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N. 123 - Marzo 2018 (CLIV)

Regina Vittoria
La grandezza di una piccola donna

di Ilaria La Fauci

 

Bassina, orgogliosa, determinata, "regina nata": questo il ritratto essenziale di Alessandrina Vittoria di Hannover, o più semplicemente Vittoria, sovrana che sedette sul trono del Regno Unito per gran parte del XIX secolo.

 

La casa di produzione Mammoth Screen le rende oggi gloria attraverso una serie tv che ripercorre il suo regno, dall’incoronazione in poi: giunta alla seconda stagione, vanta un’accuratezza storica invidiabile, datale dai diari scritti direttamente dalla regina e da una delle sue figlie che sono stati letti come base del telefilm.

 

La vita della regina è stata molto interessante, ricca di eventi epocali (alcuni dei quali lanciati da lei stessa) e piena di emozioni.

 

È stato il regno più longevo dopo quello dell’attuale regina Elisabetta II: una mattina dell’anno 1837 la neo-diciottenne Drina (così veniva chiamata in famiglia) fu svegliata da una notizia per cui era stata preparata ma che le avrebbe stravolto la vita: “Io sono stata svegliata alle 6 dalla Mamma, che mi ha detto che l’Arcivescovo di Canterbury e Lord Conyngham erano qui e desideravano vedermi. Scesi dal letto e andai nel mio salotto (indossando solo la mia vestaglia) e, sola, li incontrai. Lord Conyngham poi mi fece sapere che il mio povero zio, il Re, non c’era più, e che era spirato 12 minuti dopo le 2 di questa mattina, e di conseguenza che io sono la regina”.

 

È una pagina del diario in cui traspaiono la semplicità e l’innocenza di una ragazza cresciuta sotto la rigida protezione della madre ed alla quale sarebbero spettati ardui compiti e continue sfide.

 

La sua ascesa al potere era stata favorita da spiacevoli eventi: ella era la figlia di Edoardo, quarto figlio del re Giorgio III, ma i cui fratelli non ebbero eredi, motivo per cui dopo la morte degli zii Giorgio IV e Guglielmo IV lo scettro del potere passò nelle sue piccole mani per più di sessantatré anni fino all’alba del nuovo secolo.

 

Questo periodo è noto come Epoca Vittoriana ed è pieno di stravolgimenti culturali, politici, scientifici, militari ed economici. Vittoria riuscirà ad ottenere anche il titolo di Imperatrice d’India (1876-1901), dimostrando l’impegno nel colonialismo come nell’Europa continentale.

 

Il rapporto tra il popolo e la regina non fu lineare: si alternarono momenti di odio a momenti di simpatia. Inizialmente si servì dell’aiuto del primo ministro in carica, ovvero Lord Melbourne, che apparteneva allo schieramento Whig.

 

Essendo alle prime armi, la regina fece molto affidamento ai consigli di quest’ultimo ma di tanto in tanto fece degli errori: all’inizio del suo regno, accusò una donna, Lady Flora Hastings, di essere incinta di sir John Conroy, un uomo molto vicino alla madre (forse l’amante) Vittoria di Sassonia-Coburgo-Saalfeld, possessivo ed autoritario che aveva segnato indelebilmente l’infanzia di Drina (la madre infatti era detestata dallo zio Guglielmo IV e questo causò l’isolamento della futura regina dalla corte di Londra: l’odio arrivò al punto che il re non voleva che dopo la sua morte la cognata prendesse il potere in attesa del compimento dei 18 anni della nipote; fortuna vuole che egli sia morto proprio poco dopo il compleanno di quest’ultima).

 

Si scoprì comunque che Lady Flora in realtà era malata e la stampa si scagliò contro la regina per la mancanza di delicatezza nell’aver insistito a sottoporla a una visita medica cui seguì la morte della donna.

 

Nonostante ciò, Vittoria riuscì a farsi perdonare dimostrando un’enorme sensibilità dinanzi ai problemi del suo regno e del suo popolo: diventò un modello di valore e moralità, un’icona nazionale. Eppure i tentati omicidi non mancarono, come quello di Edward Oxford, non si sa bene se motivati dalla follia, dal tentativo di ottenere notorietà o da reali cospirazioni.

 

Apportò diversi cambiamenti: innanzitutto si spostò a Buckingham Palace, rendendolo per la prima volta una residenza reale. Sposò il cugino Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, un tedesco che secondo il popolo e il Parlamento era unicamente interessato alla visibilità e al denaro che questo matrimonio potesse conferirgli.

 

Eppure viene descritto come un matrimonio d’amore, come emerge anche dai diari della regina. Il loro matrimonio avvenuto nel 1840 fu seguito dalla nascita di ben nove figli: Vittoria viene anche comunemente chiamata nonna d’Europa perché i suoi figli le diedero ben quarantadue nipoti i quali si sposarono con membri dell’aristocrazia di tutta Europa.

 

Con il tempo Alberto si guadagnò il titolo di Principe Consorte dal momento che diede prova in più occasioni della sua grande cultura ed educazione (nel 1851 organizzò la prima esposizione universale). Diventò un punto di riferimento per la regina, scavalcando sia Lord Melbourne sia la baronessa Louise Lehzen, governante di Drina.

 

Il vento politico del paese cambiò a favore Tory: fu la volta del primo ministro Robert Peel, che si trovò in difficoltà per l’abrogazione dei dazi sul grano importato, in contrasto con il suo partito ma in linea con la sua moralità.

 

La legge passò, ma egli preferì ritirarsi e fu sostituito dal Whig John Russell: seguì un duro periodo per la regina dal momento che i ministri di questo nuovo governo non la interpellavano sulle questioni portate in Parlamento, il che contrariava la tendenza di Vittoria al perseguimento di una linea politica ben precisa. Anni e governi dopo, Vittoria si intromise sostenendo un’unione di Whig e Tory (più che altro i sostenitori di Peel) capeggiati da Lord Aberdeen, che sostenne l’inserimento del regno nella guerra di Crimea.

 

La regina approvò cambiamenti di natura economica, come l’uso delle ferrovie come mezzo di trasporto. Viaggiò molto andando in Francia, in Irlanda e spostandosi all’interno del Regno Unito cosicché da migliorare la diplomazia e avere una visione completa del suo Paese.

 

In Irlanda diede aiuto alla popolazione durante il periodo della Grande Carestia attraverso opere di beneficenza; anche qui però l’amore si trasformò in odio a seguito del mancato riconoscimento del matrimonio del figlio da parte della corporazione di Dublino. Sostenne sempre il corpo militare, convinta della necessità di mantenere alta la dignità e la potenza inglese agli occhi del resto del mondo, intervenendo in più guerre politiche e di espansione coloniale.

 

Nel 1861 la sua vita fu segnata da pesanti lutti: la perdita della madre con la quale si era riappacificati dopo anni di allontanamento. Alberto morì ed ella si chiuse in sé stessa, rifiutava di mostrarsi in pubblico ed era afflitta da una pesante malinconia.

 

Questa sofferenza fu parzialmente superata, ritornò a svolgere il suo ruolo di regina per altri quarant’anni, mantenendo però il lutto e cambiando vita: abbandonò Londra, prediligendo gli ambienti di campagna e la compagnia di poche persone, causando un certo indebolimento della stessa monarchia. Controverse sono le opinioni degli storici circa altre relazioni che Vittoria avrebbe intrattenuto nel resto della sua lunga vita.

 

Nel frattempo si susseguirono diversi altri governi fino a quelli del conservatore Disraeli e poi del liberale Gladstone (unione degli ideali Whig e Tory), ma Vittoria non trovò più la complicità dei ministri che avevano servito nei primi governi del suo regno, seppur tentò di ricrearla con Lord Salisbury.

 

L’isolamento della regina portò alla richiesta repubblicana di un’abdicazione, ma le manifestazioni di questi ultimi si spensero in concomitanza alla riapparizione pubblica della sovrana. Nel 1887 venne festeggiato il Giubileo dei cinquanta anni di regno: aveva riacquistato la popolarità di un tempo.

 

Gli ultimi anni della sua vita e del suo regno furono caratterizzati dall’amicizia con l’indiano Abdul Karim, attraverso il quale si avvicinò a una cultura per lei affascinante.

 

Festeggiò i sessant’anni di regno che le concessero all’epoca il primato di longevità di regno inglese.

 

La morte sopraggiunse nel 1901: la sua vita era stata segnata da vicende di ogni tipo, gioie, dissapori, sostegno, tentati omicidi, amori e lutti; il suo regno fu esemplare per il resto del mondo in termini di avanguardia e lungimiranza.

 

L’epoca vittoriana si chiuse: la piccola Drina aveva segnato la storia grazie alla sua semplicità e caparbietà.  

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Christopher Hibbert, Queen Victoria: A Personal History, Londra 2000.

Edith Sitwell, La Regina Vittoria, Longanesi, Milano 1979.

Giles St Aubyn, Queen Victoria: A Portrait, Sinclair-Stevenson, Londra 1991.



 

 

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