N. 136 - Aprile 2019 
                          
                          (CLXVII)
																						Pier Damiani: la tensione in seno alla contraddizione
																			
																			
																			
																			L’afflato 
																			riformista 
																			dell’XI 
																			secolo
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			 di 
																			Costanza 
																			Marana
																						 
																			
																			
																			
																			Il 
																			personaggio 
																			di 
																			Pier 
																			Damiani 
																			(1007-1072) 
																			si 
																			configura 
																			quale 
																			espressione 
																			delle 
																			tensioni 
																			e 
																			delle 
																			contraddizioni 
																			che 
																			connotano 
																			l’XI 
																			secolo. 
																			Monaco, 
																			cardinale 
																			vescovo 
																			sarà 
																			parte 
																			attiva 
																			in 
																			merito 
																			ai 
																			fermenti 
																			riformisti 
																			e 
																			purificatori 
																			del 
																			comparto 
																			clericale. 
																			Il 
																			suo 
																			assetto 
																			camaldolese, 
																			d’imprinting 
																			benedettino, 
																			trova 
																			il 
																			suo 
																			focus 
																			nell’eremo 
																			di 
																			Santa 
																			Croce 
																			a 
																			Fonte 
																			Avellana, 
																			ove 
																			costui 
																			si 
																			recinge 
																			nel 
																			1035 
																			a 
																			praticare 
																			il 
																			suo 
																			ideale 
																			di 
																			vita 
																			ascetica.
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			sua 
																			formazione 
																			prende 
																			corpo 
																			attraverso 
																			lo 
																			studio 
																			delle 
																			arti 
																			liberali 
																			a 
																			Ravenna, 
																			Parma 
																			e 
																			Faenza, 
																			strutturandosi 
																			in 
																			un’erma 
																			che 
																			collima 
																			con 
																			il 
																			pensiero 
																			originario 
																			di 
																			Romualdo 
																			(952-1027). 
																			Quest’ultimo 
																			si 
																			staglia 
																			quale 
																			iniziatore 
																			dell’ordine 
																			camaldolese, 
																			abate 
																			di 
																			S. 
																			Apollinare 
																			in 
																			Classe, 
																			e 
																			fondatore 
																			del 
																			monastero 
																			di 
																			Camaldoli 
																			(primo 
																			centro 
																			propulsore). 
																			Peculiarità 
																			del 
																			registro, 
																			sebbene 
																			cenobitico, 
																			risulta 
																			la 
																			suddivisione 
																			settaria 
																			degli 
																			ambienti 
																			in 
																			piccole 
																			celle.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Pier 
																			Damiani 
																			nel 
																			1043 
																			diventa 
																			priore 
																			a 
																			Fonte 
																			Avellana. 
																			In 
																			loco 
																			dimora 
																			e 
																			trova 
																			la 
																			sua 
																			dimensione 
																			intellettuale 
																			e 
																			spirituale. 
																			Memore 
																			degli 
																			insegnamenti 
																			di 
																			Romualdo 
																			si 
																			prodigherà 
																			per 
																			la 
																			causa 
																			riformista 
																			e 
																			produrrà 
																			in 
																			merito 
																			numerosi 
																			scritti, 
																			nei 
																			quali 
																			condannerà 
																			l’anima 
																			corrotta 
																			del 
																			clero 
																			e in 
																			particolare 
																			la 
																			pratica 
																			della 
																			simonia 
																			(mens 
																			dedita 
																			carni).
																			 
																			
																			
																			La 
																			sua 
																			attività 
																			si 
																			rivela 
																			il 
																			motore 
																			di 
																			un 
																			rinnovato 
																			spiritualismo, 
																			suffragato 
																			da 
																			organizzazioni 
																			dedite 
																			all’eremitaggio. 
																			La 
																			sua 
																			missione 
																			investe 
																			i 
																			costumi 
																			disdicevoli 
																			del 
																			mondo 
																			clericale 
																			che 
																			inficiano 
																			il 
																			credo 
																			spirituale, 
																			millantando 
																			pratiche 
																			secolari 
																			in 
																			cui 
																			germogliano 
																			soprusi 
																			e 
																			ignoranza.
																			 
																			
																			
																			Il 
																			monaco 
																			esemplifica 
																			una 
																			castità 
																			morale 
																			che 
																			sebbene 
																			trovi 
																			il 
																			suo
																			
																			habitus 
																			nell’eremo 
																			non 
																			lo 
																			rende 
																			esclusivo, 
																			eludendo 
																			il 
																			contatto 
																			con 
																			il 
																			mondo 
																			circostante. 
																			Pier 
																			Damiani, 
																			infatti, 
																			indirizza 
																			il 
																			monachesimo 
																			verso 
																			un’apertura 
																			(seppur 
																			circostanziale) 
																			alla 
																			dialettica.
																			
																			
																			Costui 
																			attivamente, 
																			soprattutto 
																			in 
																			alcune 
																			fasi 
																			della 
																			sua 
																			vita, 
																			scende 
																			in 
																			campo 
																			visitando 
																			città, 
																			inviando 
																			scritti 
																			ai 
																			vari 
																			esponenti 
																			del 
																			mondo 
																			religioso 
																			(Ugo 
																			di 
																			Cluny, 
																			Desiderio 
																			di 
																			Montecassino) 
																			e 
																			non, 
																			per 
																			ottenere 
																			pragmaticamente 
																			dei 
																			risultati, 
																			quale 
																			ad 
																			esempio 
																			la 
																			rimozione 
																			da 
																			incarichi 
																			ottenuti 
																			illecitamente. 
																			Una 
																			copiosa 
																			corrispondenza 
																			(l’Imperatrice 
																			Agnese, 
																			Goffredo 
																			duca 
																			e 
																			marchese 
																			di 
																			Toscana, 
																			il 
																			prefetto 
																			romano 
																			Cencio) 
																			che 
																			manifesta 
																			la 
																			volontà 
																			di 
																			guidare 
																			anche 
																			il 
																			comparto 
																			laico 
																			verso 
																			una 
																			buona 
																			condotta, 
																			monitorando 
																			e 
																			suggerendo 
																			una 
																			deontologia 
																			spirituale.
																			 
																			
																			
																			La 
																			sua 
																			disposizione 
																			a un 
																			dialogo 
																			con 
																			l’impero 
																			prende 
																			concretezza 
																			con 
																			la 
																			discesa 
																			e 
																			investitura 
																			(1046) 
																			di 
																			Enrico 
																			III 
																			a 
																			Sutri. 
																			La 
																			volontà 
																			di 
																			porre 
																			fine 
																			all’ingerenza 
																			del 
																			patriziato 
																			romano 
																			nella 
																			coercizione 
																			delle 
																			cariche 
																			ecclesiastiche 
																			trova 
																			un 
																			punto 
																			di 
																			appoggio 
																			in 
																			questo 
																			“avvicinamento”, 
																			sebbene 
																			sia 
																			circostanziale. 
																			In 
																			verità 
																			il 
																			monaco 
																			ha 
																			delle 
																			remore, 
																			soprattutto 
																			iniziali, 
																			date 
																			le 
																			evidenti 
																			difficoltà 
																			insite 
																			nelle 
																			problematiche 
																			contestuali 
																			al 
																			tempo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La
																			
																			ratio 
																			di 
																			Pier 
																			Damiani 
																			poggia 
																			comunque 
																			sulla 
																			consapevolezza 
																			che 
																			il 
																			suo 
																			disegno 
																			riformatore 
																			debba 
																			essere 
																			approvato 
																			dal 
																			versante 
																			laico 
																			poiché 
																			quest’ultimo, 
																			insignito 
																			di 
																			titoli 
																			e 
																			poteri 
																			da 
																			parte 
																			dell’impero, 
																			è 
																			sorgente 
																			di 
																			fondatori 
																			di
																			
																			ecclesiae 
																			propriae
																			
																			e di 
																			donatori 
																			a 
																			enti 
																			religiosi.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			I 
																			sermoni 
																			costituiscono 
																			la 
																			veste 
																			letteraria 
																			con 
																			cui 
																			Pier 
																			sedimenta 
																			i 
																			suoi 
																			ideali. 
																			La 
																			sua 
																			prosa 
																			è 
																			caratterizzata 
																			da 
																			una 
																			complessità 
																			che 
																			crea 
																			un’“idiosincrasia” 
																			iniziale 
																			con 
																			il 
																			purismo 
																			agognato. 
																			La 
																			sua
																			
																			rusticitas 
																			rivela, 
																			in 
																			verità, 
																			un’ampia 
																			erudizione 
																			che 
																			attraverso 
																			il 
																			ritmo 
																			forma 
																			un 
																			impianto 
																			stilistico 
																			“pretenzioso”. 
																			L’uso 
																			di 
																			figure 
																			retoriche, 
																			di 
																			ripetizioni, 
																			acutizzano 
																			la 
																			suggestione 
																			enfatica. 
																			L’autorevolezza 
																			delle 
																			citazioni, 
																			tratte 
																			dalla 
																			dottrina 
																			patristica, 
																			dona 
																			un 
																			rigore 
																			ai 
																			suoi 
																			scritti, 
																			connotandoli 
																			di 
																			un 
																			universalismo. 
																			La 
																			chiarezza 
																			con 
																			cui 
																			espone 
																			la 
																			sua 
																			“poetica” 
																			è 
																			l’elemento 
																			che 
																			contraddistingue 
																			il 
																			suo 
																			registro. 
																			La 
																			sua 
																			fede 
																			e il 
																			suo 
																			ardore 
																			compongono 
																			dei 
																			versi 
																			che 
																			giungono 
																			dritti 
																			all’animo 
																			del 
																			lettore 
																			che 
																			intuisce 
																			subitaneamente 
																			l’intento 
																			moralizzatore 
																			e 
																			purificatore.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Un 
																			senso 
																			dell’autentico 
																			che 
																			promana 
																			dall’assetto 
																			emozionale 
																			di 
																			Pier, 
																			vivificato 
																			dalla 
																			sua 
																			espressione: 
																			“La 
																			mia 
																			grammatica 
																			è 
																			Cristo!”. 
																			Costui 
																			esula 
																			dallo 
																			schierarsi 
																			con 
																			lo 
																			studio 
																			delle 
																			arti 
																			liberali, 
																			spesso 
																			giudicate 
																			vana 
																			sapienza, 
																			sebbene 
																			si 
																			riveli 
																			egli 
																			stesso 
																			un 
																			suo 
																			prodotto, 
																			consapevole 
																			e 
																			inconsapevole. 
																			Secondo 
																			la 
																			sua 
																			opinione, 
																			la 
																			dialettica 
																			fa 
																			mostra 
																			di 
																			farraginosi 
																			sillogismi, 
																			creando 
																			così 
																			solo 
																			artifici 
																			linguistici, 
																			corrompendo 
																			la 
																			verità 
																			degli 
																			scritti 
																			sacri, 
																			e di 
																			conseguenza, 
																			il 
																			credo 
																			religioso. 
																			Il 
																			monaco 
																			“assolve 
																			in 
																			pieno” 
																			lo 
																			studio 
																			del 
																			latino 
																			per 
																			il 
																			settore 
																			cardinalizio, 
																			mentre 
																			per 
																			i 
																			preti 
																			stima 
																			bastevole 
																			la 
																			piena 
																			conoscenza 
																			e 
																			comprensione 
																			delle 
																			Sacre 
																			Scritture.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1057 
																			una 
																			missiva 
																			di 
																			Pier 
																			Damiani 
																			documenta 
																			la 
																			sua 
																			investitura 
																			a 
																			cardinale-vescovo 
																			di 
																			Ostia 
																			da 
																			parte 
																			di 
																			Stefano 
																			IX. 
																			Costui 
																			espone 
																			il 
																			suo 
																			programma 
																			spirituale, 
																			intriso 
																			dell’intimismo 
																			che 
																			caratterizza 
																			la 
																			sua 
																			persona 
																			e 
																			che 
																			spesso 
																			lo 
																			rende 
																			riluttante 
																			verso 
																			certe 
																			cariche 
																			ufficiali. 
																			Una 
																			rigenerazione 
																			morale 
																			in 
																			cui 
																			il 
																			suo 
																			impegno 
																			individuale 
																			è al 
																			servizio 
																			della 
																			Chiesa 
																			di 
																			Roma, 
																			adottando 
																			un 
																			codice 
																			etico 
																			che 
																			rispetti 
																			il 
																			diritto 
																			canonico.
																			
																			
																			Pier 
																			Damiani 
																			è 
																			teso 
																			a 
																			inserire 
																			il 
																			suo 
																			ideale 
																			ascetico 
																			in 
																			un 
																			ambito 
																			vocazionale 
																			in 
																			parte 
																			aperto 
																			(sebbene 
																			circostanziale) 
																			a un 
																			dialogo 
																			esterno.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Animato 
																			da 
																			una 
																			costante 
																			tensione 
																			tra 
																			la 
																			concezione 
																			del
																			
																			core 
																			romano 
																			quale
																			
																			refugium 
																			peccatorum
																			
																			e la 
																			volontà 
																			di 
																			purificare 
																			i 
																			costumi 
																			clericali, 
																			costui 
																			propugna 
																			una 
																			riforma 
																			partendo 
																			dalla 
																			cura 
																			del 
																			male 
																			simoniaco. 
																			La 
																			contraddizione, 
																			insita 
																			nel 
																			suo 
																			approccio 
																			critico, 
																			farà 
																			maturare 
																			in 
																			lui, 
																			in 
																			futuro, 
																			una 
																			polemica 
																			verso 
																			la 
																			stessa 
																			predicazione 
																			monastica 
																			e la 
																			partecipazione 
																			alla 
																			vita 
																			della 
																			curia 
																			(lettera 
																			n. 
																			165). 
																			Individuerà 
																			la 
																			separazione 
																			tra 
																			le 
																			competenze 
																			dei 
																			chierici 
																			e 
																			dei 
																			monaci 
																			(i 
																			primi 
																			deputati 
																			alla 
																			predicazione, 
																			gli 
																			altri 
																			esonerati), 
																			puntualizzando 
																			in 
																			tal 
																			modo 
																			su 
																			un 
																			monachesimo 
																			lontano 
																			dal 
																			cenobitismo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Un 
																			pessimismo 
																			originario 
																			anima 
																			il 
																			pensiero 
																			dell’Avellanita 
																			che 
																			costipa 
																			la 
																			sua 
																			visione 
																			del 
																			mondo 
																			in 
																			un 
																			registro 
																			negativo, 
																			ritirandosi 
																			in 
																			una 
																			chiusura 
																			contemplativa. 
																			Sebbene, 
																			come 
																			si è 
																			potuto 
																			notare, 
																			costui 
																			sia 
																			incline 
																			a 
																			contraddizioni 
																			che 
																			lo 
																			portino 
																			a 
																			un’ottica 
																			eterogenea 
																			e di 
																			più 
																			ampio 
																			respiro. 
																			Una 
																			concezione 
																			composita 
																			che 
																			deve 
																			essere 
																			contestualizzata 
																			nelle 
																			varie 
																			fasi 
																			e 
																			problematiche 
																			di 
																			Pier 
																			Damiani.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Costui, 
																			inizialmente, 
																			contempla 
																			un’apertura 
																			nei 
																			confronti 
																			della 
																			posizione 
																			dei 
																			laici 
																			nello 
																			spazio 
																			vitale 
																			religioso, 
																			stimando 
																			un 
																			intervento 
																			per 
																			reinserirli 
																			nella 
																			dialettica 
																			necessaria 
																			alla 
																			salvezza 
																			comune 
																			(Bultot). 
																			Attraverso 
																			le 
																			sue 
																			stesse 
																			parole, 
																			il 
																			predicatore 
																			confida 
																			il 
																			suo 
																			intento 
																			di 
																			spe 
																			lucrandi 
																			animas,
																			
																			in 
																			merito 
																			al 
																			quale, 
																			si 
																			prodiga 
																			personalmente 
																			spostandosi 
																			in 
																			città, 
																			al 
																			fine 
																			di 
																			divulgare 
																			il 
																			messaggio 
																			salvifico 
																			cristiano. 
																			Pier 
																			Damiani 
																			sostiene 
																			l’inderogabilità 
																			della 
																			missione 
																			predicatoria 
																			poiché 
																			le 
																			Sacre 
																			Scritture 
																			sono 
																			deputate 
																			alla 
																			rettitudine 
																			degli 
																			uomini.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			concetto 
																			di
																			
																			utilitas 
																			viene 
																			inteso 
																			come 
																			una 
																			vocazione 
																			che 
																			risulti 
																			funzionale 
																			al 
																			bene 
																			comune, 
																			superiore 
																			a 
																			quello 
																			del 
																			singolo; 
																			un 
																			onere 
																			a 
																			carico 
																			del 
																			religioso, 
																			da 
																			adempiersi 
																			attraverso 
																			l’attività 
																			predicatoria. 
																			Il 
																			monaco 
																			si 
																			rivela 
																			combattuto 
																			tra 
																			un’esigenza 
																			interiore 
																			di 
																			ascesi 
																			e un 
																			pragmatismo 
																			di 
																			fondo 
																			che 
																			comporta 
																			una 
																			partecipazione 
																			al 
																			mondo 
																			esteriore.
																			 
																			
																			
																			Il 
																			contesto 
																			storico-sociale 
																			all’epoca, 
																			soprattutto 
																			nell’ex 
																			Pentapoli, 
																			è 
																			caratterizzato 
																			da 
																			un 
																			forte 
																			esecutivo 
																			nelle 
																			mani 
																			di 
																			famiglie 
																			nobili 
																			alle 
																			quali 
																			sono 
																			state 
																			fatte 
																			concessioni 
																			dall’impero. 
																			Ciò 
																			le 
																			rende 
																			importanti 
																			nel 
																			ruolo 
																			di 
																			creatrici 
																			di 
																			ecclesiae 
																			propriae 
																			che 
																			arricchiscono 
																			il 
																			patrimonio 
																			religioso 
																			locale. 
																			Pier 
																			Damiani 
																			vive 
																			le 
																			criticità 
																			del 
																			momento 
																			storico 
																			e in 
																			questa 
																			fase 
																			asseconda 
																			una 
																			fiducia 
																			alla 
																			collettività 
																			laica. 
																			Una 
																			fase 
																			che, 
																			in 
																			seguito, 
																			verrà 
																			sostituita 
																			da 
																			un 
																			atteggiamento 
																			ben 
																			più 
																			scettico 
																			nei 
																			confronti 
																			della 
																			comunità, 
																			perseverante 
																			nella 
																			sua 
																			mancanza 
																			di 
																			ravvedimento, 
																			inefficace 
																			come 
																			strumento 
																			di 
																			raccolta 
																			e 
																			propaganda 
																			spirituale. 
																			Costui 
																			si 
																			schiererà, 
																			infine, 
																			verso 
																			una 
																			definitiva 
																			chiusura 
																			claustrale. 
																			In 
																			ciò 
																			si 
																			ravvede 
																			la 
																			sua 
																			componente 
																			originaria 
																			di 
																			misoneismo, 
																			aspirante 
																			a un 
																			passato 
																			ideale 
																			dell’era 
																			apostolica.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Pier 
																			Damiani 
																			riprende 
																			direttamente 
																			da 
																			Romualdo 
																			il 
																			desiderio 
																			panmonastico, 
																			in 
																			cui 
																			l’assetto 
																			monacale 
																			viene 
																			stimato 
																			quale 
																			unico 
																			osservante 
																			dei 
																			principi 
																			cristiani 
																			puri, 
																			non 
																			contaminati 
																			dalla 
																			pratica 
																			abituale 
																			mondana 
																			clericale 
																			(mens 
																			dedita 
																			carni). 
																			Una 
																			volontà 
																			di 
																			recuperare 
																			ciò 
																			che 
																			è 
																			autentico 
																			e 
																			originario 
																			che 
																			si 
																			spinge 
																			oltre 
																			il 
																			confine 
																			liturgico.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nella 
																			lettera 
																			n. 
																			28,
																			
																			Dominus 
																			vobiscum, 
																			costui 
																			espone 
																			un 
																			intenso 
																			apparato 
																			critico 
																			a 
																			suffragio 
																			del 
																			contributo 
																			dei 
																			laici 
																			nella 
																			Chiesa, 
																			sublimando 
																			il 
																			limite 
																			di 
																			una 
																			concezione 
																			spirituale 
																			ripiegata 
																			su 
																			sé 
																			stessa. 
																			Estende 
																			il 
																			senso 
																			della 
																			comunione 
																			a 
																			una 
																			comunità 
																			laica 
																			in 
																			un’ottica 
																			che 
																			riprenda 
																			i 
																			parametri 
																			escatologici. 
																			Pier 
																			Damiani, 
																			nelle 
																			fasi 
																			iniziali, 
																			intende 
																			diffondere 
																			l’ideale 
																			di 
																			vita 
																			monastico 
																			nel 
																			comparto 
																			laico, 
																			mutuandone 
																			in 
																			parte 
																			alcune 
																			pratiche 
																			al 
																			suo 
																			interno; 
																			nello 
																			specifico, 
																			ad 
																			esempio, 
																			divulgare 
																			la 
																			pratica 
																			ascetica 
																			nell’alveo 
																			della 
																			collettività. 
																			Il 
																			monaco 
																			vuole 
																			creare 
																			un 
																			processo 
																			di 
																			imitazione 
																			e 
																			esaltazione 
																			della 
																			vita 
																			monastica 
																			anche 
																			da 
																			parte 
																			dei 
																			laici.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Promuove 
																			anche 
																			una 
																			partecipazione 
																			al
																			
																			Corpus 
																			Christi 
																			mysticum
																			
																			attraverso 
																			l’interiorizzazione 
																			della 
																			preghiera 
																			da 
																			parte 
																			dell’individuo: 
																			"Tutti 
																			i 
																			cristiani 
																			devono 
																			pregare 
																			proprio 
																			come 
																			fanno 
																			i 
																			monaci"
																			
																			
																			
																			(Lettera 
																			a 
																			Tegrimo 
																			III 
																			dei 
																			conti 
																			Guidi).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			suo 
																			sermone 
																			n. 
																			15 
																			(1041-42),
																			
																			De 
																			sancto 
																			Marco 
																			evangelista, 
																			il 
																			predicatore 
																			sostiene 
																			quanto 
																			l’ars 
																			oratoria
																			
																			sia 
																			efficace 
																			al 
																			fine 
																			di 
																			purificare 
																			l’animo 
																			degli 
																			individui, 
																			rendendoli 
																			casti 
																			e 
																			convertendoli. 
																			Sebbene 
																			questa 
																			sia 
																			la 
																			sua 
																			direzione 
																			iniziale, 
																			costui 
																			è 
																			ben 
																			lungi 
																			da 
																			una 
																			“monacalizzazione 
																			del 
																			laicato” 
																			che 
																			conferisca 
																			obblighi 
																			spirituali 
																			(ad 
																			esempio 
																			l’officium 
																			predicationis) 
																			a 
																			gente 
																			comune, 
																			investita 
																			di 
																			tal 
																			ruolo 
																			per 
																			sopperire 
																			a 
																			mancanza 
																			di 
																			chierici, 
																			stimati 
																			indegni 
																			e 
																			concubinari.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Tale 
																			approccio 
																			di 
																			Pier 
																			Damiani 
																			rimane 
																			circoscritto 
																			ad 
																			una 
																			fase 
																			della 
																			sua 
																			attività 
																			religiosa, 
																			infatti 
																			in 
																			uno 
																			scritto 
																			postumo, 
																			l’Apologeticum 
																			de 
																			contemptu 
																			saeculi, 
																			esemplifica 
																			una 
																			rottura 
																			con 
																			questo 
																			pensiero. 
																			Costui 
																			bensì 
																			alza 
																			una 
																			barriera 
																			di 
																			scetticismo 
																			nei 
																			confronti 
																			dell’attività 
																			predicatoria, 
																			giudicandola 
																			vana 
																			ai 
																			fini 
																			dello 
																			sviluppo 
																			della 
																			collettività; 
																			inoltre 
																			la 
																			considera 
																			un 
																			ostacolo 
																			alla 
																			conduzione 
																			di 
																			una 
																			vita 
																			serena 
																			ascetica.
																			
																			
																			
																			
																			Trionfa 
																			un 
																			pessimismo 
																			sull’ideale 
																			romualdino 
																			di 
																			poter 
																			riabilitare 
																			il 
																			secolo 
																			all’interno 
																			“dell’economia 
																			della 
																			salvezza” 
																			in 
																			modo 
																			esaustivo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Pier 
																			Damiani 
																			ritrova 
																			il 
																			mondo 
																			interiore 
																			di 
																			Romualdo 
																			sui 
																			sentieri 
																			montani, 
																			tosco-romagnoli. 
																			Nonostante 
																			le 
																			delusioni 
																			avute 
																			dal 
																			suo 
																			predecessore, 
																			in 
																			merito 
																			allo 
																			svilupparsi 
																			e 
																			consolidarsi 
																			di 
																			un’identità 
																			monastica, 
																			alle 
																			pendici 
																			del 
																			Fumaiolo 
																			(tra 
																			la 
																			diocesi 
																			di 
																			Sarsina 
																			e la 
																			massa 
																			di 
																			Bagno), 
																			costui 
																			si 
																			sobbarca 
																			dell’onere 
																			di 
																			ricreare 
																			un’istituzione 
																			efficace 
																			in 
																			tal 
																			luogo. 
																			Devoto 
																			all’imprinting 
																			romualdino, 
																			si 
																			muove 
																			nello 
																			spazio 
																			vitale 
																			di 
																			una 
																			concezione 
																			esistenziale 
																			solitaria 
																			e, 
																			al 
																			medesimo 
																			tempo, 
																			deputata 
																			al 
																			bene 
																			comune.
																			 
																			
																			
																			Il 
																			monastero 
																			di 
																			Ocri 
																			si 
																			staglia 
																			quale 
																			un 
																			bardo 
																			di
																			
																			pietas 
																			che 
																			Leone 
																			IX 
																			decide 
																			di 
																			salvaguardare 
																			nella 
																			sua 
																			integrità 
																			e 
																			indipendenza 
																			spirituali. 
																			Il 
																			papa 
																			suffraga 
																			l’attività 
																			in 
																			loco 
																			di 
																			Pier 
																			Damiani 
																			tutelandone 
																			l’autonomia 
																			e 
																			l’autorevolezza. 
																			L’intervento 
																			è 
																			mirato 
																			ad 
																			allontanare 
																			possibili 
																			ingerenze 
																			mondane 
																			e 
																			secolari 
																			nell’amministrazione 
																			del 
																			posto. 
																			Sono 
																			presenti 
																			esclusivamente 
																			alcuni 
																			laici 
																			fedeli 
																			nel 
																			ruolo 
																			di 
																			patroni 
																			che 
																			si 
																			adoperano 
																			per 
																			quel 
																			luogo 
																			di 
																			preghiera.
																			 
																			
																			
																			L’intero 
																			complesso 
																			monastico 
																			però, 
																			a 
																			parte 
																			il 
																			richiamo 
																			leonino, 
																			non 
																			viene 
																			menzionato 
																			nei 
																			riferimenti 
																			scritti 
																			di 
																			Pier 
																			Damiani, 
																			a 
																			meno 
																			che 
																			non 
																			si 
																			identifichi 
																			tale 
																			loco 
																			con 
																			la 
																			fondazione 
																			di 
																			San 
																			Giovanni 
																			tra 
																			le 
																			due 
																			Pare, 
																			il 
																			cui 
																			priore 
																			protagonista 
																			è 
																			Gebizo. 
																			Attribuzioni 
																			operate 
																			dagli 
																			interpreti 
																			camaldolesi, 
																			forzate 
																			o 
																			meno, 
																			queste 
																			hanno 
																			il 
																			doveroso 
																			compito 
																			di 
																			mondare 
																			la 
																			memoria 
																			di 
																			Ocri 
																			da 
																			una 
																			possibile 
																			mancanza 
																			in 
																			merito 
																			al 
																			suo 
																			trascorso. 
																			Inoltre 
																			ciò 
																			avrebbe 
																			macchiato 
																			il 
																			ricordo 
																			anche 
																			del 
																			monaco 
																			eremita 
																			di 
																			un 
																			suo 
																			possibile 
																			fallimento.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			A 
																			parte 
																			queste 
																			supposizioni, 
																			la 
																			credibilità 
																			dell’identificazione 
																			suddetta 
																			viene 
																			avvalorata 
																			da 
																			un 
																			composito
																			
																			corpus 
																			agiografico 
																			delle 
																			aree 
																			appenniniche. 
																			Significativo 
																			in 
																			questa 
																			vicenda 
																			di 
																			Locri 
																			è 
																			comunque 
																			il 
																			messaggio 
																			papale 
																			di 
																			Leone 
																			IX 
																			che 
																			garantisce 
																			la 
																			solidità 
																			spirituale 
																			dell’istituzione 
																			attraverso 
																			l’effigie 
																			damiana: 
																			l’eremita 
																			a 
																			suggello 
																			di 
																			una 
																			garanzia 
																			estetico-formale 
																			e 
																			sostanziale 
																			dal
																			
																			conruptus 
																			mondano. 
																			A 
																			costui 
																			veniva 
																			concesso 
																			un 
																			ampio 
																			margine 
																			di 
																			discrezionalità 
																			a 
																			suffragio 
																			del 
																			suo 
																			compito, 
																			senza 
																			un 
																			impianto 
																			giuridico 
																			di 
																			fatto.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Pier 
																			Damiani, 
																			come 
																			scrive 
																			egregiamente 
																			Umberto 
																			Longo, 
																			è il 
																			ritratto 
																			di 
																			una 
																			continua 
																			tensione 
																			che 
																			non 
																			tende 
																			a 
																			risolversi, 
																			anzi 
																			ritrova 
																			ispirazione 
																			da 
																			sé 
																			stessa, 
																			rigenerandosi. 
																			La 
																			sua 
																			inquietudine 
																			viene 
																			nutrita 
																			da 
																			un 
																			radicata 
																			dialettica 
																			interiore 
																			tra 
																			la 
																			pulsione 
																			verso 
																			la 
																			perfezione 
																			individuale 
																			e la 
																			missione 
																			per 
																			il 
																			bene 
																			comune. 
																			Un 
																			assetto 
																			emotivo 
																			che 
																			intride 
																			la 
																			sua 
																			esistenza 
																			di 
																			un’alternanza 
																			dovuta 
																			agli 
																			oneri 
																			pastorali, 
																			quali 
																			la 
																			predicazione, 
																			e un 
																			impulso 
																			verso 
																			un 
																			individualismo 
																			ascetico.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			sua 
																			intenzione 
																			di 
																			comporre 
																			il 
																			mondo 
																			come 
																			un 
																			eremo, 
																			cooptando 
																			i 
																			laici 
																			nella 
																			partecipazione 
																			al
																			
																			Corpus 
																			Christi 
																			mysticum, 
																			convogliando 
																			le 
																			forze 
																			nobiliari 
																			in 
																			un 
																			disegno 
																			spirituale, 
																			si 
																			smorza 
																			nella 
																			fase 
																			finale 
																			della 
																			sua 
																			vita. 
																			Nonostante 
																			adempia 
																			gli 
																			oneri 
																			ufficiali 
																			richiesti, 
																			in 
																			lui 
																			prevale 
																			il 
																			suo 
																			credo 
																			originario 
																			eremitico, 
																			in 
																			cui 
																			l’allontanamento 
																			dalla 
																			vita 
																			secolare 
																			lo 
																			avvolge 
																			in 
																			un 
																			inesorabile
																			
																			Contemptus 
																			mundi.
																			
																			
																			 
																			 
																			
																			
																			Riferimenti 
																			bibliografici:
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			L’eccezione 
																			italiana. 
																			L’intellettuale 
																			laico 
																			nel 
																			Medioevo 
																			e 
																			l’origine 
																			del 
																			Rinascimento, 
																			Ronald 
																			G. 
																			Witt 
																			; 
																			traduzione 
																			di 
																			Anna 
																			Carocci,
																			
																			Viella, 
																			Roma 
																			2017;
																			
																			
																			
																			I 
																			laici 
																			nella 
																			chiesa 
																			e 
																			nella 
																			società 
																			secondo 
																			Pier 
																			Damiani. 
																			Ceti 
																			dominanti 
																			e 
																			riforma 
																			ecclesiastica 
																			nel 
																			secolo 
																			XI 
																			in
																			
																			Nuovi 
																			Studi 
																			Storici 
																			50, 
																			Nicolangelo 
																			d’Acunto, 
																			tipografia 
																			“La 
																			Roccia” 
																			Via 
																			delle 
																			Calasanziane, 
																			64, 
																			1999;
																			
																			
																			
																			San 
																			Pier 
																			Damiani 
																			: il 
																			coraggio 
																			di 
																			un 
																			riformatore 
																			(e 
																			altro),
																			
																			
																			Archetti 
																			Giampaolini, 
																			Elisabetta, 
																			Viella, 
																			Roma 
																			2000;
																			
																			
																			
																			Pier 
																			Damiani 
																			tra 
																			esperienza 
																			giuridica 
																			e 
																			tensione 
																			spirituale 
																			: 
																			eremi 
																			e 
																			monasteri 
																			di 
																			Romagna, 
																			Paola 
																			Cavina 
																			con 
																			premessa 
																			di 
																			Carlo 
																			Dolcini, 
																			Stilgraf, 
																			Cesena 
																			2005;
																			
																			
																			
																			Come 
																			angeli 
																			in 
																			terra. 
																			Pier 
																			Damiani, 
																			la 
																			santità 
																			e la 
																			riforma 
																			del 
																			secolo 
																			XI, 
																			Umberto 
																			Longo, 
																			Viella, 
																			Roma 
																			2012;
																			
																			
																			
																			Pier 
																			Damiani 
																			e il 
																			secolo 
																			decimoprimo: 
																			saggio 
																			filosofico,
																			
																			
																			
																			Vincenzo 
																			Poletti, 
																			presentazione 
																			di 
																			Piero 
																			Zama, 
																			Fratelli 
																			Lega, 
																			Faenza 
																			1972;
																			
																			
																			
																			Saggi 
																			su 
																			San 
																			Pier 
																			Damiani, 
																			Ernesto 
																			Lomaglio, 
																			Tipografia 
																			Tinivella, 
																			Borgomanero 
																			1964.
																							
																							
																			 
																			
																			
																			