[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 150 / GIUGNO 2020 (CLXXXI)


contemporanea

ISTRUZIONE NEI PRIMI DECENNI DEL REGNO D’ITALIA

PARTE I / LA LEGGE CASATI

di Raffaele Pisani


Già negli anni precedenti il periodo che stiamo considerando, nel Regno di Sardegna con i rispettivi ministri: Boncompagni, Cibrario e Lanza erano state varate delle leggi per sottrarre la scuola al controllo del clero e porla sotto la direzione dell’amministrazione statale. La promulgazione della Legge Casati, dal nome del ministro della pubblica istruzione Gabrio Casati, è certamente un momento fondamentale nella storia della scuola italiana. Sebbene non avesse l’istruzione popolare come primo obiettivo, diede il suo indubbio contributo alla scolarizzazione degli Italiani.

 

Detta legge venne promulgata il 13 dicembre del 1859, in regime di pieni poteri del sovrano. Appena tre giorni prima era stata firmata la Pace di Zurigo con la quale il Regno di Sardegna aveva acquisito la Lombardia austriaca e a questa intendeva estendere il suo sistema scolastico. Con qualche aggiustamento, che doveva tener conto delle differenze sociali e culturali delle varie regioni, tale legislazione venne poi estesa anche ai territori che man mano entrarono a far parte dello Stato che di lì a poco avrebbe assunto la denominazione di Regno d’Italia.

 

Si è scritto molto sulla validità e sui limiti di tale legge: oltremodo statalista, calibrata per la realtà piemontese e lombarda, ma difficilmente adattabile agli altri territori del costituendo Stato italiano, secondo l’opinione di Carlo Cattaneo, che come è noto auspicava per l’Italia una soluzione federale. La struttura gerarchica piramidale si nota subito nella disposizione dei titoli: si parte dal ministro della Pubblica Istruzione, al Consiglio Superiore P.I., agli ispettori centrali e periferici, per poi arrivare alle istituzioni preposte all’insegnamento.

 

L’Università comprende cinque facoltà: Teologia, Giurisprudenza, Medicina, Scienze fisiche, matematiche e naturali, Lettere e Filosofia. Vengono indicati i rispettivi corsi, le modalità per accedere ai vari gradi accademici d’insegnamento e, per quanto riguarda gli studenti, le norme per gli esami e per la laurea dottorale.

 

L’insegnamento secondario vede al primo posto l’istruzione classica, che ha lo scopo di fornire quella cultura letteraria e filosofica propedeutica agli studi universitari, come specifica l’articolo 188, capo 1 del titolo III. È costituito da un ginnasio quinquennale, perlopiù gestito a livello locale, e da un triennio liceale di cui intende farsi carico lo Stato. Le materie sono l’italiano, oppure il francese dove è in uso tale lingua, poi le lingue antiche: greco e latino, l’aritmetica, la storia e la geografia. Al triennio superiore si aggiunge la filosofia, le letterature delle rispettive lingue, la matematica e la storia naturale.

 

Era una scuola concepita per l’élite, di fatto però rivestiva pure un carattere professionale, infatti il titolo liceale, o anche semplicemente ginnasiale, permetteva di accedere a impieghi pubblici. In seguito si cercò, peraltro con scarso successo, di costituire anche un liceo alternativo, denominato moderno, che si riteneva più rispondente alle esigenze del tempo. Il liceo scientifico vedrà la luce solo negli anni Venti del Novecento, con la Riforma Gentile.

 

L’istruzione tecnica prevede le scuole tecniche, gestite dai comuni, e gli istituti tecnici, a carico delle province. Si prefigge di formare quelle figure professionali intermedie necessarie alle esigenze produttive del paese. Il curricolo prevede le materie strettamente finalizzate all’applicazione: la storia naturale è legata all’agronomia, la fisica alle strumentazioni meccaniche, il diritto al commercio. Scompaiono naturalmente il greco e il latino ma entrano le lingue straniere come l’inglese, il francese e il tedesco, anche queste con uno scopo utilitaristico. D’altra parte non ci si proponeva di creare una mente colta, ma un abile tecnico nei rispettivi settori.

 

Nell’Italia post-unitaria è la scuola elementare il fattore più caratterizzante; il maestro e ancor più la maestra divennero figure fondamentali, immagini consegnate a tanti racconti, Cuore e Pinocchio sono due capolavori della letteratura per l’infanzia che ben esprimono lo spirito dell’epoca.

 

Cerchiamo ora di vedere nel dettaglio le disposizioni che riguardano l’istruzione di base. Nel titolo V che tratta dei compiti dell’istruzione elementare, vediamo l’articolo 315 che così recita: L’istruzione elementare è di due gradi, inferiore e superiore. L’istruzione di grado inferiore comprende l’insegnamento religioso, la lettura, la scrittura, l’aritmetica elementare, la lingua italiana, nozioni elementari sul sistema metrico. L’istruzione superiore comprende, oltre lo svolgimento delle materie di grado inferiore, le regole della composizione, la calligrafia,la tenuta dei libri, la geografia elementare, l’esposizione dei fatti più notevoli della storia nazionale, le cognizioni di scienze fisiche e naturali applicabili principalmente agli usi ordinari della vita. Alle materie sovr’accennate saranno aggiunti, nelle scuole maschili superiori, i primi elementi di geometria e il disegno lineare; nelle scuole femminili, i lavori donneschi.

 

L’articolo 317 afferma che: L’istruzione elementare è data gratuitamente in tutti i Comuni. Questi vi provvedono in proporzione delle loro facoltà e secondo i bisogni dei loro abitanti.

 

È chiaro che una simile formulazione lascia spazio a una notevole flessibilità al momento dell’attuazione in ogni singola realtà locale. Le esigenze di bilancio avevano la priorità, per cui se mancavano i fondi necessari, si poteva tralasciare di istituire la scuola elementare.

 

Un altro articolo che balza all’attenzione e sul quale è doverosa una qualche considerazione è il 326, che nella sua prima parte così recita: I padri, e coloro che ne fanno le veci, hanno l’obbligo di procacciare, nel modo che crederanno conveniente, ai loro figli dei due sessi in età di frequentare le scuole pubbliche elementari del grado inferiore, l’istruzione che vien data nelle medesime.

 

L’obbligo è riferito all’istruzione, i modi per attuarla sono lasciati alla discrezione dei padri, che possono decidere di mandare i figli a scuola oppure, come era costume nel ceto nobiliare, farli istruire da precettori. Per le classi popolari c’era l’obbligo di frequenza, in caso di inadempienza la legge prevedeva una procedura che partiva dall’esortazione, che il sindaco doveva rivolgere ai genitori inadempienti affinché mandassero i figli a scuola; si poteva arrivare fino alla punizione, secondo le leggi penali dello Stato.

 

Altri elementi interessanti ai fini del presente discorso li possiamo cogliere scorrendo i vari articoli. L’età per accedere alla scuola elementare è di sei anni, i corsi inferiore superiore sono strutturati a loro volta in due classi, quindi il ciclo completo risulta di quattro anni; il numero minimo di allievi per poter istituire una scuola (che a tutti gli effetti è una classe) è di 50, mentre 70 è il numero massimo.

 

Il corpo insegnante è costituito di maestri e di maestre che abbiano compiuto rispettivamente 18 o 17 anni; sotto il controllo del maestro principale, è consentito l’insegnamento anche a docenti di 16 e 14 anni (art. 331). Per poter svolgere l’attività di maestro nella scuola elementare pubblica è necessario aver conseguito una patente di idoneità tramite esame e avere un attestato di moralità rilasciato dalle autorità comunali (art. 330).

 

Per una formazione più completa dei maestri la legge Casati prevede l’istituzione delle Scuole Normali, alle quali solitamente si accede verso i 14 anni. Dura tre anni e vi si insegna un po’ di tutto senza particolari approfondimenti. La pedagogia, il canto corale e anche l’educazione fisica sono in un certo senso una novità rispetto gli altri curricoli.

 

Considerato che l’insegnamento elementare diventa sempre più femminile, negli anni Ottanta del Novecento vengono creati gli Istituti Femminili Superiori di Magistero, per formare le insegnanti delle Scuole Normali. Si prevede anche l’istituzione del Monte delle pensioni pei maestri elementari (artt. 347-348-349-350-351). La normativa non pare essere particolarmente generosa, questo del resto è in linea con le retribuzioni anche queste alquanto modeste; chi aveva maturato 30 anni di servizio e 55 anni di età poteva godere dello stipendio minimo percepito durante l’ultimo quinquennio, ma questo trattamento andava applicato solo nei confronti di chi non era in grado di continuare il servizio.

 

La legge Casati trovò molti motivi d’opposizione sia d’ordine ideale sia dal punto di vista della sua applicazione concreta. La Chiesa era preoccupata dell’invadenza dello Stato in un campo che storicamente le apparteneva. Chi simpatizzava con le idee mazziniane e socialiste non vedeva con favore un’istruzione fondata su principi monarchici e borghesi. Da parte loro, gli ultraconservatori temevano che un popolo istruito sarebbe stato meno rispettoso nei confronti del potere.

 

Ma anche altri elementi contribuivano a ostacolare l’espansione dell’istruzione: le spese che gravavano sui bilanci dei comuni e inducevano gli amministratori, specie quelli dei piccoli centri, a ignorare questo settore, poi c’erano le famiglie che si vedevano i figli sottratti dal sistema scolastico, mentre potevano essere utili anche in tenera età per lavorare i campi. E i bambini cosa avranno pensato? È certo che non sempre si va scuola volentieri, se poi si aggiunge quanto avranno sentito dire in casa, viene da pensare che ci saranno stati parecchi problemi.

 

Nonostante ciò l’istituzione scolastica ha continuato il suo cammino irrobustendosi, pur con rilevanti differenze, su tutto il territorio nazionale. Certamente il fenomeno trova risposte in relazione allo sviluppo economico, sociale e politico dell’Italia, ma ci piace anche pensare che a un certo punto sia nata nella mente di tanti genitori e di tanti alunni la convinzione che è bello imparare. La scuola, pur con tutti i suoi limiti, è un luogo in cui si apprende e si sta bene insieme.

 

Alla legge fondamentale di cui abbiamo detto seguirono i relativi programmi, per ciò che riguarda la scuola elementare i primi portano la data del 15 settembre 1860. La religione, la lingua italiana e l’aritmetica sono comuni a tutte le classi, mentre la lettura inizia in seconda. È chiaro che l’apprendimento della lingua italiana è considerato di fondamentale importanza come momento di unificazione nazionale.

 

La religione nella scuola statale aveva una rilevanza per così dire civica, perché inculcava nei giovinetti il senso di obbedienza e di sottomissione all’autorità. Il discorso non è molto diverso da quanto si faceva nel periodo austriaco e in quello napoleonico. Per la verità più che il cittadino si tendeva a formare il suddito o regnilcolo, come è definito nello Statuto Albertino. 

RUBRICHE


attualità

ambiente

arte

filosofia & religione

storia & sport

turismo storico

 

PERIODI


contemporanea

moderna

medievale

antica

 

ARCHIVIO

 

COLLABORA


scrivi per instoria

 

 

 

 

PUBBLICA CON GBE


Archeologia e Storia

Architettura

Edizioni d’Arte

Libri fotografici

Poesia

Ristampe Anastatiche

Saggi inediti

.

catalogo

pubblica con noi

 

 

 

CERCA NEL SITO


cerca e premi tasto "invio"

 


by FreeFind

 

 

 

 

 


 

 

 

[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]