N. 147 - Marzo 2020
(CLXXVIII)
CORONAVIRUS:
PER
CHI
SUONA
LA
CAMPANA?
Cronaca
di
una
tragedia
annunciata
di
Giovanna
D’Arbitrio
Nessun
uomo
è
un’isola,/completo
in
se
stesso.
/Ogni
uomo
è
parte
della
Terra,
una
parte
del
tutto
/Se
una
zolla
è
portata
via
dal
mare,
/l’Europa
risulta
essere
più
piccola,
/come
se
fosse
un
promontorio
/come
se
fosse
una
tua
proprietà,
/oppure
quella
di
tuoi
amici./La
morte
di
ciascun
uomo
mi
sminuisce,
/perché
faccio
parte
del
genere
umano
/E
perciò
non
chiederti
/per
chi
suoni
la
campana.
/Essa
suona
per
te.
Ci
vengono
spesso
in
mente
i
versi
di
John
Donne,
perché
in
questo
drammatico
momento
per
tutta
l’Umanità,
la
campana
sta
suonando
forte
per
invitarci
a
diventare
più
consapevoli
e
più
solidali
in
Italia,
in
Europa
e
nel
mondo,
mentre
apprendiamo
notizie
sempre
più
allarmanti
sul
Coronavirus.
E
appare
davvero
deprecabile,
in
un
momento
così
grave,
il
comportamento
di
politici
litigiosi
in
continua
campagna
elettorale
su
social
e i
continui
talk
show
televisivi,
malgrado
gli
appelli
all’Unità
della
Nazione
del
nostro
Presidente
della
Repubblica,
mentre
numerosi
attacchi
giungevano
anche
dall’estero.
Vergognosi,
in
verità,
gli
atti
di
sciacallaggio
contro
l’Italia,
come
la
mappa
fornita
dalla
CNN
indicante
l’Italia
come
focolaio
principale
dell’epidemia,
il
video
francese
sulla
“pizza
Coronavirus”,
le
infelici
affermazioni
di
Christine
Lagarde
a
danno
della
nostra
economia:
boriosi
e
tracotanti,
molti
leader
politici
si
ritenevano
al
sicuro
nei
loro
ricchi
e
potenti
paesi,
invece
di
imitare
l’esempio
italiano
nel
prendere
adeguate
misure
per
evitarne
la
diffusione.
Incredibile
la
teoria
dell’immunità
di
gregge,
sostenuta
da
Boris
Johnson!
E
così
siamo
arrivati
alla
pandemia
e si
sono
ripetute
in
tutto
il
mondo
le
stesse
scene
già
viste
in
Italia,
dall’invasione
di
supermercati
alle
corse
ai
treni
per
allontanarsi
dalle
metropoli,
con
l’aggiunta
di
comportamenti
strani:
in
USA
corrono
a
comprare
armi,
nel
Regno
Unito
e in
Australia
carta
igienica!
Sicuramente
qualcosa
non
ha
funzionato
nelle
informazioni
fornite
dai
mass
media
nazionali
e
internazionali.
È
mai
possibile
che
per
il
coronavirus
l’attenzione
si
sia
spostata
dalla
Cina,
e da
altri
paesi
asiatici,
all’Italia?
Paesi
in
condizioni
igieniche
pietose
per
inquinamento
triplicato
da
globalizzazione,
esperimenti
nucleari
e
guerre?
Là
le
mascherine
le
portavano
già
prima
che
scoppiasse
il
coronavirus
per
l’aria
irrespirabile.
Ed è
vero
che
il
paziente
0
sia
un
tedesco?
Il
virus
è
stato
creato
in
un
laboratorio
oppure
è
nato
nei
wet
market
cinesi
dove
si
vendono
animali
vivi?
Ora
Usa
e
Cina
si
scambiano
accuse
reciproche
sull’origine
del
virus.
E
intanto
addirittura
si
ventila
l’ipotesi
che
le
libertà
negate
per
controllare
la
pandemia,
possano
condurre
in
seguito
a
regimi
dittatoriali.
Tante,
quindi,
le
domande,
i
dubbi,
le
paure.
Comunque,
dal
momento
che
il
coronavirus
sta
facendo
strage
di
esseri
umani
in
tutti
i
paesi,
sarebbe
giusto
puntare
sull’aiuto
reciproco
invece
di
insistere
sui
soliti
rapaci
egoismi.
I
segnali
in
tal
senso
sono
deboli
in
verità
e il
nostro
pensiero
va
ai
Padri
Fondatori
dell’Europa
Unita,
come
Jean
Monnet,
Robert
Schuman,
Alcide
De
Gasperi,
Paul-Henri
Spaak,
Konrad
Adenauer
che
non
parlarono
di
banche
e di
Spread,
ma
di
Pace
e
Libertà
dopo
sanguinose
guerre
mondiali
che
li
indussero
a
intraprendere
un
percorso
verso
l’unità
europea
che
era
iniziato
con
il
“Manifesto
di
Ventotene”,
elaborato
negli
anni
‘40
da
Spinelli,
Rossi
e
Colorni.
Quella
che
stiamo
vivendo
ci
appare
in
fondo
come
“una
tragedia
annunciata”,
nel
senso
che
da
diversi
anni
era
in
atto
un
crescente
mancanza
di
rispetto
per
i
diritti
umani
e
civili,
nonché
per
i
cosiddetti
beni
comuni
in
un
modo
globalizzato
radicato
in
interessi
economici
e
finanziari.
Sperando
che
l’Umanità
possa
superare
presto
questo
drammatico
momento,
sarebbe
opportuno
forse
stabilire
regole
condivise
verso
coloro
che
delocalizzano
produzioni
con
il
solo
obiettivo
di
incrementare
profitti,
in
paesi
in
cui
è
consentito
sfruttare
risorse
di
ogni
genere
senza
rispetto
verso
esseri
umani
e
ambiente.
In
tanti
secoli
di
colonialismo,
neocolonialismo,
e
ora
anni
di
globalizzazione,
quasi
nulla
si è
fatto
per
sostenere
i
governi
democratici,
promuovere
istruzione,
formazione,
lavoro
nonché
difesa
dei
diritti
dei
lavoratori,
per
costruire
acquedotti
e
fogne,
per
sollecitare
leggi
a
protezione
di
donne
e
minori.
Il
Coronavirus,
dunque,
è un
drammatico
boomerang
che,
come
le
massicce
migrazioni,
è
inquadrabile
in
un
processo
di
causa-effetto.
Ogni
azione
genera
reazioni:
l’immagine
classica
del
sasso
che
lanciato
in
uno
stagno
fa
apparire
cerchi
sempre
più
ampi
sull’acqua,
sembra
un
esempio
appropriato
per
gli
eventi
storici
che
coinvolgono
l’Umanità,
eventi
in
cui
il
principio
causa-effetto
domina
sovrano.
Ci
viene
in
mente
il
cosiddetto
Memento
Mori
dei
frati
trappisti,
risalente
a
un’usanza
dell’antica
Roma:
quando
un
generale
vittorioso
veniva
portato
in
trionfo
tra
la
folla
su
un
carro
dorato,
per
evitare
il
rischio
che
egli
venisse
sopraffatto
da
superbia
e
delirio
di
onnipotenza,
uno
schiavo
gli
sussurrava
all’orecchio
“respice
post
te:
hominem
te
memento”
(guarda
dietro
di
te:
ti
ricordo
che
sei
un
uomo).
Qual
è il
nostro
Memento
Mori
oggi?
Col
passar
del
tempo
il
prevalere
di
una
società
edonistica
e
consumistica
ha
rimosso
in
noi
l’idea
stessa
della
morte
e
ora
in
un
mondo
globalizzato
che
sposta
merci
e
capitali
dove
più
conviene,
ci
sembra
strano
l’aver
importato
anche
un
mortale
virus.
E ci
verrebbe
voglia
ora
di
bisbigliare
alle
orecchie
di
potenti
della
Terra,
di
sfruttatori
e
corrotti,
di
superbi
e
boriosi:
“Memento
Mori”,
oppure
“Fratello
ricordati
che
devi
morire!”.
Forse
il
coronavirus
ci
insegnerà
a
riflettere
sugli
errori
passati:
è un
male
comune
che
abbatte
differenze
di
classe,
colpendo
ricchi
e
poveri,
paesi
potenti
e
paesi
meno
abbienti
o
sottosviluppati.
Ora
siamo
tutti
sulla
stessa
barca.
Speriamo
che
dopo
aver
sconfitto
la
pandemia,
l’umanità
possa
ricordarne
la
significativa
lezione,
quella
della
solidarietà.