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N. 26 - Luglio 2007

MONT SAINT MICHEL

Tra sabbia e mare...

di Matteo Liberti

 

Il piccolo isolotto granitico di Mont Saint Michel sorge sulla costa nord della Francia, appena oltre il confine che dalla Bretagna porta in Normandia, in una radura sabbiosa che si allunga per oltre un chilometro verso l’oceano.
è questa l'unica formazione rocciosa all’interno dell’ampia baia di Saint Malo.
 
Qui venne eretta, in onore di San Michele Arcangelo, un’abbazia oggi simbolo dell'intera isola e meta prediletta del turismo internazionale. La sua bellezza architettonica, unita alla suggestione della baia e delle sue maree quotidiane (tra le più estese d’Europa), fanno infatti di Mont Saint Michel il luogo maggiormente frequentato della Normandia e della Francia.
 
Fu il vescovo di Avranches, sant’Aubert che consacrò la prima chiesa di Mont Saint Michel.
Era il 709 d.C., e tradizione vuole che la decisione fu figlia di tre sogni che il vescovo fece, e nei quali ebbe chiare direttive da parte dell’arcangelo Michele: costruire una chiesa su quella specie di monte marino.
 
A corroborar la legenda di Mont Saint Michel, va sottolineato che la suggestione estetica delle sue maree, la distesa immensa di acqua e sabbia che la contorna, sono anche elementi, da sempre, di forte difficoltà per qualsiasi opera d’ingegneria.

Furono in tanti, nei secoli, che tentarono di raggiungere l’isola rocciosa durante i periodi di bassa marea, ma spesso senza altro risultato che non fosse la morte, causata dall’arrivo di improvvise ondate o, più semplicemente dall’impasto di sabbie mobili che caratterizzano la zona.
 
In ogni caso, tre secoli dopo l'iniziativa del vescovo, nel 966, giungerà a Mont Saint Michel una comunità di benedettini che inizieranno la costruzione dell’abbazia.
 
I lavori si protrarranno per quasi otto secoli, con continuo perfezionamento (ed ingrandimento) di quella che venne, già nel XIII secolo, considerata una vera e propria Meraviglia, La Merveille, riassumente in se più stili contemporaneamente, dall’arte romana a quella gotica.
 
La chiesa preromanica di Mont Saint Michel risale all’anno mille, mentre nel XII secolo furono ampliati gli edifici conventuali posti ad ovest e a sud. Infine, sempre nel XII secolo, un’importante donazione del re francese Filippo Augusto diede il via alla costruzione del complesso in stile gotico.

La rocca divenne in epoca medievale un importante centro spirituale e tra i principali luoghi di pellegrinaggio d’Occidente.
 
La guerra dei Cent'Anni (XIV e XV secolo) rese poi urgente la protezione dell'abbazia. Ciò avvenne attraverso la costruzione di un complesso di edifici militari.
 
Durante la Rivoluzione francese e poi ancora sotto Napoleone, l’abbazia venne convertita a prigione, per essere poi, nel 1874, affidata alla Soprintendenza alla Belle Arti.
Nell’occasione del suo millenario, una comunità monastica tornò sull’isola a rinsaldare la sua storia di centro spirituale.

In questo stesso periodo Mont Saint Michel fu oggetto di importanti interventi di restauro (iniziati già nel XIX secolo).
 
Oltre all’abbazia sono innumerevoli le strutture presenti nell’isola classificate come rilevanti monumenti storici, mentre l'intero sito fa parte, dal 1979, del Patrimonio mondiale dell'umanità dell'UNESCO.
 
Nel 1987 l’ultimo intervento di rilievo: la posa di una gigantesca statua di San Michele sulla guglia del campanile, ennesimo sforzo di costruzione verticale laddove lo spazio è limitato dal mare.
 
Il villaggio che è sorto intorno all’abbazia coltiva oggi una vocazione prettamente turistica, divenuto nel tempo uno dei simboli dell’intera nazione francese, forse simbolo anche (al pari della Tour Eiffel) eccessivamente sfruttato, particolarmente dal lato commerciale.

Tutto ciò è stato anche facilitato dalla costruzione, avvenuta alla metà del XIX secolo, di un diga che permette all’unica strada di accesso alla rocca di non venire invasa dalla marea (che però si ferma solo a pochi centimetri da questa, ben coprendo tutta la zona attorno alla strada, parcheggi compresi).
 
La Piramide dell’arcangelo, come viene chiamata dagli autoctoni, resta in ogni caso, ancora oggi, una meravigliosa fusione tra opera umana e opera della natura.



 

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