[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 153 / SETTEMBRE 2020 (CLXXXIV)


contemporanea

RICORDANDO ROSE VALLAND
IL RECUPERO DELLE OPERE D'ARTE TRAFUGATE DAI NAZISTI / PARTE II

di Francesco Cappellani 

 

Dopo questo primo invio, le spedizioni verso la Germania si succederanno quasi fino alla fine dell’occupazione tedesca. Intanto al Jeu de Paume si andavano accumulando anche moltissimi quadri moderni, giudicati da Hitler “arte degenerata” in quanto espressione della decadenza di un mondo ebraicizzato, sottratti alle collezioni di David Weill, di Alphonse Kann, di Paul Rosenberg.

 

Per non “disturbare” il gusto tedesco, le tele erano state poste in una sala secondaria poco accessibile. Ma alla fine del 1942, in barba alle idee estetiche del Führer, Göring si era impossessato di dieci Renoir, dieci Degas, due Monet, tre Sisley, quattro Cézanne e cinque Van Gogh, per citare solo gli autori di maggiore rilievo. Inoltre i quadri che non lo interessavano, diventavano merce di scambio per altri quadri di epoca antica oppure venduti ad avveduti mercanti per procurare importanti risorse finanziarie.

 

Ci sarà comunque sulla terrazza delle Tuileries, il 23 luglio 1943, un falò di circa 500-600 quadri di “arte degenerata” confiscati e bruciati dall’ERR e di cui Rose sarà l’unica impotente e disperata testimone. Dall’analisi dettagliata compiuta nel dopoguerra sembra che solo 56 oggetti d’arte, tra i primi spediti in Germania nel febbraio del 1941 andarono alla collezione di Hitler prevista per il futuro museo di Linz, mentre nel corso delle varie operazioni svoltesi al Jeu de Paume anche negli anni successivi, almeno 875 furono preda di Göring.

 

Rose Valland per ben quattro volte è messa alla porta del museo dai tedeschi sempre più sospettosi nei suoi confronti. Ma ogni volta riesce a rientrare adducendo la necessità della sua presenza per sorvegliare la gestione del museo, cioè il riscaldamento, la pulizia e in genere la manutenzione dell’edificio affidata a guardiani francesi. Viene di volta in volta accusata di sabotaggio, di furto e anche di segnali fatti al nemico. I furti, malgrado la presenza di guardie e della Gestapo, sono frequenti, ma il pericolo maggiore Rose lo corre quando viene sorpresa a decifrare degli indirizzi.

 

Riesce a cavarsela, ma capisce che cominciano a ritenerla una testimone pericolosa, da sopprimere prima della fine delle ostilità. Per fortuna era riuscita a creare un clima di corretta collaborazione con gli esperti d’arte tedeschi che erano tutti funzionari di musei ed erano stati “requisiti” dall’ERR, ma non avevano atteggiamento ostili né di prevaricazione nei suoi confronti.

 

Alla fine del 1941 Rosenberg realizza che in molte abitazioni appartenenti a famiglie ebree, rimaste abbandonate, gran parte dell’arredamento è scomparso e chiede allora al Führer il suo accordo per requisire mobilia e suppellettili “appartenenti a ebrei che sono fuggiti o che sono sul punto di scappare, a Parigi come in tutti i territori occupati dell’ovest, per fornire all’amministrazione dell’Est tutta la mobilia possibile”. Hitler accetta e parte così, sotto l’egida dell’ERR, l’operazione M-A, acronimo per “Möbel Aktion” ( operazione mobilia ).

 

Da un documento tedesco si apprende che gli appartamenti di cittadini ebrei francesi completamente svuotati saranno 69.619 di cui 38.000 a Parigi. Le spedizioni si intensificano: da metà 1943 al 1 agosto 1944, nove convogli lasciano Parigi con destinazione Germania (castello di Neuschwanstein, abbazia cistercense di Buxheim), Austria (castelli di Kögl e Sessenberg) e Cecoslovacchia. Il 25 luglio 1944, quando ormai, dopo lo sbarco in Normandia, le truppe alleate sono prossime alla capitale francese, viene confiscata la preziosa collezione Thalmann di bronzi antichi.

 

La spedizione finale del 1 agosto 1944, di arte moderna e destinata al castello di Nikolsburg nella Moravia del sud, è bloccata dalla resistenza francese e rimane in Francia. Curiosamente il gruppo di partigiani che impedisce quest’ultima deportazione era comandato dal figlio di Paul Rosenberg, il celebre mercante d’arte ebreo, di cui una gran parte della collezione si trovava proprio su quel treno. Questo episodio ispirerà il film The train (1964) di John Frankenheimer con Burt Lancaster, Jeanne Moreau e Suzanne Flon nella parte di Rose Valland.

 

A partire dall’autunno del 1944 Rose informa gli americani sui probabili siti di stoccaggio in Germania delle opere d’arte trafugate, affinché vengano risparmiati dai bombardamenti. Verso la fine della guerra, molte opere d’arte di grande valore sono spostate dai tedeschi per timore dei bombardamenti alleati nelle miniere di sale di Altaussee in Austria dove verranno ritrovate alla fine della guerra.

 

Nel rapporto finale dell’attività dell’ERR tra novembre 1940 e metà luglio 1944 consegnato a Rosenberg, risulta che dalle 203 collezioni private ispezionate erano state confiscate 21.903 opere d’arte comprendenti 10.890 quadri, acquarelli e disegni, 5.825 oggetti artistici (porcellane, bronzi, gioielleria), 2.477 mobili di valore storico, 1.286 pezzi archeologici provenienti dall’estremo oriente, e il rimanente costituito da tappeti, medaglie, vasi, arazzi etc.

 

La ritirata dell’esercito tedesco dalla Francia e particolarmente da Parigi fu complessa e cruenta. Ci fu battaglia anche intorno al Jeu de Paume con parecchi morti, infine l’armata di liberazione del generale Leclerc, intervenuta sul posto, riuscì a sopraffare la resistenza tedesca e costringere alla resa 350 soldati che verranno rinchiusi nel cortile del Louvre. La guerra volgeva alla fine. Il 25 agosto 1944 il generale von Choltitz firma la resa della Germania nella stazione di Montparnasse.

 

Viene istituito in Francia il 24 novembre 1944 il CRA (Commission de Récuperation Artistique) con sede al Jeu de Paume che si pone come primo obbiettivo il rientro dei tesori d’arte e la protezione dei luoghi dove l’ERR aveva ammassato la refurtiva. Rose Valland ne fa parte ed è nominata segretaria della Commissione. Stabilisce un ottimo rapporto con James J. Rorimer, l’ufficiale americano, già conservatore del Dipartimento d’arte medievale al Metropolitan Museum di New York, delegato con altri colleghi, a partire dal 1943, a collaborare al salvataggio del patrimonio artistico europeo su una richiesta fortemente voluta da Roosevelt.

 

Essi costituiscono un gruppo denominato “MFAA” (Monuments, Fine Arts and Archives Officers) che verrà poi soprannominato “Monuments Men”. Il gruppo, al momento dello sbarco in Normandia, era costituito da una decina di uomini che sarebbero aumentati a 60 alla fine del conflitto. In Italia alla fine delle ostilità i Monuments Men erano 22.

 

Robert M. Edsel nel suo libro Monuments Men, racconta un episodio divertente: dopo lo sbarco in Sicilia nel 1943, il comandante della 7° armata americana Patton scoprendo le rovine di Agrigento, avrebbe domandato a un esperto: «Non è che la mia 7° armata abbia causato un tale disastro?». «No» – fu la risposta – «è successo nella guerra precedente. La seconda guerra punica».

 

Rose trasmette a Rorimer i suoi dettagliatissimi archivi con l’indicazione dei depositi dell’ERR al di fuori della Francia; scrive che “il metodo e il realismo dell’ufficiale americano, l’interesse sincero che dedica a ogni problema, come me ne sono potuta rendere conto nel corso delle ricerche, mi hanno convinto a dargli la mia piena fiducia”.

 

Il 4 maggio 1945 Rose ottiene un ordine di missione di durata illimitata presso lo Stato Maggiore della 1° armata francese del generale De Lattre de Tassigny. Viene promossa capitano e l’11 maggio 1945, tre giorni dopo la capitolazione del Reich, entra in Germania diventando l’anello di congiunzione tra il CRA e il governo francese della zona di occupazione in Germania. La sua azione “rude e determinata”, nelle parole di Rorimer, caratterizza esattamente il suo lavoro assiduo e instancabile.

 

Intanto la 1° armata americana trova nelle miniere di Merkers, vicino a Weimar, le riserve d’oro del Reich e alcuni quadri del Kaiser Friedrich Museum di Berlino; nelle miniere di Bernterode, vicino a Cassel, le bare del re di Prussia e centinaia di quadri del museo di Potsdam, nella miniera di salgemma di Heilbronn capolavori del museo di Karlsruhe e, grazie alla 7° armata del generale Patton, il ritrovamento delle vetrate della Cattedrale di Strasburgo.

 

Tutti i siti sono rimasti ben protetti prima dai tedeschi e ora dai soldati americani; vengono ritrovate le schede dei vari pezzi e tutta la documentazione che ne permetterà la restituzione ai legittimi proprietari. Inventari sono trovati anche nel castello del barone Kurt von Behr, ex responsabile dell’ERR in Francia, che li consegna personalmente alle autorità americane prima di suicidarsi insieme alla moglie. Scrive la Valland: “Il suo ultimo gesto da dandy fu bere il veleno in una coppa piena di champagne millesimato 1918!”.

 

Guidati dalle informazioni di Rose, i soldati americani entrano nel castello di Neuschwanstein, in Baviera, dove trovano gli archivi e una gran parte del bottino dell’ERR. Le opere d’arte ammassate nel castello sono così numerose che i Monuments Men impiegano quasi sei settimane per svuotarlo. Proseguendo nella loro avanzata raggiungono Bertchtesgaden dove Göring aveva trasferito parte della sua sontuosa collezione d’arte dalla villa di Carinhall per ragioni di sicurezza.

 

Ma i maggiori ritrovamenti si ebbero nel maggio 1945, nella miniera di salgemma di Altaussee, in Stiria, non lontano da Salisburgo: oltre 6.500 quadri, statue, oggetti preziosi, mobili, libri, ceramiche etc. Tutto era rimasto imballato come al momento della spedizione dalla Francia, e fu così che, aprendo le casse, i Monuments Men restarono sbalorditi nel vedere la Madonna con Bambino di Michelangelo, scolpita nel 1504, rubata dalla Chiesa di Nostra Signora di Bruges, l’Astronomo di Jan Vermeer proveniente dal Louvre e un’altra sua opera, l’Arte della Pittura, il Polittico dell’Agnello Mistico dipinto da Jan van Eick nel 1432 sottratto alla cattedrale di Saint Bavo di Gand, e un numero incredibile di altri capolavori.

 

Davanti alla miniera c’erano 8 casse con la scritta “Vorsicht marmor, nicht stürzen” (attenzione marmi, maneggiare con cura), ma, una volta aperte, si vide che contenevano otto potenti bombe che Hitler, in caso di sconfitta, aveva ordinato di fare esplodere per distruggere tutti quei capolavori, destinati per la gran parte al suo Führermuseum di Linz. Sembra che al Gauleiter locale fosse stato impedito di eseguire l’ordine per intercessione di Ernst Kaltenbrunner, capo della Gestapo austriaca e spietato sovrintendente a deportazioni e stermini di massa, che si era rifugiato ad Altaussee durante il collasso del Terzo Reich. Strani giochi del destino!

 

Tutte le opere, insieme a quelle ritrovate in altri siti, verranno portate alla centrale istituita a Monaco dagli Alleati e da qui ha inizio la difficile opera di individuazione dei proprietari, considerando che molti erano morti nei campi di sterminio, e delle relative restituzioni. Una attività che dura ancora oggi se si pensa che la sola Francia conserva nei suoi musei oltre 2.000 opere i cui proprietari sono, e probabilmente oramai resteranno per sempre, ignoti.

 

Rose Valland, tra mille problemi sia di tipo diplomatico e burocratico dovuto alle interferenze tra gli stati-maggiore degli alleati responsabili ognuno del proprio territorio, che di tipo tecnico e pratico per le immense difficoltà, date le condizioni delle strade e delle ferrovie in gran parte distrutte, riuscirà infine a provvedere al rimpatrio in Francia di circa 60.000 opere di cui 45.000 saranno restituite ai legittimi proprietari o eredi.

 

Rimarrà in Germania fino all’esaurimento del suo compito, nel 1952. Il 6 febbraio del 1946 assiste al dibattito della 52esima giornata del processo ai criminali nazisti a Norimberga sulla spoliazione dei beni artistici. Nominata capo della sezione delle Belle Arti alla divisione degli Affari Culturali Francesi a Berlino, riceve nel 1946, a fine anno, la medaglia della Resistenza Francese. Accetta il posto di capo della sezione Belle Arti a Berlino, che le consente di ottenere i lasciapassare per recarsi nella zona sovietica estendendo la sua attività di recupero delle opere confiscate su tutta l’Europa anche a beneficio degli stessi musei tedeschi.

 

Nel 1948 il generale americano Tate la decora con la “Medal of Freedom” per avere meritevolmente aiutato gli Stati Uniti nella guerra contro il nemico. Nel 1951 Rose Valland assume la direzione del servizio di “Riallocazione delle opere d’arte” coinvolgendo le autorità della Repubblica Federale tedesca. Rientra in Francia nel 1953 e diviene capo del Servizio di Protezione delle Opere d’Arte con la qualifica di “curatore” dopo vent’anni di lavoro nei musei francesi.

 

Nel 1961 scrive per l’editore Plon il libro Le front de l’art che sarà ristampato nel 1997 e poi nel 2016. Nel 1969 è decorata con la Legion d’Honneur e infine, nel 1972, riceve anche un riconoscimento dalla Germania, la Croce d’Ufficiale al Merito della Repubblica Federale Tedesca per i servizi resi al mondo dell’arte.

 

Andata in pensione nel 1968, Rose continua a lavorare senza posa per classificare i fondi degli archivi della CRA, la Commission de Récuperation Artistique. Nel 1979 donerà i suoi archivi personali alla Réunion des Musées Nationaux. Negli anni del dopoguerra Rose conosce l’inglese Joyce Heer, segretaria-interprete all’Ambasciata degli Stati Uniti che diventa la sua compagna fino alla morte nel 1977, mentre Rose morirà in solitudine nel 1980 a 81 anni a Ris-Orangis nella banlieu parigina.

 

Sarà sepolta insieme alla sua compagna nel villaggio natale di Saint-Étienne de Saint-Geoirs. Il 25 aprile 2005 il ministro francese della Cultura ha inaugurato una lapide commemorativa in onore di Rose Valland sulla facciata del Jeu de Paume nei giardini delle Tuileries, ma di fatto i meriti di Rose furono praticamente ignorati in Francia durante la sua vita, malgrado le tante onorificenze ricevute.

 

Sarà più attenta la stampa americana dove, sul New Yorker del 1° marzo 1947, la corrispondente Janet Flanner, basandosi sui rapporti dei Monuments Men, celebrerà il ruolo impareggiabile di Rose Valland per il ritrovamento delle decine di migliaia di capolavori rubati, descrivendola come una “femme de tête” che “sopportava intelligentemente e coraggiosamente tutti i rimproveri, nella speranza di restare al suo posto e così scoprire dove i nazisti spedivano il bottino”.

 

Forse maggiore notorietà, anche se oramai tardiva, le è venuta dal film del 2014 di George Clooney, The Monuments Men, basato sul libro di Robert Edsel, dove la sua parte è interpretata con grande efficacia dall’attrice Cate Blanchett.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

N. Ohler, Tossici. L’arma segreta del Reich. La droga nella Germania nazista, Rizzoli 2016.

R. Valland, Le front de l’art. Defense de Collections Françaises, R.M.N. 2016.

R.M. Edsel, B.Witter, Monuments Men. À la recherche du plus grand trésor nazi, Gallimard 2009. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]