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N. 24 - Maggio 2007

THARROS

Due colonne sul Mediterraneo

di Matteo Liberti

 

L'antica città di Tharros fu fondata dai Fenici nell'VIII secolo a.C:, per divenire poi città punica ed infine, alla metà del III secolo a.C., città romana.

 

Va però ricordato che la penisola del Sinis, dove sorge Tharros, era abitata già in epoche più antiche.

 

Il nome con cui è oggi è conosciuto questo luogo è di origine latina, mentre non si sono trovate ancora tracce dell'antico nome fenicio.

 

Tharros rappresentò sempre uno scalo sicuro lungo le rotte che univano l'oriente con Marsiglia e poi con la penisola iberica.

 

Le acque sottostanti Tharros sono famose per essere state chiamate con nome di Mare Morto, data la tranquillità delle loro correnti.

Questo mare piatto rese la città di importanza fondamentale per il commercio fenicio.

 

Le incursioni saracene del IX secolo d.C. portarono al progressivo abbandono Tharros a favore della vicina Oristano.

 

L'assetto urbanistico  ricalca i tratti peculiari urbani di tutte le città puniche, con un asse stradale portante che divide due quartieri: quello abitativo (sul versante occidentale) e quello degli edifici pubblici (disposto a oriente, sul Golfo di Oristano).

 

Le rovine attuali ci mostrano Tharros soprattutto nella sua veste romana, con le terme (comprensive di un apodyterium, di un vasto frigidarium, un tepidarium e tre calidaria), il castellum aquae (un serbatoio di distribuzione dell'acquedotto della città) ed il cardo maximus, caratterizzato dalla canalizzazione fognaria ancora oggi in ottimo stato di conservazione.

 

Tharros ospitava grandi impianti termali dotati di efficaci sistemi di riscaldamento: tra queste, le terme del Convento vecchio, dislocate in un'area opportunamente terrazzata e contraddistinte dalla presenza di un mosaico pavimentale.

 

Poco più distante delle terme si trova il piccolo tempio detto delle iscrizioni puniche (risalente al III secolo a.C. e poi modificato in età romana imperiale), dove era custodito, si racconta, un ricco e sacro tesoro.

 

L'immagine principale di Tharros, presente in tute le cartoline e nota nel mondo, è però data dalle due colonne che si innalzano stagliandosi sul fondale turchese del mare sardo.

 

Queste, estremamente suggestive nella loro posizione, sono il frutto di una moderna ricostruzione di un tempio risalente al 50 a.C.

 

Accanto a queste due testimoni di pietra, sorgono invece i resti del Tempio delle semicolonne doriche, risalente all'età punica (IV - III secolo a.C.) e costruito secondo canoni ellenistici.

 

A nord dell'abitato romano, sul colle detto di Murru Mannu, restano le tracce del villaggio nuragico  di San Giovanni (non distante, nella piana di Capo San Marco, vi è anche il nuraghe di Baboe Cabitza) e del Tophet fenicio (si tratta di un santuario a cielo aperto costituito da un'area sacra dove venivano sepolti i resti dei sacrifici), che presenta delle straordinarie somiglianze con quello di Cartagine e che fu attivo dal VII al II secolo .a.C.

 

Ancora un po' più a nord vi è invece l'antico ipogeo preistorico di San Salvatore di Sinis.

 

I numerosi resti di Tharros si prestano facilmente, in tutte le ore del giorno ma particolarmente al tramonto, ad una scenografia naturale di straordinario fascino, arricchito a volte, nelle sere d'estate, da un'illuminazione notturna e dalle note dei concerti all'aperto.

 

La maggior parte dei manufatti trovati a Tharros sono visibili presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari ed al Museo Archeologico di Cabras.



 

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