.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

MODERNA


N. 99 - Marzo 2016 (CXXX)

IL DOPPIO VOLTO DELLA RIFORMA
RIFLESSIONI SU UN MUTAMENTO

di Vera Vitartali

 

Il movimento riformista stava già prendendo forma, quando alla fiera di Francoforte iniziò a spopolare un libro, che farà riflettere una buona parte della popolazione, che costringerà un uomo a scappare da una terra all’altra: Erasmo da Rotterdam e il suo “elogio alla follia”.

 

“Seguono immediatamente costoro, quanto a felicità, quelli che comunemente chiamano sé religiosi e monaci, cioè solitari, con una denominazione che più falsa non potrebbe essere...”, le parole di Erasmo appaiono subito pungenti nei confronti dell’istituzione ecclesiastica, in un momento storico in cui anche il solo pronunciar la parola riforma poteva costarti la vita; ma non ebbe paura di esprimere i suoi ideali, i suoi pensieri, uno tra pochi che si pose contro l’organismo più potente dei tempi.

 

Erasmo accusava la chiesa di Roma, dove da tempo, si esercitava ciò che eticamente si considerava scorretto: la vendita delle indulgenze.

 

“Predicano da uomini, coloro che dicono che, subito, come il soldino ha tintinnato nella cassa l'anima se ne vola via” ricordava Lutero nelle 95 tesi.

 

“Non s’adoperano ad esser simili a Cristo, ma ad esser dissimili fra di loro”.

 

Cosa stava succedendo?

 

La Germania era divisa in due fazioni, quella “monarchica” rappresentata dall’imperatore e quella “cetuale” rappresentata dai principi territoriali e dalle città che pretendevano un’autonomia politica. Quando nel 1518, ad Augusta, papa Leone X chiese ai rappresentanti dell’impero di finanziare la crociata contro i turchi guidata da Massimiliano, essi rifiutarono senza nessuna indulgenza. Sentendosi schiacciati dall’imperatore e dalla chiesa e vedendo i propri diritti farsi volubili, i principi decisero di appoggiare la riforma e di sfruttarla a proprio favore. In questo clima di ostilità, il 31 ottobre 1517, Martin Lutero sulla stessa linea di pensiero di Erasmo da Rotterdam, pubblicava le 95 tesi, dove denigrava con vigore l’atteggiamento del clero. Tali vennero affisse sulla della chiesa di Wittenberg.

 

“Bisogna esortare i cristiani perché si sforzino di seguire il loro capo Cristo attraverso le pene, le mortificazioni e gli inferni.” L’esempio da seguire, esortava a proferire Lutero, era la vita di Gesù Cristo e le azioni che egli aveva compiuto nel corso della vita; questo era l’unico esempio da seguire.

 

Il Vangelo di Matteo ci dice “Quando dunque, fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come usano fare gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere onorati dagli uomini… tu invece quando fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra, affinché la tua elemosina rimanga segreta”. Con queste parole Matteo ci comunica lo spirito umile di Cristo, che gli uomini di fede profonda dovrebbero possedere. Avere un atteggiamento propagandistico non ti porta dunque a condurre una vita di poca fede?

 

Inevitabilmente l’evento colpì anche il campo artistico. L’Italia vide come protagonista del concilio tridentino papa Paolo III Farnese rappresentato in un dipinto anche da Tiziano. Sguardo intenso e veste rosso porpora riflettono perfettamente i suoi pensieri.

 

 

Alle sedute finali del concilio tridentino si trattò anche dell’aspetto dell’arte relativamente a forma e contenuti e su queste discussioni finali fiorirono grandi trattati. Emerse tra questi il trattato “discorsi intorno alle immagini sacre e profane” di Gabriele Paleotti.

 

“Ma perché questa nobiltà può essere commune ancor a tutte le arti, quantunque meccaniche e vili, noi ora aggiungiamo un’altra nobiltà propria e peculiare a quest’arte, la quale si scuopre manifestamente dal formare che ella fa e rappresentare dinanzi agli occhi persone cumulatissime de meriti e che per la loro essemplare vita, piena d’ogni virtù, sono state sopra modo grate a Dio.” A queste parole d’ora in poi gli artisti dovranno far riferimento per la realizzazione delle proprie opere.

 

L’arte diventa quindi uno strumento per difendere i valori del mondo cattolico: si esalta la figura dei santi e di Maria, la rappresentazione dei sacramenti che il mondo protestante aveva abolito e l’esaltazione del sacerdote e degli ordini monastici.

 

La cesura conciliare colpisce molto Taddeo Zuccari che si trova in qualche modo “costretto” ad abbandonare l’artificiosità ricercata nelle pose e nella composizione, come possiamo vedere in una delle sue opere del 1555 presso la cappella di San Marcello al Corso, a una composizione che annulla le doti dell’artista e di ogni ricerca di artificio. Le forme complesse sono ora eliminate a favore di forme regolari semplici e naturali in modo tale che i contenuti del tema non siano distratti dall’artificio.

 

Esempio lampante della trasformazione di Taddeo sono le scene dei fasti farnesiani affrescati intorno al 1570 presso Villa Farnese a Caprarola.

 



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.