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N. 99 - Marzo 2016 (CXXX)

MIRABILE IRAN
PATRIMONIO DELLUMANITÀ - PARTE III

di Federica Campanelli

 

Negli anni 2005, 2006 e 2008 l’UNESCO ha indicato quale Patrimonio dell’Umanità, rispettivamente, il Mausoleo di Soltaniyeh, Bisotum e gli Insediamenti monastici armeni.

 

Mausoleo di Oljeitu, Soltaniyeh (criteria II, III, IV)

 

IV rappresentare un esempio eminente di un tipo di costruzione o di un insieme architettonico o tecnologico o paesaggistico che illustri un periodo o dei periodi significativi della storia umana.

 

II rappresentare un simbolo significativo dell’interazione umana che abbia influenzato lo sviluppo dell’architettura o della tecnologia delle arti monumentali, dello sviluppo urbano o della creazione dei paesaggi, in un dato periodo o in una determinata area culturale.

 

III rappresentare una testimonianza unica o almeno eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa.

 

Il sito dell’antica città di Soltaniyeh, nel nord-ovest dell’Iran, è stato inserito nella lista UNESCO nel 2005 in virtù della sua enorme valenza per la memoria storica del Paese. La città è stata, infatti, capitale dell’Ilkhanato mongolo nel XIV secolo, periodo a cui fa riferimento il monumento più importante del sito: il mausoleo dell’ilkhan Oljeitu (al potere dal 1304 al 1316).

 

Il meraviglioso mausoleo a pianta ottagonale, mirabile esempio di architettura persiana eretto tra il 1302 e il 1312, deve la sua importanza architettonica soprattutto alla grandiosa cupola a doppia calotta che si erge per 49 metri dal suolo. L’edificio, un tempo ricoperto da maioliche blu finemente decorate, è circondato da otto stretti minareti.

 

 

Bisotun (criteria II, III)

 

II rappresentare un simbolo significativo dell’interazione umana che abbia influenzato lo sviluppo dell’architettura o della tecnologia delle arti monumentali, dello sviluppo urbano o della creazione dei paesaggi, in un dato periodo o in una determinata area culturale.

 

III rappresentare una testimonianza unica o almeno eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa.

 

Dal 2006 l’Iran può vantare ufficialmente, quale proprio patrimonio storico-culturale, le cosiddette iscrizioni di Bisotun. Si tratta di antiche iscrizioni incise sulla roccia e redatte in più lingue rinvenute sul monte Behistun, nel Kermanshah.

 

Realizzate tra il 520 e il 518 a.C. al tempo di Dario I, le iscrizioni consistono testi cuneiformi che pur trattando lo stesso tema (una sorta di Res gestae di Dario), sono stati compilati in tre diverse lingue: elamitico (ben due testi sono stati scritti in lingua elamitica, il primo dei quali rappresenta anche l’iscrizione più antica di Bisotun, essendo stata realizzata nel 520 a.C.), babilonese e persiano antico, quest’ultima inserita nel 519 a.C.

 

 

 

 

Le iscrizioni circondano una decorazione, in bassorilievo, rappresentante un ricco corteo dove spicca Dario il Grande armato di arco, simbolo del potere, in procinto di calpestare un uomo supino innanzi a esso.

 

Insediamenti monastici armeni (criteria II, III, VI)

 

II rappresentare un simbolo significativo dell’interazione umana che abbia influenzato lo sviluppo dell’architettura o della tecnologia delle arti monumentali, dello sviluppo urbano o della creazione dei paesaggi, in un dato periodo o in una determinata area culturale.

 

III rappresentare una testimonianza unica o almeno eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa.

 

VI essere direttamente o materialmente associato a degli eventi o tradizioni viventi, a delle idee, a delle credenze, o a delle opere artistiche e letterarie che abbiano un significato universale eccezionale.

 

I tre insediamenti monastici armeni, il Monastero di San Taddeo, il Monastero di Santo Stefano e la Cappella di Dzordzor, sono dislocati nel nord-ovest del Paese. Il più antico è il monastero intitolato a San Taddeo, datato al VII secolo.

 

Scelti oltre che per la loro valenza religiosa, artistica e culturale, il complesso dei monasteri armeni in Iran si fa portavoce del contatto secolare tra la cultura armena e la civiltà perso-iraniana.

 

 



 

 

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