[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 201 / SETTEMBRE 2024 (CCXXXII)


filosofia & religione

PELLEGRINI IN VIAGGIO
SULL'ORIGINE E LO SVILUPPO DEI PELLEGRINAGGI MEDIEVALI
di Matteo Liberti


Zaino in spalla, cappello in testa, bastone in mano e sguardo pronto a spaziare su paesaggi mozzafiato: il ritratto di questo “viaggiatore perfetto”, degno del poster di un’agenzia di viaggi, è quello del tipico pellegrino medievale, il cui zaino era in verità una bisaccia e il cui bastone da marcia, detto “bordone”, serviva sia per passeggiare sia come strumento di difesa, visti i pericoli che costellavano le strade dell’epoca. Eppure, a migliaia i devoti pellegrini attraversarono mari e monti per raggiungere i luoghi sacri del Cristianesimo, lasciando dietro di sé una rete d’itinerari e strutture ricettive che farà da humus per lo sviluppo del turismo moderno.

 

Un popolo in movimento

 

A precorrere i moderni tour operator furono, dal XIV secolo, alcuni armatori veneziani che allestirono trasporti via mare per i pellegrini diretti in Terrasanta. La Serenissima, padrona dell’Adriatico, era d’altronde il luogo più sicuro da cui imbarcarsi per la Palestina, e così molti cavalcarono il business attrezzandosi anche per ospitare i fedeli in città (con tanto di “guide turistiche” locali note come “tolomazi”, termine dall'origine incerta e tuttora in uso). Tali servizi specializzati furono l’acme di un fenomeno dalle origini remote: il pellegrinaggio in luoghi “santi”, custodi di reliquie o memorie storico-religiose, esisteva infatti fin dagli albori del Cristianesimo (e caratterizza in vario modo anche altre confessioni), con fini di devozione o di penitenza. Il vero boom dei viaggi spirituali iniziò però dopo l’Anno Mille. «A partire da allora, le migliorate condizioni economiche e sociali, nonché un’accresciuta efficienza nell’organizzazione della mobilità, resero il pellegrinaggio accessibile a un numero crescente di persone», conferma lo storico Giuseppe Rocca, autore del saggio Dal prototurismo al turismo globale (Giappichelli). Il miglioramento delle strade si accompagnò a una loro maggior sicurezza e frequentazione, tra frotte di mercanti, predicatori, soldati e studenti, accanto ai quali fluiva il “popolo in movimento” costituito dai pellegrini, che rivitalizzò ulteriormente la società del tempo. Quanto alle mete principali (peregrinationes maiores), oltre a Gerusalemme c’erano Roma e la spagnola Santiago di Compostela.

 

Le magnifiche tre

 

Per quanto riguarda la Terrasanta, i pellegrinaggi nei luoghi di Gesù iniziarono a farsi abbastanza frequenti già nel IV secolo, e dopo fasi altalenanti per via della pressione islamica in loco, tornarono in auge nel nuovo millennio, epoca di crociate, tanto che nel 1119, a Gerusalemme, per tutelare l’incolumità dei pellegrini nascerà l’ordine dei cavalieri templari. «Il pellegrinaggio a Roma, capitale della cristianità custode delle tombe dei santi Pietro e Paolo, s’intensificò invece con l’impero carolingio (IX secolo) per poi declinare e, infine, tornare al centro del mondo cristiano dopo l’Anno Mille», prosegue l’esperto. Nel caso di Santiago de Compostela, in Galizia, tutto ruotava invece attorno al ritrovamento, nel IX secolo, delle spoglie dell’apostolo Giacomo il Maggiore (Santiago è la contrazione di Sancti Jacobi). Il nome dell’apostolo fu quindi simbolicamente accostato alla Reconquista in corso dei territori spagnoli preso dai musulmani, e in suo onore sarà poi costruita una grande cattedrale. Iniziò così la fortuna, ancora oggi vivissima del “cammino di Santiago”.

 

Itinerari raccomandati

 

I pellegrini affinarono presto precisi itinerari, e il primo ad avere un certo successo fu l’Itinerarium Burdigalense, riportato in un documento del IV secolo. Partendo da Burdigala (Bordeaux), si suggeriva di arrivare a Gerusalemme passando da Costantinopoli, mentre per il ritorno si doveva attraversare l’Adriatico in nave, fino alla Puglia, e risalire l’Italia facendo tappa a Roma. Chi partiva dallo Stivale, invece, s’imbarcava direttamente dai porti pugliesi (prima del boom dei tour operator veneziani), sempre mettendo in conto una sosta nell’Urbe. A proposito, la strada più importante per il pellegrinaggio a Roma fu dal IX secolo la via Francigena, che si dipanava dalla Francia settentrionale. «Proprio il rafforzarsi di tale strada consentirà al pellegrinaggio di diventare, dal XIV secolo, un “fenomeno di massa”», sottolinea Rocca. Al solito, il percorso prevedeva più tappe presso monumenti e santuari (segnalati nei Mirabilia, libelli che anticiparono le guide di viaggio), così come il cammino di Santiago, che conduceva dalla Francia al Nord della Spagna e che era riportato nella celebre “guida del pellegrino”, parte di un’opera nota come Codex Calixtinus (XII secolo).

 

Identikit del pellegrino

 

La maggioranza dei pellegrini – termine derivante dal latino peregrinus, “forestiero” – era composta da uomini, ma le donne erano comunque presenti. In piccoli gruppi, intonando canti e preghiere, ci si spostava a piedi con tappe giornaliere di una trentina di chilometri, lungo strade che si allontanavano spesso dalle “collaudate” arterie romane, inoltrandosi tortuosamente tra borghi e lande desolate. I rischi del viaggio, tra pericoli della natura e lestofanti d’ogni sorta, erano quindi parecchi, tanto che i pellegrini dettavano spesso testamento prima di partire. Oltre ai rischi del viaggio, ad accomunare i fedeli era il look, con accessori tipici benedetti al momento della partenza. «A distinguere il pellegrino dagli altri viaggiatori erano fondamentalmente il bastone, la bisaccia e il mantello», sintetizza lo storico. Nel dettaglio, la mantella che avvolgeva i fedeli era nota come “pellegrina” ed era spesso associata a un largo copricapo, utile a proteggersi dal sole e dalle intemperie. La bisaccia serviva invece a custodire i pochi effetti personali, mentre per conservare l’acqua da bere si usavano zucche svuotate. Quanto al bordone da passeggio, tornava per l’appunto utile anche per tenere alla larga i malintenzionati.

 

Sacri “souvenir”

 

Ogni pellegrino, in base alla meta, tornava a casa con un particolare “souvenir religioso”. Chi andava in Terrasanta impugnava quale segno di riconoscimento il ramo di una palma, simbolo di rinascita, chi si recava a Roma portava una semplice croce e chi raggiungeva Santiago de Compostela tornava con una conchiglia, attributo di San Giacomo e simbolo di fecondità e purificazione. Una curiosità: i viaggiatori dello spirito che sceglievano Santiago erano detti “pellegrini” a tutti gli effetti, quelli che si recavano a Roma erano chiamati “romei” e coloro che andavano in Terrasanta erano noti come “palmieri”, portatori di palma, come attestò Dante nella Vita Nova (1295): “In tre modi si chiamano [...] le genti che vanno al servigio dell’Altisimo: [...] palmieri in quanto vanno oltremare, [...] peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, [...] romei quanti vanno a Roma”.

 

Turismo primordiale

 

Le prime strutture a specializzarsi nell’ospitalità dei pellegrini furono i monasteri, sulla scia della regola dettata nel VI secolo da San Benedetto da Norcia: “poveri e pellegrini siano accolti con particolari cure e attenzioni, [...] in loro si riceve Cristo”. Sorsero inoltre appositi xenodochia, “case d’ospiti” gestite da religiosi, e hospitalia, strutture prossime ai monasteri che offrivano cibo, ricovero e cure mediche. Infine, lungo le vie di pellegrinaggio, spuntarono come funghi locande e taverne, e talvolta i fedeli furono persino alloggiati in abitazioni private, i B&B del tempo. La figura del pellegrino conoscerà quindi l’apice della fortuna dopo il 1300, anno in cui Bonifacio VIII istituirà il primo Giubileo, evento tuttora cruciale sia per i credenti sia per gli operatori turistici. «Le presenze superarono quota 200.000 e fu necessario dividere i flussi di pellegrini, con funzionari incaricati di indirizzarli ai vari alberghi, monasteri e ospizi», racconta l’esperto. Le masse di fedeli in cammino continuarono quindi a ingrandirsi, perfezionando sempre più l’intelaiatura di una primordiale forma di turismo. E ancora oggi, a ben vedere, sono molti i tour operator il cui business si fondano proprio sull’organizzazione di pellegrinaggi in tutto il mondo, spesso lungo gli stessi itinerari dei viaggiatori medievali che partivano col cuore colmo di fede.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]