PITTURA DELLA SOCIALITÀ
L’ARTE DELLA CONDIVISIONE
di Fabrizio
Mastio
Tra
i temi più ricorrenti nelle
rappresentazioni pittoriche
risaltano le scene di convivio. Non
costituiscono soltanto un motivo
artistico, ma il riverbero di uno
stile di vita che, attraverso
l’estetica, rivela significati più
profondi. Nei poemi omerici il
banchetto diventa spazio epico, dove
la successiva teorizzazione
dell’animale sociale di
Aristotele si misura con il dualismo
del kalos e del kakos,
il bene e il male, il giusto e
l’ingiusto: un Giano bifronte che
svela la complessità delle relazioni
umane e la loro cosmologia
emozionale.
Ed è nell’Odissea che emerge il
significato di una socialità nelle
sue diverse forme: quella adorna
della sacra ospitalità offerta da
Alcinoo, re dei Feaci, a Odisseo
nell’aiutarlo a far rientro a Itaca.
Il banchetto non è esclusivamente
l’offerta di cibo accompagnata dal
melodico canto della cetra, ma
condivisione emotiva e attività
sportive come lotta, corsa e salto.
Così Odisseo, commosso
dall’accoglienza riservatagli in un
momento in cui la mancanza della
patria natia diviene necessità di
riassaporare le proprie origini, si
ritrova a udire le parole di Alcinoo:
“Ascoltatemi, o capi e principi
dei Feaci, abbiamo già soddisfatto
la voglia d’un pranzo adeguato e
della cetra, che è compagna dei
ricchi banchetti, ma andiamo ora
fuori e cimentiamoci in tutte le
gare, perché possa poi l’ospite
raccontare ai suoi cari, tornato a
casa, di quanto sugli altri
eccelliamo nel pugilato, e la lotta
e nella corsa e nel salto” (Odissea,
Canto VIII, vv. 97-103).
Nel poema è nell’assenza dell’eroe
dal lare domestico che emerge la
convivenza come sopruso e
rovesciamento degli antichi ideali
di ospitalità della Grecia antica: i
Proci che dilapidano i beni di
Odisseo, che insidiano la moglie
Penelope, venendo meno ai più
elementari principi morali
riconosciuti dalla civiltà di
appartenenza. Omero nel Canto
ventiduesimo, nel descrivere con
toni drammatici e cruenti la
vendetta di Odisseo, condanna
l’empietà degli usurpatori, in una
narrazione quasi dicotomica tra il
valore di Alcinoo e il disvalore di
Antinoo. Così Omero ne evoca la
tragicità attraverso le parole di
Odisseo: “Cani, voi pensavate
ch’io a casa non più ritornassi
dalla terra dei Teucri, e
dilapidavate i miei beni, accanto
alle mie schiave per forza vi
giacevate e facevate la corte a mia
moglie, essendo io vivo, senza
temere gli dei che stanno nel cielo
infinito, ne che degli uomini
qualche vendetta potesse poi
esserci. Adesso tutti voi siete
avvinti da lacci di morte” (Canto
XXII, vv. 35-41 ).
Se l’epica descrive i diversi
significati della condivisione, è
ancora una volta nell’arte che è
possibile cogliere momenti di
socialità quali espressione di
un’estetica dell’interazione. Si può
scegliere di percorrere un
itinerario sociologico attraverso la
pittura di genere di Pieter Bruegel
Il Vecchio, il naturalismo di
Caravaggio, il ritrattismo gioioso
di Pierre-Auguste Renoir e il
silenzio alienante di Edward Hopper.
Socialità e festa
Pieter Bruegel il Vecchio (Breda,
1525/1530 circa - Bruxelles, 5
settembre 1569), con Banchetto
nuziale (1568 circa), uno dei
suoi ultimi dipinti prima di morire,
olio su tavola (114x164 cm)
custodito presso il
Kunsthistorisches Museum di Vienna,
raffigura una scena di ambientazione
rurale, tipica della pittura
fiamminga del Cinquecento.
Eppure, l’artista rappresenta il
mondo contadino senza idillio,
descrivendone anche vizi e
deformazione fisica e morale. La sua
pittura è evocazione di geografie
umane attraversate dai contrasti di
luoghi destinati comunque a una
serafica convivenza. Il Banchetto
nuziale presenta la decurtazione
di una striscia di 5 cm nella parte
inferiore della tavola, ragione per
cui data e firma non sono visibili.
All’opera vengono così restituite le
dimensioni di un altro dipinto di
una serie incentrata sul tema delle
nozze, Danza di contadini (1568
circa).
La scena si svolge in un granaio o
in un pagliaio dove una lunga
tavolata imbandita di cibo e bevande
accoglie gli invitati alla festa di
nozze. Di fronte al drappo verde è
rappresentata la sposa, con in testa
la corona della festa e al suo
fianco i genitori, mentre lo sposo
non è facilmente individuabile, in
quanto per le tradizioni locali
avrebbe dovuto servire ai tavoli.
Potrebbe essere la figura sulla
sinistra, intenta a versare del vino
nella brocca, oppure il capotavola
che si volta per prendere uno dei
piatti trasportati dagli
inservienti.
La sposa, con gli occhi chiusi,
mostra un’espressione sognante e
presenta lunghi capelli bruni
cadenti su un vestito scuro da cui
si intravede un sottàbito verde. La
madre della sposa, seduta alla sua
sinistra, porta una cuffia bianca,
mentre il padre occupa una sedia
dall’alto schienale e indossa vesti
da ricco possidente. Barba e capelli
bianchi, unitamente alla magrezza
del volto, ne rivelano l’anzianità.
La foggia del vestire è
caratterizzata da un pesante
mantello di pelliccia e da un ampio
cappello scuro.
Secondo alcune interpretazioni
storiche, l’uomo sulla destra con
vesti scure e spada che conversa col
religioso potrebbe essere un
autoritratto dello stesso Bruegel.
All’ingresso del granaio emerge il
flusso di invitati, tra i quali
molte donne. L’unica figura animale
è rappresentata da un cane che si
affaccia dalla parte inferiore della
tavolata.
Il convivio vede la presenza di
suonatori di cornamuse e una bambina
con un copricapo in primo piano
nell’atto di leccarsi le dita dopo
il pasto. Musica, conversazione e
prossimità sociale pervadono una
scenografia nella quale non esiste
distanza, ma vivace interazione che
conferisce all’ambientazione
dinamismo, pur in un contesto chiuso
e privo persino di vedute esterne.
La cromaticità dell’opera vede
l’utilizzo del colore ocra giallo,
rosso e blu di Prussia, in un
contrasto in cui la luminosità viene
resa col bianco di cuffie e
grembiuli variamente distribuiti fra
i commensali.
La scena sembra condurre lo sguardo
dell’osservatore verso l’ingresso,
attribuendo profondità
all’inquadratura rettangolare che si
sviluppa lungo la diagonale
tracciata dalla parte destra della
tavola. Il dipinto raffigura la
semplicità e il clima festoso del
mondo contadino. Armonia, ospitalità
e ritualità animano una cerimonia in
cui parole e musica risuonano come
note estetiche di un piacevole
simposio.
Socialità e inganno
Michelangelo Merisi, detto
Caravaggio (Milano, 29 settembre
1571 - Porto Ercole 18 luglio 1610),
maestro del naturalismo, si distinse
per una pittura in cui i modelli non
erano disegni, come d’uso all’epoca,
ma figure umane in carne e ossa,
incontrate nelle appartate osterie
romane o in qualche buio vicolo di
Napoli.
Tra i dipinti di epoca giovanile,
I bari (1597), olio su tela
(94,2 x 130,9 cm), custodito presso
il Kimbell Art Museum, a Fort Worth,
proveniente dalla collezione del
Cardinale Francesco Maria del Monte
che includeva anche la Buona ventura
(1597) e altre opere dell’artista,
evoca una vera e propria pièce
teatrale sul tema dell’ingenuità
ingannata.
In una sala parzialmente illuminata
tre figure interagiscono sul palco
del raggiro.
Un giovane in abiti scuri e sobri
legge le carte che ha in mano,
durante una partita di quella che
verosimilmente è stata identificata
con la primiera, gioco di carte
antenato del poker, mentre altri due
uomini, disposti, uno a fianco della
vittima e l’altro frontalmente,
mettono in atto la frode.
L’uomo di fianco rispetto al giovane
ingenuo ne legge le carte e indica
con la mano destra il numero della
carta al compare che, posto
frontalmente rispetto al giovane,
tiene la mano sinistra appoggiata
sul tavolo e la destra dietro la
schiena, pronta a estrarre la carta
fraudolenta. La scena si svolge in
una delle taverne romane
abitualmente frequentate da
Caravaggio. Sul tavolo da gioco
spicca una scatola di backgammon
sporgente nel vuoto, una tecnica
utilizzata dall’artista per
coinvolgere l’osservatore nella
raffigurazione attraverso la
creazione di un ponte tra spazio
dipinto e spazio reale.
Nella rappresentazione risalta il
contrasto tra i tratti nobili e la
foggia del vestire del giovane
ingenuo e gli abiti dai colori
sgargianti dei truffatori che
indossano anche vistosi copricapi
piumati. L’uomo a fianco del giovane
porta un guanto consunto per poter
individuare meglio le carte segnate.
La tela pare immergere lo spettatore
nel trambusto della taverna, in
un’atmosfera avvolta da brusio,
fruscio delle carte e tintinnio dei
bicchieri in una dimensione
olfattiva del contesto. Mentre lo
sguardo innocente del giovane si
posa quasi timidamente sul suo mazzo
di carte, l’uomo al suo fianco fissa
lo stesso con occhi attenti, quasi
voraci e il baro sembra attendere il
momento in cui estrarre la carta
truccata per mettere in atto
l’inganno.
La psicologia dei protagonisti viene
espressa con estrema cura del
dettaglio.
Il quadro si inserisce in un
contesto storico di condanna del
gioco d’azzardo, causa di frequenti
risse, con un editto per proibire i
giochi di carte e dadi emanato da
Papa Sisto V. Luci e ombre dipingono
antiteticamente moralità e inganno,
ingenuità e astuzia, ma soprattutto
la resa di ciò che Caravaggio vede:
un ritratto della realtà nella sua
nudità.
Socialità e tempo libero
Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 25
febbraio 1841 - Cagnes-sur-Mer, 3
dicembre 1919), uno dei massimi
interpreti dell’Impressionismo, dal
destino artistico indissolubilmente
legato a quello di Paul Cézanne (Aix-en-Provence,
19 gennaio 1839 - Aix-en Provence,
22 ottobre 1906), adotta uno stilema
caratterizzato da levità e armonia.
Proprio come Cézanne, Renoir esplora
un itinerario artistico al di là
della categoria del paesaggio e
della natura morta, non
rassegnandosi alla dissoluzione
delle forme, ma dedicandosi alla
ricerca delle strutture della linea
e del modellato, senza perdere
interesse per la figura umana. Si è
discusso, a tal proposito, di crisi
dell’Impressionismo, intesa come
volontà di rappresentazione meno
volatile, con una maggior attenzione
rivolta all’ordine compositivo,
senza rinunciare alle conquiste
della corrente artistica di
riferimento.
Un’opera del maestro francese che
mette al centro l’essere umano come
attore sociale è La colazione dei
canottieri (1880-81), olio su
tela (130,2 x 175,6 cm), custodita
presso il Phillips Collection, a
Washington, DC, USA. Lo sfondo del
dipinto è costituito da uno dei
numerosi ponti ferroviari costruiti
alla fine dell’Ottocento dal governo
francese, simbolo della modernità
che favorì la mobilità dei parigini
dalla metropoli verso le campagne
durante il tempo libero.
Nel dipinto non c’è il mondo
contadino e la sua fatica, ma lo
spaccato sociale della Parigi di
fine Ottocento, dall’abbiente
borghesia ai ceti più umili: un
gruppo di amici intenti a godersi
una tranquilla giornata assolata in
riva alla Senna. Sul fiume si
intravedono bianche imbarcazioni
percorrerne le placide acque. Un
tendone rigato sormonta la terrazza,
popolata dalla comitiva. In primo
piano, un uomo in piedi con
copricapo giallo scruta il lato
opposto della scena. La donna,
seduta in basso a sinistra
intrattiene il proprio cagnolino,
mentre il canottiere seduto a destra
la fissa. Un’altra donna dialoga con
l’uomo in piedi accanto a lei nella
cornice della tavola apparecchiata
con piatti e posate, bottiglie e
calici e la natura morta.
Sullo sfondo altri due gruppi di
amici conversano amabilmente in uno
scenario dove ognuno pare avere
qualcosa da dire e il non detto
diviene silenziosa complicità.
L’impiego di colori vivaci e
tonalità calde cattura la luce
proveniente dal tendone, conferendo
alle figure una sensazione di
movimento attraverso pennellate
libere. La cromaticità attraversa
l’opera in maniera uniforme, con una
distribuzione equilibrata dei colori
primari, presenti nel giallo dei
capelli, nel blu delle vesti e nel
rosso degli accessori femminili. La
natura morta sul tavolo viene invece
raffigurata con strati più densi di
colore.
La composizione rivela un approccio
quasi fotografico: i soggetti del
quadro paiono inconsapevoli di
essere osservati e ciò rende la
scena realistica e naturale. La
particolarità del dipinto si palesa
nel significato universale di una
socialità condivisa, coeva alla
condivisione di differenti generi
stilistici: ritratto, paesaggio e
natura morta si compenetrano
rendendo l’arte di Renoir
espressione di modernità classica.
Socialità apparente
Edward Hopper (Nyack, 22 luglio 1882
- New York, 15 maggio 1967)
manifesta il lato oscuro della
socialità, almeno secondo alcune
interpretazioni.
Esponente del realismo americano,
l’artista evoca la dimensione intima
di un’umanità contrassegnata da
un’interiorità complessa. Nelle sue
opere non c’è risposta, ma la
rappresentazione di un’esistenza
dalla quale, talvolta, traspaiono
assenza e alienazione.
Un esempio di questa possibile
chiave di lettura è rinvenibile in
Gente al sole (1960),
olio su tela (153 x 102 cm),
custodito presso lo Smithsonian
American Art Museum di Washington.
Il dipinto raffigura una scena
all’aperto ambientata sulla terrazza
di un hotel, dove due donne e tre
uomini si ritrovano seduti di fronte
al sole che inonda di luce l’intera
tela.
Le persone portano abiti eleganti,
dal taglio formale, poco adatti al
momento descritto e in ciò è
verosimile ipotizzare una voluta
resa ironica della scena. Le figure
osservano il sole, tranne l’uomo
sulla sinistra, concentrato nella
lettura di un libro. L’orizzonte si
perde verso un gruppo di colline,
oltre un vasto campo di color giallo
ocra, presente anche negli infissi
dell’edificio. La cromaticità fredda
si alterna a quella calda presente
nel campo e in alcuni dettagli, come
il foulard rosso portato dalla
signora, al centro della
rappresentazione. Fasce di colore si
sovrappongono orizzontalmente verso
il vertice in una scenografia che
vede un’ampia sezione dedicata alla
rappresentazione del paesaggio e un
primo piano, collocato nel quadrante
inferiore a sinistra, dedicato alla
dimensione umana dell’opera.
Cielo e terra occupano una porzione
rilevante della tela, mentre la
proiezione delle ombre da destra a
sinistra accentuano l’impatto della
luce naturale. La forma rettangolare
del dipinto permette un’armonica
distribuzione dei vari elementi
nella raffigurazione che pare
suddivisa in una componente
architettonica a sinistra e una
paesaggistica a destra.
Nel panorama non emerge interazione,
emotività o dialogo. La stessa luce
non è atmosferica, non riempie
l’aria: illumina ma non scalda.
Ogni protagonista pare osservare la
propria solitudine: non c’è
comunicazione, ma condivisione
dell’assenza. Forse si è spettatori
di un’attesa in cui ognuno vede
innanzi a sé il proprio deserto dei
Tartari.
I significati della socialità
La pittura descrive un’estetica
della convivenza nelle sue
sfaccettature, con lo svelamento dei
possibili scenari della condivisione
attraverso la narrazione della
complessità delle interazioni umane.
Nei dipinti citati la socialità
diviene manifestazione di gioia e
ritualità, di necessità e piacere,
oppure di inganno e
incomunicabilità: non c’è
astrazione, ma immagine del reale.
Nel Simposio di Platone è
possibile trovare una sintesi
filosofica sul concetto di
socialità. L’opera tratta in realtà
dell’amore, secondo i canoni della
cultura greca dell’epoca,
rinvenendosi in essa un riferimento
alla composizione armonica degli
opposti e di ricerca che anela alla
conoscenza e alla verità. Proprio il
Simposio assume la forma del
dialogo in un clima di festa con
canti e musica, una traduzione
impropria di banchetto, che
assurgeva in realtà a rito dall’alto
valore sociale e culturale
contraddistinto dall’ideale greco
della “mesótes” (il giusto
equilibrio).
Una visione più contemporanea della
socialità è invece ascrivibile alla
società liquida di Zygmunt
Bauman, che si avvicina
all’espressione artistica di Hopper
nel raffigurare la fugacità
dell’attuale condizione
esistenziale, caratterizzata dalla
precarietà dei rapporti umani e da
una socialità rarefatta. Così, ogni
essere umano, nell’ammirare un
dipinto o nel leggere l’opera di un
filosofo, compie intrinsecamente un
gesto di profonda socialità.
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S.p.A. / 1986-2012 RCS Libri S.p.A.,
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- P. Bruegel il Vecchio:
https://it.wikipedia.org/wiki/Banchetto_nuziale#/media/File:Pieter_Bruegel_d._%C3%84._011.jpg
I bari
- Caravaggio:
https://it.wikipedia.org/wiki/I_bari#/media/File:The_Cardsharps_by_Caravaggio.jpg
La colazione dei canottieri
- Renoir:
https://it.wikipedia.org/wiki/La_colazione_dei_canottieri#/media/File:Pierre-Auguste_Renoir_-_Luncheon_of_the_Boating_Party_-_Google_Art_Project.jpg
Gente al sole
- E. Hopper:
https://americanart.si.edu/artwork/people-sun-10762