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storia & sport


N. 10 - Ottobre 2008 (XLI)

parigi 1900, le gare all'ombra dell'esposizione universale

la gloria in cinque cerchi – parte Iii

di Simone Valtieri

 

Nel 1900 le Olimpiadi si svolsero a Parigi, inserite nel programma delle manifestazioni sportive alla Esposizione Universale.

 

In realtà all’epoca non furono appellati come giochi “olimpici” e solo parecchi anni più tardi, quando il Cio si decise a fare ordine tra tutti i risultati di quell’edizione salvando 87 gare, ottennero lo status di olimpiade.

 

Gli atleti avevano superato le mille unità, 1200 circa, con la novità di diciannove donne partecipanti, e si sfidavano in sedici diverse discipline.

 

Fecero il loro esordio rispetto a quattro anni prima golf, croquet e ben sei sport di squadra: calcio, cricket, pallanuoto, polo, rugby e tiro alla fune.

 

La prima donna olimpionica fu Charlotte Cooper, già vincitrice a Wimbledon, che si aggiudicò il torneo di tennis sconfiggendo la francese Prévost.

 

L’Italia debuttò per la prima volta ufficialmente con una squadra di ventinove componenti che alla fine portò a casa tre affermazioni.

 

I vincitori di ogni gara ricevevano in premio un ombrello o alcuni libri.

 

Alvin Kraenzlein, americano, vincitore nei 60 metri piani, nei 110 e 200 ostacoli e nel salto in lungo, portò a casa ben quattro… parapioggia.

 

Rimane tuttora l’unico atleta della storia ad aver vinto in quattro competizioni individuali nell’atletica leggera, sebbene quella del salto in lungo sia stata agevolata dall’assenza di molti atleti la cui religione impediva loro di gareggiare la domenica.

 

L’edizione del 1900 rischiò di essere anche l’ultima delle nuove Olimpiadi moderne, in quanto ci furono notevoli problemi logistici, generati in primis dalla decisione di spostare i giochi dalla Grecia e successivamente da beghe interne all’organizzazione francese.

 

Le gare di atletica si svolsero su una pista di cinquecento metri in erba con parecchie irregolarità del terreno e con il rettilineo finale disseminato di alberi.

 

Gli stessi alberi furono malaugurati protagonisti nelle gare di lancio, dove il favorito del disco e del martello, l’americano Martin Sheridan, neanche si classificò scagliando ogni volta i suoi attrezzi tra i rami.

 

Ray Ewry, soprannominato “uomo rana”, vinse le sue prime tre medaglie olimpiche delle dieci che conquisterà in carriera, dominando il salto in alto, in lungo e triplo da fermo, ossia senza rincorsa.

 

Ray era stato affetto in giovane età da poliomelite e non imparò mai a correre in quanto i postumi del suo male gli avevano limitato la coordinazione del movimento: in ogni caso divenne imbattibile nei salti da fermo grazie al fatto che, costretto a casa dalla malattia, si allenava saltando una cordicella tesa dentro la sua stanza.

 

Si aggiudicarono i primi posti della maratona due atleti di casa, Théato e Champion, terzo arrivò lo svedese Fast (un destino nel cognome) che sbagliò strada a causa dell’errata indicazione di un poliziotto, quinto l’americano Newton che dopo l’arrivo aspettò invano l’incoronazione convinto di essere arrivato primo, e che quando si accorse di non esserlo, intentò un’inutile causa al Cio sostenendo che gli atleti giunti prima di lui avessero preso delle scorciatoie.

 

Il primo oro azzurro arrivò dall’equitazione, dove il conte Giovanni Giorgio Trissino sul cavallo Oreste si impose nella gara di salto in alto.

 

Gli altri due dalla scherma con Antonio Conte e dal ciclismo con Ernesto Mario Brusoni.

 

Quest’ultimo non seppe mai di aver vinto un alloro olimpico, in quanto il Cio riconobbe come ufficiale la gara che egli disputò solamente nel 1998, ben cinquanta anni dopo la sua morte.

 

Nel nuoto fu stabilita una valanga di record del mondo, soprattutto grazie al fatto che le gare si svolsero nella Senna, tra l’altro molto inquinata, a favore di corrente.

 

Il canottaggio passerà alla storia in quelle Olimpiadi per la vicenda di un giovane sconosciuto, che fu raccattato tra il pubblico prima della gara del “due con” dagli olandesi Roelof Klein e Francois Antoine Brandt per sostituire il loro timoniere in evidente sovrappeso.

 

Il ragazzo condusse la coppia alla vittoria ed è oggi sospettato di essere il più giovane medagliato olimpico della storia, visto che dall’unica fotografia che è pervenuta fino ai giorni nostri, non dimostra più di dieci anni.

 

Per il torneo di calcio dagli Stati Uniti arrivò una squadra di football… americano! Gli atleti rimasero comunque a Parigi e disputarono alcune amichevoli contro formazioni dilettantistiche di rugby.

 

Nel torneo di pallanuoto le uniche squadre iscritte, Inghilterra e Francia, si affrontarono seguendo ognuna le proprie regole mentre l’arbitro tedesco applicò il regolamento vigente in Germania.

 

L’incontro terminò inevitabilmente in rissa.



 

 

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