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> Storia dello sport

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N. 20 - Gennaio 2007

LA STORIA DEL FOOTBALL

Dall'Asia all'Europa

di Matteo Liberti

 

Che sia il più bel gioco del mondo è sicuramente discutibile, ma che sia il più diffuso, questo no. In molti paesi il calcio è considerato lo sport nazionale, quello che riempie gli stadi ed i salotti televisivi, quello che si pratica nei luminosi campi delle varie leghe nazionali, ma anche quello giocato sui cosiddetti campi di periferia, cortili, oratori, piazze, strade...

 

Il calcio è innanzitutto, e semplicemente, il controllo della palla con i piedi, il football, il calcolo delle sue traiettorie e dei suoi rimbalzi; le regole che lo gestiscono, così come le conosciamo, nacquero in Inghilterra nel 1863, quando il Calcio prese definitivamente commiato dal figlio Rugby. Se però si vogliono andare a ricercare le origini più remote, il discorso si complica.

 

Cominciamo dai greci e dai romani, anch’essi avevano dei giochi che prevedevano l’uso della palla, come l’episkyros e l’harpastum, di cui però oggi sappiamo ben poco. Sembra che nel gioco romano su usasse un pallone piccolissimo, con due squadre schierate una di fronte all’altra all’interno di un campo di gioco quadrato, diviso a metà da una linea.

Il pallone doveva essere trasportato dietro la linea principale dell'avversario.

 

Spostiamoci in oriente, presso le antiche civiltà cinesi e giapponesi.

 

Anche qui si ha notizia di giochi con palla e piedi, a sconfessare l’idea che l’utilizzo degli arti inferiori per giocare un pallone sia una scoperta (si passi il termine) successiva a quella più ovvia rappresentata dall’utilizzo delle mani.

 

Esiste un manuale cinese, databile come del periodo della dinastia di Han, in cui si parla di esercizi per la formazione militare dei soldati, e lì vi si può trovare, tra i tanti, un esercizio fisico chiamato Ts'uh Küh.

Lì si prevede che una palla di cuoio riempita con piume e capelli debba essere lanciata con il piede in una piccola rete, larga una trentina di centimetri, fissata a lunghi pali di bambù.

 

Dell'Estremo Oriente arriva anche un'altro gioco originario, il kemari giapponese, di cui si ha la prima traccia circa 500-600 anni più tardi. Questo era una specie di gioco del calcio poco spettacolare, ma estremamente solenne, un vero e proprio esercizio cerimoniale. I giocatori si muovevano in un spazio relativamente ristretto e si passavano il pallone con i piedi senza che questo potesse toccare il suolo...

 

Lungo tutto il medioevo, poi, in tutta l’Europa, si è giocato a palla usando i piedi in partite caratterizzate specialmente dal non avere praticamente regola alcuna.

Di solito si trattava do portare, spingere, scagliare una palla (usando anche le mani) verso un posto che fosse difeso strenuamente dagli avversari.

 

Questi incontri avvenivano spesso tra due villaggi o comunità adiacenti. Il campo era la campagna tra i due villaggi, le squadre composte dall’intera popolazione maschile arruolabile e per porta si usava la piazza principale. Non c’è da meravigliarsi se le cronache raccontano di morti e feriti, nonché di bandi polizieschi di divieto per questo gioco considerato come estremamente violento...

 

Ma non era sempre così.

In alcuni casi c’erano ad esempio regole ben precise da rispettare e la partita smetteva di essere l’occasione per una cruenta battaglia campanilistica, diventando piuttosto un festoso avvenimento sociale.

 

E’ sicuramente il caso del cosiddetto calcio fiorentino, ancora oggi evocato in manifestazioni ed incontri in costume.

 

Quel che ancora contraddistingueva le varie modalità di gioco era il fatto che l’uso delle mani fosse in qualche maniera consentito.

 

Tale uso cominciò a essere regolamentato quando il football entrò nelle usanze dei college inglesi.

I primi regolamenti erano validi solo per il college che li stabiliva.

 

Quando si incontravano squadre di college diversi, le regole venivano stabilite direttamente prima dell’incontro: nacque così una sorta di regolamento base che iniziò a limitare l’uso delle mani ed a regolamentare gli attacchi di cui era passibile il portatore di palla.

 

E qui iniziò a crearsi il presupposto per una divisione di quel gioco tutto sommato amorfo in due sport distinti: uno in cui si continuassero ad usare le mani e si tollerassero interventi anche duri ed un altro in cui l’uso delle mani fosse vietato e gli scontri fisici limitati...

 

Nel 1863 si costituì a Londra la Football Association, tra i club inglesi e quelli scozzesi. Era il 23 ottobre, e l’atto costituente venne firmato in una taverna di Great Queen Street.

Il primo club inglese era nato nel sei anni prima, nel 1857, a Sheffield.

 

Nel 1872 si disputò il primo incontro internazionale, ovviamente tra Inghilterra e Scozia.

 

In Italia la data più antica del calcio è il 1890. A Torino venne fondato il Club internazionale di football. Tre anni dopo nacque il Genoa Cricket & Football Club.

Il calcio parlava ancora inglese...

 

Nel 1898 il Genoa, l’Internazionale di Torino, il Football club (sempre torinese) ed il Mediolanum di Milano costituirono, sempre a Toino, la Federazione italiana di football (futura FIGC).

Nello stesso anno si giocò il primo campionato, una sola giornata.

Lo vinse il Genoa.

 

Nel 1907 si svolse il primo torneo dell’Italia centro-meridionale.

 

Nel 1910 esordì la nazionale: il 15 maggio all’Arena di Milano l’Italia batté la Francia per 6 a 2.

 

Il calcio iniziò allora a dilagare nella sua popolarità, furono moltissime le società sportive che crearono un settore dedicato al nuovo sport, ma bisognò aspettare il 1913 per assistere al primo campionato nazionale, pur se articolato in due raggruppamenti: uno settentrionale ed uno per il centro-sud.

Lo vincerà la Pro Vercelli.

 

Nel 1929 il campionato si svolse per la prima volta in un unico girone nazionale, l’anno successivo, nell'estate del 1930, prenderà invece il via la competizione che ancora oggi rappresenta il vertice di questo sport: i campionati del mondo, in Uruguay. In palio la coppa Rimet, poi coppa del mondo. Il calcio si stava trasformando in mito, in religione sociale, con i suoi eroi, i suoi protagonisti meno conosciuti, i suoi appassionati e le sue contraddizioni...



 

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