[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

163 / LUGLIO 2021 (CXCIV)


ambiente

TRA STORIA E GEOSCIENZE
PARTE I / TERREMOTI LOMBARDI NEGLI ULTIMI DIECI SECOLI

di Davide Marino

 

I terremoti avvenuti nel Milanese il 17 dicembre 2020 e nel Veronese il seguente 29 dicembre, rispettivamente di magnitudo locale 3.9 e 4.4, rappresentano l’occasione per approfondire la sismicità che caratterizza quell’area della penisola italiana, classificata a pericolosità sismica medio-bassa.

 

 


1. Classificazione sismica del territorio nazionale (suddivisione per province) al 30 novembre 2020.


Partendo dal presupposto che l’accurata valutazione della sismicità di un territorio è fondamentale per adottare le misure necessarie per prevenire e mitigare gli effetti degli eventi futuri in maniera efficace, l’obiettivo di questo articolo è quello di mettere in luce gli ottimi risultati ottenuti in Italia negli ultimi decenni dalle discipline scientifiche che studiano i terremoti e i loro effetti. A questo scopo verrà ripercorsa la storia sismica della regione Lombardia dall’anno 1000 fino a oggi.
 
Per fare questo è stato utilizzato il Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell’area Mediterranea (760 a.C.-1500) nella versione online CFTI5Med, le cui ricerche sono guidate dalla storica e sismologa storica Emanuela Guidoboni, e sono stati selezionati i terremoti storici di interesse per la regione Lombardia nel periodo considerato, ossia quelli con epicentro regionale o con epicentro esterno all’area che hanno causato danni all’interno degli attuali confini regionali (intensità al sito IS ≥ VI MCS).


 
2. Effetti sismici nella regione Lombardia sopra la soglia del danno (IS ≥ VI MCS).
 

Per avere un quadro più completo delle conoscenze attuali sulla sismicità regionale, sono state poi delineate le sorgenti sismogenetiche (le strutture che generano i terremoti) che caratterizzano il territorio lombardo, grazie ai dati pubblicati nel Database of Individual Seismogenic Sources nella versione DISS 3.2.1 (2018).
 
Il DISS, nato nel 1997 e originariamente denominato Database of Italy’s Seismogenic Sources, è il risultato dell’elaborazione congiunta dei dati storici, geologici e strumentali. Infatti, la realizzazione del sopracitato CFTI, a partire dalla prima versione del 1995, ha permesso nuove possibilità di elaborazione, fra cui la rappresentazione virtuale, ma spesso molto fedele, della proiezione in superficie della faglia (ossia una frattura delle rocce della crosta terrestre) sismogenetica profonda. Sorgenti virtuali che insieme alle sorgenti ottenute con gli strumenti geologici e con i dati strumentali registrati dalla rete sismica nazionale dell’ING (oggi INGV) hanno dato vita al DISS, nel quale sin dalla nascita sono state caratterizzate solo le sorgenti in grado di generare terremoti significativi, ovvero di magnitudo superiore a 5.5.
 
L’identificazione e la caratterizzazione sempre più dettagliata delle sorgenti sismogenetiche ha permesso negli ultimi anni di simulare scenari di scuotimento del terreno sempre più realistici, un obiettivo che la sismologia si è posta da poco più di vent’anni. Questo perché lo scuotimento del terreno è il principale responsabile del danneggiamento degli edifici e delle infrastrutture durante un forte terremoto e, di conseguenza, nell’ottica della prevenzione queste elaborazioni risultano estremamente utili per l’attuazione pratica delle misure finalizzate alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio e infrastrutturale.
 
I terremoti storici
 
Per quel che riguarda in particolare la storia sismica della Lombardia, i terremoti catalogati nel CFTI con intensità epicentrale superiore o uguale a VI MCS avvenuti nell’area dall’anno 1000 al 1997 sono 35, a cui vanno aggiunti il terremoto di Salò del 2004 e il terremoto dell’Emilia del 2012, non ancora inseriti nel catalogo.

 

3. Tabella relativa i terremoti storici (dall’anno 1000 al 1997)

che hanno causato danni in Lombardia (IS ≥ VI MCS).

 

Nel complesso, l’area più colpita è quella del Bresciano, con 5 terremoti, dal terremoto di Brescia del 1065 a quello di Salò del 1901, che diventano 6 con il terremoto avvenuto ancora a Salò nel 2004. E proprio quest’ultimo terremoto ha rappresentato l’occasione per rivisitare la sismicità del versante occidentale del Lago di Garda. Lo studio di Camassi et. al. del 2011, partendo da una profonda revisione del terremoto del 1901 ha definito in maniera più precisa le caratteristiche della sismicità locale e della relativa pericolosità sismica, per concludere che gli effetti più gravi del terremoto del 2004 sono imputabili alle condizioni di sito, ma anche, se non soprattutto, alle particolari condizioni di vulnerabilità del patrimonio edilizio. Una vulnerabilità del patrimonio edilizio che è emersa anche dalla documentazione utilizzata per studiare il terremoto del 1901.
 
Poco più a Sud si registrano gli eventi del Cremonese del 1642 e della Valle dell’Oglio del 1802. Per quest’ultimo episodio sismico, di intensità epicentrale pari a VIII MCS, fra le fonti del CFTI emerge un caso particolare che merita di essere approfondito: si tratta del comune di Orzinuovi nel cui territorio, facendo riferimento alle fonti pubblicate nel catalogo, l’80% degli edifici (400 su 500) fu danneggiato. Questi danni furono aggravati dalla debolezza strutturale del patrimonio edilizio, dovuta all’utilizzo di malte di scarsa qualità al posto del cemento armato. Un semplice esempio del passato utile per sottolineare quanto sia importante costruire con criteri che tengano conto, in primo luogo, dell’arte del buon costruire, e in secondo luogo, dei dati disponibili sulla sismicità dell’area in cui si edifica: oggi come allora molto spesso si ragiona in un’ottica di breve o brevissimo termine, puntando sul risparmio economico immediato e perdendo di vista l’importanza della pianificazione di lungo termine (che i tempi lunghi di un carattere dell’ambiente naturale come la sismicità rendono o, meglio, renderebbero attuabile, se essa divenisse un obiettivo prioritario di tutte le parti coinvolte, istituzionali e non), presupposto necessario per consegnare alle generazioni future una nuova mentalità in grado di innescare quel circolo virtuoso capace di ridurre, a quel punto sì, i costi economici e sociali dei terremoti.

Vi è poi l’area di Bergamo, interessata da episodi sismici di media rilevanza: fra i 5 terremoti che hanno colpito quel territorio nel periodo considerato, il più importante è quello del 1661, la cui intensità epicentrale stimata nel CFTI è stata pari a VII MCS. Un’area ad alta densità abitativa e fortemente industrializzata, e che anche per questo motivo merita, nell’ottica della pianificazione preventiva, di essere valutata con grande attenzione.

Per quel che riguarda la parte occidentale del territorio regionale, i terremoti oltre la soglia del danno inseriti nel catalogo a partire dall’anno 1000 sono quello di Monza del 1396 e, più a sud, i 2 terremoti della Pianura Padana del 1786 e del 1951 (indicativamente, l’area nella quale è stato localizzato l’epicentro del terremoto dello scorso 17 dicembre), oltre ai 2 eventi sismici registrati in Valle Staffora (Oltrepò Pavese) nel 1828 e nel 1945.

Infine, i terremoti con epicentro esterno ai confini regionali: i 5 terremoti avvenuti sul versante est del Lago di Garda, fra cui quelli del 1117 e del 1907 proprio nel Veronese, territorio colpito dal sisma dello scorso 29 dicembre; altri 3 con epicentro in area veneta, oltre a quello del 1511 in Slovenia; i 3 terremoti avvenuti in area emiliana (Emilia orientale 1796, Reggiano 1832 e Parmense 1971, a cui va aggiunto il sopramenzionato terremoto dell’Emilia del 2012), il terremoto del 1887 con epicentro in Liguria occidentale e i 2 in territorio svizzero (Vallese) del 1755 e del 1855.


 
4. Massime intensità macrosismiche osservate nei comuni della Lombardia.
 


Riferimenti bibliografici:

 

Camassi R., Rossi A., Tertulliani A., Pessina V., Caracciolo C.H. (2011). Il terremoto del 30 ottobre 1901 e la sismicità del versante occidentale del Garda. In: Quaderni di Geofisica, 88, INGV, Roma, 36 pp.

DISS Working Group (2018). Database of Individual Seismogenic Sources (DISS), Version 3.2.1: A compilation of potential sources for earthquakes larger than M 5.5 in Italy and surrounding areas. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). DOI: 10.6092/INGV.IT-DISS3.2.1. http://diss.rm.ingv.it/diss/ (ultimo accesso 27/05/2021).

Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., Tarabusi G., Sgattoni G., Valensise G. (2018). CFTI5Med, Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell’area Mediterranea (760 a.C.-1500). Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). DOI: https://doi.org/10.6092/ingv.it-cfti5 (ultimo accesso 27/05/2021).

Molin D., Stucchi M., Valensise G. (1996). Massime intensità macrosismiche osservate nei comuni italiani (documento elaborato per il Dipartimento della protezione civile). https://emi dius.mi.ingv.it/GNDT/IMAX/max_int_oss.html (ultimo accesso 27/05/2021).

Valensise G. (2015). Una geologia ponderata dalla storia: dove e quando accadranno i futuri forti terremoti in Italia? In: Guidoboni E., Teti V., Mulargia F. (a cura di). Prevedibile/imprevedibile: eventi estremi nel prossimo futuro. Rubbettino, Soveria Mannelli, pp. 293-317.

Vannoli P., Valensise G. (2019). DISS, ovvero il Database delle sorgenti sismogenetiche italiane. https://ingvterremoti.com/2019/01/16/diss-ovvero-il-database-delle-sorgenti-sismogenetiche italiane/ (ultimo accesso 27/04/2021).

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