[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 209 / MAGGIO 2025 (CCXL)


arte

Pittura degli elementi
Turner, Ajvazovskij e Hokusai tra cielo, mare ed eternità

di Fabrizio Mastio

 

Un itinerario artistico percorribile fra le pieghe temporali del XIX secolo può portare alla scoperta della rappresentazione pittorica di elementi naturali quali terra, acqua e aria, in una dimensione sensoriale ed escatologica. Il percorso non ha una destinazione finale, ma tappe, da Occidente a Oriente o viceversa, in una linea disegnata su tela: dall’Inghilterra romantica di Joseph Mallord William Turner (Londra, 23 aprile 1775 - Chelsea, 19 dicembre 1851), passando per la Russia zarista di Ivan Konstantinovič Ajvazovskij (Feodosia, 17 luglio 1817 - Feodosia, 5 maggio 1900), fino al Giappone isolazionista di Katsushika Hokusai (Edo, ottobre o novembre 1760 - Edo, 10 maggio 1849), in un trittico ideale di pittura atmosferica, tellurica e metafisica.

Nei tre pittori è possibile esplorare un tragitto artistico basato sulla visione dicotomica Occidente-Oriente, costituita da una componente apollinea e dionisiaca, in un’analisi scevra da cesure o da linee di demarcazione nette, ma caratterizzata da una polarità archetipica e simbolica che pervade in modo costante l’intera umanità e ogni singolo individuo nella propria interiorità. In ognuno dei tre autori è presente un nodo di Gordio da sciogliere.
 
Turner e la pittura atmosferica

 
William Turner visse nell’Inghilterra del periodo compreso tra il Romanticismo e l’epoca vittoriana: una fase di transizione caratterizzata dall’avvento dell’industrializzazione e da rilevanti mutamenti socio-economici, con una profonda rivalutazione del rapporto fra uomo e natura.

Tra le opere del celebre artista inglese, Pioggia, vapore e velocità (olio su tela di 91 × 122 cm), realizzato nel 1844 e custodito alla National Gallery di Londra, rappresenta a pieno titolo il rapporto complesso fra l’uomo dell’epoca e la natura, in una compenetrazione tra dimensione artificiale, elementi fisici e atmosferici.

 


Il dipinto, pre-impressionista nella raffigurazione di un paesaggio en plein air, può essere suddiviso orizzontalmente in due parti. La parte superiore presenta una grana morbida nei toni del giallo, con estese zone di un bianco luminoso, spezzate da sfumature grigiazzurre, in un’alternanza che pare conferire una vorticosa dinamicità.

Nella parte inferiore dell’opera prevale un’astrattezza compensata da chiari elementi urbanistici, come il ponte ad archi sulla sinistra, una piccola barca sul Tamigi e il ponte ferroviario sul quale un treno sfreccia verso l’osservatore. Vapore e pioggia precipitano in un abbraccio indistinto, mentre la velocità di una locomotiva, simbolo del progresso ottocentesco, squarcia il tempo e lo spazio.

Nel dipinto è presente la forza della natura e la potenza industriale, la storia che va incontro all’essere umano, simboleggiata dal treno in corsa che avanza verso lo spettatore. L’atmosfera presenta un aspetto pulviscolare: è densa, significativa, in costante movimento e, dalla cromaticità vibrante del cielo, emerge appieno l’imprevedibilità della natura, mentre dal ferro delle rotaie irrompe la razionalità del progresso.

Nonostante nel dipinto siano presenti elementi architettonici e manufatti industriali, la natura, e in questo traspare appieno la tensione verso l’infinito, sembra sovrastare la scena, anche attraverso la rappresentazione della morbidezza di luce e colori in contrapposizione alla solidità ferrosa.

Turner è apollineo nell’ordine compositivo e nella rappresentazione della luce come un elemento di equilibrio, seppur dinamico. È dionisiaco nel dipingere la dissoluzione delle forme nella luce e nel colore. Il pittore inglese manifesta magnificamente la sua concezione artistica, grandiosamente visionaria nella rappresentazione lucente e abbagliante tramite le sue pennellate, ma mai pregna di armonica quiete, bensì di tumultuosa dinamicità.

Ajvazovskij e la pittura tellurica

 
Ivan K. Ajvazovskij condivide con Turner la pittura di paesaggi marini, oggetto principale della sua produzione artistica. Visse nella Russia degli Zar e la sua opera venne particolarmente apprezzata dalle corti imperiali. Il pittore russo, dotato di spirito vulcanico e carattere riservato, viaggiò in Europa, Turchia e Asia Minore, lasciando in eredità un numero cospicuo di dipinti.

L’opera che, tra le altre, trasmette la sua concezione artistica è La nona onda (olio su tela di 22 × 33 cm), realizzato nel 1850 e custodito nel Russian Museum di San Pietroburgo. Il dipinto ritrae la scena successiva a un naufragio in mare aperto, dove un gruppo di sopravvissuti resta aggrappato ai resti dell’albero maestro del relitto, simbolicamente la residua speranza di vita.
 


Nella pregevole rappresentazione è svelato il sublime romantico, rinvenibile nei gesti imploranti dei naufraghi di fronte alla feroce violenza della nona onda, quasi in ascesa verticale verso il cielo ambrato dell’alba. La nona onda, la più nefasta e violenta secondo ancestrali tradizioni marinaresche, sembra manifestarsi in tutta la sua furia sui fragili resti di un’umanità che cerca di resistere alla tempesta e vede nella luce tiepida del sole nascente una speranza di sopravvivenza.

Il gruppo di naufraghi sembra allineato verticalmente con la cresta dell’onda schiumante rabbia. Il naufrago con il braccio alzato e un drappo rosso in mano sembra indicare l’onda e, nell’opera, si rinviene una struttura piramidale, topos presente, peraltro, anche in altre opere romantiche, come nella Zattera della Medusa (1819) di Théodore Géricault e nella Libertà che guida il popolo (1830) di Eugène Delacroix.

Stilisticamente, il dipinto esprime la luce eterea con tonalità di giallo nella sezione superiore e l’oscurità dell’abisso con tonalità scure nella parte inferiore, a testimonianza del dualismo degli elementi: la ferocia inarrestabile dell’acqua e lo spirito di resilienza dell’uomo, che si piega ma non si spezza. Le creste delle onde, di colore verde chiaro, assumono un aspetto cromatico viola scuro nelle profondità marine, esplicitando in modo evidente la natura contrastante degli elementi.

Ajvazovskij esprime una visione monumentale e drammatica del mare. È apollineo nel dipingere con cura dei dettagli, quasi accademicamente, il mare e i suoi protagonisti, con una chiara volontà di dominio sulla rappresentazione. È dionisiaco nell’esaltare la forza tellurica e bruta della natura, in una dimensione primordiale. L’albero maestro, alla deriva fra le acque tempestose, rappresenta un crocifisso: un’ancora di salvezza e speranza per l’essere umano di fronte alla rovina imminente.
 
Hokusai e la pittura metafisica

 
Katsushika Hokusai visse in Giappone nel periodo Edo (1603-1868), un’epoca contrassegnata da pace e stabilità e dall’affermazione di un sistema politico e sociale gerarchico che ha influenzato anche l’arte e la cultura. Il Paese si caratterizzò per l’isolazionismo, che sembra contraddire l’apprezzamento riscosso dalle opere di Hokusai nel mondo.
 
L’artista nipponico, pur dedito alle stampe ukiyo-e, è riuscito a trasmettere con originalità e unicità un’arte spirituale, in una visione mistica e metafisica di vita e natura. Noto per la serie Le 36 vedute del Monte Fuji, composta in realtà da 46 stampe e intrisa di sacralità, è ne La grande onda di Kanagawa (xilografia policroma di 25,7 × 37,9 cm), in stile ukiyo-e, risalente al 1830/1831 circa, che è possibile rinvenire la sintesi del suo pensiero artistico, intriso di equilibrio fluttuante e spiritualità.

 

 
L’opera, leggibile da sinistra a destra o viceversa secondo l’uso orientale, diviene raffigurazione della fragilità umana davanti all’immanenza della natura. Tre piccole imbarcazioni, durante il rientro verso il porto dopo la pesca in mare aperto, s’imbattono nell’imponenza della grande onda.
 
Se osservato da sinistra, il dipinto diviene interpretazione dell’onda che, brutalmente, si accanisce sui fragili destini umani. Se osservato da destra, lo stesso assurge a manifestazione di un ruolo attivo dell’uomo, che affronta il fato andando incontro all’abbraccio tentacolare delle onde.

C’è vita nelle onde, con la cresta congelata all’apice dell’altezza prima della catastrofica caduta sulle barche. I picchi dell’acqua, somiglianti ad artigli che stanno per ghermire fragili vite, assumono quasi un aspetto teriomorfico, nel fragore dell’onda che contrasta con la serenità emanata dal Monte Fuji sullo sfondo.
 
La schiuma cadente sul mare si trasforma in neve cadente sulla cima innevata della montagna, in una sinfonia della natura che manifesta melodicamente il tuonare delle onde marine e la liricità del lieve nevischio: mare e terra, ciclicità dell’esistenza in una danza di calma apparente.


Il mutamento traspare anche nel sottile cambio di colore del cielo, generante un incombente effetto atmosferico intorno al Monte Fuji, ottenuto eliminando parzialmente il colore dal blocco di legno prima della stampa con la tecnica bokashi.
 
Hokusai è apollineo nel rappresentare il disegno con equilibrio, stilizzazione formale e cura del dettaglio. È dionisiaco nel dipingere un’immersione nell’energia vitale delle onde marine, alternata alla maestosità del Monte Fuji, irradiante calma interiore e connessione spirituale.

L’arte non conclude

 
Così, come le pennellate di Turner dissolvono la forma nella luce, come Ajvazovskij trasforma il mare in una metafora della sfida umana, e come Hokusai scolpisce l’eternità nelle onde oceaniche, anche questo itinerario non trova una risposta definitiva.
L’arte di questi maestri non disegna confini, ma apre varchi tra epoche, sensibilità e tensioni emotive.
Parafrasando Pirandello, non conclude: si rinnova, si espande e si disperde fra Apollo e Dionisio, fra la contemplazione estatica e l’irrequietezza del divenire, tra le onde del mare e la sabbia del tempo.


Riferimenti bibliografici:

Gombrich, E.H., La storia dell’arte, Phaidon, 2008.
Farthing S., Arte. La storia completa, Atlante Srl, Valsamoggia (Bo), 2018.
Mazzocca F., Romanticismo, Art e Dossier, inserto Dossier n°360 - dicembre 2018, Giunti Editore, Firenze.
Mettais V., Turner. Coffret l’essentiel, Éditions Hazan, 2021.
Jünger E. - Schmitt C., Il nodo di Gordio, Adelphi Edizioni S.p.A.,Milano 2023.
Sciolla G.C., Studiare l’arte. Metodo, analisi e interpretazione delle opere e degli artisti, UTET, De Agostini Editore, Milano 2025.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]