Il livello tecnico dei primi giochi risultò modesto. Su 245 
						partecipanti ben 197 erano greci e i migliori atleti del 
						tempo erano quasi tutti assenti.
						
						 
						
						Si disputarono gare di 
						atletica leggera, ginnastica, nuoto, ciclismo, pugilato, 
						lotta, sollevamento pesi, scherma, tiro a segno, vela ed 
						equitazione.
						
						 
						
						Le competizioni di canottaggio, che pure 
						erano in programma, non furono disputate a causa delle 
						avverse condizioni meteorologiche.
						
						 
						
						I greci furono gli 
						atleti più medagliati ma gli americani ottennero più 
						successi ottenendo undici primi posti.
						
						 
						
						Gli Stati Uniti 
						erano rappresentati da un pugno di studenti provenienti 
						dalle università di Harvard e Princeton e sbaragliarono 
						la concorrenza nell’atletica leggera, i tedeschi fecero 
						altrettanto nella ginnastica e gli ungheresi nel nuoto.
						
						 
						
						Al tempo non esisteva ancora il podio: venivano premiati 
						solamente il primo classificato, con un ramo d’ulivo e 
						con una medaglia d’argento, mentre il secondo ne 
						riceveva una di bronzo.
						
						 
						
						Non erano presenti italiani in 
						gara sebbene si pensa che uno, tale Giuseppe Rivabella, 
						abbia partecipato alle competizioni nel tiro a segno.
						
						 
						
						Un 
						altro atleta italiano, il lombardo Carlo Airoldi, 
						avrebbe dovuto prendere parte alla maratona olimpica ma 
						dopo aver raggiunto Atene a piedi (una passeggiata di 
						oltre 1300 chilometri) fu respinto dai giudici a causa 
						di un premio di 2000 pesetas vinto qualche mese 
						prima in una competizione.
						
						 
						
						In antitesi con i nostri 
						tempi, allora il professionismo era avversato in ogni 
						maniera, e gli unici atleti aventi diritto a partecipare 
						erano i dilettanti.
						
						 
						
						Nel programma di atletica venne inserita anche la gara 
						della maratona.
						
						 
						
						Prima di allora mai si era disputata una 
						corsa su lunghezza maggiore di cinque chilometri e la 
						proposta di una massacrante competizione su strada venne 
						avanzata da un linguista francese, Michel Bréal.
						
						 
						
						Lo 
						studioso si era ispirato alle vicende del soldato greco Filippide, che, leggenda narra, fu inviato nella 
						capitale Atene dal suo generale Milziade a dare notizia 
						della vittoria sui Persiani.
						
						 
						
						Poco più di quaranta 
						chilometri che il giovane soldato percorse in circa 
						quattro ore, spirando subito dopo l’arrivo in città, non 
						prima però di aver portato a termine il suo compito.
						
						 
						
						La 
						prima maratona della storia, orfana di Airoldi, andò al 
						greco Spiridon Louis.
						
						 
						
						Louis non si era in realtà 
						qualificato per la gara e poté parteciparvi solo grazie 
						alla rinuncia di un suo connazionale, così si presentò 
						alla partenza da sfavorito sorprendendo tutti con la 
						vittoria.
						
						 
						
						Al termine della gara, diventato 
						improvvisamente l’idolo dell’intera Grecia, fino alla 
						sua prestazione ancora a secco di medaglie nell’atletica 
						leggera, ricevette le più svariate offerte: la figlia di 
						un funzionario in moglie, un orologio d’oro, buoni 
						pasto, 900 chili di cioccolata, soldi.
						
						 
						
						Louis rifiutò 
						ogni dono e chiese al re Giorgio I solamente un cavallo 
						e un carro per poter svolgere più velocemente il suo 
						mestiere, ossia trasportare l’acqua fresca da Maroussi 
						ad Atene.
						
						 
						
						Da quel giorno si ritirò a vita contadina e 
						riapparse in pubblico solamente quaranta anni più tardi 
						come portabandiera per la Grecia alle Olimpiadi di 
						Berlino.
						
						 
						
						Lo statunitense Thomas Burke è il nome più noto tra gli 
						atleti partecipanti e vinse le gare sui 100 e sui 400 
						metri piani.
						
						 
						
						Nella gara di salto triplo i suoi 
						connazionali non avevano atleti iscritti per competere 
						contro il favorito francese Tufféri, così decisero di 
						far disputare la gara al saltatore in alto James Brendan 
						Connelly, giunto da neanche ventiquattro ore ad Atene 
						dopo un estenuante viaggio di sedici giorni da lui 
						stesso finanziato.
						
						 
						
						L’americano, che non aveva mai 
						disputato il salto triplo se non con le regole del suo 
						Paese, diverse da quelle in uso in Europa, dopo aver 
						visto il salto del francese favorito, lasciò cadere il 
						suo berretto una yard oltre il punto dove era atterrato Tufféri.
						
						 
						
						Poco dopo prese la rincorsa e saltò planando 
						esattamente dove aveva lasciato il copricapo, vincendo 
						con un triplo balzo da 13.71 metri.
						
						 
						
						Nei giorni seguenti 
						Connelly arriverà anche secondo nel salto in alto e 
						terzo nel lungo.
						
						 
						
						Nella gara a cui i greci tenevano di 
						più, ossia il lancio del disco dell’epico discobolo di Mirone, un americano, Robert Garrett, conquista il 
						successo nettamente.
						
						 
						
						I greci usavano lanciare un disco 
						di due soli chilogrammi, mentre Garrett si era allenato 
						con uno che ne pesava ben cinque da lui stesso 
						fabbricato. Non fu difficile per lui aggiudicarsi anche 
						la gara di lancio del peso, oltre a due secondi posti 
						nell’alto e nel lungo.
						
						 
						
						Le gare di nuoto si svolsero nelle acque gelide del Mar 
						Egeo.
						
						 
						
						A farla da padrone fu l’ungherese Alfred Hajos, 
						che era giunto ad Atene contro la volontà del suo 
						professore, il noto chimico Lajos Ilsovay, il quale 
						minacciava di fargli ripetere tutti gli esami se fosse 
						partito.
						
						 
						
						In barba al docente, il giovane Alfred, il cui 
						vero cognome era Guttman, giunse in terra ellenica, 
						vinse 100 e 1200 stile libero e tornò dal professore che 
						lo apostrofò duramente, salvo ricredersi dopo gli 
						eccellenti risultati agli esami del nuotatore 
						olimpionico.
						
						 
						
						Nella ginnastica emerse il tedesco Carl Schuhmann, che oltre a centrare tre ori nella sua 
						disciplina, vinse anche un bronzo nel sollevamento pesi 
						e partecipò al salto in lungo.
						
						 
						
						Il re Giorgio lo definì, 
						“l’uomo più popolare di Grecia, anche di me”.
						
						 
						
						Lo stesso 
						sovrano era soprannominato “ercolino” e aveva fama di 
						essere molto forte.
						
						 
						
						Durante una gara di sollevamento 
						pesi, nella quale era designato giudice, dimostrò questo 
						suo appellativo aiutando un giovane inserviente che 
						stava faticando nello spostare i pesi degli atleti, 
						afferrando il più pesante e scaraventandolo a diversi 
						metri di distanza.