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N. 12 - Maggio 2006

NON SI E’ MAI POTUTO SAPERE CHI FOSSE

Nella Francia di Re Sole l’odissea della maschera di ferro fra realtà e leggenda

di Alessia Ghisi Migliari

 

Ci sono nomi che non si conoscono mai.

E, se questo accade, nascono miti.

È un ginepraio, la storia (forse la leggenda) del misterioso forzato che, nella Francia di Re Sole, si è perso per gli angusti corridoi delle peggiori prigioni del tempo.

 

La letteratura e il cinema hanno lasciato scivolare questa ombra sino a noi, rendendola celebre per la maschera di ferro che – si dice – lo sventurato fosse obbligato a portare per nascondere il suo viso.

E ci si perde nei labirinti di fatti veri, presunti o sussurrati.

 

Un dato tra quelli assodati: lo sfortunato avrebbe trascorso in catene, isolato e col volto coperto, la bellezza di più di tre decenni, a  partire dal suo arresto, intorno al 1669.

Un altro tassello usualmente condiviso: il percorso avvenuto per le fortezze dell’epoca: rinchiuso infatti a Pinerolo, in Piemonte, in seguito tradotto sull’isola di Santa Margherita, nel Mediterraneo, e infine alla Bastiglia, dove sarebbe morto il 19 novembre 1703.

 

E poi ci sono i personaggi, quelle in carne e anima, che sono stati testimoni e più o meno protagonisti.

Non è semplice e nemmeno fattibile, ormai, sapere.

Ma si può sfogliare le loro parole, almeno.

 

Primi accenni a questo illustre sconosciuto compaiono nel carteggio tra la principessa Palatina, cognata di Luigi XIV, e l’ amica Sofia di Hannover : si scrive di qualcuno la cui identità è sconosciuta, e che ha avuto l’amara sorte di esser rinchiuso alla Bastiglia, trattato educatamente sì, ma isolato e con la faccia coperta, consolato solo, a quanto pare, da una profonda devozione.

 

In seguito, Voltaire ha ripreso il tema, fantasticando in maniera grandiosa su questo enigma, e arrivando a credere che l’interessato fosse fratellastro del Re Sole.

Ma è stato Alexandre Dumas a eternare questa vicenda nel Visconte di Bragellone , dando il via, senza saperlo, ad una trama che avrebbe profondamente appassionato il futuro, attraverso film e una curiosità che solo il non risolto può alimentare.

 

Avvicinandoci però alla vicenda di chi c’è stato, uno dei nomi più interessanti è quello di Bénigne de Saint-Mars, ufficiale moschettiere che, arrestando il collaboratore del sovrintendente Foquet, finanziere caduto in rovina, fu preso a benvolere dal sovrano.

 

Il quale, per riconoscenza, gli diede il titolo di “comandante assoluto” della fortezza di Pinerolo, lugubre e inespugnabile. Non sarebbe stato il solo carcere ad essere gestito dal solerte e intransigente figuro, e da qui il suo destino e quello della “maschera di ferro” si intrecciano in maniera indissolubile. Sarà lui ad accompagnare l’infelice da una cella all’altra, facendo bene attenzione che nessuno possa comunicare con lui, né vederlo.

 

Tra coloro che hanno sostenuto di essere entrati in contatto con il recluso, un nipote di Saint-Mars che gli portava il cibo, il suocero di un chirurgo di Richeleau, che ha affermato di aver visitato in diverse occasioni il succubo, e il cappellano Favre di Santa Margherita, che a quanto pare prese non pochi soldi per il suo silenzio.

 

Si hanno inoltre informazioni di carattere generale che ci sono pervenute : il rinchiuso leggeva tutto il giorno, era di modi nobili e vestiva elegantemente, la sua maschera era di velluto nero, non certo di ferro, e la sua corporatura era robusta, mentre la sua testa si era, col passare degli anni, coperta di capelli bianchi.

 

Ma la domanda più coinvolgente è ovviamente un’altra : chi era, lui?
Le uniche ipotesi accettabili sono quelle relative ai prigionieri di Stato presenti a Pinerolo nel periodo che va dal 1664 al 1681 – sette in totale.

 

Escluso un monaco giacobino e Lauzun, un nobile che finì dietro le sbarre per aver sedotto la cugina del re, ci sono il già citato Fouquet, traditore della Francia, il suo fedelissimo domestico La Riviere (che decise spontaneamente di seguire il padrone per continuare a servirlo), la spia Dubriel, l’inquietante Eustache Dauger e il diplomatico italiano Ercole Antonio Mattioli.

 

Ognuno di loro ha ovviamente il suo gruppetto di ‘sostenitori’, anche se sono gli ultimi due a destare maggiori sospetti.

 

Dauger… giovane ufficiale donnaiolo, dedito all’ozio e a piaceri tormentati, pare si dedicasse ad orge e messe nere e, destitutito da Luigi XIV, che lo conosceva bene, fu infine portato a Pinerolo per un motivo tutto sommato futile (un duello). In merito, lo storico d’oltralpe Duvivier ha elaborato la tesi, un’ottantina di anni or sono, che la sciagura di questo scavezzacollo fu conoscere, in detenzione, Fouquet, con cui parlò spesso.

 

Al punto che quando il finanziere morì, nel 1680, Duvivier pensa sia stato ucciso dallo stesso Dauger che, magari, è stato armato dall’alto, divenendo un assassino e assieme un testimone scomodo. Insolito però che venga registrato come ‘domestico’, pur avendo effettivamente svolto anche questa mansione, nei riguardi di Fouquet (e dunque venendo probabilmente a conoscenza di questioni politiche delicate). Doveroso è in ogni caso sottolineare che anche Danielle e Claude Dufresne, autori di Le mystère du masque de fer (opera precisa e attenta), sono convinti sia effettivamente lui, a nascondersi sotto la terribile maschera.

 

La facenda di Mattioli è per contro ben documentata : consigliere del duca di Mantova Carlo IV, vendette al Re Sole per centomila scudi la preziosa piazzaforte di Casale, che avrebbe garantito il controllo della Francia sull’Italia settentrionale. Doveva essere una trattativa privata giocata tra il mantovano e Versailles, ma a quanto pare il furbo Mattioli guadagnò ulteriormente rendendo edotti della cosa i sovrani spagnoli.
Scoperto il tradimento, venne arrestato con l’inganno, il 2 maggio 1679, e condotto appunto a Pinerolo.

 

E qui nasce un altro dubbio: pare che il nostro compaesano sia poi morto a Santa Margherita, ma le fonti si contraddicono.

 

Rimangono dunque queste due, le identità più credibili, anche per motivi anagrafici : infatti, Dauger è nato nel 1637, e Mattioli nel 1640, essendo quindi in linea con la supposta età della “maschera”: più o meno 60 anni secondo il medico della Bastiglia che ne decretò il decesso, e sui 45 per l’atto di morte presso la cappella di Saint Paul (meno preciso) – ricordiamoci che si era nel 1703.

 

Ciò che inoltre abbiamo, è il racconto di un dipendente della fortezza parigina, Du Junca, che spiegò che, più che loculo, quello che accolse presso di loro l’ ‘ospite’ fu una camera confortevole, e che fu registrato col nome di Gesnon Filibert e sepolto come Marchioly (che ricorda, nella pronuncia, Mattioli).

 

Dunque castelli in aria.

Come quello per cui la mitica maschera fu utilizzata solo nel trasporto verso Parigi (e non era del tutto inusuale l’uso di coprire il volto di alcuni reclusi), o come quella per cui è stata tutta un’intrigante  finzione, magari con il consenso dell’egocentrico Saint-Mars, o, ancora, le rimaneggiate elucubrazioni sulla parentela dell’ignoto con il Re Sole.

 

Perché, del resto, non uccidere un testimone scomodo?, visto che la Francia di Luigi XIV fu assolutista e quasi tutto era concesso al Re Sole?

Perché un trattamento così privilegiato anche se crudele?

E perché una faccia sempre nascosta?, quali lineamenti potevano essere compromettenti se non quelli, noti a tutti, del regnante?

 

Ecco perciò che si fanno congetture su gemelli o fratellastri del monarca più luminoso d’Europa, incapaci come siano di venirne a capo – eccessivi i dubbi, nulle le risposte.

E persi in questa assenza di certezze, il fascino di questa vicenda probabilmente non scemerà.

 

Come non pensare però a qualcosa di enorme e segreto, se persino il ministro della guerra De Chamillard, sul letto di morte, alla domanda sull’identità della “maschera” rispose “Non posso dirlo, è segreto di Stato”?

 

Non possiamo che appoggiarci all’affermazione palese e schietta della principessa Palatina:

“Un uomo è rimasto per lunghi anni alla Bastiglia e vi è morto mascherato. (…) Non si è mai potuto sapere chi fosse”.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Gerosa G., “Il Re Sole. Vita privata e pubblica di Luigi XIV”, Milano, Oscar Storia Mondadori, 1999 ;

http://digilander.libero.it/mmnews/maschera_01.htm

http://digilander.libero.it/mmnews/maschera_02.htm

http://digilander.libero.it/mmnews/maschera_03.htm http://digilander.libero.it/mmnews/maschera_04.htm

http://www.caprilli.com/speciali/mascheraferro/storialeggenda/prigionieri.html

http://www.geocities.com/Augusta/5130/mascara.htm

http://users.belgacom.net/renedec/pagehis2.htm



 

 

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