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N. 133 - Gennaio 2019 (CLXIV)

STORIA DEI PAPI MEDIEVALI FINO ALL’ANNO MILLE
PARTE V -
DA Stefano II AD Adriano I

di Vincenzo La Salandra

 

Stefano II, o III, (752-757), di nobile famiglia romana, succedette a Zaccaria dopo il breve interregno dell'omonimo presbitero Stefano, che non venne consacrato perché morì dopo soli tre giorni - da questo episodio deriva l'incoerenza delle fonti sul II o III.

 

Appena eletto, per fronteggiare la grave minaccia di Astolfo, il nuovo re dei longobardi che intendeva impadronirsi di Roma, avviò un progetto d'intesa con l'imperatore bizantino Costantino V Copronimo (741-775), che rivendicava i territori bizantini in Italia: ma l'accordo fallì e Stefano intrattenne un negoziato direttamente con Astolfo.

 

Lo raggiunse, secondo le fonti, a Pavia nell'ottobre del 753: ma poiché non riuscì a smuoverlo dalle sue pretese, proseguì il viaggio attraverso la valle d'Aosta e il Gran San Bernardo, passando alla storia come il primo papa a valicare le Alpi. Raggiunse nel gennaio del 754 Pipino III il Breve a Ponthion, presso Bar-le-Duc, e l'invitò a scendere in Italia con il duplice scopo di liquidare le ultime tracce della dominazione bizantina e di fiaccare la potenza longobarda, annettendo al patrimonio di San Pietro l'esarcato di Ravenna e in generale tutti i territori strappati proprio dai longobardi ai bizantini.

 

Sembra che, nel tentativo di legittimare l'acquisto di tali territori da parte della Chiesa e sostenere la priorità dei diritti papali – che egli affermava anteriori non solo a quelli usurpati da Bisanzio, ma specialmente a quelli più recenti dei nuovi conquistatori longobardi – in occasione del negoziato si ricorresse all'apocrifa Donatio Constantini. Il documento, probabilmente redatto sul posto o forse importato da Roma, riservava infatti al papa la giurisdizione civile su Roma, sull'Italia e sulle province occidentali dell'impero.

 

Il re accettò l'invito e, a conclusione dell'assemblea di Quierzy tenutasi nell'aprile del 754, confermò la cessione alla Chiesa delle future conquiste (promissio carisiaca). Da parte sua Stefano II consacrava Pipino re dei franchi a Saint-Denis nel luglio del 754 e lo nominava patricius romanorum: questa dignità rafforzava il prestigio del re, ma soprattutto lo erigeva a garante delle sorti della nuova Respublica romanorum, ovvero il nascente Stato della Chiesa.

 

Pipino scese quindi in Italia, sconfisse in battaglia Astolfo e lo catturò a Pavia, imponendo al re longobardo le condizioni di Quierzy. Tuttavia non appena egli ebbe rivalicato le Alpi, Stefano II venne assalito e stretto d'assedio in Roma da Astolfo nel gennaio del 756.

 

Presto Pipino ridiscese per la seconda volta in Italia, vinse nuovamente il re longobardo a Pavia e lo obbligò a dare pratica esecuzione ai patti. Questo avvenimento segnava la nascita del potere territoriale pontificio, ed era destinato a condizionare per oltre un millennio il processo di formazione di uno stato centralizzato in Italia.

 

Dopo la morte di Astolfo, Stefano II sostenne il nuovo re longobardo Desiderio (r. 756-774), il quale si dimostrò più disponibile ad una politica distensiva nei confronti del papato, a dispetto del rivale diretto Rachis, che invece fu l'erede della linea anti-pontificia di Astolfo. Stefano II morì nel 757 e fu sepolto in San Pietro.

 

Nel 757 venne eletto al soglio pontificio Paolo I (757-767), fratello di Stefano II, nato a Roma nel 700, diacono romano e santo della Chiesa. La sua elezione fu sostenuta dal partito favorevole ai franchi, in opposizione all'arcidiacono Teofilatto, sostenuto invece dal partito filo-bizantino.

 

Paolo I coltivò l'amicizia con Pipino III il Breve, del cui appoggio si avvantaggiò strategicamente per affrancare il nascente Stato della Chiesa dalle minacce di longobardi e bizantini. Da parte sua Pipino preferì assumere il ruolo di mediatore, inducendo, sembra, il pontefice a ribaltare in alleanza l'annosa ostilità con l'ultimo re longobardo Desiderio e frenandolo nella contesa (assieme dottrinaria e politica) con Costantino V Copronimo, fautore della persecuzione iconoclasta: significativo in questo senso il sinodo di Gentilly del 767.

 

Fu proprio per ospitare gli scampati dalle stragi d'Oriente che Paoli I fondò a Roma il monastero dei Santi Stefano e Silvestro, oggi San Silvestro in Capite. Alcune sue lettere con le cronache del pontificato sono raccolte nel celebre Codex Carolinus. Palo I morì nel 767 e fu sepolto nell'Oratorio della Beata Vergine.

 

La chiesa conobbe due antipapi in questa seconda metà dell’VIII secolo: Costantino II (767-768), che fu eletto con la forza per volontà del fratello Teodoro, il duca di Nepi; e Filippo (767), eletto da una fazione longobarda contro Costantino II. In grazia dell’intervento del primicerio Cristoforo, cui spettava, in effetti, il governo durante la vacanza della sede, e con l’aiuto del re dei longobardi Desiderio, Costantino II venne imprigionato, mentre Filippo ritornò in monastero.

 

Si apriva così la via al pontificato di Stefano III, o IV, (768-772), quattro anni di tumulti violenti tra fazioni rivali, ma fu Stefano a vincere la disputa ottenendo l’elezione canonica avvenuta nel Foro romano. Per la storia e la cronaca, Stefano riuscì ad impedire due matrimoni politici fra le corti longobarda e franca; fu sepolto in San Pietro e anticipò, se pur brevemente, i problemi politici con i longobardi che caratterizzeranno il pontificato del suo successore Adriano.

 

Adriano I (772-795), è il papa che chiude il secolo VIII, e che assiste alla fine della parabola politica longobarda in Italia. Protagonista di questo speciale momento di rapporti conflittuali e complicati tra la monarchia longobarda e il papato, Adriano continuò la politica di amicizia con il regno franco iniziata da papa Stefano II con Pipino, rispingendo costantemente le lusinghe e le minacce del re Desiderio.

 

Dopo la fine del regno longobardo d’Italia Adriano I ottenne da parte di Carlo, il futuro Carlo Magno che si era recato in visita a Roma durante la Pasqua del 774, la conferma della ‘donazione’ del patrimonio di San Pietro. Tuttavia il papa dovette subire le ingerenze di Carlo in campo politico ed anche ecclesiastico; fecero seguito ulteriori promesse di territori che Adriano I ottenne dal re franco nel 781 e nel 787.

 

Non erano ancora maturi i tempi per l’incoronazione imperiale di Carlo Magno, che spetterà alcuni anni dopo a Leone III, tuttavia è storicamente e simbolicamente importante per la storia europea ricordare il battesimo a Roma, nel 781, del figlio di Carlo, Pipino, che venne unto dal papa Adriano alla tenerissima età di quattro anni come nuovo re dei longobardi.

 

Rappresentato dai suoi legati, Adriano I riuscì peraltro ad ottenere, nel VII concilio ecumenico di Nicea del 787, il riconoscimento del primato papale e la condanna dell’iconoclastia. Tuttavia, l’imperatrice bizantina Irene, che aveva convocato il concilio, si rifiutò di concedere al papato i beni contestati e rivendicati dalla chiesa nell’Italia meridionale bizantina.

 

Adriano I lasciò fama di grande generosità nell’assistenza alle popolazioni, provate dalle frequenti guerre e carestie, e si distinse come attento restauratore di chiese e conventi.

 

Morì a Roma nel 795, e con i sui 23 anni di pontificato è una delle figure più longeve del papato altomedievale: fiero sostenitore dell’autonomia del papato e del primato di Roma, fu lui il testimone della fine politica dei longobardi, dopo tanti anni di lotte e contrasti.

 

A seguire i longobardi, quasi comne nuovo fronte interno del papato nel contrasto ai saccheggi e alle guerre e nella difesa dei territori e degli avamposti commerciali e agricoli, saranno i nuovi temuti nemici di lunga durata i saraceni.

 

Gli arabi impegneranno in effetti il papato, nella successiva stagione delle invasioni ed incursioni islamiche in Italia (secoli IX-XI), sul piano ideologico, religioso e militare, animando la politica italiana ed europea dell’Alto Medioevo.



 

 

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