La misteriosa morte di Natalie 
											Wood
											UNA DIPARTITA irrisolta
											
											
											
											di Lorenzo Bruni
											
											
											 
											
											
											Quando si parla dell’attrice Natalie 
											Wood , è ormai raro che il suo nome 
											venga collegato alle sue prove 
											artistiche, soprattutto per le 
											interpretazioni nei film usciti a 
											cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60; più 
											di sovente, invece, si parla della 
											tanto tragica quanto misteriosa 
											circostanza che l’ha vista perdere 
											la vita giovanissima, nella notte 
											tra il 28 e il 29 novembre 1981, 
											all’età di quarantatre anni. La sua 
											morte, oltre al terribile dramma 
											umano e artistico, è divenuta famosa 
											per alcune agghiaccianti ambiguità e 
											delle forzature nella sua 
											risoluzione che lo rendono un caso 
											atroce, di fatto irrisolto.
											
											
											Natalie Wood, nome americanizzato di 
											Natal’ja Nikolaevna Zacharenko, 
											nacque a San Francisco il 20 luglio 
											1938, figlia di una famiglia di 
											immigrati russi, e iniziò a ottenere 
											un enorme successo internazionale 
											già in tenerissima età: abituata a 
											calcare le scene fin dai cinque 
											anni, spinta se non costretta dal 
											grande desiderio della madre di 
											vederla diventare una diva, a nove 
											interpretò la bambina che non crede 
											a Babbo Natale nel film “Miracolo 
											della 34° strada”; in seguito 
											sarebbe apparsa in molti film di 
											successo, come “Gioventù bruciata”, 
											“Sentieri Selvaggi” e “West Side 
											Story”, ma sul finire degli anni ‘60 
											l’attrice deciderà di abbandonare il 
											grande schermo per dedicarsi a più 
											piccole produzioni televisive. 
											Dietro questa scelta ci sarebbero i 
											gravi problemi psicologici che 
											accompagnarono la Wood per tutta la 
											sua vita e che la portarono in più 
											periodi all’abuso di alcol e 
											tranquillizzanti.
											 
											
											La vita della celebrità, infatti, 
											soprattutto negli anni dell’infanzia 
											e dell’adolescenza, è stata 
											tutt’altro che semplice: 
											innanzitutto il rapporto 
											conflittuale con la madre, una 
											presenza impositiva, che l’avrebbe 
											costretta a sacrificare tutto il 
											resto per concentrarsi sulla 
											carriera da attrice; poi una 
											terribile violenza sessuale, subita 
											non ancora maggiorenne, che 
											l’avrebbe traumatizzata per tutta la 
											vita: solo nel 2021, un anno dopo la 
											morte del famoso attore, la sorella 
											Lana avrebbe rivelato che a 
											commettere tale stupro sarebbe stato 
											Krik Douglas. Infine non meno 
											importanti sarebbero state le 
											continue delusioni amorose, in 
											particolare quelle legate all’attore 
											Robert Wagner. Innamorata di lui sin 
											dall’età di otto anni, quando lo 
											definisce l’amore della sua vita, lo 
											sposa una volta diciannovenne; la 
											coppia, però, divorzia dopo cinque 
											anni, un po’ per le pressioni della 
											madre di lei, un po’ per la gelosia 
											di Wagner: sono tantissime le voci 
											che vedono la Wood impegnata in 
											continui tradimenti con varie 
											celebrità, nomi del calibro di 
											Dennis Hopper, Elvis Presley e 
											Michale Caine. Nel 1969 l’attrice 
											sposa lo scrittore e produttore 
											inglese Richard Gregson, dal quale 
											l’anno seguente ha una figlia, 
											Natasha. Anche in questo caso il 
											matrimonio ha breve durata, tanto 
											che i due divorziano tre anni dopo: 
											se, ufficialmente, la causa sarebbe 
											stata il tradimento perpetrato da 
											Gregson con la propria segretaria, 
											in realtà sono molte le voci che 
											parlano di un riavvicinamento tra la 
											Wood e l’ex marito Wagner. Tre mesi 
											dopo il secondo divorzio, difatti, i 
											due convogliano di nuovo a nozze e 
											hanno una figlia, Courtney.
											 
											
											Nel corso degli anni ‘70, nel 
											frattempo, la Wood prova a 
											rilanciare, senza troppo successo, 
											la sua carriera da attrice: alcune 
											partecipazioni in film di 
											fantascienza si rivelano dei fiaschi 
											clamorosi, in parte compensati dalla 
											vittoria del Golden Globe, nel 1980, 
											per il ruolo nella serie “Da qui 
											all’eternità”. L’anno seguente 
											inizia a girare il film “Brainstorm”, 
											per la critica già destinato a 
											essere un sicuro fallimento, e sul 
											set conosce e stringe amicizia con 
											l’attore Christopher Walken. Walken 
											è già un nome molto rispettato 
											nell’ambiente cinematografico, 
											avendo vinto due anni prima l’Oscar 
											per la sua interpretazione ne “Il 
											cacciatore”, e la stampa 
											scandalistica inizia a sostenere che 
											tra i due sia scoppiata una 
											scintilla amorosa; addirittura 
											qualcuno dice che Wagner non solo 
											sarebbe a conoscenza della tresca, 
											ma ne farebbe parte.
											 
											
											È in questo contesto che, sul finire 
											di novembre del 1981, i due sposi 
											invitano Walken a trascorrere 
											qualche giorno assieme, sopra lo 
											yacht Splendor, al largo dell’isola 
											di Santa Catalina. La mattina del 
											29, il corpo senza vita della Wood 
											viene rinvenuto in acqua, a circa un 
											miglio dallo yacht, vicino a un 
											canotto, con indosso un giaccone, il 
											pigiama e un paio di calzini; 
											l’autopsia rivelò che il livello di 
											alcol nel suo sangue era dello 0,14% 
											e che l’attrice aveva assunto due 
											tipi di farmaci che avrebbero 
											aumentato l’effetto degli alcolici. 
											Le testimonianze di Wagner e Walken 
											combaciavano e risultarono 
											credibili, così la morte venne 
											catalogata come accidentale: la 
											Wood, intontita da alcol e droghe, 
											sarebbe scivolata in acqua, oppure 
											si sarebbe sporta troppo nel 
											tentativo di fissare meglio un 
											canotto che, sbattendo contro lo 
											scafo dello yacht, le impediva di 
											dormire, e sarebbe finita in acqua.
											 
											
											Sin da subito, però, alcuni elementi 
											poco chiari della vicenda diedero 
											adito a numerose teorie, alimentate 
											sia dalla vita sregolata della Wood, 
											sia dalla coincidenza che a bordo 
											dello yacht si trovassero sia il 
											marito, famoso per la sua gelosia, 
											che il presunto amante. Innanzitutto 
											venne avanzata l’ipotesi di 
											suicidio: i continui problemi 
											psicologici sarebbero sfociati 
											quella notte nel gesto definitivo e 
											l’attrice avrebbe così deciso di 
											porre fine alle sue sofferenze. La 
											teoria spiegava, almeno 
											parzialmente, per quale motivo 
											nessuno, a bordo dello yacht, 
											avrebbe udito alcun grido d’aiuto, 
											ma venne presto scartata. Come 
											testimoniato dalla sorella Lana e 
											dichiarato dalla stessa Wood in più 
											interviste, l’attrice aveva sin da 
											bambina una vera e propria fobia 
											dell’acqua alta: difficilmente si 
											potrebbe immaginare la sua volontà 
											di togliersi la vita nelle acque 
											buie e gelide del mare. La stessa 
											ipotesi di una Natalie Wood 
											scivolata nel tentativo di legare il 
											canotto sembrava surreale: per 
											quanto intontita, avrebbe mai potuto 
											sporgersi tanto dal parapetto per 
											finire in mare? Iniziarono così a 
											circolare con sempre più insistenza 
											le voci che vedevano Wagner 
											direttamente coinvolto nella morte 
											della moglie.
											 
											
											Particolare scalpore suscitò una 
											testimonianza di una coppia, la cui 
											imbarcazione era ancorata non troppo 
											distante dallo yacht, che dichiarò 
											alle forze dell’ordine di aver 
											sentito nella notte una furibonda 
											lite, dettaglio negato da Wagner, 
											poi grida femminili in cerca d’aiuto 
											e, infine, la voce di un uomo che 
											invitava la donna alla calma. 
											Nonostante ciò non vennero rinvenute 
											ulteriori prove e il caso venne 
											dichiarato chiuso. La vicenda tornò 
											a fare parlare di sé nei primi anni 
											2000: nel 2004 il regista Peter 
											Bogdanovich diresse una miniserie 
											sulla morte dell’attrice e nel 2008 
											Wagner pubblicò un’autobiografia 
											nella quale parlava, tra le altre 
											cose, della dipartita della 
											consorte.
											 
											
											Sul finire del 2011, però, il 
											capitano dello yacht Splendor, 
											Dennis Davern, rilasciò 
											un’intervista che convinse le 
											autorità a riaprire il caso: l’uomo 
											dichiarò di aver mentito alla 
											polizia, all’epoca, e di essere 
											stato testimone di una furiosa lite 
											tra la Wood e il marito, tanto che 
											quest’ultimo avrebbe fracassato una 
											bottiglia di vino su un tavolo, 
											infastidito dal continuo flirtare 
											della donne con Walken; avrebbe 
											inoltre accusato Wagner di aver 
											ritardato e ostacolato le ricerche 
											della donna e che per quanto lo 
											riguardava, pur non avendo assistito 
											alla scena, era certo che a gettare 
											la Wood in mare fosse stato proprio 
											lui. Interrogato dalle autorità, 
											Wagner confermò la lite, edulcorando 
											la testimonianza di Davern, e 
											modificò la sua versione dei fatti, 
											sostenendo di aver visto la Wood 
											allontanarsi di sua sponte a bordo 
											del canotto.
											 
											
											Le indagini aggiuntive, peraltro, 
											non reperirono nuove prove e il caso 
											venne chiuso una seconda volta, ma 
											solo per essere riaperto nel 2013: 
											una nuova autopsia al corpo 
											dell’attrice mostrò l’evidenza di 
											grossi lividi su braccia, polsi e 
											collo di quest’ultima. Gli 
											investigatori però non riuscirono a 
											collegare gli ematomi direttamente a 
											un’aggressione, in quanto i segni 
											potevano essere sorti anche in 
											seguito a una caduta accidentale 
											contro lo scafo, e ancora una volta 
											si dichiararono concluse le 
											indagini. Il caso è stato riaperto 
											un’ultima volta nel 2017, quando 
											Wagner venne convocato per una nuova 
											deposizione, pur senza essere sotto 
											indagine, in quanto ultima persona 
											ad avere visto la Wood in vita.
											 
											
											L’attore, ormai ritirato dalle 
											scene, si è però rifiutato di 
											comparire in corte e tramite 
											avvocato ha dichiarato di non avere 
											più intenzione di tornare 
											sull’argomento. A oggi, e 
											probabilmente per sempre, il mistero 
											della morte di Natalie Wood è da 
											considerarsi senza risoluzione.