[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 209 / MAGGIO 2025 (CCXL)


attualità

TINERET
SULLA COMUNITà MOLDAVA A ROMA
di Leila Tavi

 

Nel cuore della periferia romana, tra le strade della Cassia e della Trionfale, si snoda la storia di Andrei (Andrei Grigorita), giovane moldavo protagonista del documentario Tineret di Nicolò Ballante, che esordisce con il suo primo lungometraggio indipendente. Il titolo, che in moldavo significa "giovinezza", racchiude in una sola parola le speranze, le tensioni e le contraddizioni di una generazione in bilico tra radici e futuro, tra senso di appartenenza e voglia di emancipazione.

 

Andrei vive con la madre (Marika Isciuc) e la sorella minore (Daniela Grigorita), una ragazza di sedici anni alla quale fa da padre. La figura paterna è assente, come spesso accade nelle famiglie migranti in cui i ruoli si ridefiniscono, le responsabilità si distribuiscono in modo irregolare e i carichi emotivi si sbilanciano. Le sue giornate scorrono tra il lavoro come groom in un maneggio, le corse in auto, le serate con gli amici, i tentativi di sfondare nel mondo della musica rap. Una quotidianità apparentemente semplice, ma attraversata da una sottile tensione sociale: quella di chi sogna un futuro diverso, eppure si sente prigioniero di un presente statico, scandito da barriere economiche, culturali e generazionali.

 

Il documentario, presentato e premiato alla XVIII edizione del Festival Internazionale della Cinematografia Sociale Tulipani di Seta Nera, s’inserisce nel panorama del cinema sociale italiano. La storia di Andrei è quella di una giovane generazione con le sue radici culturali, trapiantata nella capitale e in altre città italiane. A Roma la presenza moldava è ben radicata e in costante crescita. Secondo i dati della guida online ai Comuni, alle Province e alle Regioni, Tuttitalia.it, aggiornati al 1° gennaio 2024, nella Città Metropolitana vivono quasi diecimila cittadini moldavi, di cui oltre seimila risiedono nel comune di Roma. Numeri che, pur non collocando questa comunità tra le più numerose dell'Est Europa nella capitale, ne confermano comunque un ruolo rilevante nel tessuto urbano e sociale della città. Su scala nazionale, i moldavi registrati sono più di 102.000, una cifra che rappresenta circa il 2% di tutta la popolazione straniera presente in Italia. Molti di loro arrivano nel nostro Paese con doppia cittadinanza rumena, facilitando così l’inserimento lavorativo, soprattutto nei settori dell’assistenza familiare, dell’edilizia e della ristorazione. Ma negli ultimi anni, la comunità si è fatta spazio anche in ambiti meno esplorati come quello culturale, contribuendo con progetti, eventi e produzioni artistiche alla vita pubblica delle città in cui vive.

 

Roma, in particolare, è diventata un punto di riferimento importante per la comunità moldava in Italia: non soltanto per motivi economici, ma anche per le opportunità di confronto culturale e per la possibilità di costruire ponti tra identità diverse, tra radici e futuro. Molti moldavi, spesso con doppia cittadinanza rumena, approdano nel nostro Paese alla ricerca di condizioni di vita migliori, ma si trovano spesso a confrontarsi con un sistema che fatica a riconoscere e valorizzare quelle identità ibride che nascono dall’incontro tra culture, lingue e vissuti differenti.

In Tineret Nicolò Ballante evita qualsiasi retorica vittimista. Lo sguardo è asciutto, partecipe ma mai indulgente. Andrei è un giovane uomo determinato, che affronta con dignità e con responsabilità le sfide che la vita gli presenta. Le riprese restituiscono un'immagine cruda e autentica delle periferie romane, spazi urbani troppo spesso stigmatizzati e ridotti a sfondo, che qui diventano protagonisti. L’intenzione del regista non è quella di denunciare o di spiegare, ma di osservare da vicino un percorso di crescita e resistenza individuale, senza aggiungere sovrastrutture narrative o estetiche. Nicolò Ballante sceglie di restare accanto al suo protagonista, che conosce bene, infatti, dall’inizio del progetto alla sua realizzazione sono passati quattro anni in cui i due ragazzi si sono frequentati, sono cresciuti insieme.

 

La macchina da presa segue Andrei nei suoi gesti quotidiani e nei suoi silenzi, lasciando che sia la realtà – con le sue frizioni, le sue attese, le sue contraddizioni – a parlare. “Quella paura di rimanere ingabbiati in una situazione senza via di uscita, un sogno che può frantumarsi, la paura di non essere abbastanza bravi” spiega il regista. “È un film che cerca di osservare una generazione cresciuta con la trap, che prova in tutti i modi a essere libera e lo fa attraverso la musica, che a volte sembra l'unico ascensore sociale e l'unica via per potercela fare.

 

La musica, elemento centrale nel documentario, è molto più di un semplice sogno adolescenziale. È una forma di espressione identitaria, una strategia di resistenza, un modo per rielaborare il vissuto e immaginare un futuro alternativo. Nei testi che Andrei scrive e canta in moldavo, che presenta ai suoi follower sui social, si sente l'eco di un'appartenenza spezzata e il desiderio di raccontare ciò che i media mainstream non vedono: la fatica di crescere senza punti di riferimento, la difficoltà di uscire da uno status di precarietà esistenziale.

 

Il film apre così a una riflessione più ampia sulla condizione giovanile nella società multiculturale italiana. I giovani cittadini di seconda e terza generazione spesso vivono in una terra di mezzo: parlano perfettamente l'italiano, frequentano le scuole italiane, condividono gusti e riferimenti culturali con i coetanei, ma faticano a sentirsi pienamente riconosciuti come parte del tessuto nazionale. Una giovinezza sospesa, che Nicolò Ballante sceglie con cura per indicare un tempo di trasformazione ma anche di vulnerabilità.

 

Dal punto di vista formale, Tineret si distingue per una regia sobria ma attenta ai dettagli. L'uso della camera a mano restituisce un senso di immediatezza, mentre la colonna sonora – composta da brani originali – accompagna il racconto senza sovrastarlo. La scelta di alternare scene di vita quotidiana a momenti più intimi, come le confidenze tra fratelli o le registrazioni musicali notturne, permette allo spettatore di entrare in sintonia con il protagonista senza filtri.

Interessante è anche il modo in cui il documentario affronta il tema della virilità nelle nuove generazioni migranti. Andrei è al tempo stesso fragile e forte, sensibile e determinato, lontano dagli stereotipi tradizionali. In lui si concentrano responsabilità adulte e desideri adolescenziali, paure e ambizioni. Il suo essere "padre-fratello", è il simbolo di una ridefinizione dei ruoli familiari che attraversa molte famiglie di migranti.

 

Dal punto di vista sociologico, Tineret s’inserisce in un filone recente di documentari che interrogano la realtà italiana attraverso la lente delle migrazioni, mettendo in discussione le narrazioni dominanti e restituendo dignità a percorsi esistenziali troppo spesso in ombra. L'aspetto più riuscito di Tineret è proprio la sua capacità di raccontare una storia specifica rendendola universale. Lo spettatore è portato a identificarsi con Andrei non in quanto "straniero", ma in quanto giovane alle prese con sogni, ostacoli, scelte. Un messaggio potente, soprattutto in un momento storico in cui i discorsi sull'identità rischiano di diventare escludenti e divisivi.

 

Il documentario è disponibile gratuitamente sul sito del Festival Tulipani di Seta Nera e su Rai Cinema Channel. Oltre ad avere ottenuto il premio come miglior documentario e miglior montaggio questo mese a Tulipani di Seta Nera, l’opera ha già ottenuto numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero. Tra questi, l’AMC Award per il miglior montaggio al Festival dei Popoli (2024), il premio come Miglior Documentario al Los Angeles, ItaliaFilm, Fashion and Art Fest (2025), oltre ad aver una menzione speciale al Rome International Documentary Festival (2024). A questi si aggiungono il Premio Giovani e una menzione speciale a Visioni Italiane (2024), il titolo di Miglior Documentario assegnato dalla giuria del Centro Sperimentale di Cinematografia allo Spello International Short Film Festival (2025).

 

Tineret è un invito a guardare oltre le etichette, a scoprire l'umanità nascosta dietro le statistiche, a comprendere che la giovinezza non è solamente una fase della vita, ma una condizione esistenziale che chiede ascolto, spazio, futuro.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]