[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 205 / GENNAIO 2025 (CCXXXVI)


contemporanea

SUl partito d’azione
Struttura politica e consenso elettorale

di Joel Terracina

 

Il partito d’azione è stato una formazione politica che ha avuto una parabola di vita assai breve (1942-1947). Questo è un dato molto sorprendente perché il movimento è stato molto attivo, sacrificando i suoi uomini nella lotta contro l’occupante tedesco ma non è riuscito a fare proseliti nel corso della sua breve vita a causa della natura elitista.

 

Il movimento nasce inizialmente come un cenacolo di intellettuali pronto a tutto ma non riesce a comunicare con la massa. Il partito viene particolarmente osservato con grande sospetto dalle altre formazioni politiche come: la Dc, il Pci e lo Psiup che proveranno a controllarlo in ogni modo. La seconda fragilità che ha reso debole tale formazione politica va riscontrata nella presenza di più correnti come quella liberalsocialista i cui padri sono i filosofi: Capitini e Calogero. I due studiosi si fanno promotori di un vero e proprio esperimento di natura ideologica e politica poiché sono dell’idea che sia possibile avvicinare due culture politiche apparentemente in contrasto tra di loro come quella liberale e socialista. Capitini ha una visione tipicamente religiosa della vita poiché si batte per un nuovo corso, propugnando il distacco dalla Chiesa di Roma che aveva sostenuto il fascismo, portando fino alle estreme conseguenze il ruolo dell’individuo di fronte allo stato autoritario e soverchiante che schiaccia il dissenso con ogni mezzo. Capitini individua pertanto nella religione una sorta di zona franca dove era possibile esercitare il metodo democratico contro l’esperienza autoritaria. Calogero si riallacciava alle tematiche di Capitini, incentrandosi sui rigorosi riferimenti politico-ideologici. La seconda corrente che merita di essere esaminata è quella che afferisce a Giustizia e Libertà i cui padri sono i fratelli Rosselli. I due esponenti erano rimasti influenzati da un nuovo tipo di socialismo che presentava le seguenti caratteristiche: era libertario, privo di dogmi e rifiutava tanto il sistema del burocratismo del partito quanto la collettivizzazione forzata della proprietà, metodi che invece erano apprezzati da altre formazioni come quella dello Psiup e del Pci.

 

Gli storici concordano con il fatto che la nascita ufficiale del partito d’azione sia da far risalire al 1942 anno in cui si è verificata l’unione tra le più correnti ideologiche.

 

La fine dell’esperienza dello stato liberale, l’ascesa del regime autoritario e l’occupazione dell’Italia da parte della Germania hitleriana spingono i dirigenti del partito a elaborare un metodo di lotta armata che si basa principalmente sul modello delle bande. Il partito partecipa all’esperienza partigiana cercando di logorare il nemico attraverso attentati e sabotaggi non potendolo affrontare in campo aperto poiché superiore dal punto di vista militare.

 

Le bande azioniste si differenziano da quelle comuniste principalmente per due motivi, per la composizione sociale e per la loro concezione della politica. Nel partito d’azione non vi sono solamente contadini e operai, è assai prevalente la presenza di un ceto medio rappresentato da avvocati, professori universitari e militari. All’interno del partito si ritrova la presenza di un commissario politico che aveva come obiettivo quello di istruire i membri della formazione, svolgendo quella funzione di natura tipicamente pedagogica. I dirigenti azionisti capiscono l’importanza di formare i cittadini per il ritorno della democrazia in Italia.

 

Il Pci guarda dapprima con ammirazione e poi con preoccupazione a questa nuova formazione, provando in un primo tempo a fagocitarla e successivamente a ostacolarla a causa della sua natura tipicamente borghese e non rivoluzionaria. Togliatti capisce che è necessario anticipare le mosse del movimento azionista, elaborando la formula del patto tripartito che si concretizzava nell’alleanza provvisoria tra le tre grandi forze di massa come il Pci, la Dc e lo Psiup, in questo modo si realizzava l’esclusione del piccolo movimento dal sistema politico italiano.

 

Terminato il secondo conflitto mondiale, la battaglia si sposta dal piano militare a quello squisitamente di natura politica. Gli esponenti del movimento azionista si interrogano sull’assetto istituzionale che la nuova democrazia doveva adottare. L’ala destra del partito caldeggiava una repubblica di tipo presidenziale che fosse basata sul suffragio universale per l’elezione della suprema carica dello stato e per la costruzione di una sola camera forte che fosse in grado di controbilanciare il potere del presidente della repubblica. Il nuovo modello di stato democratico elaborato dagli azionisti è tipicamente basato sull’esperienza americana del check and balance dei poteri che sono rigidamente divisi tra loro dove ognuno di essi controlla l’altro.

 

La politica economica fu oggetto di dibattito all’interno dell’assemblea del partito, personalità quali: Ugo la Malfa erano profondamente convinte di adottare un sistema di tipo keynesiano in modo da rispondere ai problemi che affliggevano la massa italiana.

 

La diversa presenza di correnti all’interno del partito e la mancanza di un leader forte finiscono per accentuare il ruolo di disgregazione della piccola formazione. L’Italia si stava avviando lentamente verso la democrazia e il collante che aveva tenuto assieme le diverse correnti era venuto a mancare. Il processo di disgregazione del partito inizia ufficialmente nel 1945 anno in cui si verifica la caduta del governo di Ferruccio Parri. In un primo tempo si pensa di salvaguardare l’unità del partito, pensando di offrire a Parri la segreteria, estraniando Ugo la Malfa ed Emilio Lussu, ma questo non servì a niente. La Malfa e Lussu decidono di dare vita a una nuova formazione politica: il movimento per la democrazia repubblicana che entrò successivamente nel Pri. La scissione fu vissuta come un vero e proprio trauma, restava a questo punto di decidere una cosa, con quale formazione si sarebbe dovuto fondere il partito d’azione.

 

Gli azionisti guardano con grande interesse al gruppo di Saragat che era per sua natura: moderato, riformista e socialdemocratico alla fine decidono di accettare la fusione con il partito di Nenni. Il 7 Febbraio 1947 il movimento azionista si univa al partito di Nenni tramite una mozione di 67 voti favorevoli e 24 contrari. Questo fatto segnò la fine del movimento azionista, la cultura politica azionista continuò a vivere nelle altre formazioni.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

 

Simona Colarizi, Storia dei partiti nell’Italia Repubblicana, Laterza, Bari-Roma 1994.

Giovanni de Luna, Storia del partito d’azione, Feltrinelli, Milano 1982.

Carlo Rosselli, Scritti politici e autobiografici, Piero Lacaita Editore, Bari 1992.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]