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N. 29 - Ottobre 2007

roosevelt e il new deal

Il dopo crisi...

di Matteo Liberti

 

La crisi dei mercati finanziari del 1929 segnò, tra le altre cose, l’inizio di una nuova era per gli Stati Uniti. Dopo il tracollo economico e sociale, che portò amare conseguenze anche in Europa, dopo la lunga depressione che segnò il periodo successivo al crollo di Wall Strett, la risalita fu tentata, per primo, dal presidente Franklin Delano Roosevelt.

 

La recessione economica globale seguita alla crisi (si pensi solo agli effetti che questa aveva provocato in Germania, lasciando spazio a figure come quella di Adolf Hitler) aveva comportato, secondo dati del 1932, un calo del 54% delle esportazioni statunitensi ed una disoccupazione oscillante tra il 25 ed il 30%...

 

Dalla depressione si poteva però ora, questa l'idea di Roosevelt, passare ad una ripresa duratura.

 

Nel 1932, Franklin Delano Roosevelt (democratico) venne eletto presidente e, come vedremo, seppe davvero imprimere un nuovo corso all'economia americana e alla sua politica, introducendo una forte regolamentazione governativa ed un pacchetto di progetti ambiziosi di lavori pubblici, per accrescere la richiesta di manodopera e migliorare le infrastrutture della federazione.

 

Il nome con cui è conosciuta questa svolta, questo nuovo corso è quello noto di New Deal.

 

Le politiche di tutti i governi precedenti si erano basate sul concetto liberista del laissez faire, secondo il quale lo Stato non deve intervenire negli affari dell'economia, perchè la naturale ricerca del benessere di ogni individuo sarebbe sufficiente a garantire una crescita economica ed una prosperità globale.

 

D'altronde fin dall'inizio della propria storia, gli Stati Uniti avevano effettivamente percorso un cammino glorioso verso la prosperità... ma la crisi del '29 fece capire che non tutto era come sembrava... il sogno doveva fare i conti con la realtà. La politica del lasciar fare aveva forse bisogno di correttivi...

 

Questo fu lo schema rotto da Roosevelt, che anzi aumentò come mai prima il controllo e l'intervento statale.

 

Le sue teorie economiche ricalcavano quelle dell'economista John Maynard Keynes, riconosciuto tra i più grandi economisti del secolo e fautore della necessità dell'intervento statale nell'economia, sia con misure fiscali che monetarie

 

Per la diffusione di queste nuove teorie e per l'iniezione di nuovi dosi di ottimismo, Roosevelt scelse la radio... restano famosi i suoi interventi radiofonici in cui parla alla nazione cercadno di risvegliarne l'orgoglio e lo spirito originario. Questi interventi passeranno alla storia come le conversazioni al caminetto.

 

A livello prettamente tecnico, fu abbandonato il sistema di cambi fissi (in modo di favorire maggior libertà nell'utilizzo della spesa pubblica, volta soprattutto, come si è visto, alle opere pubbliche); fu elaborato un programma di sostegno ai prezzi agricoli ed un sistema di sussidi per chi avesse ridotto la produzione; si monitorò il settore industriale, invitando le industrie a tenere alti sia i prezzi che i salari; si cercò, complessivamente, di attuare un primo modello americano di Welfare State, attraverso sussidi per la disoccupazione, salari minimi garantiti, servizi sociali gratuiti.

 

Quel che accadde, grazie a Roosevel e al suo New Deal, fu che presto l'economia americana ricominciò a crescere e la depressione a diventare ricordo.

 

Purtroppo, una parte della crescita egli anni seguenti fu però dettata da esigenze di riarmo e dal boum dell'industria bellica. Il sogno era tornato, ma nuovi drammi erano dietro l'angolo...

 



 

 

 

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