[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

169 / GENNAIO 2022 (CC)


contemporanea

A PROPOSITO DI OLOCAUSTO
L'IMPORTANZA DI RICORDARE UNA STRAGE
CHE ANdò contro ogni umano diritto

di Valentina Alaimo

 

L’olocausto è il termine con il quale si indica il genocidio di tutti gli ebrei d’Europa e di tutte le categorie di persone ritenute “inferiori”. Sicuramente indica una delle pagine più buie e brutali della storia dell’umanità ma la sua conoscenza e il suo ricordo sono assolutamente necessari perché, soprattutto in una società come la nostra intrisa di egoismo e pregiudizi, possa non ripetersi una simile strage.

 

Ma cosa sta alla base del genocidio attuato durante la Seconda Guerra Mondiale?

 

Si tratta di un elemento ideologico specifico ed è la cosiddetta “questione della razza”, infatti la purezza della specie è l’elemento che contraddistingue la politica nazista e che poi dilagherà anche in quella fascista.

 

Tutto comincia il 15 settembre del 1935, giorno in cui vengono promulgate le leggi di Norimberga, traduzione giuridica della gerarchia razzista, passo che spiana la strada al processo di discriminazione ed espulsione degli Ebrei dalla società. Il primo provvedimento è quello riguardante la cittadinanza, secondo cui gli ebrei non sono più cittadini tedeschi, il secondo è la legge per la protezione del sangue e l’onore tedesco che proibisce i matrimoni misti e la condivisione degli spazi tra Ebrei e non Ebrei.

 

In Italia la radicata opposizione antigiudaica della chiesa Cattolica rappresentò sicuramente un supporto alla politica antisemita. A Torino nel 1934 viene attuata una delle prime campagne diffamatorie nei confronti degli Ebrei; infatti sui muri della città apparvero dei manifesti che accusarono gli ebrei di complottare contro il fascismo. Da quel momento, e soprattutto dal 1936 il fascismo comincia la campagna discriminatoria contro quella definita “razza giudaica” arrivando a definire lo stato d’emergenza antisemita.

 

Il culmine viene raggiunto il 14 luglio 1938 con la pubblicazione del “Manifesto della razza”, cui seguono i provvedimenti legislativi. Le limitazioni riguardavano gli impieghi statali, il matrimonio, la possibilità di utilizzare i mezzi pubblici e addirittura l’accesso all’istruzione; insomma la progressiva espulsione della società e dalla vita pubblica della razza ebraica. Alcuni Ebrei cercarono difficilmente di emigrare, altri decisero di adattarsi, ma pochi si resero conto di stare subendo la totale perdita dei diritti. La loro condizione diventò ancora più grave con l’entrata in guerra dell’Italia.

 

Il termine “lager” deriva dal tedesco Konzentrationslager che significa appunto “campo di concentramento”. Ogni campo è differente per comando, contesto geografico, numero e tipologia di deportati, inoltre con l’evolversi del conflitto molti di questi campi nati con uno specifico obbiettivo cambiarono funzione. A differenza delle prigioni, i campi di concentramento erano fuori dal sistema giudiziario quindi per essere internati non era necessario sostenere un processo, ma era sufficiente un semplice provvedimento politico-amministrativo.

 

Bisogna precisare che i lager non furono inventati dai nazisti, la storia ci fornisce molti esempi di luoghi analoghi per l’internamento di militari e civili. L’unicità dei lager nazisti rispetto agli altri esempi storici sta nell’uso massificato e sistematico di queste strutture. Il primo lager nazista venne istituito solo poche settimane dopo la presa del potere di Hitler e verrà utilizzato per la detenzione temporanea di oppositori politici; ne seguiranno molti altri che diventeranno il pilastro portante di un sistema centralizzato di repressione e controllo della popolazione del Terzo Reich.

 

I nazisti accompagnarono la loro politica di espansione in Italia con l’istituzione di nuovi lager nei territori che man mano occupavano. Tra il 1936 e il 1938 vengono aperti i lager di Buchenwald, Flossenburg, Sachsenhausen, Ravensbruck e Mauthausen, fino alla fine del 1938 il numero degli internati è di circa 25.000 persone, ma questo numero aumenterà vertiginosamente.

 

Auschwitz entra in funzione nel 1940 e si estende progressivamente fino ad arrivare a un’estensione di 50 sottocampi per un’estensione di circa 40 km quadrati. Anche in Italia vi erano veri e propri campi di concentramento già da prima dell’armistizio dell’8 settembre del 1943, vi venivano internati tutti coloro considerati potenziali oppositori al regime.

 

Vi erano diverse tipologie di deportati cui veniva abbinato un simbolo particolare: ai Rom e ai Sinti veniva abbinato il triangolo nero, agli oppositori politici il triangolo rosso, agli omosessuali il triangolo rosa, ai criminali comuni il triangolo verde, agli Ebrei la stella gialla e ai testimoni di Geova il triangolo viola.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]