[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

169 / GENNAIO 2022 (CC)


contemporanea

SPANGLISH

UN INCONTRO (LINGUISTICO) TRA CULTURE

di Luigi De Palo

 

Il termine Spanglish fu coniato negli anni Quaranta del Novecento dal linguista portoricano Salvador Tió e unisce le parole “Spanish” e “English”. Non a caso a coniare il termine fu un’abitante di una nazione con una forte tradizione bilingue inglese e spagnola e dunque terreno fertile per la nascita di una nuova lingua derivante da questo mix di culture.

 

Dopo che Porto Rico divenne un territorio degli Stati Uniti nel 1898, l’esercito degli Stati Uniti e la prima amministrazione coloniale cercarono di imporre la lingua inglese ai residenti dell’isola. Tra il 1902 e il 1948, la lingua principale di insegnamento nelle scuole pubbliche era l’inglese. Attualmente Porto Rico è uno dei pochi stati ad avere sia l’inglese che lo spagnolo come lingue ufficiali, di conseguenza molte parole dell’inglese americano si trovano ora nel vocabolario dello spagnolo portoricano.

 

La presenza di culture così diverse ha dunque portato alla nascita di un linguaggio ibrido che si è venuto a formare dall’influenza della lingua spagnola con la lingua inglese. Conseguenza di questa influenza è che lo Spanglish viene parlato al giorno d’oggi da moltissime persone, sia da chi ha come lingua madre lo spagnolo, e parla anche inglese, sia da chi ha l’inglese come lingua madre e ha imparato lo spagnolo. Non si tratta dunque di un uso sporadico di parole inserite a caso nello spagnolo o nell’inglese, bensì di un’autentica fusione delle due lingue, soprattutto nel linguaggio colloquiale.

 

Negli Stati Uniti lo Spanglish viene usato da una buona parte della popolazione di origine ispanica e tra i giovani si è diffuso soprattutto grazie a internet. Non a caso proprio negli Stati Uniti, dove sono presenti più di 35 milioni di latini. Il motivo è che spesso lo Spanglish in un dialogo viene utilizzato per colmare le carenze di vocabolario da parte di uno dei due interlocutori, per cui è nato questa sorta di ibrido linguistico, il tutto ovviamente a discapito della purezza linguistica come, e lo vedremo a breve, molti detrattori dello Spanglish sostengono.

 

Lo Spanglish era presente fin dai tempi coloniali, in particolare con la colonizzazione americana del Messico nel XVII secolo, diffondendosi successivamente con la massiccia migrazione dei latino americani negli Stati Uniti d’America nel secondo dopoguerra. Nell’Ottocento i messicani iniziarono a introdurre termini spagnoli come simbolo di resistenza ai dominatori americani, mentre nel Novecento la convivenza tra latini e americani diede come risultato una naturale contaminazione delle due lingue, a dimostrazione di ciò la popolarità che ha guadagnato negli ultimi anni con una presenza sempre più massiva nei media, in televisione, in letteratura (Yo-Yo Boing! di Giannina Braschi (1998) è il primo romanzo in Spanglish); nel cinema (pensiamo ad esempio al film Spanglish del regista James L. Brooks); e nella musica (un esempio sono i Molotov, un gruppo metal/rap che canta appunto in Spanglish).

 

Addirittura negli Stati Uniti sono nati corsi universitari dedicati proprio allo Spanglish, rendendo evidente che non è solo un fenomeno orale o minoritario, ma un vero e proprio modo di esprimersi con una sua dignità. Un altro esempio di contaminazione lo possiamo riscontrare anche nella gastronomia con la nueva cocina latina, un mix di sapori e prodotti che altro non è che l’incontro di culture diverse.

 

Lo Spanglish presenta due principali varianti: spagnolo, con un elevato uso di termini provenienti dalla lingua inglese (tradotti e non); o inglese, con elevato uso di vocaboli provenienti dalla lingua spagnola. In generale la stragrande maggioranza dei latini che vive negli Stati Uniti si caratterizza per essere bilingue e usare quotidianamente entrambi i linguaggi. Questa caratteristica ha portato a continui contatti tra le due lingue, influenzandole entrambe eportando a una fusione culturale innegabile: l’ispanizzazione degli statunitensi e la forte inglesizzazione degli ispanici.

 

I linguisti hanno ovviamente studiato a fondo tale fenomeno, indentificandolo come code-switching, ovvero un alternarsi di entrambe le lingue quando si parla, con poche regole e molte varianti lessicali, morfologiche, sintattiche e discorsive, ma ha scatenato anche tante polemiche, in particolare se può essere considerato un linguaggio legittimo e sul concetto stesso di linguaggio.

 

I più conservatori ritengono che non si può considerare una vera e propria lingua, dato che non è la lingua madre di nessun popolo, al contrario delle lingue da cui proviene. Molti linguisti infatti ritengono lo Spanglish una volgarizzazione dell’inglese e dello spagnolo e per questo motivo non può rientrare nella categoria né di lingua né di dialetto. Viene insomma percepito come una semplice sovrapposizione di inglese e spagnolo e per questo non potrà mai avere la dignità di lingua.

 

Altri invece la reputano una vera e propria lingua in considerazione della quantità di persone che la parlano. Originariamente parlato per lo più nelle zone di confine tra Messico e Stati Uniti (Colorado, Texas, California e Arizona), lo Spanglish si è poi diffuso nelle zone americane con una grande concentrazione di ispanici (ad esempio New York). Essendo parlata da milioni di persone ed essendo ormai sdoganato il suo utilizzo in diversi ambiti, lo Spanglish è da considerare a tutti gli effetti come una lingua.

 

A tal proposito l’artista e scrittore messicano Guillermo Gomez-Pena ci parla così del suo rapporto con lo Spanglish: «Molti messicani che, come me, hanno vissuto vari anni negli Stati Uniti e poi tornano alla loro terra di origine si sentono e sono stranieri. Il Messico ci dice che non siamo messicani e gli Stati Uniti ci ripetono ogni giorno che non siamo anglosassoni. Solo lo Spanglish e la sua cultura ibrida mi hanno conferito quella cittadinanza che entrambe le nazioni mi hanno negato».

 

Vediamo ora alcuni esempi. Possiamo vedere come nella forma scritta dello Spanglish molte parole inglesi vengono “ispanizzate”: è il caso di “night” che diventa “nait”; “trouble” che diventa “tràbol”; oppure “meeting” che diventa “mitin”.

 

Il lessico dello Spanglish è veramente molto ricco ad esempio nell’informatica:

-      la parola inglese chat in Spanglish diventa “chatear”.

-      ll verbo inglese to click in Spanglish diventa “clikear”.

-      il verbo inglese to print in Spanglish diventa “printear”.

-       

È interessante sottolineare questo utilizzo in un ambito globale come quello dell’informatica, a dimostrazione della grandissima forza e personalità della lingua spagnola che, piuttosto che lasciarsi sopraffare dall’uso smodato di termini inglesi, preferisce adottarli apportando loro alcune modifiche, con soluzioni molto particolari e interessanti.

 

Nella lingua parlata poi sono innumerevoli gli esempi:

-      il termine glass (inglese), vaso (spagnolo), diventa “glasso”.

-      il verbo start (inglese), prender (spagnolo), diventa “startear”.

-      il verbo to shop (inglese), ir de tiendas (spagnolo), diventa “chopear”.

 

Oppure l’uso di copiare espressioni inglesi e spagnolizzarle:

-      seeyousoon” trasformato in “te veo”.

-      I’ll call you back” trasformato in “te llamo para atras”.

-      He’sgoing to run for president” trasformato in “va a correr para la presidencia”.

 

In conclusione possiamo dire che, nonostante l’avversione di molti linguisti nei confronti dello Spanglish e della sua natura ibrida, il fenomeno culturale e linguistico ha assunto un’importanza tale da non poter essere semplicemente ignorato.

 

La questione non è semplice, se consideriamo infatti lo Spanglish come lingua dobbiamo però anche tenere in considerazione che ancora oggi non ha delle regole grammaticali o di ortografia definite, anche perché non esiste un solo Spanglish: lo Spanglish parlato dai portoricani a New York è ad esempio diverso da quello parlato dai messicani o dai cubani a Miami. E se ci pensiamo anche in Europa abbiamo un nostro esempio di Spanglish, ossia a Gibilterra dove si parla un mix di inglese e spagnolo.

 

Ma al tempo stesso dobbiamo anche considerare che lo Spanglish è una lingua nuova, in qualche modo una lingua del futuro, alla quale non per forza si devono applicare le stesse regole delle “lingue vere”, in quanto quest’ultima è chiaramente una lingua dinamica e in continua evoluzione: essa è l’incontro di culture diverse e l’evolversi costantemente fa parte del suo DNA. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]