N. 99 - Marzo 2016 
                          
                          (CXXX)
																			
																			
																			
																			STORIA DELLA 
																			SPAGNA 
																			IMPERIALE
																			
																			
																			PARTE 
																			II - 
																			SVILUPPO 
																			E 
																			DECLINO 
																			DELL’EREDITÀ 
																			ASBURGICA
																			
																			
																			
																			di 
																			Cristina 
																			Massa
																			
																			 
																			
																			
																			
																			A 
																			segnare 
																			una 
																			nuova 
																			fase 
																			della 
																			storia 
																			della 
																			monarchia 
																			di 
																			Spagna 
																			fu 
																			la 
																			morte 
																			di 
																			Isabella, 
																			avvenuta 
																			nel 
																			1504. 
																			Al 
																			trono 
																			sarebbe 
																			dovuta 
																			succedere 
																			la 
																			figlia 
																			dei 
																			Re 
																			Cattolici, 
																			Giovanna, 
																			la 
																			quale 
																			aveva 
																			sposato 
																			Filippo 
																			d’Asburgo, 
																			erede 
																			dell’Impero. 
																			Ma 
																			la 
																			precoce 
																			scomparsa 
																			di 
																			quest’ultimo 
																			(1506) 
																			e la 
																			conseguente 
																			infermità 
																			mentale 
																			di 
																			Giovanna 
																			per 
																			la 
																			perdita 
																			del 
																			consorte, 
																			fecero 
																			sì 
																			che 
																			Ferdinando 
																			riprendesse 
																			le 
																			redini 
																			della 
																			monarchia, 
																			detenendole 
																			fino 
																			alla 
																			morte, 
																			ovvero 
																			sino 
																			al 
																			1516. 
																			Fu 
																			allora 
																			che 
																			il 
																			nipote 
																			Carlo, 
																			figlio 
																			di 
																			Giovanna 
																			e 
																			Filippo, 
																			ereditò 
																			il 
																			vasto 
																			impero 
																			spagnolo 
																			all’età 
																			di 
																			appena 
																			16 
																			anni 
																			– 
																			dato 
																			che 
																			la 
																			madre 
																			non 
																			era 
																			nelle 
																			condizioni 
																			di 
																			regnare.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Carlo 
																			I si 
																			recò 
																			a 
																			prendere 
																			possesso 
																			del 
																			regno 
																			ereditato 
																			solo 
																			l’anno 
																			seguente, 
																			trovandovi 
																			una 
																			accoglienza 
																			tutt’altro 
																			che 
																			calorosa: 
																			a 
																			riceverlo 
																			con 
																			una 
																			certa 
																			diffidenza 
																			erano 
																			stati 
																			i 
																			maggiori 
																			dignitari 
																			castigliani 
																			e 
																			aragonesi, 
																			ai 
																			cui 
																			occhi 
																			il 
																			nuovo 
																			sovrano 
																			appariva 
																			poco 
																			più 
																			che 
																			uno 
																			straniero 
																			– 
																			Carlo, 
																			difatti, 
																			parlava 
																			solo 
																			francese; 
																			e di 
																			certo 
																			costoro 
																			non 
																			accolsero 
																			di 
																			buon 
																			grado 
																			la 
																			sua 
																			candidatura 
																			al 
																			trono 
																			imperiale, 
																			dopo 
																			la 
																			morte 
																			del 
																			nonno 
																			paterno 
																			Massimiliano 
																			I 
																			d’Asburgo 
																			avvenuta 
																			nel 
																			1519. 
																			A 
																			ciò 
																			si 
																			aggiunga 
																			che 
																			i 
																			Castigliani 
																			erano 
																			consapevoli 
																			che, 
																			qualora 
																			il 
																			loro 
																			re 
																			avesse 
																			assunto 
																			anche 
																			la 
																			corona 
																			del 
																			Sacro 
																			Romano 
																			Impero, 
																			il 
																			paese 
																			sarebbe 
																			stato 
																			privo 
																			del 
																			suo 
																			monarca 
																			per 
																			lunghi 
																			periodi 
																			(timori 
																			destinati 
																			a 
																			concretizzarsi, 
																			giacché 
																			Carlo 
																			I di 
																			Spagna, 
																			nei 
																			suoi 
																			quarant’anni 
																			di 
																			regno, 
																			avrebbe 
																			soggiornato 
																			presso 
																			i 
																			sudditi 
																			iberici 
																			per 
																			un 
																			periodo 
																			complessivo 
																			di 
																			soli 
																			sedici 
																			anni).
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			notizia 
																			dell’acquisita 
																			dignità 
																			imperiale 
																			da 
																			parte 
																			di 
																			Carlo 
																			I 
																			(asceso 
																			all’Impero 
																			col 
																			titolo 
																			di 
																			Carlo 
																			V), 
																			non 
																			poté 
																			che 
																			sollevare 
																			un 
																			coro 
																			di 
																			proteste. 
																			Il 
																			nuovo 
																			sovrano 
																			di 
																			Spagna, 
																			dal 
																			canto 
																			suo, 
																			non 
																			aveva 
																			voluto 
																			rinunciare 
																			al 
																			disegno 
																			universalistico 
																			di 
																			dar 
																			vita 
																			in 
																			Europa 
																			ad 
																			un’egemonia 
																			spagnola 
																			nel 
																			solco 
																			della 
																			cristianità; 
																			un 
																			progetto 
																			ambizioso, 
																			per 
																			realizzare 
																			il 
																			quale 
																			l’elevazione 
																			a 
																			imperatore 
																			si 
																			prospettava 
																			quasi 
																			come 
																			una
																			
																			condicio 
																			sine 
																			qua 
																			non. 
																			Egli, 
																			prima 
																			ancora 
																			di 
																			subentrare 
																			a 
																			Massimiliano 
																			I, 
																			aveva 
																			maturato 
																			l’idea 
																			di 
																			un’autorità 
																			imperiale 
																			intesa 
																			quale 
																			guida 
																			morale 
																			e 
																			politica 
																			del 
																			mondo 
																			cristiano, 
																			investita 
																			del 
																			dovere 
																			di 
																			mantenerlo 
																			unito 
																			nella 
																			fede 
																			cattolica 
																			e 
																			nella 
																			giustizia. 
																			In 
																			ciò 
																			fu 
																			influenzato 
																			non 
																			solo 
																			dal 
																			suo 
																			precettore 
																			fiammingo, 
																			l’arcivescovo 
																			di 
																			Utrecht 
																			Adrian 
																			Florensz 
																			(asceso 
																			al 
																			soglio 
																			pontificio 
																			nel 
																			1522 
																			col 
																			nome 
																			di 
																			Adriano 
																			VI), 
																			ma 
																			anche 
																			dal 
																			suo 
																			gran 
																			cancelliere 
																			Mercurino 
																			Arboro 
																			di 
																			Gattinara. 
																			Pur 
																			di 
																			veder 
																			compiuto 
																			il 
																			suo 
																			sogno 
																			di 
																			una 
																			monarchia 
																			universale, 
																			Carlo 
																			non 
																			aveva 
																			esitato 
																			a 
																			comperarsi 
																			i 
																			voti 
																			dei 
																			principi 
																			elettori, 
																			facendosi 
																			prestare 
																			ingenti 
																			somme 
																			di 
																			denaro 
																			dai 
																			ricchi 
																			mercanti 
																			europei 
																			e 
																			dai 
																			rinomati 
																			banchieri 
																			di 
																			Augusta, 
																			i 
																			Függer 
																			e i 
																			Welser.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			suo 
																			disegno 
																			egemonico, 
																			tuttavia, 
																			fu 
																			sin 
																			da 
																			principio 
																			minato 
																			da 
																			ostacoli. 
																			Innanzitutto, 
																			in 
																			Italia 
																			il 
																			sovrano 
																			dovette 
																			fronteggiare 
																			la 
																			politica 
																			espansionistica 
																			del 
																			re 
																			di 
																			Francia 
																			Francesco 
																			I; 
																			in 
																			secondo 
																			luogo, 
																			il 
																			dilagare 
																			del 
																			movimento 
																			protestante 
																			in 
																			seno 
																			ai 
																			suoi 
																			domini; 
																			infine, 
																			l’affermazione 
																			della 
																			potenza 
																			turco-ottomana 
																			nell’Europa 
																			centro-orientale 
																			e 
																			nel 
																			Mediterraneo. 
																			A 
																			tali 
																			minacce 
																			esterne, 
																			nell’estate 
																			del 
																			1520, 
																			si 
																			aggiunse 
																			la 
																			rivolta 
																			dei
																			
																			comuneros, 
																			ovvero 
																			delle 
																			comunità 
																			cittadine 
																			della 
																			Castiglia, 
																			scontente 
																			della 
																			politica 
																			adottata 
																			dal 
																			monarca 
																			durante 
																			il 
																			suo 
																			soggiorno 
																			in 
																			Spagna 
																			(1517-1520): 
																			questi, 
																			infatti, 
																			non 
																			solo 
																			aveva 
																			urtato 
																			gli 
																			interessi 
																			della 
																			nobiltà 
																			locale 
																			distribuendo 
																			importanti 
																			cariche 
																			laiche 
																			ed 
																			ecclesiastiche 
																			ai 
																			membri 
																			dell’aristocrazia 
																			fiamminga 
																			e 
																			borgognona 
																			del 
																			suo 
																			seguito, 
																			ma 
																			aveva 
																			anche 
																			imposto 
																			un 
																			gravoso 
																			prelievo 
																			fiscale, 
																			necessario 
																			a 
																			finanziare 
																			le 
																			spese 
																			della 
																			sua 
																			incoronazione 
																			imperiale.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Sui 
																			tre 
																			fronti 
																			contro 
																			cui 
																			Carlo 
																			V fu 
																			costretto 
																			ripetutamente 
																			a 
																			intervenire 
																			(luteranesimo, 
																			pericolo 
																			turco, 
																			egemonia 
																			in 
																			Italia 
																			contro 
																			le 
																			pretese 
																			della 
																			Francia), 
																			i 
																			successi 
																			conseguiti 
																			si 
																			rivelarono 
																			ben 
																			presto 
																			labili. 
																			Un 
																			nuovo 
																			scontro 
																			parve 
																			profilarsi 
																			allorché 
																			il 
																			nuovo 
																			re 
																			di 
																			francese, 
																			Enrico 
																			II, 
																			d’accordo 
																			con 
																			i 
																			principi 
																			protestanti 
																			tedeschi, 
																			occupò 
																			i 
																			vescovadi 
																			lorenesi 
																			di 
																			Metz, 
																			Toul 
																			e 
																			Verdun 
																			(territori 
																			di 
																			lingua 
																			francesi, 
																			fino 
																			ad 
																			allora 
																			posti 
																			sotto 
																			l’egida 
																			della 
																			Corona 
																			spagnola). 
																			Fu 
																			allora 
																			che 
																			l’imperatore, 
																			non 
																			potendo 
																			più 
																			tollerare 
																			altri 
																			conflitti 
																			che 
																			avrebbero 
																			dissanguato 
																			ulteriormente 
																			le 
																			casse 
																			statali 
																			e 
																			compromesso 
																			ancor 
																			più 
																			la 
																			stabilità 
																			dei 
																			suoi 
																			domini, 
																			e 
																			consapevole 
																			dell’impossibilità 
																			di 
																			veder 
																			compiuto 
																			il 
																			suo 
																			disegno 
																			universalistico, 
																			prese 
																			la 
																			decisione 
																			di 
																			abdicare. 
																			Tuttavia, 
																			prima 
																			di 
																			ritirarsi 
																			a 
																			vita 
																			privata 
																			in 
																			un 
																			monastero 
																			spagnolo, 
																			si 
																			accinse 
																			a 
																			stipulare 
																			una 
																			tregua 
																			con 
																			la 
																			Francia 
																			e a 
																			ratificare, 
																			nel 
																			1555, 
																			una 
																			pace 
																			con 
																			i 
																			luterani 
																			(pace 
																			di 
																			Augusta), 
																			che 
																			sanciva 
																			i 
																			principi 
																			regolanti 
																			la 
																			convivenza 
																			tra 
																			cattolici 
																			e 
																			protestanti 
																			all’interno 
																			dei 
																			suoi 
																			domini. 
																			Nello 
																			stesso 
																			tempo, 
																			al 
																			fine 
																			di 
																			preservare 
																			l’integrità 
																			del 
																			suo 
																			vasto 
																			impero, 
																			lo 
																			divise 
																			in 
																			due 
																			parti: 
																			al 
																			fratello 
																			Ferdinando 
																			spettarono 
																			la 
																			corona 
																			imperiale 
																			e i 
																			territori 
																			asburgici, 
																			mentre 
																			gli 
																			altri 
																			domini 
																			europei 
																			e le 
																			colonie 
																			del 
																			Nuovo 
																			Mondo 
																			al 
																			figlio 
																			Filippo 
																			II.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Sotto 
																			Filippo 
																			II 
																			la 
																			Spagna 
																			si 
																			presentava 
																			come 
																			la 
																			prima 
																			potenza 
																			europea 
																			in 
																			grado 
																			di 
																			avviare 
																			una 
																			politica 
																			imperialistica, 
																			sia 
																			in 
																			virtù 
																			degli 
																			ingenti 
																			quantitativi 
																			d’oro 
																			provenienti 
																			dalle 
																			colonie 
																			americane, 
																			sia 
																			della 
																			gravosa 
																			pressione 
																			fiscale 
																			imposta 
																			ai 
																			suoi 
																			domini. 
																			Il 
																			governo 
																			di 
																			un 
																			impero 
																			così 
																			esteso 
																			ed 
																			eterogeneo, 
																			d’altronde, 
																			non 
																			sarebbe 
																			stato 
																			possibile 
																			senza 
																			un 
																			efficiente 
																			apparato 
																			burocratico. 
																			Nella 
																			sostanza, 
																			la 
																			struttura 
																			della 
																			monarchia 
																			di 
																			Filippo 
																			II 
																			non 
																			si 
																			discostava 
																			da 
																			quella 
																			dei 
																			suoi 
																			predecessori; 
																			ma 
																			essa, 
																			data 
																			la 
																			scelta 
																			del 
																			sovrano 
																			di 
																			governare 
																			i 
																			suoi 
																			domini 
																			quasi 
																			esclusivamente 
																			dal 
																			palazzo 
																			dell’Escorial 
																			(nei 
																			pressi 
																			di 
																			Madrid), 
																			conobbe 
																			un’ulteriore 
																			articolazione. 
																			Al 
																			centro 
																			di 
																			tale 
																			sistema 
																			di 
																			governo 
																			v’era 
																			una 
																			struttura 
																			il 
																			cui 
																			perno 
																			erano 
																			i 
																			Consigli, 
																			organi 
																			collegiali, 
																			ciascuno 
																			con 
																			una 
																			propria 
																			sfera 
																			di 
																			competenza, 
																			che 
																			trattavano 
																			le 
																			questioni 
																			più 
																			importanti 
																			dell’impero. 
																			Oltre 
																			al 
																			Consiglio 
																			di 
																			Stato, 
																			che 
																			si 
																			occupava 
																			di 
																			politica 
																			estera, 
																			al 
																			Consiglio 
																			dell’Inquisizione 
																			e a 
																			quello 
																			delle 
																			finanze, 
																			vi 
																			erano 
																			i 
																			Consigli 
																			preposti 
																			ai 
																			diversi 
																			complessi 
																			territoriali 
																			(di 
																			Castiglia, 
																			d’Aragona, 
																			delle 
																			Fiandre, 
																			d’Italia, 
																			e 
																			delle 
																			Indie). 
																			A 
																			essi, 
																			dopo 
																			l’annessione 
																			del 
																			Regno 
																			lusitano, 
																			si 
																			aggiunse 
																			il 
																			Consiglio 
																			del 
																			Portogallo. 
																			Per 
																			questioni 
																			di 
																			particolare 
																			urgenza 
																			il 
																			re 
																			si 
																			avvaleva 
																			di 
																			apposite 
																			commissioni 
																			provvisorie 
																			dette
																			
																			
																			
																			juntas.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Uomo 
																			austero 
																			e 
																			devoto, 
																			l’erede 
																			di 
																			Carlo 
																			V 
																			era 
																			consapevole 
																			che 
																			la 
																			coesione 
																			religiosa 
																			si 
																			configurava 
																			come 
																			il 
																			presupposto 
																			dell’unità 
																			civile 
																			e 
																			l’unico 
																			strumento 
																			atto 
																			a 
																			stornare 
																			eventuali 
																			lotte 
																			intestine. 
																			Si 
																			apprestò, 
																			pertanto, 
																			a 
																			realizzare 
																			un 
																			sistema 
																			politico 
																			teso 
																			a 
																			ripristinare 
																			l’unità 
																			della 
																			religione 
																			cattolica 
																			fra 
																			tutti 
																			i 
																			popoli 
																			suoi 
																			sudditi, 
																			sostenuto 
																			nella 
																			sua 
																			azione 
																			dal 
																			Santo 
																			Uffizio 
																			e 
																			dalla 
																			Compagnia 
																			di 
																			Gesù 
																			(fondata 
																			da 
																			Ignazio 
																			di 
																			Loyola 
																			nel 
																			1540). 
																			Filippo 
																			II 
																			rappresentò, 
																			così, 
																			uno 
																			dei 
																			cardini 
																			della 
																			Riforma 
																			cattolica, 
																			rivelandosi 
																			un 
																			sovrano 
																			rigoroso 
																			e 
																			diffidente 
																			che, 
																			per 
																			la 
																			sua 
																			condotta, 
																			si 
																			guadagnò 
																			l’appellativo 
																			di
																			
																			El 
																			rey 
																			prudente.
																			
																			Provvide 
																			subito 
																			a 
																			bandire 
																			dai 
																			Paesi 
																			Bassi 
																			il 
																			luteranesimo, 
																			colpì 
																			con 
																			condanne 
																			capitali 
																			i 
																			membri 
																			di 
																			comunità 
																			protestanti 
																			scoperte 
																			a 
																			Valladolid 
																			e a 
																			Siviglia; 
																			all’interno 
																			della 
																			penisola 
																			iberica 
																			rinvigorì 
																			la 
																			persecuzione 
																			contro 
																			i 
																			moriscos 
																			riluttanti 
																			a 
																			convertirsi 
																			al 
																			cattolicesimo 
																			(definitivamente 
																			espulsi 
																			dalla 
																			Spagna 
																			nel 
																			1609) 
																			e 
																			lanciò 
																			una 
																			campagna 
																			di 
																			conversioni 
																			coatte 
																			volte 
																			a 
																			colpire 
																			i 
																			mori 
																			e 
																			gli 
																			ebrei 
																			ancora 
																			risiedenti 
																			in 
																			Spagna.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Per 
																			quanto 
																			solida 
																			potesse 
																			essere 
																			la 
																			macchina 
																			statale 
																			messa 
																			in 
																			campo 
																			da 
																			Filippo 
																			II, 
																			i 
																			suoi 
																			domini 
																			non 
																			furono 
																			affatto 
																			immuni 
																			da 
																			continue 
																			minacce 
																			esterne 
																			ed 
																			interne. 
																			In 
																			primo 
																			luogo, 
																			il 
																			re 
																			dovette 
																			fronteggiare 
																			lo 
																			scoppio 
																			di 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			rivolte 
																			nei 
																			Paesi 
																			Bassi, 
																			dove 
																			vigeva 
																			un 
																			diffuso 
																			malcontento, 
																			innescato 
																			sia 
																			dall’intolleranza 
																			delle 
																			autorità 
																			spagnole 
																			nei 
																			confronti 
																			dei 
																			protestanti, 
																			sia 
																			dal 
																			concentrarsi 
																			di 
																			prestigiose 
																			cariche 
																			pubbliche 
																			nelle 
																			mani 
																			di 
																			funzionari 
																			castigliani 
																			(rivolte 
																			che 
																			ebbero 
																			come 
																			esito 
																			la 
																			spartizione 
																			del 
																			paese 
																			in 
																			due 
																			regioni, 
																			nel 
																			1579). 
																			In 
																			secondo 
																			luogo, 
																			sul 
																			versante 
																			mediterraneo 
																			– 
																			dove 
																			la 
																			casata 
																			asburgica 
																			di 
																			Spagna 
																			aveva 
																			consolidato 
																			il 
																			dominio 
																			del 
																			Regno 
																			di 
																			Napoli 
																			e 
																			delle 
																			due 
																			maggiori 
																			isole 
																			italiane 
																			– la 
																			minaccia 
																			proveniva 
																			dalle 
																			incursioni 
																			dei 
																			corsari 
																			barbareschi 
																			e 
																			dalla 
																			potenza 
																			ottomana 
																			del 
																			sultano 
																			Selim 
																			II. 
																			Fu 
																			in 
																			tale 
																			contesto 
																			che 
																			il 
																			re 
																			spagnolo 
																			mobilitò 
																			la 
																			sua 
																			flotta 
																			aderendo 
																			alla 
																			Santa 
																			Lega, 
																			promossa 
																			da 
																			papa 
																			Pio 
																			V 
																			contro 
																			i 
																			turchi 
																			che 
																			avevano 
																			sferrato 
																			il 
																			loro 
																			attacco 
																			contro 
																			l’isola 
																			di 
																			Cipro 
																			– 
																			avamposto 
																			orientale 
																			della 
																			Serenissima 
																			e 
																			della 
																			cristianità. 
																			Nel 
																			settembre 
																			del 
																			1571, 
																			dalla 
																			città 
																			peloritana 
																			la 
																			flotta 
																			della 
																			Lega, 
																			guidata 
																			dal 
																			fratellastro 
																			di 
																			Filippo 
																			II, 
																			don 
																			Giovanni 
																			d’Austria, 
																			si 
																			mosse 
																			verso 
																			l’imboccatura 
																			del 
																			golfo 
																			di 
																			Corinto: 
																			qui, 
																			a 
																			Lepanto, 
																			il 7 
																			ottobre 
																			fronteggiò 
																			il 
																			nemico 
																			ottomano, 
																			forte 
																			di 
																			circa 
																			250 
																			galere. 
																			Benché 
																			da 
																			un 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			numerico 
																			le 
																			forze 
																			cristiane 
																			risultavano 
																			di 
																			poco 
																			inferiori 
																			a 
																			quelle 
																			turche, 
																			in 
																			virtù 
																			della 
																			maggiore 
																			potenza 
																			bellica 
																			la 
																			flotta 
																			della 
																			Lega 
																			riuscì 
																			a 
																			prevalere 
																			su 
																			quella 
																			ottomana. 
																			Due 
																			anni 
																			dopo 
																			Giovanni 
																			d’Austria 
																			riconquistò 
																			Tunisi, 
																			ma 
																			si 
																			trattò 
																			di 
																			un 
																			successo 
																			effimero, 
																			dal 
																			momento 
																			che 
																			nel 
																			1574 
																			i 
																			cristiani 
																			ne 
																			persero 
																			nuovamente 
																			il 
																			controllo.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Altra 
																			questione 
																			spinosa 
																			che 
																			Filippo 
																			II 
																			dovette 
																			affrontare 
																			fu 
																			il 
																			depauperamento 
																			delle 
																			casse 
																			castigliane, 
																			su 
																			cui 
																			gravava 
																			il 
																			peso 
																			maggiore 
																			del 
																			carico 
																			fiscale. 
																			Esse, 
																			di 
																			fatto, 
																			non 
																			furono 
																			più 
																			in 
																			grado 
																			di 
																			finanziare 
																			i 
																			sempre 
																			più 
																			costosi 
																			progetti 
																			espansionistici 
																			del 
																			re. 
																			Lo 
																			sforzo 
																			bellico, 
																			dapprima 
																			in 
																			direzione 
																			del 
																			Portogallo 
																			- 
																			annesso 
																			dalla 
																			Corona 
																			di 
																			Spagna 
																			nel 
																			1580 
																			con 
																			tutti 
																			i 
																			suoi 
																			domini 
																			coloniali-, 
																			poi 
																			dell’Inghilterra 
																			di 
																			Elisabetta 
																			I 
																			(per 
																			cui 
																			fu 
																			necessario 
																			finanziare 
																			l’allestimento 
																			di 
																			una 
																			poderosa 
																			flotta, 
																			l’Invencible 
																			Armada), 
																			finì 
																			col 
																			fagocitare 
																			tutte 
																			le 
																			entrate 
																			regie 
																			annuali 
																			e 
																			accrescere 
																			il 
																			debito 
																			pubblico. 
																			Inevitabile, 
																			quindi, 
																			fu 
																			la 
																			battuta 
																			d’arresto 
																			che 
																			conobbe 
																			la 
																			politica 
																			espansionistica 
																			di 
																			Filippo 
																			II, 
																			a 
																			partire 
																			dalla 
																			disfatta 
																			subita, 
																			nelle 
																			acque 
																			della 
																			Manica, 
																			contro 
																			la 
																			superiore 
																			forza 
																			navale 
																			britannica, 
																			nel 
																			1588; 
																			ma 
																			causata 
																			anche 
																			dal 
																			vertiginoso 
																			crollo 
																			finanziario 
																			e 
																			dalla 
																			situazione 
																			incresciosa 
																			in 
																			cui 
																			si 
																			venne 
																			a 
																			trovare 
																			la 
																			Castiglia, 
																			colpita 
																			da 
																			annate 
																			di 
																			carestie 
																			e da 
																			epidemie. 
																			Dopo 
																			l’ennesima 
																			bancarotta 
																			della 
																			monarchia 
																			spagnola, 
																			durante 
																			gli 
																			ultimi 
																			anni 
																			di 
																			reggenza 
																			di 
																			Filippo 
																			II, 
																			anche 
																			il 
																			suo 
																			successore, 
																			il 
																			figlio 
																			Filippo 
																			III, 
																			nel 
																			1607 
																			dovette 
																			dichiarare 
																			l’insolvenza 
																			della 
																			Corona.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			All’interno 
																			di 
																			un 
																			simile 
																			scenario 
																			di 
																			immobilità 
																			economica 
																			e 
																			sociale, 
																			un 
																			effettivo 
																			programma 
																			riformistico 
																			non 
																			poteva 
																			concretizzarsi 
																			senza 
																			una 
																			guida 
																			valida 
																			che 
																			detenesse 
																			di 
																			fatto 
																			le 
																			redini 
																			della 
																			monarchia; 
																			ed 
																			essa 
																			non 
																			poteva 
																			certo 
																			corrispondere 
																			all’erede 
																			di 
																			Filippo 
																			II.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Filippo 
																			III, 
																			infatti, 
																			si 
																			era 
																			rivelato 
																			un 
																			sovrano 
																			inetto, 
																			anonimo. 
																			Con 
																			il 
																			suo 
																			avvento 
																			sul 
																			trono 
																			di 
																			Spagna 
																			mutò 
																			quasi 
																			repentinamente 
																			il 
																			sistema 
																			di 
																			potere 
																			del 
																			governo 
																			monarchico, 
																			il 
																			cui 
																			fulcro 
																			non 
																			era 
																			più 
																			rappresentato 
																			dal 
																			sovrano, 
																			bensì 
																			dalla 
																			figura 
																			del
																			
																			valido 
																			(o
																			
																			privado), 
																			che 
																			finì, 
																			di 
																			fatto, 
																			con 
																			l’eclissare 
																			l’autorità 
																			regia. 
																			Questi 
																			altro 
																			non 
																			era 
																			che 
																			“il 
																			favorito 
																			del 
																			re”, 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			primo 
																			ministro, 
																			a 
																			cui 
																			i 
																			monarchi 
																			incapaci 
																			di 
																			governare 
																			delegavano 
																			tutti 
																			i 
																			poteri 
																			decisionali 
																			e di 
																			comando. 
																			Le 
																			due 
																			più 
																			importanti 
																			personalità 
																			politiche 
																			che 
																			rivestirono 
																			tale 
																			funzione, 
																			nella 
																			prima 
																			metà 
																			del 
																			XVII 
																			secolo, 
																			furono 
																			il 
																			duca 
																			di 
																			Lerma, 
																			il 
																			favorito 
																			di 
																			Filippo 
																			III, 
																			e il 
																			conte-duca 
																			d’Olivares, 
																			che 
																			operò 
																			durante 
																			la 
																			reggenza 
																			di 
																			Filippo 
																			IV.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Fu 
																			il 
																			duca 
																			di 
																			Lerma, 
																			e 
																			non 
																			Filippo 
																			III, 
																			a 
																			porre 
																			fine 
																			alle 
																			guerre 
																			in 
																			cui 
																			la 
																			Spagna 
																			era 
																			allora 
																			coinvolta, 
																			provvedendo 
																			a 
																			stipulare 
																			la 
																			pace 
																			con 
																			l’Inghilterra 
																			(1604) 
																			e, 
																			nel 
																			1609, 
																			la 
																			tregua 
																			di 
																			dodici 
																			anni 
																			con 
																			le 
																			Province 
																			Unite. 
																			Nello 
																			stesso 
																			anno, 
																			assumeva 
																			la 
																			decisione 
																			di 
																			espellere 
																			dalla 
																			penisola 
																			iberica 
																			i 
																			moriscos.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Tuttavia, 
																			la 
																			fragile 
																			pace 
																			estera 
																			stabilita 
																			grazie 
																			all’operato 
																			del 
																			duca 
																			di 
																			Lerma 
																			era 
																			destinata 
																			a 
																			franare 
																			sotto 
																			le 
																			mire 
																			imperialistiche 
																			del 
																			nuovo
																			
																			valido, 
																			il 
																			conte-duca 
																			d’Olivares. 
																			Uomo 
																			energico 
																			e 
																			risoluto, 
																			era 
																			profondamente 
																			convinto 
																			della 
																			necessità 
																			di 
																			innescare 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			mutamenti 
																			in 
																			seno 
																			al 
																			sistema 
																			politico 
																			e 
																			alla 
																			struttura 
																			economica 
																			della 
																			monarchia. 
																			Quella 
																			da 
																			lui 
																			messa 
																			in 
																			campo 
																			fu 
																			una 
																			politica 
																			militare 
																			aggressiva, 
																			tesa 
																			principalmente 
																			a 
																			contrastare 
																			l’Olanda, 
																			le 
																			cui 
																			flotte 
																			minavano 
																			i 
																			traffici 
																			lusitani 
																			in 
																			Brasile 
																			e 
																			nel 
																			Levante. 
																			Fu 
																			quindi 
																			deciso 
																			a 
																			non 
																			rinnovare 
																			la 
																			tregua 
																			con 
																			i 
																			Paesi 
																			Bassi, 
																			che 
																			scadeva 
																			nell’aprile 
																			del 
																			1621.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Persuaso 
																			che 
																			non 
																			sarebbe 
																			stato 
																			possibile 
																			sostenere 
																			lo 
																			sforzo 
																			bellico 
																			continuando 
																			a 
																			gravare 
																			sulla 
																			già 
																			dissestata 
																			economia 
																			castigliana, 
																			nel 
																			1626 
																			presentò 
																			un 
																			programma 
																			che 
																			prevedeva 
																			il 
																			più 
																			diretto 
																			coinvolgimento 
																			di 
																			tutti 
																			i 
																			domini 
																			spagnoli, 
																			sia 
																			in 
																			termini 
																			di 
																			denaro 
																			che 
																			di 
																			uomini. 
																			Questo 
																			progetto 
																			era 
																			noto 
																			come
																			
																			Uniòn 
																			de 
																			las 
																			Armas, 
																			in 
																			base 
																			al 
																			quale 
																			ciascuna 
																			provincia 
																			doveva 
																			reclutare 
																			ed 
																			equipaggiare 
																			a 
																			proprie 
																			spese 
																			un 
																			determinato 
																			contingente 
																			di 
																			soldati, 
																			in 
																			modo 
																			da 
																			raggiungere 
																			le 
																			140.000 
																			unità 
																			necessarie. 
																			Ma 
																			dopo 
																			i 
																			primi 
																			successi 
																			militari 
																			nelle 
																			operazioni 
																			intraprese 
																			contro 
																			i 
																			principi 
																			tedeschi 
																			protestanti 
																			e 
																			l’Olanda, 
																			la 
																			politica 
																			attuata 
																			dall’Olivares 
																			cominciò 
																			a 
																			mostrare 
																			le 
																			prime 
																			crepe, 
																			sostanzialmente 
																			a 
																			causa 
																			del 
																			profilarsi 
																			di 
																			un 
																			ennesimo 
																			tracollo 
																			delle 
																			finanze 
																			statali. 
																			Esso 
																			fu 
																			determinato 
																			non 
																			solo 
																			dalle 
																			ingenti 
																			spese 
																			per 
																			il 
																			coinvolgimento 
																			della 
																			Spagna 
																			in 
																			un 
																			nuovo 
																			conflitto 
																			contro 
																			la 
																			Francia 
																			– 
																			per 
																			la 
																			successione 
																			al 
																			ducato 
																			di 
																			Mantova, 
																			nel 
																			1628 
																			– ma 
																			anche 
																			dalla 
																			cattura, 
																			da 
																			parte 
																			degli 
																			Olandesi, 
																			della 
																			flotta 
																			spagnola 
																			che 
																			trasportava 
																			oro 
																			americano. 
																			Come 
																			se 
																			non 
																			bastasse, 
																			il 
																			conte-duca 
																			dovette 
																			far 
																			fronte 
																			al 
																			malcontento, 
																			sempre 
																			più 
																			crescente, 
																			del 
																			Portogallo: 
																			nel 
																			vecchio 
																			regno 
																			lusitano, 
																			il 
																			governo 
																			vicereale 
																			non 
																			aveva 
																			funzionato, 
																			e la 
																			conseguente 
																			sostituzione 
																			del 
																			viceré 
																			con 
																			un 
																			governatore 
																			aveva 
																			suscitato 
																			il 
																			dissenso 
																			della 
																			popolazione 
																			di 
																			Lisbona.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Fu, 
																			tuttavia, 
																			nella 
																			Catalogna 
																			che 
																			l’Olivares 
																			incontrò 
																			una 
																			più 
																			ferrea 
																			resistenza, 
																			dacché 
																			essa, 
																			gelosa 
																			delle 
																			proprie 
																			autonomie, 
																			si 
																			considerava, 
																			al 
																			pari 
																			della 
																			Castiglia, 
																			una 
																			nazione 
																			distinta, 
																			con 
																			proprie 
																			istituzioni 
																			giuridiche 
																			e 
																			amministrative, 
																			lingua 
																			e 
																			cultura. 
																			Così, 
																			allorché 
																			l’Olivares, 
																			all’inizio 
																			del 
																			1640, 
																			volle 
																			convocare 
																			in 
																			territorio 
																			catalano 
																			le
																			
																			Cortes
																			
																			per 
																			imporre 
																			i 
																			mutamenti 
																			che 
																			più 
																			gli 
																			premevano, 
																			la 
																			Catalogna 
																			insorse. 
																			Quest’ultima, 
																			dopo 
																			aver 
																			sollecitato 
																			e 
																			ottenuto 
																			il 
																			sostegno 
																			della 
																			Francia, 
																			nel 
																			gennaio 
																			del 
																			1641, 
																			si 
																			annesse 
																			alla 
																			monarchia 
																			borbonica, 
																			pur 
																			preservando 
																			propri 
																			ordinamenti 
																			e 
																			leggi.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			rivolta 
																			catalana 
																			ebbe 
																			indubbiamente 
																			ripercussioni 
																			in 
																			Portogallo, 
																			dove, 
																			nel 
																			dicembre 
																			del 
																			1640, 
																			un’insurrezione 
																			contro 
																			il 
																			governo 
																			madrileno 
																			ripristinò 
																			sul 
																			trono 
																			la 
																			dinastia 
																			legittima 
																			dei 
																			Braganza, 
																			con 
																			l’ascesa 
																			di 
																			Giovanni 
																			IV, 
																			proclamando 
																			la 
																			piena 
																			indipendenza 
																			della 
																			nazione 
																			portoghese.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Dinnanzi 
																			al 
																			precipitare 
																			della 
																			situazione, 
																			Filippo 
																			IV 
																			non 
																			poté 
																			astenersi 
																			dal 
																			licenziare 
																			l’Olivares, 
																			nel 
																			1643. 
																			Il 
																			successivo 
																			esplodere 
																			di 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			rivolte 
																			(nel 
																			Regno 
																			napoletano, 
																			in 
																			Sicilia 
																			e 
																			nelle 
																			province 
																			aragonesi), 
																			il 
																			persistere 
																			delle 
																			difficoltà 
																			finanziarie, 
																			la 
																			terribile 
																			pestilenza 
																			che 
																			si 
																			abbatté 
																			sulla 
																			Castiglia, 
																			l’ennesima 
																			bancarotta, 
																			condussero 
																			la 
																			monarchia 
																			spagnola 
																			verso 
																			un 
																			inevitabile 
																			declino. 
																			In 
																			quegli 
																			anni, 
																			unica 
																			magra 
																			consolazione 
																			per 
																			la 
																			Corona 
																			fu 
																			la 
																			riacquisizione 
																			della 
																			Catalogna, 
																			sul 
																			finire 
																			del 
																			1652.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			A 
																			succedere 
																			a 
																			Filippo 
																			IV 
																			sul 
																			trono 
																			di 
																			Spagna 
																			fu 
																			il 
																			suo 
																			terzogenito 
																			Carlo 
																			II: 
																			un 
																			sovrano 
																			debole 
																			di 
																			fisico 
																			e di 
																			spirito. 
																			Privo 
																			anch’egli 
																			di 
																			quell’autorità 
																			necessaria 
																			al 
																			risanamento 
																			della 
																			monarchia, 
																			ben 
																			presto 
																			si 
																			vide 
																			vittima 
																			delle 
																			altre 
																			potenze 
																			europee, 
																			decise 
																			a 
																			spartirsi 
																			i 
																			possedimenti 
																			della 
																			Corona 
																			asburgica.
																			
																			
																			
																			In 
																			un 
																			simile 
																			contesto, 
																			si 
																			inseriva 
																			la 
																			figura 
																			del 
																			re 
																			di 
																			Francia 
																			Luigi 
																			XIV, 
																			il 
																			quale, 
																			determinato 
																			ad 
																			assicurare 
																			i 
																			domini 
																			spagnoli 
																			alla 
																			casa 
																			di 
																			Borbone, 
																			mise 
																			in 
																			campo 
																			tutta 
																			la 
																			sua 
																			abilità 
																			diplomatica.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Nel 
																			marzo 
																			del 
																			1700, 
																			quando 
																			oramai 
																			era 
																			stato 
																			annunciato 
																			che 
																			la 
																			vita 
																			del 
																			sovrano 
																			Carlo 
																			II, 
																			affetto 
																			da 
																			una 
																			grave 
																			malattia, 
																			di 
																			lì a 
																			poco 
																			si 
																			sarebbe 
																			spenta, 
																			veniva 
																			stipulato 
																			un 
																			accordo 
																			tra 
																			le 
																			maggiori 
																			potenze 
																			europee. 
																			In 
																			base 
																			ad 
																			esso, 
																			si 
																			assegnava 
																			il 
																			regno 
																			spagnolo 
																			a 
																			Carlo, 
																			figlio 
																			dell’imperatore 
																			Leopoldo 
																			I, 
																			mentre 
																			a 
																			Filippo 
																			d’Angiò, 
																			nipote 
																			dello 
																			stesso 
																			Re 
																			Sole, 
																			si 
																			garantivano 
																			i 
																			domini 
																			italiani.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Ma 
																			la 
																			prospettiva 
																			di 
																			uno 
																			smembramento 
																			dei 
																			territori 
																			dell’eredità 
																			asburgica 
																			di 
																			Spagna 
																			suscitò 
																			l’ostile 
																			reazione 
																			del 
																			governo 
																			di 
																			Madrid. 
																			Carlo 
																			II, 
																			così, 
																			un 
																			mese 
																			prima 
																			di 
																			spirare, 
																			nell’ottobre 
																			1700, 
																			si 
																			lasciò 
																			convincere 
																			dal 
																			Consiglio 
																			di 
																			Stato 
																			a 
																			redigere 
																			un 
																			testamento 
																			che 
																			nominava 
																			suo 
																			erede 
																			il 
																			duca 
																			d’Angiò 
																			(il 
																			futuro 
																			Filippo 
																			V), 
																			con 
																			la 
																			clausola 
																			che 
																			questi 
																			rinunciasse 
																			ai 
																			suoi 
																			diritti 
																			di 
																			successione 
																			in 
																			Francia.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Con 
																			la 
																			morte 
																			di 
																			Carlo 
																			II, 
																			all’inizio 
																			del 
																			XVIII 
																			secolo, 
																			si 
																			estingueva 
																			di 
																			fatto 
																			la 
																			casata 
																			degli 
																			Asburgo 
																			di 
																			Spagna 
																			e si 
																			inaugurava 
																			un 
																			nuovo 
																			capitolo 
																			della 
																			storia 
																			spagnola, 
																			con 
																			l’avvento 
																			sul 
																			trono 
																			della 
																			dinastia 
																			francese 
																			dei 
																			Borbone.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Riferimenti 
																			bibliografici:
																			
																			
																			 
																			
																			
																			F. 
																			Canale 
																			Cama, 
																			D. 
																			Casanova, 
																			R.M. 
																			Delli 
																			Quadri,
																			
																			Storia 
																			del 
																			Mediterraneo 
																			moderno 
																			e 
																			contemporaneo, 
																			Napoli 
																			2009.
																			
																			
																			C. 
																			Capra,
																			
																			Storia 
																			moderna 
																			(1492-1848), 
																			Milano 
																			2011.
																			
																			
																			J.H. 
																			Elliott,
																			
																			Imperial 
																			Spain 
																			1492-1716, 
																			London 
																			1981.
																							
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			