[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

195 / MARZO 2024 (CCXXVI)


attualità

RIFLESSIONI Sul tema della diversità
LEGGENDO LA RAGAZZA BLU
di Giovanna D'Arbitrio

 

Kim Michele Richardson, scrittrice americana di successo, nata nel 1957 in Kentucky dove vive con la sua famiglia, è autrice di numerosi bestseller, come Liar’s Bench, GodPretty in the Tobacco Field, The Sisters of Glass Ferry and The Book Woman of Troublesome Creek . Nel suo libro “La Ragazza Blu” ha raccontato la storia vera del Popolo Blu del Kentucky dove fu riscontrata per la prima volta una rara alterazione genetica che colora la pelle di blu.

 

Il libro ha avuto un grande successo a livello internazionale e ottenuto molti riconoscimenti letterari, sia per stile e contenuto particolare , sia per il tema della “diversità” oggi di grande attualità, sempre al centro di molti dibattiti, film, libri e quant’altro. Senz’altro l’abitudine a stabilire cosa è “normale”, tipica della storia dell’umanità, spinge a incrementare comportamenti negativi verso la diversità (di vario tipo fisica, psichica, linguistica, ambientale, socio-economica, di genere, ecc.) perché i suoi caratteri distintivi non rientrano nei canoni ritenuti normali.

 

Senz’altro “La Ragazza Blu” sollecita significative riflessioni sul suddetto tema ed ecco come viene presentato dalla Casa Editrice Pienogiorno : “Cussy Mary Carter ha diciannove anni, è intelligente, indipendente, con un'insaziabile sete di sapere. E ha la pelle blu: ultima testimone di un popolo, realmente esistito, che superstizioni e maldicenze hanno segregato nelle zone più impervie dei monti Appalachi. Nei giorni più difficili, cerca conforto nel suo cuscino come da una carezza. Ne ha ricavato la federa dal vestito che sua madre le aveva cucito quando era bambina.

 

Diceva che il blu della stoffa avrebbe fatto sembrare la sua pelle più bianca; un po' meno colorata, almeno. Con sua madre tutto sembrava più leggero, anche gli sguardi feroci della gente, anche l'isolamento in cui la sua famiglia deve vivere a causa di una rara alterazione genetica che rende l'epidermide di un blu cielo, pronto a scurirsi a ogni emozione.

 

Ma Cussy, detta Bluette, non ha ereditato dai suoi avi solo il suo colore. Sa leggere, cosa rara su quei monti negli anni Trenta della Grande Depressione, e ancor più per una donna. E orgogliosa, determinata, e curiosa di imparare ogni cosa. Per questo è stata subito entusiasta di aderire all'innovativo progetto che Eleanor Roosevelt ha istituito per diffondere la lettura. A dorso di un mulo, il suo compito è portare libri e giornali nelle zone più remote e disagiate. Non solo un impiego, di più: una missione, perché per molti quelli sono gli unici spiragli di luce in una vita di lotta e sopraffazione.

 

Nonostante crudeli pregiudizi, nonostante suo padre, che pure la ama profondamente, per proteggerla cerchi di affibbiarle un marito qualsiasi, nonostante il fanatico predicatore Frazier le dia la caccia per purificarla a forza dal suo peccato blu, Cussy non smette di bramare e difendere la libertà che la cultura e il suo lavoro le danno. E nemmeno di combattere per il suo riscatto, la sua indipendenza, il vero amore che sente di meritare”,

 

La pluripremiata autrice in un’intervista ha affermato di essersi imbattuta anni fa nelle storie degli eroici bibliotecari degli anni della Grande Depressione e nel Popolo Blu del Kentucky, una popolazione a cui un’alterazione genetica aveva colorato la pelle di un blu cielo, pronto a scurirsi maggiormente a ogni emozione.

 

La metemoglobinemia congenita, così viene chiamata l’alterazione della pelle blu, fu rilevata per la prima volta nel 1820 nella famiglia Fugate di Troublesome Creek, nel Kentucky. In effetti il francese Martin Fugate aveva sposato una kentuckiana portatrice del gene, per cui la coppia generò quattro figli blu che purtroppo vennero discriminati perfino più dei neri residenti in zona.

 

Come l’ autrice ha raccontato, lei stessa ha sperimentato povertà, sofferenze e discriminazione sulla sua pelle trascorrendo i suoi primi dieci anni di vita in un orfanotrofio rurale del Kentucky e poi data in affido a varie famiglie fino a ritrovarsi senza una casa all’età di quattordici anni.

 

Capisco bene le persone emarginate e provo grande empatia per Cussy Mary e la sua famiglia- ha affermato- e anche per chiunque abbia dovuto o debba vedersela con i pregiudizi e le avversità. Ricordo un’estate solitaria, stavo da una famiglia affidataria e andai per la prima volta in una biblioteca e scelsi un libro. La bibliotecaria si accostò e mi disse tranquillamente: “Solo uno? Hai l’aria più intelligente di così, e scommetto che riusciamo a trovartene più di uno”. Mise le mani sotto il bancone, tirò fuori un sacchetto di carta marrone, lo aprì e me lo porse, poi mi accompagnò lungo scaffali pieni di libri magnifici.

 

Ero sconvolta di poter prendere più di un libro, figurarsi un sacchetto pieno, e rimasi colpita dalla sua compassione, gentilezza e saggezza. Gli uomini e le donne dei libri sono ancore di salvezza per così tante persone, ci danno risorse vigorose per aiutarci a diventare forti. È una forza, quella della parola scritta, che rischiamo di dare per scontata, eppure è così potente, taumaturgica, a volte rivoluzionaria (…) Cussy in fondo è l’emblema di ogni esclusione, e di ogni emancipazione, di ogni riscatto. Uno dei passaggi del romanzo a cui sono affezionata è quando una delle protagoniste prende la mano di Cussy, nonostante conosca bene le conseguenze di essere amica di una Blu, e dice una verità semplicissima: ‘Alle nostre mani non importa se sono di colore diverso”.

 

Ci sembra giusto concludere con le parole di Tiziano Terzani: “Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno, in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo”.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]