SULLE
"notti
magiche"
di Nettuno
1984: un'estate in musica
di Alfredo
Incollingo
La città di Nettuno ha vissuto le
sue personali notti magiche
nell’estate del 1984, come gli
italiani durante i Mondiali di
calcio del 1990. Nella memoria
collettiva dei nettunesi riverbera
il ricordo di quei giorni di grande
palpitazione, quando nella loro
città si esibirono nell’arco di tre
mesi Pino Daniele, Vasco Rossi,
Stevie Wonder, gli AC/DC e i Motley
Crue.
L’amministrazione comunale di
Nettuno organizzò per quella
stagione estiva la rassegna
culturale «Americana» (22 luglio -
10 settembre) per celebrare il
quarantesimo anniversario dello
sbarco alleato del 22 gennaio 1944.
Nelle intenzioni degli organizzatori
si proponeva «come una passerella di
quanto la cultura e lo spettacolo
italiano hanno prodotto sotto
l’influenza della società americana:
dal cinema alla musica, dalle mode
allo sport», scriveva Antonio Solaro
sul quotidiano comunista L’Unità
del 21 luglio.
Nel corso della manifestazione,
aggiunse il giornalista, si
esibirono «alcuni dei maggiori nomi
della musica italiana, tutti
naturalmente connessi, in un modo o
nell’altro, alle tendenze della
musica statunitense»: Pino Daniele,
Toni Esposito ed Enrico Ruggeri.
Tra le esibizioni maggiormente
attese ci fu il concerto di Vasco
Rossi del 9 agosto. «In
quest’occasione», si legge su
L’Unità di quel giorno, «il
cantante si presenta con tutto il
suo repertorio al completo, dai
successi come Vita spericolata
e Coca Cola alle ballate
elettriche spesso venate di reggae,
ai brani rock un po’ ironici, sempre
coraggiosamente cantati in italiano,
come del resto tutto il suo
repertorio. Purtroppo, a causa di
condizioni meteorologiche avverse,
il concerto fu posticipato al 30
agosto.
Un altro seguitissimo evento fu lo
spettacolo Dance Compilation
(3 agosto), durante il quale si
presentarono i grandi successi della
musica dance italiana.
L’estate nettunese del 1984,
tuttavia, è ricordata principalmente
per il festival rock Sea Evening
Arts (3 - 5 settembre), che si
tenne presso lo stadio comunale di
baseball. Organizzato in poco tempo
nel mese di agosto, fu inserito
all’interno della rassegna culturale
Americana. Per tre notti
Nettuno si animò con il soul di
Stevie Wonder, la new wave degli
Ultravox e l’hard rock degli AC/DC,
il cui concerto fu aperto dagli
esordienti Motley Crue.
«Gli ultimi tre erano concerti
programmati a Roma», raccontò Carlo
Eufemi, all’epoca assessore alla
cultura e allo spettacolo del comune
di Nettuno, al quotidiano online
In Libera Uscita (4 settembre
2014), «la cui programmazione estiva
era curata da Nicolini [Renato
Nicolini, sindaco della Capitale],
ma perse questa opportunità, perché
chi lo gestiva non avrebbe concesso
lo stadio Flaminio. Così il 14
agosto ci venne proposta la
possibilità di ospitarli, a stretta
distanza dalla data dei concerti per
i quali erano già stati pagati
viaggio e logistica. Va detto che
noi lavoravamo in una sorta di
project financing ante litteram,
ovvero che incassavamo in base alla
vendita dei biglietti senza ricevere
contributi. Il giorno di Ferragosto
incontrai i promoter, gente di
spessore e che tra le altre cose
avevano organizzato il concerto dei
Pink Floyd a Venezia».
L’amministrazione comunale temeva di
non essere in grado di affrontare
questa sfida logistica per il poco
tempo a disposizione
nell’organizzare il festival, ma
fortunatamente non si registrarono
grandi problemi e la popolazione
constatò che i “metallari” che
seguivano gli AC/DC, che per la
prima volta si esibivano in Italia,
non erano i violenti di cui si
vociferava. Per una città di
provincia fu scioccante rapportarsi
con persone dai gusti musicali così
radicali, che si riversarono in
massa sul litorale romano per
assistere al concerto della band
hard rock australiana.
Il giornalista Giancarlo Del Re
raccontò per Il Messaggero (7
settembre) le peculiarità dei
giovani approdati a Nettuno per gli
AC/DC. Descrisse la stanchezza dei
ragazzi che con mezzi di fortuna
alle volte avevano raggiunto la
cittadina laziale, portando con sé
lo stretto necessario. Evidenziò la
moda dei cosiddetti “head bangers”
(“battitori di testa”), i
frequentatori abituali dei concerti
hard rock che scuotevano la testa al
ritmo di una musica così grezza e
potente, per marcare la loro
estraneità nel contesto provinciale
di Nettuno.
Questi giovani radicali, alla fine
pacifici e tolleranti, esprimevano
le loro angosce nei confronti di una
società indifferente, distratta dai
miti di successo e dall’edonismo
degli anni Ottanta del secolo
scorso, con la musica e un
abbigliamento alternativo, fatto di
camice stazzonate, jeans, tatuaggi,
distintivi, cinture con le borchie,
capelli rasati o lunghi e un trucco
esagerato per ambo i sessi.
Era una rivolta prettamente
estetica, prima di diventare una
moda pienamente integrata
nell’Industria Culturale. Del resto,
scriveva il filosofo inglese Mark
Fisher, «su MTV niente funziona
meglio che la protesta contro MTV» (Realismo
capitalista, Roma, NERO, 2018).
Nettuno si ritrovò catapultata nel
panorama musicale internazionale con
il Sea Evening Arts.
Incredibilmente, come scrive Del Re,
in una città di provincia si
palesarono i fenomeni culturali e
generazionali emergenti nella
società occidentale e caratteristici
delle metropoli: «Woodstock è
preistoria, ora siamo a Nettuno
nell’età della borchia e la passione
giovanile per i suoni continua a
divampare, probabilmente segnando
progressi che non a tutti è dato
riconoscere».
La mitica estate nettunese del 1984
si chiuse simbolicamente con il
concerto degli AC/DC, che fu un
successo incredibile per la band e
il comune di Nettuno. I giornalisti
presenti allo spettacolo
raccontarono la profonda sinergia
tra i fratelli chitarristi Angus e
Malcolm Young e il pubblico, tra
urla, incitamenti e provocazioni
degne dei migliori concerti hard
rock. I nettunesi ebbero molta
difficoltà a riposare quella notte a
causa dei suoni prodotti dalle
potenti chitarre degli AC/DC, che
risuonarono per tutta la città e nei
suoi dintorni.
Da allora, chi visse da adolescente
quelle notti magiche, le ricorda con
grande nostalgia. Probabilmente, la
fine della spensieratezza
adolescenziale e delle sue passioni
ribelli ha accresciuto l’amarezza
nel constatare la distanza temporale
e umana di quel passato mitizzato da
un anonimo presente e da un futuro
privo degli ideali che animarono i
dorati anni Ottanta del Novecento.