[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

169 / GENNAIO 2022 (CC)


attualità

RITORNO AL NUCLEARE?

SE SBAGLIARE È UMANO, PERSEVERARE È DIABOLICO

di Giovanna D’Arbitrio

 

“Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico”, recita il proverbio e in effetti sembra assurdo che il nuovo anno purtroppo sia iniziato con la proposta della Commissione Europea sul riconoscimento dell’energia nucleare e del gas naturale come fonti di energia rinnovabili “green”, in grado di realizzare l’obiettivo zero emissioni CO2 in Europa.

 

Anche in Italia i sondaggi mostrano un ritorno di interesse in tale campo, in particolare come soluzione per risolvere il caro-bollette, benché dieci anni fa, con i referendum del 2011, il 94% degli italiani si sia pronunciato contro il nucleare. Francamente ci sembra incredibile che ora si pensi a un altro referendum per riproporre nuove centrali, poiché ancora oggi permangono molti dubbi sui rischi che esse rappresentano: pericoli legati alla radioattività, assenza di un deposito nazionale, alto rischio sismico del territorio italiano e quant’altro.

 

Immediate le proteste di Legambiente, Greenpeace e WWF che definiscono surreale il dibattito sul cosiddetto nucleare di quarta generazione, di cui si parla da decenni, mentre risultano assenti reali novità tecnologiche: un dibattito che ha distolto l’attenzione da più sicure tecnologie di fonti rinnovabili, già disponibili sul mercato.

 

Secondo le suddette associazioni, da quasi 20 anni le ricerche sui reattori di quarta generazione non hanno fornito grandi risultati, mentre i nuovi impianti nucleari di terza generazione coprirebbero solo il 2% della richiesta energetica.

 

A quanto pare anche lo sbandierato tema dei costi-bolletta, risolvibili con il nucleare, si rivela irrilevante, poiché in base ai dati del World Nuclear Industry Status Report, il nucleare risulta più costoso dell’energia prodotta dal fotovoltaico o dall’eolico: nel 2020 produrre 1 kilowattora di elettricità con il fotovoltaico è costato in media nel mondo 3,7 centesimi di dollaro, con l’eolico 4, con nuovi impianti nucleari 16,3. Le rinnovabili, inoltre, non inquinano, non lasciano scorie e non causano di gravi incidenti.

 

WWF, Legambiente e Greenpeace, pertanto, hanno rivolto un appello al Ministro Cingolani e al Governo affinché si facciano portavoce in Europa “di una posizione chiara e avanzata che non ceda alle lobby del gas fossile e del nucleare, così come hanno fatto altri governi, perché tornare a parlare di nucleare è un esercizio davvero inutile e un dibattito sterile”.

 

Interessante evidenziare che oggi, sono circa 128 le centrali nucleari attive in Europa: il primato spetta alla Francia con 58 centrali in funzione; seguono Russia (32) e Regno Unito (19).

 

Non è da sottovalutare, inoltre, l’alto rischio sismico del territorio italiano (terremoti oltre i 7 gradi della scala Richter), per cui non è certo auspicabile la costruzione di centrali nucleari nel nostro Paese. Ameno 8 i terremoti più drammatici che hanno causato molti danni e vittime dall’inizio del ‘900 a oggi: quello di Messina e Reggio Calabria (1908), seguito da un vero e proprio tsunami con onde fino a 13 metri e circa 120.000 morti, quello di Avezzano (1915) con 32.610 morti, i due terremoti dell’Irpinia (nel 1980 e nel 1930, con 2.570 e 1.400 vittime rispettivamente), quello del Belice (1968) con 236 morti, quello del Friuli (1976) con 989 vittime, quello del Belice (1968) con 236 morti, quello dell’Aquila (2009) con 309 vittime.

 

Chi nega i pericoli del nucleare in un territorio ad alto rischio sismico, dovrebbe ricordare il terremoto e maremoto del 2011 in Giappone con conseguenziale imponente tsunami e distruttive, gigantesche onde che causarono l’incidente nucleare di Fukushima. Dopo tale disastro, in occasione inoltre del 25° anniversario del disastro di Chernobyl, nove Premi Nobel inviarono una lettera aperta a 31 capi di stato invitandoli a riflettere sui pericoli del nucleare e sollecitandoli a investire su fonti energetiche alternative, più sicure e rinnovabili.

Essi affermarono di essere “fermamente convinti che se si cominciasse adesso a dismettere il nucleare in tutto il mondo, le generazioni future, soprattutto quelle giapponesi che hanno sofferto fin troppo, vivrebbero in un mondo più sicuro e pacifico”.

 

Ecco i loro nomi: Betty William (Irlanda), Mairead Macguire (Irlanda), Rigoberta Menchu Tum (Guatemala), Jody Williams (USA), Dhirin Ebadi (Iran), Wangari Maathai (Kenya), Desmond Tutu (South Africa), Adolfo Perez Esquivel (Argentina), Jose Ramos Horta (East Timor). Anche l’italiano Carlo Rubbia, Premio Nobel per la fisica 1984, in un’intervista su La Repubblica si schierò contro la costruzione di nuove centrali nucleari che nel nostro paese in particolare richiederebbe tempi troppo lunghi per dare risultati apprezzabili e privi di rischi.

 

All’epoca della suddetta lettera i dati sulle centrali nucleari nel mondo ne annoveravano complessivamente 442, concentrate soprattutto negli USA (104), in Europa (148), Russia, Giappone, senza contare quelle in fase di costruzione (soprattutto in Cina), evidenziando ancora troppi i reattori vecchi e pericolosi, costruiti in un periodo in cui non si teneva conto dei territori a rischio sismico. Dati più aggiornati ne evidenziano un numero crescente, oltre ai 63 reattori in costruzione e altri 160 sono in pianificazione.

 

Speriamo pertanto che non vengano costruite altre centrali o che almeno si riducano i pericoli di quelle già esistenti. E ci auguriamo, infine, che la scelta ricada su fonti energetiche alternative, più sicure e rinnovabili, per il bene dei nostri figli.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]