[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

177 / SETTEMBRE 2022 (CCVIII)


attualità

SVEGLIAMOCI!
ALCUNE Riflessioni scaturite dal pamphlet di Edgar Morin

di Giovanna D'Arbitrio

 

Senza dubbio la vita sul pianeta Terra non è stata mai facile, ma l’attuale momento storico ci appare sempre più drammatico e preoccupante, tra pandemia, guerre, minaccia nucleari, disastri climatici, consequenziali crisi economiche e quant’altro. Molti affermano che non ci siano alternative, ma Edgar Morin, pur lanciando un grido d’allarme, ci invita a non disperare.
 
Edgar Morin, pseudonimo di Edgar Nahoum (Parigi, 8 luglio 1921), famoso sociologo e filosofo, noto per i suoi numerosi libri le sue teorie sulla complessità e il cosiddetto “pensiero complesso”, ha scritto un pamphlet-manifesto dal titolo Svegliamoci, in cui ci invita a riflettere sui pericoli di un mondo in trasformazione e nello stesso tempo ci sollecita ad affrontare le nuove sfide cercando alternative costruttive.
 
Il libro viene cosi presentato: «”Non sappiamo che cosa ci sta accadendo, ed è precisamente questo che ci sta accadendo”. La celebre frase di José Ortega y Gasset, posta da Edgar Morin a epigrafe di questo pamphlet, vale a maggior ragione per il nostro tempo. La nostra miopia nella comprensione del presente dipende da una crisi del pensiero? O da una sorta di sonnambulismo generalizzato? In questo nuovo saggio, il grande filosofo francese sottolinea la necessità di trovare una bussola per orientarsi nell’oceano dell’incertezza in cui siamo dispersi. Una bussola che ci aiuti a comprendere la storia che stiamo vivendo, dalla marea di estrema destra dilagante in Europa alla crisi economica, fino al degrado ambientale del nostro pianeta. Grazie alle riflessioni del filosofo planetario, incalzati dalle sue domande possiamo tentare di comprendere come il mondo si sta trasformando e accogliere la sfida senza precedenti che siamo chiamati ad affrontare. Dunque... svegliamoci!».
 
In un’intervista di Nuccio Ordine su Lettura del Corriere, Morin ha espresso liberamente le sue idee: «Vorrei dirlo con chiarezza: non stiamo vivendo soltanto la crisi di una sinistra in rovina, la crisi della democrazia nel mondo intero, la crisi di uno Stato sempre più burocratizzato, la crisi di una società dominata dal denaro, la crisi di un umanesimo sopraffatto da odio e violenza, la crisi di un pianeta devastato, dall’onnipotenza del profitto, la crisi sanitaria scatenatadalle epidemie. Stiamo vivendo, soprattutto, una crisi, più insidiosa, invisibile e radicale: la crisi del pensiero».
 
A 101 anni il filosofo francese, con grande lucidità, ha invitato i lettori a risvegliare le loro coscienze, riflettendo sul degrado che investe diversi ambiti, dalla politica con classi dirigenti spesso impreparate e sempre menocolte, all’ecologia (una Terra depredata di cui ci si ostina a ignorare le anomalie climatiche), dall’educazione (istruzione subordinata ad aziende) al mondo del lavoro (precarizzazione e perdita di diritti). Sembra che non ci siano più alternative, ma per Morin lealternative ci sono e bisogna costruirle attraverso un nuovo umanesimo, non sopraffatto da odio, violenza e onnipotenza del profitto.
 
Secondo Morin, è proprio durante le grandi crisi economico-politiche che le forze regressive diventano più potenti. E mentre in passato c’erano forze progressiste in grado di coltivare la speranza nel futuro, oggi dal loro degrado scaturisce un altro profondo degrado: quello del pensiero. Non possiamo più accettare, quindi, passivamente le nuove strategie del Potere che oggi rispetto al passato si serve di inedite e ancor più pericolose possibilità di controllo elettronico e tecnologico (riconoscimento facciale, sorveglianza quotidiana attraverso telefonini e internet).
Da non trascurare, inoltre, i pericoli del transumanesimo e dell’intelligenza artificiale (IA) che se in futuro dovesse governare qualsiasi aspetto della nostra vita, finirebbe per dominare noi stessi, causando una metamorfosi antropologica nella quale l’umano diventerebbe allo stesso tempo metaumano, sovrumano e postumano: con le nuove possibilità di intervento biologico (cellule staminali, modifiche di Dna e telomeri, organi artificiali ecc.) il transumanesimo crede nel prolungamento della vita umana senza invecchiamento, ma è solo una mitologia delle élite ricche.

«Il vero problema oggi non è aumentare la potenza dell’uomo (che sta già provocando il degrado ecologico e la nostra rovina), ma rafforzare le relazioni umane. Contro il sogno del dominio, si tratta di dominare il dominio».

Morin quindi sottolinea l’importanza di un pensiero nuovo in cui concretamente interagiscano conoscenze scientifiche e filosofiche, un movimento (non i partiti tradizionali che hanno fatto il loro tempo) in grado di promuovere coraggio e speranza.

«Ciò che manca oggi è la chiarezza di indicare una via: non un cammino tracciato in anticipo, ma un percorso che indichi almeno una direzione. Per superare la crisi che stiamo vivendo, auspico un ritorno alle fonti e la creazione di un nuovo pensiero».


E non si possono creare alternative senza coltivare la solidarietà umana: «Stiamo assistendo al degrado della solidarietà e dobbiamo impegnarci a crearne di nuove. Nel mio saggio La voie, e in altri lavori, ho proposto la solidarietà come pieno riconoscimento dell’umanità dell’altro. Oggi ci sono troppe persone (penso agli anziani, ai giovani, alle donne) che soffrono la tragedia della solitudine. C’è una politica di solidarietà da sviluppare. C’è urgente bisogno di un enorme cantiere (…) Questo è il cuore della crisi e la crisi è nel cuore dell’umanità. Non dobbiamo più oppone l’universale alla patria. Ma legare le nostre patrie (familiari, regionali, nazionali, europee (…) e integrarle con la nostra unica patria terrestre».

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]