SUl partito d’azione
Struttura politica e consenso elettorale
di Joel
Terracina
Il
partito d’azione è stato una
formazione politica che ha avuto una
parabola di vita assai breve
(1942-1947). Questo è un dato molto
sorprendente perché il movimento è
stato molto attivo, sacrificando i
suoi uomini nella lotta contro
l’occupante tedesco ma non è
riuscito a fare proseliti nel corso
della sua breve vita a causa della
natura elitista.
Il
movimento nasce inizialmente come un
cenacolo di intellettuali pronto a
tutto ma non riesce a comunicare con
la massa. Il partito viene
particolarmente osservato con grande
sospetto dalle altre formazioni
politiche come: la Dc, il Pci e lo
Psiup che proveranno a controllarlo
in ogni modo. La seconda fragilità
che ha reso debole tale formazione
politica va riscontrata nella
presenza di più correnti come quella
liberalsocialista i cui padri sono i
filosofi: Capitini e Calogero. I due
studiosi si fanno promotori di un
vero e proprio esperimento di natura
ideologica e politica poiché sono
dell’idea che sia possibile
avvicinare due culture politiche
apparentemente in contrasto tra di
loro come quella liberale e
socialista. Capitini ha una visione
tipicamente religiosa della vita
poiché si batte per un nuovo corso,
propugnando il distacco dalla Chiesa
di Roma che aveva sostenuto il
fascismo, portando fino alle estreme
conseguenze il ruolo dell’individuo
di fronte allo stato autoritario e
soverchiante che schiaccia il
dissenso con ogni mezzo. Capitini
individua pertanto nella religione
una sorta di zona franca dove era
possibile esercitare il metodo
democratico contro l’esperienza
autoritaria. Calogero si
riallacciava alle tematiche di
Capitini, incentrandosi sui rigorosi
riferimenti politico-ideologici. La
seconda corrente che merita di
essere esaminata è quella che
afferisce a Giustizia e Libertà i
cui padri sono i fratelli Rosselli.
I due esponenti erano rimasti
influenzati da un nuovo tipo di
socialismo che presentava le
seguenti caratteristiche: era
libertario, privo di dogmi e
rifiutava tanto il sistema del
burocratismo del partito quanto la
collettivizzazione forzata della
proprietà, metodi che invece erano
apprezzati da altre formazioni come
quella dello Psiup e del Pci.
Gli
storici concordano con il fatto che
la nascita ufficiale del partito
d’azione sia da far risalire al 1942
anno in cui si è verificata l’unione
tra le più correnti ideologiche.
La
fine dell’esperienza dello stato
liberale, l’ascesa del regime
autoritario e l’occupazione
dell’Italia da parte della Germania
hitleriana spingono i dirigenti del
partito a elaborare un metodo di
lotta armata che si basa
principalmente sul modello delle
bande. Il partito partecipa
all’esperienza partigiana cercando
di logorare il nemico attraverso
attentati e sabotaggi non potendolo
affrontare in campo aperto poiché
superiore dal punto di vista
militare.
Le
bande azioniste si differenziano da
quelle comuniste principalmente per
due motivi, per la composizione
sociale e per la loro concezione
della politica. Nel partito d’azione
non vi sono solamente contadini e
operai, è assai prevalente la
presenza di un ceto medio
rappresentato da avvocati,
professori universitari e militari.
All’interno del partito si ritrova
la presenza di un commissario
politico che aveva come obiettivo
quello di istruire i membri della
formazione, svolgendo quella
funzione di natura tipicamente
pedagogica. I dirigenti azionisti
capiscono l’importanza di formare i
cittadini per il ritorno della
democrazia in Italia.
Il
Pci guarda dapprima con ammirazione
e poi con preoccupazione a questa
nuova formazione, provando in un
primo tempo a fagocitarla e
successivamente a ostacolarla a
causa della sua natura tipicamente
borghese e non rivoluzionaria.
Togliatti capisce che è necessario
anticipare le mosse del movimento
azionista, elaborando la formula del
patto tripartito che si
concretizzava nell’alleanza
provvisoria tra le tre grandi forze
di massa come il Pci, la Dc e lo
Psiup, in questo modo si realizzava
l’esclusione del piccolo movimento
dal sistema politico italiano.
Terminato il secondo conflitto
mondiale, la battaglia si sposta dal
piano militare a quello
squisitamente di natura politica.
Gli esponenti del movimento
azionista si interrogano
sull’assetto istituzionale che la
nuova democrazia doveva adottare.
L’ala destra del partito caldeggiava
una repubblica di tipo presidenziale
che fosse basata sul suffragio
universale per l’elezione della
suprema carica dello stato e per la
costruzione di una sola camera forte
che fosse in grado di
controbilanciare il potere del
presidente della repubblica. Il
nuovo modello di stato democratico
elaborato dagli azionisti è
tipicamente basato sull’esperienza
americana del check and balance dei
poteri che sono rigidamente divisi
tra loro dove ognuno di essi
controlla l’altro.
La
politica economica fu oggetto di
dibattito all’interno dell’assemblea
del partito, personalità quali: Ugo
la Malfa erano profondamente
convinte di adottare un sistema di
tipo keynesiano in modo da
rispondere ai problemi che
affliggevano la massa italiana.
La
diversa presenza di correnti
all’interno del partito e la
mancanza di un leader forte
finiscono per accentuare il ruolo di
disgregazione della piccola
formazione. L’Italia si stava
avviando lentamente verso la
democrazia e il collante che aveva
tenuto assieme le diverse correnti
era venuto a mancare. Il processo di
disgregazione del partito inizia
ufficialmente nel 1945 anno in cui
si verifica la caduta del governo di
Ferruccio Parri. In un primo tempo
si pensa di salvaguardare l’unità
del partito, pensando di offrire a
Parri la segreteria, estraniando Ugo
la Malfa ed Emilio Lussu, ma questo
non servì a niente. La Malfa e Lussu
decidono di dare vita a una nuova
formazione politica: il movimento
per la democrazia repubblicana che
entrò successivamente nel Pri. La
scissione fu vissuta come un vero e
proprio trauma, restava a questo
punto di decidere una cosa, con
quale formazione si sarebbe dovuto
fondere il partito d’azione.
Gli
azionisti guardano con grande
interesse al gruppo di Saragat che
era per sua natura: moderato,
riformista e socialdemocratico alla
fine decidono di accettare la
fusione con il partito di Nenni. Il
7 Febbraio 1947 il movimento
azionista si univa al partito di
Nenni tramite una mozione di 67 voti
favorevoli e 24 contrari. Questo
fatto segnò la fine del movimento
azionista, la cultura politica
azionista continuò a vivere nelle
altre formazioni.
Riferimenti bibliografici:
Simona Colarizi, Storia dei
partiti nell’Italia Repubblicana,
Laterza, Bari-Roma 1994.
Giovanni de Luna, Storia del
partito d’azione, Feltrinelli,
Milano 1982.
Carlo Rosselli, Scritti politici
e autobiografici, Piero Lacaita
Editore, Bari 1992.