[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 205 / GENNAIO 2025 (CCXXXVI)


moderna

STORIE DI PIRATI
Every, Levasseur E le ispirazioni di One Piece

di Lorenzo Bruni

 

A chi non è mai capitato di sentir almeno parlare di One Piece? La celebre saga di manga, oltre che di trasposizioni anime e più recentemente di una serie Netflix, da più di venticinque anni continua ad essere pubblicata, con cadenza più o meno regolare, e a venire apprezzata da un pubblico sempre più vasto. La storia segue le avventure di Rufy e della sua ciurma pirata, in mare alla ricerca di un misterioso tesoro nascosto, chiamato appunto One Piece. Se, nel corso degli oltre mille capitoli che lo compongono, il suo ideatore Eichiiro Oda ha inserito alcuni palesi riferimenti a personaggi realmente esistiti, vedi il pirata “Barbanera Teach” che addirittura presenta un omonimo nel mondo reale, altri elementi non sono altrettanto palesi, per quanto storicamente intriganti. Tra questi vi sono le figure realmente esistite che hanno ispirato uno dei personaggi più affascinanti e misteriosi del manga: Gol D. Roger, il Re dei Pirati, che con la sua morte e le parole pronunciate sul patibolo ha dato inizio alle vicende che porteranno al districarsi della trama di One Piece; Oda, come stavo dicendo, ha, con ogni probabilità considerate le numerose somiglianze, preso spunto da due pirati realmente esistiti per creare la sua leggenda attorno a Roger.

 

Il primo tra questi è il pirata Henry Every, noto ad alcuni per essere anche il soggetto delle ricerche dei protagonisti nel videogioco Uncharted 4: Fine di un ladro: il pirata inglese visse tra il 1659 e il 1717, ma solo due anni della sua vita furono dedicati alle scorribande sui mari. Quale sarebbe dunque la similitudine con Gol D. Roger? È da far ricondurre al 1695, quando Every si trovò a capo di quella che è stata definita come l’incursione pirata più proficua di ogni tempo, grazie alla quale lui e la sua flotta, ottenuta unendo sotto il suo comando cinque capi pirata e composta da oltre quattrocento uomini, diede l’assalto a un convoglio di venticinque navi di Grand Mughal, cariche di merci e tesori a causa del pellegrinaggio annuale alla Mecca, riuscirono a mettere le mani su un enorme tesoro dal valore di circa seicentomila sterline, circa quattrocento milioni di dollari attuali. Grazie a quest’impresa, Every finì, come si suol dire, nell’occhio del ciclone, e a livello mondiale venne posta sulla sua testa la più alta taglia mai emessa nella storia della pirateria: mille sterline del tempo, cioè circa settecentomila dollari attuali. Allo stesso tempo si iniziò a riferirsi a lui con l’appellativo di Re dei Pirati, stesso titolo posseduto da Gol D. Roger in One Piece. Nonostante la grande quantità di sforzi profusi, non fu mai possibile arrestare Every, né trovare il suo tesoro: si narra che egli svanì nel nulla, portando il tesoro con sé, nei Caraibi, all’epoca definiti Nuovo Mondo... Proprio come si chiama Nuovo Mondo l’area marittima dove Gol D. Roger ha nascosto il One Piece.

 

Ancora più evidenti sono le somiglianze con Olivier Levasseur e soprattutto con gli eventi che accompagnarono la morte di quest’ultimo. Pirata francese vissuto tra il 1690 e il 1730, celebre per la violenza e la rapidità con la quale attaccava i propri nemici, Levasseur riuscì a mettere insieme uno dei più vasti tesori di sempre, tanto che si pensa il suo valore superasse il miliardo di sterline. Arrestato in Madagascar dopo avere rifiutato una svantaggiosa amnistia, Levasseur venne condotto in Saint-Denis, nell’Oceano Indiano, e qui impiccato per pirateria.

 

La leggenda narra che un attimo prima che la sentenza fosse eseguita il pirata avrebbe annunciato al pubblico di avere nascosto un enorme tesoro da qualche parte e, lanciando un crittogramma di diciassette righe che teneva nascosto in un ciondolo, gridato a gran voce “Trova il mio tesoro, tu che puoi capirlo”. Le stesse parole, usate da Gol D. Roger nel manga, segnano la nascita di una nuova era della pirateria e un’impennata di scorribande marine, così come all’epoca portarono molte persone a muoversi per mare, alla ricerca di questo tesoro. Anche questa è una somiglianza forte tra realtà e manga: come il crittogramma nasconde dentro di sé un messaggio da interpretare per essere condotti al tesoro, in One Piece esistono i Poignee Griffe, monumenti con incise sopra delle parole in una lingua sconosciuta, ma che ricorda molto i simboli usati da Levasseur, che condurrebbe a Raftel, l’isola dov’è nascosto il One Piece. Nonostante i molti tentativi, però, il crittogramma non è ancora stato decifrato: alcuni simboli sono considerati tutt’oggi ambigui, forse scritti male, e nonostante si ipotizzi si tratti di un codice legato all’ambiente piratesco, nessuno è mai riuscito a trovare il tesoro di Levasseur.

 

Nel 1923 una donna di nome Rose trovò nelle rocce sull’isola di Mahé intagli simili a quelli presenti nel crittogramma: dopo tale scoperta un notaio locale, intrigato dalla vicenda, ha iniziato a spulciare gli archivi cittadini, trovando alcuni documenti di Levasseur, tra i quali una mappa della spiaggia Bel Ombre e le ultime volontà del pirata Nageon de L’Estang, il quale sosteneva di possedere parte del tesoro di Levasseur. Nel 1947 un vicino di casa di Rose, l’inglese Reginald Cruise-Wilkins, approfondì lo studio di questi documenti, cercando di utilizzarli per decifrare il crittogramma, ma senza successo: trovò connessioni tra il testo misterioso e lo zodiaco, le clavicole di Salomone e le dodici fatiche di Ercole, stabilendo che la camera del tesoro si trovi sotto terra, probabilmente in una grotta soggetta ad allagamenti, e che è protetta dalle maree.

 

Cruise-Wilkins ha cercato per tutta la vita il tesoro, senza riuscire a trovarlo, così come suo figlio John, ancora alla ricerca dello stesso. Ecco così l’ultima similitudine tra i due pirati e Gol D. Roger: nonostante tutti gli sforzi profusi, i loro tesori continuano a essere nascosti, avvolti dal mistero e dalla leggenda!

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]