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N. 6 - Giugno 2008 (XXXVII)

Un dipinto perduto
il monumento equestre di Mattia Corvino in via del Pellegrino a Roma

di Ginevra Bentivoglio

 

Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento a Roma si afferma il gusto di decorare i prospetti dei palazzi e delle case ad affresco o a “sgraffito”, il più delle volte raffiguranti scene mitologiche, episodi del vecchio Testamento o semplici motivi geometrici e architettonici.

 

Questa tendenza non riguarda solo gli edifici più importanti ma anche le facciate di dimore modeste vengono ornate da decorazioni parietali.

 

Due case lungo via del Pellegrino (ai civici 64 e 67) conservano ancora in facciata tracce di dipinti con scene tratte da significative vicende storiche dell’antica Roma e con figure di personaggi.

 

Su questa stessa via, sul fronte di una casa dalla posizione “privilegiata”, trovandosi all’imbocco della strada provenendo da Campo de Fiori, si trovava dipinta l’immagine di Mattia Corvino a cavallo.

 

Il ritratto del re d’Ungheria che “esisteva ancora al tempo di Urbano VIII” - il Mancini, nella prima metà del XVII secolo, ricorda che: «A capa del Pellegrino il ritratto di Maria Unniade del Mantegna» - è andato perduto ma la sua memoria grafica si conserva in un codice della Biblioteca Vaticana che reca in calce la scritta «Matthia Corvino dipinto in una casa a mano manca all’entrar della strada del Pellegrino, della qual pittura ne fa’ menzione il Giovio».

 

È infatti dall’opera dell’umanista Paolo Giovio che possiamo trarre indicazioni più precise circa la sua collocazione: «Effigies eius armatae equestris, luculentissime depicta, Romae in Campo Florae, contra podium cubiculi mei in angulo Laurentianae domus spectatur, ad quam arridet altera persimilis Andrea Mantiniae manu picta, quae in Museo nostro conspicitur».

 

Giovio vede l’immagine dipinta dal balcone del suo studio, ubicato nella torre angolare sinistra del fronte del Palazzo della Cancelleria.

 

Il “cubicolo” gli dovette essere stato concesso subito dopo l’espropriazione fatta al cardinal Raffaele Riario del palazzo che, dal 1517, diventa sede della Cancelleria Apostolica.

 

Giovio, protetto da Leone X che lo nomina professore all’università, è presente a Roma dal 1516 e nel 1517 è nominato medico personale del cardinale Giulio de Medici, futuro Clemente VII.

 

All’illustre erudito il dipinto sulla casa appare simile al ritratto dipinto da Andrea Mantegna e conservato nel suo Museo.

 

Mattia Corvino, figlio di Giovanni Hunyadi, acclamato re di Ungheria (1458-1490) dopo la morte di Ladislao VI, aveva combattuto eroicamente contro i turchi (1463) divenendo il sovrano ungherese più celebrato nell’Europa latina, sia come modello di re cristiano che come signore rinascimentale.

 

Nel 1476 sposa in seconde nozze Beatrice d’Aragona, introducendo precocemente in Ungheria non solo il linguaggio, ma anche gli usi del costume delle corti rinascimentali italiane, come attestano la presenza di umanisti alla sua corte e la formazione della biblioteca Corviniana, ricca di codici antichi, considerata seconda per importanza solo alla Vaticana.

 

La figurazione dell’immagine dipinta vede un Mattia Corvino giovane, a cavallo, che brandisce una lunga spada con in alto un drago e ai lati l’angelo e il diavolo, rispettivamente posizionati sopra due lunghe iscrizioni in latino.

Sotto l’angelo si legge:

 

deberis coelo, matthia, invicte

sed, ipsa, religio, in, terris, usque

tuenda, tenet, hanc victor

defende diu coelumq. mereri

mortales, possint qua pietates

doce.

 

Sotto il diavolo:

 

tartara te cupiunt sed te

sibi vendicat aether dipo

adeo virtus rex bone cara tua

est, dum, neq. te sperant, in, ea

regna, neq. astra ex, poscunt

imperio, terras, inter, utrumq.

rege. 

 

La corazza, il drago e il cavallo rimandano all’iconografia di S. Giorgio, l’eroico martire della Cappadocia, elevato dalla fantasia popolare a simbolo di Cristo, che sconfigge il male rappresentato dal drago.

È anche il rappresentante della vittoria, in tempi lunghi, del bene sul male.

 

I crociati avevano accelerato la trasformazione del martire in un santo guerriero, volendo simboleggiare l’uccisione del drago come la sconfitta dell’Islam.

Mattia Corvino intraprese questa stessa lotta e per questo motivo Pio II lo riconoscerà re d’Ungheria - provocando le ire dell’imperatore Federico III aspirante a questo titolo - e lo doterà della spada benedetta per la conquista della Bosnia.

 

Desideroso di aprirsi la via al Trono Imperiale, nel ricordo dell’impero romano rinfrescato alla nuova cultura umanistica, Mattia Corvino cercò di acquisire il titolo di Re di Roma, ma l’Imperatore riuscì a far eleggere il figlio Massimiliano, con cui il re ungherese stabilì accordi segreti, rendendo pubblico solo l’accordo (1489) di condurre insieme le forze armate contro i Turchi, programma che rimase interrotto.

 

Mattia Corvino morì nel 1490, improvvisamente “repente apoplexia” il giorno delle Palme, all’età di 56 anni con la fama di grande Re cristiano per le sue battaglie contro i Turchi.

 

Il cavallo del dipinto della casa di via del Pellegrino, riccamente bardato, è in posa al trotto e, come quello di Marco Aurelio al Campidoglio, presenta alzata la zampa destra.

 

L’inclinazione del lungo fodero della spada, a 45 gradi, che si staglia sul corpo del cavallo rimanda al monumento equestre del Gattamelata a Padova, di Donatello (1443-53).

Ma mentre in quest’ultimo il cavaliere seduto appare eretto e in posizione di riposo, il corpo di Mattia Corvino è in azione con il braccio alzato e la spada sguainata.

Probabilmente questo ritratto di Mattia Corvino fu dipinto quando il re era ancora in vita.

 

La sua azione di Re cristiano rappresentava un manifesto sulla via “del Pellegrino”, che era stata risistemata da Sisto IV, quando fu ristrutturata l’antica basilica di S. Lorenzo in Damaso, aprendo un ingresso sulla via, collegamento importante tra il centro di Roma e la cittadella vaticana.

 

Nei rapporti della Santa Sede con l’Ungheria, va anche considerato che il cardinal Gabriele Rangoni16, fatto cardinale da Sisto IV, il quale morì a Roma nel 1486 dopo aver concorso all’elezione di Innocenzo VIII, era stato impiegato da Mattia Corvino come ambasciatore di papi e vescovi.

 

Non va sottovalutata la notizia, tramandata dall’Infessura17, della costruzione nel 1489, sotto Innocenzo VIII, del nuovo palazzo cardinalizio con torre angolare, trasformato, in un mutamento di programma avvenuto con il pontificato di Alessandro VI, nel palazzo attuale, la cui facciata reca la data 1495, anche se i lavori continuano negli anni successivi. Si tratta della stessa torre angolare nella quale Giovio avrà il suo “cubicolo”18.

 

A questo punto potrebbe acquistare credibilità quanto riferito successivamente dal Giovio nella sua opera, circa la somiglianza del dipinto che vedeva (probabilmente intorno al 1517) dal balcone del suo studio con il ritratto di Mattia Corvino del Mantegna, custodito nella sua Villa-Museo di Como. Infatti se il Mantegna lavorava a Roma sotto Innocenzo VIII negli anni 1488-90, potrebbe aver realizzato, a distanza, attraverso medaglie, il ritratto del Corvino, che può essere servito di modello per l’effige a cavallo.

 

La testa, dai lunghi capelli retti da una fascia, che si torce verso lo spettatore rimanda al cavaliere dei Trionfi di Cesare del Mantegna19 così come le due insegne con la descrizione delle gesta del “re Unniade” hanno le stesse caratteristiche dei vessilli, delle tavole e degli stendardi disseminati in tutto il corteo.

 

Significativo che lo storiografo italiano Antonio Contini, entrato in servizio del re nel 1486, avesse scritto un libretto sul casato Corvinus, facendolo discendere dalla gens Valeria romana20.

 

La diffusione pubblica della sua immagine a Roma potrebbe collegarsi al tentativo di Mattia Corvino, fallito l’anno prima della sua morte, di farsi nominare Re di Roma, come strada per raggiungere il trono imperiale e instaurare gli antichi fasti dell’Impero romano.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

(1) Cfr. G. VASARI, Le Vite de’ più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri, redazione del 1550, p. 72, edizione a cura di L. Bellosi e A. Rossi, Einaudi, Torino 1986.

(2) Come si può riscontrare dal catalogo della mostra Le case romane con facciate graffite e dipinte, organizzata dagli Amici dei Musei di Roma, tenuta a Roma a Palazzo Braschi tra novembre e dicembre del 1960.

(3) U. GNOLI, Facciate graffite e dipinte in Roma, in “Il Vasari”, (1936-37), pp. 89-123; (1938), pp. 34-35, raccoglie tutte le notizie riguardanti gli edifici aventi le facciate dipinte e graffite di Roma.

(4) Si tratta delle case ai civici 65-67; in particolare quella al civico 66-67, proprietà XVIII del Capitolo di S. Pietro, presenta al secondo piano le posteriorità di un cavallo in movimento. La tipologia del fronte di queste unità abitative, composta da due assi di finestre collocate alle estremità, consente di avere un campo al centro per poter dipingere una scena. Così è anche per la casa che si trova di fronte al balcone del palazzo della Cancelleria che, anche se ristrutturata e rialzata nell’800, presenta un ordine di false finestre (immesse tra le due poste alle estremità) al centro della zona che doveva accogliere il dipinto di Mattia Corvino.

(5) Si crede vi avesse abitato Mattia Corvino; C. PERICOLI RIDOLFINI, Guide rionali di Roma, Rione VI-Parione, II, Palombi, Roma 1977, p. 68.

(6) G. MANCINI, Considerazioni sulla pittura, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1956, vol. I pp. 74, 280 e 300; vol. II, nota 283.

 (7) Barb. Lat. 4423, «Codice cartaceo in f° del sec XVII de carte 75 n. A. Copie di alcune pitture antiche, di mosaici e d’altri monumenti. Erano tutte carte disperse, or sono raccolte in un solo volume»; fol.73. Il foglio misura 38x29, il riguardo con il disegno 24x27 cm.

(8) PAULI IOVII, Opera, cura et studio Societatis Hostoricae Novocomensis denuo edita, Tomus VIII, Elogia virorum illustrium, curante Renzo Meregazzi, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1972, L. III, XIII - Sub effigie Matthiae Corvini, Pannoniae Regis (1434-1490), pp. 357-359; p. 359. L’editio princeps è del 1546. In quest’opera Giovio colloca la nascita di Mattia Corvino nel 1434 mentre altri storici la posticipano agli anni 1440-1443.

(9) Vedi S. VALTIERI, La fabbrica del palazzo del cardinale Raffaele Riario (la Cancelleria), in “Quaderni dell'Istituto di Storia dell'architettura”, XXVII (1982), fasc. 169-174, Roma 1983, pp.3-25.

(10) Si tratta della sua villa, costruita nel 1536 sul lago di Como e chiamata Museo perché destinata ad accogliere ritratti di personaggi illustri. Paolo Giovio (Como 1483-Firenze 1552), storico e vescovo di Nocera (1528), aveva compiuto gli studi in medicina a Pavia e a Padova e dal 1516 si era stabilito a Roma, protetto da Leone X. Nel 1548, reputandosi trascurato da Paolo III, si trasferì a Firenze, alla corte di Cosimo I de’ Medici.

(11) Mattia Corvino combatté anche contro gli ussiti (1468) conquistando la Moravia, la Slesia e la Lusazia e nel 1485 occupò parte dell’Austria; tentò anche di ottenere la corona imperiale ma gli fu preferito Massimiliano d’Asburgo.

(12) C. UGURGIERI DELLA BERARDENGA, Pio II Piccolomini con notizie su Pio III e altri membri della Famiglia, Leo S. Olschki, Firenze 1973, p. 404.

(13) Nel segno del corvo: Libri e miniature della biblioteca di Mattia Corvino re d’Ungheria (1443-1490), catalogo della mostra (Modena Biblioteca Estense Universitaria, 15 novembre 2002 - 15 febbraio 2003), Il Bulino edizioni d’arte, Modena 2002, p. 19.

(14) PAULI IOVII, Opera, cit. p. 359.

(15) Vedi S. VALTIERI, La basilica di S. Lorenzo in Damaso nel palazzo della Cancelleria a Roma attraverso il suo archivio ritenuto scomparso. Con documenti inediti sulla zona circostante, Roma I984 e IDEM, La zona di Campo de’ Fiori a Roma prima e dopo il pontificato di Sisto IV, in: “L’architettura”, n. 346-347(I984), pp. 648-66.

(16) Il cardinal Gabriele Rangoni, francescano, trasferitosi in Ungheria divenuto celebre oratore fu impiegato da Mattia come ambasciatore. Divenuto vicario del suo ordine nella Provincia d’Austria, Pio II nel 1460 lo nominò inquisitore della fede in Boemia contro gli Ussiti. Arrivati alla pace tra Ungheria, Polonia e Boemia, re Mattia lo fece vescovo di Alba in Transilvania, Sisto IV cardinale nel 1477 dei SS. Sergio e Bacco. Dopo aver concorso all’elezione di Innocenzo VIII morì a Roma nel 1486; G. MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Venezia 1852, vol. LVI, p. 164.

(17) Diario della città di Roma di Stefano Infessura, ed. O. Tommasini, Roma 1890, p. 252.

(18) Vedi S. VALTIERI, Il palazzo del principe, del cardinale e del mercante nel Rinascimento, Gangemi, Roma I988, p. 37 e figg. 2-3.

(19) Tela II. I Trionfi furono realizzati per i Gonzaga di Mantova (A. MARTINDALE, Andrea Mantenga. I Trionfi di Cesare nella Collezione della Regina d’Inghilterra ad Hampton Court, Rusconi Immagini, Milano 1980, p. 37). Mantegna vi lavorò tra gli anni 1484 e 1499, tranne la pausa degli anni 1488-90, in cui fu chiamato a Roma per dipingere la cappella privata di Innocenzo VIII del Belvedere, distrutta da Pio VI nel 1780 per costruire il Museo poi detto Pio-Clementino (G. VASARI, ed. Milanesi, Le Vite, Sansoni, Firenze 1906, III, p. 401).

(20) G. FRAKNÓI, La politica europea di Re Mattia, in “Corvina”, Rivista di scienze lettere ed arti della Società Ungherese-Italiana MATTIA CORVINO, diretta dal Presidente Alberto Berzeviczy, Budapest, a. I, gennaio-giugno 1921, p. 23.

 



 

 

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