[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 154 / OTTOBRE 2020 (CLXXXV)


contemporanea

LA SELEZIONE NAZISTA DEI "FORTUNATI"
IL PROGETTO LEBENSBORN

di Alessia Ricci

 

Tenuto segreto da Hitler e Himmler consapevoli che Chiesa e popolazione non avrebbero di certo digerito tali illegittimità il progetto Lebebsborn, fondato su teorie eugenetiche, trasformò l’uomo in un riproduttore e la donna in un serbatoio vivente di sangue puro. A capo dell’organizzazione vi era Himmler, capo sin dal 1929 delle SS e fondatore nel 1931 della RUSHA l'ufficio incaricato di controllare la purezza ideologica e razziale di tutti i membri delle SS.

 

Pilastro del progetto era la purificazione della razza da troppo mischiata a sangue non degno e inferiore. La Germania da un lato era un paese dove erano diffuse omosessualità, prostituzione, malattie veneree, dall’altro era vista come un paese caratterizzato dal dominio di una morale borghesia che inibiva i comportamenti sessuali e necessariamente da superare.

 

A tal proposito Himmler affermava che «Una nazione che nel corso di venticinque anni ha perduto milioni dei suoi figli migliori, semplicemente non può permettersi una simile perdita di sangue; perciò se la nazione deve sopravvivere, si deve fare qualche cosa in proposito». Proprio per questo suo petulante pensiero, per ordine di Hitler nel 1942 ritirerà dal fronte gli ultimogeniti dando loro il compito di far sì che attraverso le nascite di buon sangue non si estinguessero le loro famiglie.

 

La prima sede operativa venne aperta nel 1936 in Baviera e fu diretta dal dottore Ebner, amico e medico personale di Himmler; nella sezione legale il responsabile era Tesch e in quella legata all’amministrazione Sollman. Tre mesi dopo la fondazione gli uffici vennero spostati da Berlino a Monaco nella sede del comitato ebraico e nella casa requisita di Thomas Mann e la direzione passò nelle mani di Himmler. A finanziare le case Lebensborn – immerse nel verde e lontano da occhi indiscreti – erano le SS attraverso il versamento di un contributo annuo, ma era ovvio che, come tutte le altre organizzazioni naziste, anche esse si alimentavano per la maggiore con il denaro e i beni confiscati agli ebrei.

 

La somma stimata è pari a 93.366.358 marchi utilizzati in immobili, terreni, medici, impianti sanitari. All’interno di ogni struttura c’era apparente lusso e benessere. Pasti sempre bilanciati e con cibi freschi anche durante gli anni più duri della guerra, stanze grandi e confortevoli, coperte calde per l’inverno e attività di svago per le future mamme. Ma questo era solo quello che si voleva far vedere, la realtà era ben altra.

 

Secondo quanto riportato nella Cartella n. 18 ITS Arolsen, la realtà era molto differente: fili di ferro nei pasti, vasi da notte sempre colmi e cambiati di rado, assenza di coperte e igiene, strazi e lamenti da parte delle madri che ricevevano i loro bambini e non di minor importanza l’impiego di un gran numero di detenuti dei campi di concentramento considerati quasi come degli schiavi e adoperati per svolgere le mansioni più dure.

 

Anche il personale non era dei migliori, le infermiere erano spesso incompetenti e non pronte a gestire i parti e altrettanto i medici che si occupavano della gestione delle cliniche. Tutto era molto confusionario e affidato al caso tanto che, spesso, l’unico privilegio che si aveva era quello di avere un tetto sicuro sulla testa e di essere considerate ‘valide’ dal regime nazista. Ma al di là di quanto detto gli ‘allevamenti umani’ erano comunque visti come eccellenti strutture da chi le gestiva.

 

Curiosa era la cerimonia che veniva attuata una volta nato il bambino nelle case Sorgente di vita. Essendo essi per la maggior parte abbandonati dalle madri o affidati alle SS, erano considerati dei veri e propri figli di Hitler e di Himmler tanto da essere in un secondo momento denominati, come vedremo, ‘orfani dell’odio’, proprio per questo motivo andavano consacrati con una cerimonia degna di nota. Era una sorta di battesimo di iniziazione che sanciva, dopo delle promesse fatte dinanzi al Dio Hitler, il suo essere un membro delle SS in futuro. Avveniva tramite un padrino scelto (spesso era lo stesso Himmler a fare da padrino ai bambini) dinanzi a un altare ornato da fiori, croce uncinata e foto incorniciata di Hitler.

 

Inoltre, bisogna anche ricordare che essendo il progetto nato e sviluppatosi durante gli anni della guerra ben presto esso si estese ai molti territori occupati dai nazisti. Norvegia e Polonia, considerate nazioni con sangue puro, furono i territori maggiormente colpiti. Dopo aver analizzato a fondo la famiglia, l’aspetto, il patrimonio genetico in Polonia e in Norvegia vennero non solo aperte nuove case, ma anche rapiti i bambini più validi e sottoposti a una ‘germanizzazione’.

 

Quando, a partire dal 1945, vennero smantellate le cliniche, si cercò sin da subito di porre rimedio al disastroso sistema in cui questi bambini erano stati coinvolti ma i primi mesi che seguirono la fine della guerra furono difficilissimi. Molti bambini orfani vennero mandati in America, Africa, Svizzera e Gran Bretagna, ma il reale problema era rappresentato paradossalmente dai bambini che una mamma ce l’avevano. Le donne avevano difatti timore a tornare nel loro paese di origine con il bambino fra le braccia e molto spesso scappavano o lo lasciavano alle autorità.

 

Già nel 1946 poco dopo la disfatta dei centri i bambini divennero ‘orfani dell’odio’, definiti e considerati come ‘figli delle puttane dei nazisti’ e visti come delle cavie e degli esperimenti del governo nazista assolutamente pericolosi e da emarginare. Subirono in un certo senso la stessa sorte di quelli che li avevano concepiti: furono messi al bando dalla società.

 

Emarginati, declassati, richiusi in orfanotrofi e seguiti da psichiatri e psicologi i bambini tanto considerati ‘d’oro’ dell’epoca nazista per ironia della sorte divennero bambini pericolosi e causa di vergogna e disprezzo la cui fine ancora oggi non è dato del tutto sapere.

 

Successivamente a Norimberga si fondò un tribunale apposito per giudicare 22 capi del Terzo Reich in relazione a queste imputazioni fondamentali sancite dall’ articolo 6 della Carta di Londra: crimini contro la pace, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e partecipazione alla formulazione ed esecuzione di un complotto per l’attuazione dei crimini menzionati.

 

Davanti al Tribunale sfilarono gli onnipotenti di un Reich ormai defunto, impegnati ora a salvarsi la vita davanti ai giudici. Il processo si aprì il 19 novembre 1945, ma finirono per passare del tutto inosservati i misfatti compiuti, d’altronde i documenti relativi erano stati per la maggior parte distrutti dagli stessi medici nazisti per eliminare tutte le prove. Agli accusati vennero date pene detentive minime in base alla loro partecipazione all’organizzazione criminale delle SS e accusati per crimini contro l’umanità, crimini di guerra e dell’adesione a un’organizzazione ma non in base ai delitti realmente compiuti.

 

In cinque anni di attività 12 mila bambini erano nati nelle cliniche e metà di essi erano illegittimi, diverse migliaia di bambini vennero rapiti, ma le stime sono molto più alte e alcuni storici parlano addirittura di 900.000 figli di Hitler sparsi in tutti i continenti. Malgrado ciò a Ebner spettarono solo due anni e otto mesi di reclusione, altri due anni spettarono a Sollemann, Tesch e Viermetz.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]