[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

173 / MAGGIO 2022 (CCIV)


antica

LA TAVOLETTA DI NARMER

ALLA SCOPERTA DI UN ANTICO REPERTO EGIZIO

di Rosalba Macchiavelli

 

La Tavoletta di Narmer è simile a uno scudo e risale al 3100 a.C. Si tratta di una tavola di pietra incisa a bassorilievo che contiene le più antiche iscrizioni geroglifiche mai rinvenute. Ricavata da un blocco di siltite è stata ritrovata nell’inverno 1897-1898 dagli archeologi James Quibell e Frederick Green mentre scavavano l’antico sito di Nekhen, la “città del falco” nell’estremo sud dell’Egitto.

 

Avevano scelto di scavare in quel sito alla ricerca di qualche manufatto risalente alle rovine del tempio locale. Per i due ricercatori quel tempio aveva una valenza non indifferente in quanto quel luogo era il simbolo delle celebrazioni per le istituzioni reali e Horus era la divinità protettrice della monarchia egizia. Horus comparirà in tutto il suo splendore sulla tavoletta di Narmer.

 

Era lecito che Quibell e Green si chiedessero se in quel sito avrebbero mai trovato qualcosa di unico. Mentre procedevano nei lavori di scavo furono rinvenuti inizialmente oggetti di poco conto, niente che potesse attirare loro l’attenzione. Quibell e Green, però, non si diedero per vinti e, oltrepassato lo strato d’argilla, si imbatterono nella meravigliosa scoperta di alcuni manufatti sacri nascosti da chissà quali sacerdoti in un tempo molto lontano.

 

Tra i vari oggetti sacri, uno su tutti destava la curiosità dei due archeologi: la tavoletta di Narmer. Si presume che quel manufatto servisse a mescolare diversi pigmenti, avendo una forma circolare al centro su uno dei due lati. Le scene elaborate che presenta su ambo i lati fanno, però, presupporre che l’oggetto sia stato commissionato per celebrare le vittorie di Narmer, il glorioso re.

 

Un lato della tavoletta mostra in alto due teste bovine e poco sotto il re Narmer che con una mazza rivolta verso l’alto sembra pronto a colpire un prigioniero che tiene per i capelli. Accanto al prigioniero troviamo i glifi che indicano la Libia, regione da cui proviene il prigioniero. 

 

Sopra la testa del prigioniero si trova il falco Horus che con gli artigli tiene un arpione ancorato a una testa umana. Assume un enorme significato questa rappresentazione: il dio Horus domina il respiro del nemico e ne decide dunque la vita e la morte. 

 

I sei papiri su cui poggia il falco sono stati oggetto di dibattito. Per alcuni indicherebbe la zona paludosa del Nilo, luogo in cui si è svolta la battaglia, altri invece fanno un conto più aritmetico. Ogni papiro corrisponderebbe a 1.000 nemici sottomessi e quindi a un totale di 6.000 anime. Sotto i piedi del re si trovano due nemici in posizione scomposta, uccisi e gettati nel fiume. A sinistra, accanto alle loro teste, troviamo due geroglifici che indicherebbero una città murata per il primo e la città sconfitta per il secondo.

 

L’altro lato della tavoletta, invece, mostra altre nuove caratteristiche. Nella parte alta della tavoletta distinguiamo sempre due teste bovine, poco sotto una processione in cui è rappresentato nuovamente il re Narmer con la barba ricurva come una divinità. Poco dietro il re un “portatore di sandali” mentre davanti al re un sacerdote. 

 

Davanti al sacerdote troviamo quattro portastendardi che sorreggono gli emblemi. Poi all’estrema destra si trovano dieci corpi tutti decapitati con le teste tra le gambe. Sopra di loro i tre simboli indicano, molto probabilmente, le città conquistate. Sotto alla processione ci sono due servi che sono intenti a tenere le teste dei due serpopardi che risultano tra loro aggrovigliati atti a formare un cerchio, dove si ipotizza venissero mescolate le polveri. Poco sotto il re dalle sembianze di un toro calpesta il nemico e ne conquista la città.

 

Un monumento, la tavoletta di Narmer, oggi facente parte della collezione permanente del museo del Cairo. Si dice che sia “il primo documento storico al mondo” e inoltre rappresenta uno dei documenti più importanti giunti fino a noi dall’antico Egitto.

 

 

Successive ricerche storiche riconducono il re Narmer come il primo sovrano d’Egitto, ma i serpopardi e il toro che attacca le mura della fortezza appartengono a un passato preistorico ben più lontano. Per citare alcuni simboli di regalità ricordiamo che da un lato il re tiene in mano la mazza del guerriero e il flagello. Inoltre il re appare, da un lato, indossando la corona rossa del Basso Egitto e il gonnellino dal quale pende la coda di toro che simboleggia Horus (Toro Possente) e dall’altra parte della tavoletta il re indossa il copricapo a bulbo dell’Alto Egitto.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]