[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

180 / DICEMBRE 2022 (CCXI)


attualità

THE MIRROR LINE

UNA SMART CITY TRA FUTURO E INCERTEZZE

di Francesca Zamboni

 

The Mirror Line, una linea lunga 170 chilometri, larga solamente 200 metri e alta 500 sopra il livello del mare al cui interno potranno vivere, circolare, rapportarsi 9 milioni di persone, ovvero un quarto dell’intera popolazione saudita.

 

Una struttura verticale (ma anche orizzontale) nel deserto, precisamente nella regione di Tabuk e che coprirà un’area di 34 chilometri quadrati. Un edificio completamente specchiato per attirare l’energia solare, immagazzinarla e riutilizzarla per tutte quelle attività concepite e annunciate durante il Vision 2030, l’agenda realizzata per pianificare l’energia sostenibile.

 

Il vero protagonista di questa megalopoli green? L’uomo.

 

La città tanto utopica quanto reale, ideata tra dubbi e incertezze nel 2017 dal principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman, sta effettivamente prendendo forma in questi mesi; un grattacielo avveniristico con quartieri a impatto zero; all’atto pratico una smart city da 1.000 miliardi di dollari da realizzarsi entro il 2025.

 

Il progetto madre si chiama Neom, dall’omonima società di Stato fondata per trasformare il Paese attraverso l’ingegneria, la sostenibilità, ovvero l’intelligenza artificiale i cui ingranaggi spingono verso il futuro e le cui priorità sono la salute e il benessere psicofisico dell’uomo, mettendo in secondo piano i mezzi di trasporto e le infrastrutture. L’assenza di auto sarà difatti una particolarità preponderante di questa città, dove gli abitanti potranno muoversi agilmente da una zona pedonale all’altra impiegando soltanto cinque minuti e venti per percorrere l’intero edificio. L’unico mezzo di trasporto consentito sarà un treno sotterraneo ad alta velocità.

 

I quartieri caratterizzati da aree verdi saranno funzionali per ogni esigenza mettendo a disposizione cinema, scuole, ambulatori e negozi. Il giardino pensile fungerà da tetto panoramico e il clima, ideale tutto l’anno, sarà frutto del perfetto connubio di luce e aerazione naturale abilmente combinate. La forza motrice risiederà dunque nell’energia rinnovabile, da quella solare a quella eolica. Sarà un incontro tra l’uomo e la natura, tra l’elemento antropico e quello naturale.

 

Il design di ultima generazione e l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili permetteranno inoltre il risparmio la conservazione del territorio e la riduzione di emissioni Co2 nell’atmosfera; un binomio che la renderà una creatura architettonica rivoluzionaria e un trampolino di lancio per altri simili costruzioni progettate sempre dall’azienda Neom e sempre ispirate al concetto di Zero Gravity Urbanism.

 

Basti pensare a Oxagon, la paradigmatica città dalle linee geometriche, punto d’incontro tra persone e tecnologia per la creazione di prodotti industriali innovativi o al lussuoso parco eco-turistico di Trojena a 50 chilometri dal Golfo di Aqaba, circondato dalle montagne arabe e già candidata a ospitare i Giochi invernali asiatici nel 2029 .

 

Una sfida epica, che si erge a paladina della difesa dell’ambiente contro l’inquinamento, le infrastrutture superate e il traffico, pensando anche alla creazione di numerosi posti di lavoro. Insomma un paradiso terrestre in chiave moderna.

 

Almeno in questo modo il progetto ci viene presentato. Ma è doveroso andare oltre le apparenze. Se è vero che The Mirror Line è stato concepito dal principe saudita con lo scopo di contraddistinguere l’economia petrolifera del regno in nome della salute e di un mondo migliore, sarebbe necessario che sua altezza chiarisse con altrettanta dovizia di particolari le motivazioni per le quali l’Arabia Saudita si è rifiutata di inserire il concetto di decarbonizzazione negli accordi di Parigi, un processo volto proprio a ridurre la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera.

 

Inoltre da un punto di vista geopolitico è anche vero che si tratta pur sempre di una linea che taglia con incredibile precisione il deserto, in maniera elegante, ma si tratta pur sempre di un muro che, visto dall’alto o riprodotto topograficamente, ha tutte le caratteristiche di un confine con dei limiti palesi che riguardano l’accessibilità economica dei futuri cittadini a una simile struttura dal sapore fantascientifico.

 

Il design avveniristico e i buoni propositi poi ne fanno sicuramente un progetto senza eguali dove tuttavia la mano dell’uomo si posa sull’elemento naturale; un incontro che deve avvenire sempre nel rispetto reciproco e dove il denaro non deve esserne la causa forza maggiore. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]