[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 155 / NOVEMBRE 2020 (CLXXXVI)


attualità

IL CASO HENRY BARKLEY (e quello di OSMAN KAVALA)
processi alla turca / PARTE I

di Leila Tavi

   

Il filantropo e uomo d’affari turco Osman Kavala e l’accademico statunitense Henri Barkey, analista ed esperto del Medio Oriente del think tank Wilson Center, sono stati accusati, senza fondate prove, di spionaggio e di attentato all’ordine costituzionale della Turchia. L’accusa che li vedrebbe coinvolti nel tentativo di colpo di stato militare del 15 luglio 2016, si rivela grave, perché dimostra il palese rifiuto della Turchia di rispettare una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, emanata nel maggio 2020, che ordina l’immediato rilascio di Kavala e mette in guardia lo Stato turco dal imputare nuovi crimini al filantropo senza fondate prove.

 

Nel mese di ottobre un tribunale turco ha accolto l’accusa nei confronti dei due uomini e ha fissato per il 18 dicembre una prima udienza di processo contro Kavala, che dal novembre 2017 si trova nella prigione Silivri di Istanbul, e Barkey, che invece si trova negli Stati Uniti.

 

L’atto d’accusa di 64 pagine, datato 28 settembre, accusa Kavala e Barkey di “assicurare a fini di spionaggio politico o militare informazioni che dovrebbero essere tenute riservate per motivi di sicurezza o di politica interna o estera dello Stato” (ai sensi dell’articolo 328 del Codice penale turco). Tale accusa prevede una pena che può arrivare fino a un massimo di 20 anni di carcere, mentre il tentativo “con la forza e con la violenza di rovesciare l’ordine costituzionale della Repubblica di Turchia o introdurre un ordine diverso o impedire questo ordine” (articolo 309), può avere come conseguenza l’ergastolo senza condizionale.

 

PEN Norway ha tradotto in modo integrale il fascicolo d’indagine numero 2017/96115 della Procura della Repubblica turca, in cui si fa riferimento a un capo di accusa precedente per Osman Kavala, che riguarda le proteste del Parco di Gezi a Istanbul nel 2013, per cui l’uomo d’affari è stato scagionato quest’anno. Per quanto concerne Henri Jak Barkey si dichiara nel documento di avere nuove prove del suo coinvolgimento nella rivolta di Gezi da parte della Procura della Repubblica turca, sulla base di conversazioni telefoniche tra i due accusati, ai quali sono stati messi sotto controllo i telefoni cellulari, geolocalizzati, e con le loro conversazioni intercettate in varie occasioni tra il 2013 e il 2016. 

 

Come in passato, nel documento si accusa, senza prove concrete, Kanvala di legami con George Soros, direttore della Open Society Foundation, che secondo la Procura di Istanbul avrebbe organizzato e finanziato in vari Paesi la Primavera araba, nel tentativo di sovvertire l’ordine e di far crollare i regimi, addirittura perseguendo la segregazione e la divisione sociale attraverso l’accentuazione delle differenze nelle strutture sociali.

 

Inoltre Kavala è sospettato nel documento di aver condotto una ricerca sulla situazione culturale e sociale della popolazione della Turchia per mezzo di Anadolu Kültür S.A. e altre società ed enti di cui è fondatore e direttore, ottenendo informazioni dettagliate e strategiche, al fine di accrescere le tensioni sociali all’interno del Paese, attraverso azioni discriminatorie, perché tale ricerca è stata concentrata su gruppi minoritari in Turchia. Kavala è accusato dalla Procura di essersi avvalso a tale scopo di sue personali relazioni con funzionari di paesi stranieri e organizzazioni internazionali, con cui le sue fondazioni ed enti sono in collegamento per sviluppare quelle che il Procuratore cita come “cosiddette” libertà democratiche, che minerebbero alla legittimità del governo in carica, incitando alla segregazione all’interno della società e causando danni, perché indebolirebbe l’unità e l’unione dei cittadini con lo Stato e la nazione, a scapito degli interessi nazionali e a beneficio degli Stati stranieri e delle organizzazioni di intelligence. In merito a tali attività delle società di Kavala si legge nel documento che “si è formata l’opinione che sarebbe opportuno che la suddetta analisi e l’accusa fossero incluse nell’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Istanbul”, quindi il documento stesso non riporta prove tangibili delle accuse a cui si fa riferimento. Si tratta quindi di un’implicita ammissione del fatto che si tratti di accuse politiche e non relative a violazioni del codice penale turco. 

 

I progetti di Anadolu Kültür S.A, approvati dal “sospetto” Mehmet Osman Kavala con fondi ottenuti dalla Open Society Foundation finanziata da George Soros, avrebbero incitato i cittadini turchi all’odio e all’inimicizia per quanto riguarda le differenze linguistiche, razziali, religiose, settarie, regionali e simili. Nello specifico, si fa riferimento a due documentari del Drama Istanbul Film Studio: uno di 5 minuti e 58 secondi dal titolo tradotto in inglese The Lights of Rojava - Women’s Revolution (Le luci della Rojava - La rivoluzione delle donne), con un’intervista ad alcune donne giudicate dal Procuratore “terroriste” ed appartenenti alle unità di difesa delle donne affiliate al PKK e un secondo del 2014, con il titolo tradotto in inglese Little Shore Fish - Being a Child in the South-East (Un piccolo pesce a riva - Essere un bambino nel Sud-Est della Turchia), il cui contenuto, secondo il Procuratore, alluderebbe al fatto che la Turchia uccide i cittadini di origine curda che vivono nella regione dell’Anatolia sudorientale.

 

Inoltre il documento fa riferimento a dei messaggi estratti dall’iPhone del filantropo in cui ci sarebbero le prove di un finanziamento al regista Devrim Tekinoğlu per la realizzazione del documentario 1994, che per la Procura di Istanbul avrebbe insinuato negli spettatori la falsa percezione che ci sono stati “villaggi bruciati e gente costretta a migrare nella regione di Dersim”. Anche se fosse provato che Kavala ha contribuito al finanziamento del documentario, sicuramente, la finalità è più o meno nobile a seconda del punto di vista, ma quello che è sicuro è che in Paese democratico non sarebbe stata giudicata come opera politicizzata.

 

I tentativi, a volte goffi, della Procura di Istanbul sono di voler a tutti i costi dimostrare che i due accusati si trovavano non casualmente negli stessi luoghi in cui sono accaduti attentati, come l’esempio citato nel recente atto di accusa, che fa riferimento al 13 marzo 2016, in occasione del quale il sospetto Henri Jak Barkey si sarebbe recato in Iraq, dopo aver tenuto una serie di incontri nelle province di Istanbul e Adana. Il 19 marzo 2016 l’organizzazione terroristica armata del PKK ha lanciato un attacco con un veicolo bomba contro il personale della polizia a Kızılay Güvenpark, nella provincia di Ankara. Barkey è sospettato dalla Procura di Istanbul di essere giunto a Istanbul solamente dopo aver incontrato anche alti dirigenti di varie organizzazioni terroristiche in Iraq. Un altro attentato suicida è stato compiuto a Taksim nella via İstiklal dalla DAESH Armed Terrorist Organization e il sospetto che Barkey vi fosse coinvolto proviene alla Procura per il semplice fatto che l’analista fosse stato intervistato dal Financial Times a riguardo.

 

Nello stesso giorno del 10 marzo, quando il “sospettato” Henri Jak Barkey si è recato nella provincia di Adana, il “sospettato” Mehmet Osman Kavala si è recato in Francia, dove è rimasto tra il 7 e il 10 marzo e ha tenuto vari incontri. E via ancora, con altre date e altre località nel tentativo di dimostrare l’indimostrabile, addirittura cercando di legare le attività di Barkey e Kavala con quelle di Fetullah Gülen negli Stati Uniti d’America negli stessi giorni.

 

Per le connessioni con il fallito tentativo di golpe del luglio 2016, nel documento di accusa si è preso nota degli spostamenti dei due sospetti tra la fine di giugno e l’inizio di luglio di quell’anno: Henri J. Barkey si trovava a Istanbul tra il 26 e il 29 giugno, si è recato nella provincia di Diyarbakır il 30 giugno 2016 e ha tenuto vari incontri nei distretti di Yenişehir, Bağlar, Sur e Kayapınar, dopodiché è tornato a Istanbul la sera stessa ed è rimasto nella provincia di Istanbul fino al 3 luglio 2016, per rientrarvi poi la mattina del 15 luglio, il giorno del tentativo di golpe. Da parte sua, Mehmet Osman Kavala si è recato nella provincia di Diyarbakır il 27 giugno 2016, un giorno dopo l’arrivo di Henri J. Barkey a Istanbul, ed è tornato a Istanbul lo stesso giorno.

 

Un intero paragrafo del documento di accusa, il quinto, è dedicato alla riunione del golpe (BÜYÜKADA), di cui riportiamo di seguito la trascrizione integrale.

 

Nelle operazioni condotte in relazione al tentativo di colpo di Stato del 15 luglio da parte dell’organizzazione terroristica armata FETÖ/PDY: 

Quando si è saputo che alcune persone legate ai servizi segreti stranieri, tra cui il sospetto Henri Jak Barkey, sono arrivate nella provincia di Istanbul il 15 luglio e hanno tenuto una riunione allo Splendid Hotel di Büyükada, la questione è stata oggetto di un’indagine approfondita. 

Nel corso di questo lavoro: 

È stato identificato che dal 15 al 17 luglio 2016, presso lo Splendid Hotel di Büyükada, si è tenuta una riunione di 15 persone dal titolo “Iran and its Neighbours” (L’Iran e i suoi vicini), a cui hanno partecipato le seguenti persone:

 

Henri Jak Barkey,

Ellen Beth LAIPSON,

Ellie GERANMAYEH,

Ahmed MORSY,

Marwa DAOUDY,

Masood KAROKHAIL,

Ali VAEZ (Alireza VAEZZADEH),

Samir SUMAIDA’IE,

Julia ROMANO,

Sylvia TİRYAKİ,

Michael ASIEDU,

İbrahim Mensur AKGÜN,

Bayram SİNKAYA,

Pinar ARIKAN SİNKAYA.

 

Husain HAQQQANI era tra gli invitati, ma quel giorno non era presente al meeting. Scott PETERSON, secondo quanto riferito, il partner di Ellie GERANMAYEH, era anch’egli in albergo durante lo svolgimento dell’incontro. 

 

È stato registrato che l’incontro è stato organizzato dal programma per il Medio Oriente del programma della società civile/pensiero del Woodrow Wilson International Center for Scholars (Wilson Center), che ha la sua sede negli Stati Uniti e che il sospetto Henri J. Barkey è il capo di questo dipartimento. Si è preso nota che l’incontro è stato organizzato dal Wilson Center in collaborazione con il Global Political Trends Centre (GPOT) affiliato all’Università di Kültür.

 

Il 03.08.2016 İbrahim Mensur Akgün, responsabile del Global Political Trends Centre (GPOT), ha rilasciato la seguente dichiarazione sul processo di pianificazione dell’incontro, nella sua dichiarazione presa dalla Direzione della Filiale antiterrorismo di Istanbul:

 

“... il Wilson Center è un think tank liberale situato a Washington negli Stati Uniti d’America. Henri Barkey è il direttore del Wilson Center in Medio Oriente. A febbraio o marzo 2016 è stata espressa la volontà di voler tenere un incontro su ‘L’Iran e i suoi vicini’ a Istanbul e noi, come GPOT dell’Università di Kültür, abbiamo accettato questa proposta. Avevamo inizialmente previsto di tenere l’incontro all’inizio di maggio 2016, ma poiché non erano in grado di assicurare i fondi necessari per l’incontro, cioè il denaro per coprire le spese dei partecipanti, è stato rinviato a una data successiva. Le discussioni sull’argomento sono proseguite. Nel corso di queste discussioni e nella corrispondenza che abbiamo avuto con Henri Barkey, ci hanno inviato la data del 15-17 luglio 2016. Era un mese festivo e coincideva con il fine settimana e quindi non abbiamo visto alcun problema e abbiamo accettato questa data. In seguito i dettagli sono stati definiti nella corrispondenza tra il team del GPOT e il Wilson Center...”. 

 

Sylvia Tiryaki, che è stata direttrice del Centro GPOT e ha partecipato alla riunione tenutasi allo Splendid Hotel, ha dichiarato quanto segue nella sua dichiarazione rilasciata dalla Direzione della Filiale antiterrorismo di Istanbul il 08.08.2016:

 

“... Sono cittadina slovacca e la mia famiglia vive ancora in Slovacchia. Ho ricevuto tutta la mia formazione fino a oggi in Slovacchia. Dal 2003 faccio parte del corpo docente del Dipartimento di Relazioni Internazionali dell’Università di Kültür. Allo stesso tempo, ho anche lavorato part-time sulla questione cipriota presso la TESEV [la Fondazione turca per gli studi economici e sociali]. Non ho svolto alcuna attività in nessun’altra università turca e non ho frequentato alcun corso qui. Sono uno dei direttori del GPOT (Global Political Trends Centre), che è collegato con l’Università di Kültür. Il capo di questa unità è İbrahim Mensur Akgün. Il Wilson Center, situato a Washington negli Stati Uniti d’America, è il think tank più prestigioso del mondo. Henri Barkey è il direttore del Wilson Center per il Medio Oriente. Ho visto per la prima volta Henri Barkey circa dieci anni fa. Da allora l’ho incontrato a conferenze in varie date in vari Paesi. A febbraio o marzo 2016 il nostro capo dipartimento İbrahim Mensur Akgün mi ha detto che era arrivata una proposta dal Wilson Center, ma non ha specificato quale fosse l’argomento. Ho espresso l’opinione che il Wilson Center è un’organizzazione di prestigio mondiale e che quindi dovremmo accettarla. Queste discussioni sono state condotte dal Wilson Center e İbrahim Mensur Akgün. L’incontro, che inizialmente si sarebbe dovuto svolgere nel maggio 2016, è stato rinviato a causa di difficoltà di finanziamento e non ha potuto essere tenuto in quella data. In seguito, le discussioni sono proseguite e l’idea di tenerlo il 15-17 luglio 2016 ci è stata proposta al GPOT dal Wilson Center. Non abbiamo rilevato alcun problema con questa data e abbiamo accettato la proposta. In seguito la corrispondenza che riguardava i dettagli è stata effettuata tra Gamze Coşkun per il GPOT e il team del Wilson Center. Ho anche avuto in diverse occasioni uno scambio di corrispondenza con Henri Barkey al Wilson Center per questioni finanziarie...”. 

 

Come risulta dalle dichiarazioni che sono state prese in considerazione, lo svolgimento dell’incontro e gli accordi per la data dell’incontro sono stati pianificati dal sospetto Henri J. Barkey, direttore del programma per il Medio Oriente del Wilson Center, e questi accordi sono stati notificati al Centro GPOT dell’Università di Kültür. Un altro aspetto che colpisce è la scelta della data dell’incontro. Il sospetto Henri J. Barkey aveva inizialmente comunicato che l’incontro si sarebbe tenuto nel maggio 2016, ma ha annunciato che la data dell’inizio di maggio era stata posticipata perché il Wilson Center aveva avuto difficoltà ad organizzare il finanziamento, e successivamente ha dichiarato che l’incontro si sarebbe tenuto il 15 luglio 2016.

 

Per avvalorare la tesi della Procura di Istanbul si è tenuto conto di alcune testimonianze di impiegati dello Splendid Hotel, riportate in versione integrale nel documento, ma su cui sorvoliamo in questa circostanza, considerati metodi con cui la Procura ha agito. 

 

I sospetti non hanno risparmiato Scott Peterson, un corrispondente per il Medio Oriente dell’organizzazione statunitense The Christian Science Monitor. Non era nella lista degli ospiti invitati all’incontro organizzato allo Splendid Hotel, ma è arrivato insieme a Ellie Geranmayeh, sua compagna; i due hanno soggiornato nella stessa stanza d’albergo. Il documento di accusa sottolinea come sia noto che Scott Peterson è un esperto fotoreporter che si è occupato per molti anni di giornalismo in Paesi in fase di cambiamento di regime e di guerra civile, in particolare in Medio Oriente e nei Balcani, e che in questa veste si è trovato in Paesi come Afghanistan, Iran, Iraq, Algeria, Libano, Libano, Bosnia Erzegovina, Kosovo e Serbia durante i periodi di scontri. Questo per dimostrare da parte della Procura di Istanbul che il fotoreporter non si trovasse lì per una coincidenza o per un viaggio di piacere, ma per documentare nei media occidentali il colpo di Stato che sarebbe accaduto a breve e di cui i partecipanti alla conferenza allo Splendid Hotel erano al corrente. 

 

Il documento fa riferimento a una strana campanella che Barkey avrebbe lasciato alla reception dello Splendor Hotel prima di lasciare la Turchia e non farvi più ritorno. La sede del think tank del Wilson Center che ha organizzato l’incontro si trova nello stato americano di Washington, in Pennsylvania Avenue, immediatamente accanto alla Casa Bianca, e non c’è un’unità di tale organizzazione nello stato della Pennsylvania. Il nome Pennsylvania scritto sul campanello che Henri J. Barkey ha lasciato alla reception dello Splendid Hotel non ha chiaramente alcun collegamento, secondo la Procura di Istanbul, con la Pennsylvania Avenue su cui si trova il Wilson Center, perché lo sfondo rosso su cui è scritto il nome Pennsylvania ha la forma della mappa dello stato della Pennsylvania. Pertanto, la Procura ha tratto le conclusioni che Henri J. Barkey avrebbe dovuto portare una campanella che simboleggia lo stato della Pennsylvania, riconosciuta come la sede della FETÖ negli Stati Uniti, si tratterebbe pertanto di un messaggio in relazione al tentativo di colpo di stato nel 2016. Ricordiamo ai nostri lettori che la Pennsylvania è la patria del simbolo storico americano della libertà, la Liberty Bell.

                    

Al paragrafo sul convegno allo Splendid Hotel di Büyükada, segue quello su Henri J. Barkey, che è stato direttore del programma per il Medio Oriente del Wilson Center dal 2015 al 2017. Si fa riferimento, inoltre, agli incarichi da lui svolti presso la sezione di pianificazione politica del Dipartimento di Stato americano sui temi del Medio Oriente, della Turchia, del Mediterraneo orientale e dell’intelligence in quelle aree. Barkey è nato a Istanbul e parla turco molto bene; è riconosciuto come “Turkey Expert” da tutto l’establishment statunitense. Inoltre, sarebbe noto alla Procura di Istanbul che Barkey abbia svolto per molti anni funzioni di analista senior nelle attività di intelligence degli Stati Uniti d’America per quanto riguarda il Medio Oriente. Henri J. Barkey, collabora, poi, con il Council on Foreign Relations-CFR e ha lavorato al Carnegie Endowment for International Peace negli anni 2008-2011. Sempre all’analista politico la Procura di Istanbul fa riferimento per stretti rapporti con Graham Fuller, ex vice capo del National Intelligence Council della CIA, che è stato per molti anni a capo della filiale della CIA in Turchia e a capo della missione della CIA in Medio Oriente. È stato Fuller a presentare una lettera di raccomandazione alla corte affinché Fethullah Gülen, leader di FETÖ/PDY, ricevesse una green card per poter risiedere negli USA. Inoltre, nel 1998, Henri J. Barkey e Graham Fuller hanno pubblicato insieme una monografia dal titolo Turkey’s Kurdish Question (La questione curda della Turchia).

 

Il documento di accusa fa un chiaro riferimento a un unico incontro tra Kavala e Barkey che ha avuto luogo il 18 luglio del 2016, dopo il tentativo di golpe, in occasione di una cena al Karaköy Restaurant in Beyoğlu, insieme a Marwa Daoudy e a Sylvia Tiryak, che avevano partecipato al meeting allo Splendid Hotel. Dopo la cena di quella sera del 2016 Barkey non è più tornato in Turchia.

 

Il 16 ottobre scorso la Gazzetta ufficiale della Turchia ha pubblicato un decreto presidenziale che annuncia la promozione di Hasan Yılmaz, il vice procuratore capo di Istanbul, il cui nome appare come autore dell’atto d’accusa contro Kavala e Barkey, a vice ministro della giustizia. In qualità di viceministro della giustizia, Yılmaz è diventato anche membro d’ufficio del Consiglio dei giudici e dei procuratori, l’organo responsabile della nomina e delle questioni disciplinari di giudici e procuratori. La promozione di Yılmaz alle alte cariche dopo aver prestato il suo nome all’ultimo atto d’accusa contro Kavala, che il Presidente Recep Tayyip Erdoğan ha preso di mira in almeno tre discorsi pubblici, dimostra in modo chiaro che la presidenza turca sostiene l’atto d’accusa. 

 

In Europa la situazione è vista dai difensori dei diritti umani con preoccupazione e la recente decisione della Consiglio dell’Unione Europea, il 7 dicembre scorso, di adottare un regolamento che istituisca un regime globale di sanzioni riguardo alle violazioni dei diritti umani. Per la prima volta l’UE si è dotata di un quadro normativo che consente di prendere di mira individui, entità e organismi - compresi gli attori statali e non statali - responsabili, coinvolti o associati a gravi violazioni e abusi dei diritti umani in tutto il mondo, indipendentemente dal luogo in cui si sono verificati. 

Auspichiamo, quindi, che sulla scorta del nuovo regolamento UE sulle violazioni dei diritti umani possa, in qualche modo, avere una positiva influenza sul nuovo processo a Barkey e a Kavala che si svolgerà il 18 dicembre prossimo.la pariatur?

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]