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N. 16 - Settembre 2006

I PARTITI POLITICI

Recensione del libro di Donatella Della Porta

di Alessandro D'Ascanio

 

Il gruppo editoriale de il Mulino, fin dagli anni della sua fondazione, ha conferito notevole rilevo, nell’ambito dei propri cataloghi, ai testi di scienza politica, dapprima traducendo libri di studiosi americani considerati classici della disciplina, successivamente dando alle stampe contributi di studiosi italiani che hanno contribuito alla definitiva affermazione di tale ambito scientifico anche nel nostro paese. In linea con tale tradizione editoriale, appare lo studio di Donatella della Porta, docente di Scienza politica presso l’università di Firenze, dedicato ai partiti politici.

Si tratta di un riuscito testo di sintesi sulle principali teorie e interpretazioni sui partiti che si presenta come una completa introduzione al tema.

I partiti politici sono considerati come attori fondamentali nelle democrazie rappresentative nonostante sia in atto, da tempo, un processo di evidente trasformazione delle loro strutture organizzative, nonché dello loro funzioni effettive all’interno dei sistemi politici. L’affermazione di assetti produttivi post-fordisti, l’instaurazione di istituzioni sovra-nazionali, il diffondersi di valori post-materialisti sembrano mettere in discussione il ruolo dei partiti. L’autrice, al fine di fornire risposta agli interrogativi circa il futuro di tali attori politici, ripercorre i mutamenti strutturali che, anche nelle epoche passate, hanno caratterizzato l’evoluzione dei partiti.

In particolare, nel capitolo secondo, si sofferma sul passaggio fondamentale dai “partiti di notabili”,  fondati sulla struttura del comitato, mobilitati per specifiche esigenze elettorali, ai “partiti di massa”, caratterizzati dalla professionalizzazione della politica, dalla costruzione di una stabile struttura organizzativa, dall’assunzione di una funzione di integrazione sociale (pag. 27). La ricostruzione di tale epocale mutamento, condotta attraverso l’analisi delle riflessioni di Max Weber, Franz Neumann e Maurice Duverger, si pone l’obiettivo di descrivere l’avvento della politica di massa, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e dimostra come la forma partito si sia adattata alle mutate condizioni storico-politiche.

Nel terzo capitolo, Donatella Della Porta, da conto delle cosiddette “teorie genetiche” sui partiti, quelle relative cioè all’analisi dei processi di formazione degli stessi. Nello specifico, l’autrice si riferisce alla teoria delle “fratture sociali” del grande studioso norvegese Stein  Rokkan, secondo la quale i partiti si organizzano nell’ambito di processi di mobilitazione, aggregandosi rispetto a fratture che generano identità etniche, religiose, territoriali e di classe. In particolare, vi sono state due fasi principali di mobilitazione: la modernizzazione che ha condotto alla formazione dello Stato nazionale e il processo di costruzione del capitalismo industriale.

La rivoluzione nazionale ha prodotto due fratture: quella tra centro e periferia, che ha dato origine ai partiti regionalisti, quella tra Stato e Chiesa, che ha dato origine ai partiti religiosi e liberali. La rivoluzione industriale ha prodotto a sua volta due fratture: quella tra città e campagna, che ha dato origine ai partiti contadini; quella tra capitale e lavoro, che ha dato origine ai partiti conservatori e socialisti.

Continuando in una rapida carrellata dei temi messi a fuoco nel testo, pare opportuno fare riferimento al capitolo quarto dedicato ai processi di burocratizzazione  dei partiti di massa, analizzati a partire dai fondamentali contributi della scuola élitista italiana (Mosca, Pareto), condensati nella “legge ferrea delle oligarche”, che secondo Robert Michels caratterizzerebbe la vita interna dei partiti.

Il capitolo quinto è dedicato all’analisi del “partito pigliatutto”, ipotesi introdotta da Kircheimer nel 1966 al fine di descrivere le trasformazioni del partito politico a seguito dell’affievolimento delle ideologie, del rafforzamento del gruppo dirigente, della diminuzione della militanza, del minore riferimento ad un particolare gruppo sociale, dell’accesso a diversi gruppi di interesse.

Nella seconda parte del testo, l’autrice affronta  temi di più stretta attualità, come il ruolo della comunicazione politica e le conseguenze che tale funzione comporta sui partiti, i modelli di competizione e di funzionamento dei sistemi di partito, il tema del finanziamento e delle risorse per le campagne elettorali, il rapporto tra partiti, gruppi di interesse e movimenti che si sviluppano nella società.

Di particolare interesse, risulta infine l’analisi dei cosiddetti “nuovi partiti”, sorti a partire da un superamento dei vecchi cleavages (fratture), rappresentati soprattutto dai partiti ecologisti, nati in relazione all’affermazione nella società occidentale di valori post-materialisti (Ronald Inglehart) e dai partiti etnoregionalisti che, per la verità, recuperano in chiave nuova la vecchia frattura territoriale, integrandola con elementi di natura populista e, non di rado, xenofoba.

Naturalmente l’autrice, nel corso della sua trattazione, non si limita a citare le posizioni classiche su ogni argomento, ma fornisce un’ampia rassegna dei più recenti studi che hanno sottoposto a verifica empirica le varie teorie, aggiornandole alla luce delle proprie ricerche. Considerevoli appaiono inoltre i numerosi esempi tratti da un’analisi puntuale dei principali sistemi politici  contemporanei, con un’attenzione particolare al caso italiano, ai partiti fondamentali dell’Italia repubblicana, ai nuovi partiti emersi all’inizio degli anni novanta.

A compimento della sua analisi dei partiti in relazione ai principali problemi delle democrazie contemporanee: dalla effettiva capacità di rappresentanza, al ruolo crescente dei media, dalla concreta capacità di governo, alla costruzione delle identità collettive, l’autrice lascia intendere che, a prescindere dai rilevanti mutamenti di carattere strutturale che caratterizzano l’età contemporanea, i partiti politici restano attori fondamentale  del processo democratico.

 

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