giogo
sovietico. Tuttavia, queste bande
non hanno pietà per i contadini che
si piegano alla legge. Le
famiglie trucidate sono spesso
quelle che si sono adattate al nuovo
sistema o quelle che non riescono a
sfuggire alla morsa della violenza.
Questo particolare offre alla
narrazione non soltanto un’indagine
poliziesca, ma anche un commento
sulla repressione sistematica
da parte del regime sovietico, che
cercava di imporsi con la forza
sulle comunità rurali. Il contrasto
tra le bande e i contadini mette in
evidenza la difficoltà di
coesistenza tra la legge imposta
dal potere centrale e quella che le
persone vivevano nel loro
quotidiano.
Il film offre uno spunto per
comprendere meglio le tensioni
interne all’Ucraina del 1922, una
nazione che, mentre cercava di
trovare una sua identità, si trovava
intrappolata tra vecchie leggi
imperiali e nuove leggi
sovietiche che non sempre
portavano giustizia a chi, come i
contadini, viveva ai margini della
società.
Il film trae ispirazioni dalle lotte
tra le autorità sovietiche e i
gruppi anarchici che operavano in
questo periodo in Ucraina, come
quelle di Nestor Machno
(Нестор Иванович Махно), che credeva
nell'autoamministrazione economica e
politica di contadini e operai.
Dieci anni dopo gli eventi narrati
dal film, nel 1932-33, l'Ucraina
avrebbe subito l'Holodomor,
una carestia indotta dal regime
sovietico che avrebbe causato
milioni di morti tra i contadini, un
altro tragico capitolo della lotta
tra le comunità contadine e il
potere centrale sovietico.
Il film diventa, così, un documento
che ci aiuta a comprendere non
soltanto la violenza del
periodo, ma anche le difficoltà di
chi cercava di sopravvivere in un
mondo in cui la giustizia
sembrava essere un concetto tanto
sfuggente quanto l’ordine sociale.