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N. 110 - Febbraio 2017 (CXLI)

I PERICOLI DEL POPULISMO
LA democrazia è A RISCHIO?

di Giovanna D'Arbitrio

 

è indubbiamente tempo di populismi, proliferanti sia oltreoceano sia in Europa. Da tale situazione quali considerazioni possiamo trarre? Il fenomeno – come ogni altro evento storico – va certamente studiato sotto diversi aspetti, nella speranza di giungere a una visione ampia, che dal particolare possa condurre a concetti universali.

 

Innanzitutto, in cosa consiste il populismo? E quali sono le cause che hanno prodotto il suo recente deflagrare? Infine, può esso rappresentare un pericolo per la democrazia?

 

"Alcuni tratti comuni del populismo sono riconducibili a una rappresentazione idealizzata del «popolo», per lo più inteso genericamente, [...] e alla sua esaltazione come portatore di istanze e valori positivi, [...] in contrasto con i difetti e la corruzione delle élite. Tra gli elementi [...] hanno spesso assunto [...] la tendenza a svalutare forme e procedure della democrazia rappresentativa, privilegiando modalità di tipo plebiscitario, e la contrapposizione di nuovi leader carismatici a partiti ed esponenti del ceto politico tradizionale”. Leggendo tale passaggio – estratto dalla voce populismo dell'Enciclopedia Treccani – il pericolo maggiore sembra essere la necessità congenita del populismo di una leadership carismatica e demagogia.

 

Il citato pericolo deriva dal fatto che se un leader con le suddette caratteristiche non perseguisse obiettivi etici, elevati e costruttivi, potrebbe nel peggiore dei casi condurre una nazione verso la strada della dittatura, di destra o di sinistra che sia, come la storia stessa dimostra.

Interessante, in proposito, il volume Eros e Priapo di Carlo Emilio Gadda, che presenta concetti simili a quelli dei Cavalieri di Aristofane, a dimostrazione che la demagogia ha origini antiche.

Gadda, nell'invettiva contro Mussolini, definisce "scimmiesco irrazionale e irriflessivo" il consenso della moltitudine verso il demagogo che la seduce con la sua perentoria magniloquenza virile (priapesca appunto), “eccitando l’addome di una nazione che è femmina, per di più depressa da secoli di accoppiamenti poco gratificanti”.

Parimenti, Aristofane assume come bersaglio comico il tiranno Cleone che, guidato solo dal desiderio illecito “insediato nel pacco dell’addome” e sciolto da qualsiasi inibizione e continenza morale, diventa incarnazione della degenerazione dei valori democratici ed etici seguita alla morte di Pericle.

 

Per alcuni i populismi hanno aspetti positivi, poiché servono a spazzar via la corruzione e le false ideologie. Sule tema, il libro Populismo e democrazia, di Ivés Meny e Ivé Surel, afferma che il populismo dei nostri giorni nasce dalle politiche globalizzate, dal crollo delle ideologie e dalla corruzione dilagante della politica.

 

Nella presentazione del volume si legge: “tre fenomeni hanno incoraggiato l'insorgere di istanze populiste: la globalizzazione, [...] provocando una crisi del ruolo dello stato [...]; la crisi del potere decisionale delle élite tradizionali [...]; l'emersione della corruzione nei regimi politici occidentali". Oltre a ciò, vi si afferma che "il populismo non si è mai presentato come antidemocratico, anzi si propone di rigenerare la democrazia, ripulendola da tutte le sue scorie per tornare ai veri principi e valori”.

 

Tutto ciò potrebbe forse essere giusto in teoria, ma quali sono oggi i leader carismatici definiti “populisti”? Tanto per ricordare alcuni nomi, ricordiamo Trump negli USA, Farage in Uk, Le Pen in Francia e Grillo in Italia, accomunati da preoccupanti caratteristiche comuni, che vanno al di là della lotta contro l’Establishment: deliranti nazionalismi, xenofobia, mancanza di solidarietà, egoismi, divisioni e muri.

 

A ben vedere, sotto certi aspetti furono "populisti" anche illustri e stimabili personaggi come Gandhi, Martin Luther King e Nelson Mandela, in grado di mobilitare le masse e di ottenere conquiste che sono risultate essere pietre miliari nella storia dell’umanità; ma quanta differenza rispetto ai sopracitati personaggi, sostanzialmente ben poco amici della "vera" democrazia.



 

 

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