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storia & sport


N. 106 - Ottobre 2016 (CXXXVII)

Le olimpiadi di berlino del 1936
l'esaltazione della liturgia hitleriana

di Rosalba Altieri

 

Il 1° Agosto del 1936, tra i fasti del regime nazista, si tiene la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Berlino. Gli atleti delle 49 squadre partecipanti sfilano in un Olympia Stadion completamente ristrutturato e gremito di persone – centoventimila, come affermato dalla stampa – esaltate dall’arrivo del Führer, che acclamano a gran voce, come per ringraziarlo di aver dato lustro alla loro Heimatland, sino a quel momento considerata alla stregua di un lembo di terra servo e umile.

 

I tedeschi, che avevano accettato quasi passivamente la presa di potere di Hitler, si trovarono di fronte a uno spettacolo mai visto: le fanfare di Richard Strauss annunciavano in pompa magna l’arrivo del Führer; centinaia di atleti marciavano per squadra e in ordine alfabetico nello stadio del grandioso NSDAP, che avrebbe ridato dignità all’uomo “ariano” e di lì a poco avrebbe scatenato la più grande sciagura di tutti i tempi: l’Olocausto.

 

Lo sfarzo delle Olimpiadi, però, nascondeva un regime violentemente oppressivo e razzista, un controllo meticoloso della vita politica e una grave manipolazione delle coscienze individuali.

 

Per questa ragione si erano susseguiti dal 1931 – anno in cui vi era stata l’assegnazione della sede a Berlino – vari tentativi di boicottaggio da parte di molti Stati e atleti, soprattutto ebrei, che erano a conoscenza della situazione di imperante militarismo e della sistematica violazione dei diritti umani perpetrata a danno di ebrei,rom, omosessuali ed avversari politici.

 

Nonostante i nazisti si fossero prodigati per eliminare qualunque traccia delle persecuzioni, promuovendo un’idea di Germania tollerante e pacifica, la maggior parte degli Stati sembrava non riporre fiducia in questa immagine di facciata, tanto che il CIO inviò nel 1934 un commissario per verificare l’effettiva parità di trattamento tra atleti tedeschi ed ebrei.

 

Il Commissario Avery Brundage, dopo aver effettuato un’ispezione presso le strutture sportive teutoniche, non riscontrò alcuna irregolarità e diede parere favorevole all’avvio dei giochi olimpici berlinesi. Le ragioni a sostegno della sua tesi erano da ravvisarsi, anzitutto, nelle sue posizioni politiche conservatrici; ma soprattutto nella convinzione che gli atleti non dovessero immischiarsi nella controversia ebreo-nazista, che riteneva fosse stata organizzata da complotto ebreo-comunista con la sola finalità di escludere gli USA dai giochi.

 

Alla tesi quasi fantasiosa di Brundage si contrapponevano i provvedimenti ad hoc delle diverse federazioni sportive, che dal 1933 al 1936 avevano addirittura regolamentato l’interdizione degli ebrei dalle strutture sportive del Reich, i tanti avvertimenti che recitavano “Juden unerwunscht” (gli ebrei non sono graditi) e i ritornelli delle canzoni della gioventù hitleriana inneggianti alla violenza contro il nemico pubblico ebreo.

 

Un ulteriore avvenimento controverso fu la sostituzione di Wolfgang Fuerstner, un ufficiale della Wermacht, reo di non aver profuso l’impegno necessario nella realizzazione dell’evento sportivo; quindi una motivazione ufficiale, quella data dai nazisti, che esulava completamente dalle dichiarate origini ebraiche dell’uomo, che dopo l’Olimpiade morirà suicida a causa della perdita del suo status politico e sociale.

 

Il movimento per il boicottaggio delle Olimpiadi, comunque, proseguiva a livello transnazionale: Jeremiah Mahoney, presidente dell’ Amateur Athletics Union, sosteneva in accordo con la rivista cattolica Commonweal che la Germania avesse violato regole su discriminazioni razziali e religiose.

 

Anche l’ex Sottosegretario della Marina statunitense, Ernst Lee Jahncke, aveva sostenuto la tesi anti-olimpionica, tanto da venire espulso dal CIO per essere rimpiazzato, poi, proprio da Avery Brundage.

 

Tentativi di embargo contro l’Olimpiade berlinese si registrarono anche da parte della Spagna, che pensò di organizzare una contro-olimpiade a Barcellona, ma quest’ipotesi non trovò realizzazione per lo scoppio della guerra civile spagnola.

A dispetto di tutte le proteste, il Reich ottenne l’appoggio del CIO e poté così organizzare un grandioso evento sportivo.

 

L’Olimpiade del 1936 fu foriera di grandi innovazioni: durante la cerimonia di apertura entrò nello stadio un tedoforo, la fiaccola olimpica, che aveva percorso 3075km da Olimpia a Berlino, grazie ad una staffetta condotta da atleti europei. I giochi olimpici, in un primo momento non incontrarono il consenso di Hitler, che le aveva definite un “indegno festival organizzato da ebrei” e ancora nel Mein Kampf scriveva che lo sport fosse “un’attività ludica inutile” e “milioni di corpi allenati nello sport avrebbero potuto trasformarsi in un paio d’anni in un esercito”; Goebbels invece, aveva sin da subito intuito la portata propagandistica dell’evento provvedendo all’istituzione di un giornale, l'Olympia Zeitung con una tiratura di trecentomila copie, tradotto in quattordici lingue.

Erano state allestite Fernsehstuben, sale pubbliche televisive nelle città più popolate. Anche la radio aveva subito una renovatio, questo mezzo di comunicazione era stato messo a disposizione di ogni famiglia tedesca affinché chiunque potesse seguire l’impresa degli atleti della Nazione.

 

Ulteriori, estreme celebrazioni della magnificenza del nazionalsocialismo, furono i film-documentari di Leni Riefenstahl, regista molto apprezzata dai gerarchi del regime, che attraverso Fest der Voelker e Fest der Schoenheit sottolineava con un alone misticheggiante la superiorità della razza e la sublimità del corpo ariano.

L’ariano era molto simile all’eroe greco nel portamento, nella fisionomia cesellata e nella sopportazione del dolore, della fatica e della paura.

 

Le Olimpiadi dovevano servire a rafforzare il senso di identità nazionale del popolo tedesco, il corpo era inteso come un’entità collettiva, lo slogan nazista “dein Korper gehoehrt dir nicht” (il tuo corpo non ti appartiene) portava alle estreme conseguenze l’ideologia: lo sport come Lebenskampf, la vittoria era necessaria per dimostrare la superiorità biologica del Reich.

 

I nazisti, infatti, si impegnarono strenuamente per quello che fu il più grande avvenimento sportivo del regime, la squadra tedesca fu costretta ad allenamenti durissimi, durati tre mesi, nella foresta Nera. Tutto ciò, portò i frutti sperati da Hitler e dal suo entourage; la squadra degli atleti tedeschi riuscì nell’impresa di vincere il più alto numero di medaglie – trentasei furono ori – a dimostrazione che le teorie del “Superuomo” di Nietzsche e della superiorità ariana di Fichte abilmente manipolate dai registi del nazionalsocialismo,erano verificate.

 

I risultati olimpici furono molto significativi: i regimi nazifascisti, ottant’anni fa, batterono le democrazie su tutta la linea!



 

 

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