[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 214 / OTTOBRE 2025 (CCXLV)


storia & sport

ALL’INFERNO E RITORNO
La rinascita sportiva di Marc Marquez
di Valerio Acri

 

Il Mondiale 2025 della MotoGP incorona nuovamente Marc Marquez a distanza di sei anni dall’ultima volta, e il trionfo del fuoriclasse spagnolo ci consegna uno di quei risultati sportivi ricchi di sfumature esistenziali che per questo vanno a incastonarsi nella storia con più forza e significato.

 

Per riconquistare la corona della MotoGP Marquez ha dovuto attraversare un suo inferno personale, e la vittoria sul circuito giapponese di Motegi, arrivata grazie a un secondo posto in gara, ha voluto dire la chiusura di un cerchio dentro il quale c’è stato un po’ di tutto. Perché fino al 2019 Marc era il dominatore incontrastato delle due ruote e gli oltre duemila giorni senza più vincere sono stati per lui l’offuscamento repentino e inaspettato di una stella che arriva molto vicina a eclissarsi per poi incredibilmente tornare a risplendere come un tempo.

 

Le porte degli abissi per il pilota di Cervera si erano aperte nella ghiaia di Jerez de la Frontera, sbalzato violentemente dalla sua Honda durante gli ultimi giri del primo Gran Premio stagionale in una Domenica pandemica dell’estate 2020, quando anche il circus delle moto era più o meno tornato alla normalità dopo i mesi di lockdown. La vera discesa agli inferi cominciò però sei giorni più tardi quando, sullo stesso circuito spagnolo, Marquez si presentò in pista per salire sulla moto nonostante la frattura in tre parti dell’omero destro appena ricomposta, dopo aver inspiegabilmente ottenuto il via libera dallo staff medico. Uno slancio di ottimismo che diventa peccato di presunzione e la caduta verso il basso è drammaticamente compiuta.

 

Dopo aver conosciuto solamente la gloria con otto trionfi Mondiali in undici stagioni di professionismo, a partire dal 2020 Marquez inizia a scoprire la sofferenza, passando attraverso lunghe assenze dalle gare e un totale di quattro operazioni, l’ultima delle quali in Minnesota da uno specialista che, come extrema ratio, gli applica una placca di titanio e una sfilata di chiodi sul braccio martoriato per correggere la rotazione innaturale dell’omero e regalargli ancora una possibilità di tornare a guidare una moto.

 

La caduta libera dopo quello sciagurato rientro affrettato sembra finita ma il sentiero per la risalita è lungo e tortuoso perché la Honda che lo ha consacrato tra i più grandi del motociclismo è nel frattempo diventata una trappola, incapace senza il suo pilota di rimanere al passo con gli sviluppi richiesti da uno sport in continua evoluzione. Marquez è relegato a due anni di anonimato mentre ad attanagliarlo con i dubbi su un completo recupero ci si mette anche un principio di diplopia.

 

La possibilità di inseguire una gloria ritrovata passa forzatamente per la rinuncia ai milioni della scuderia giapponese e la scelta di una moto privata del team Ducati Gresini, un mezzo non aggiornato eppure veloce quanto basta per consentirgli di tornare a sentirsi ancora un pilota competitivo.

 

È una tappa intermedia per ritrovarsi nel marzo 2025 in sella alla Ducati ufficiale che, fin dal primo weekend di gare in Thailandia, sembra fatta apposta per farlo tornare il pilota perfetto sulla moto perfetta in quella che diventa una cavalcata trionfale fino a Motegi.

 

Gara dopo gara la Rossa GP25 nelle mani di Marquez è imprendibile per tutti, precisa in frenata, veloce in percorrenza di curva e con poca usura delle gomme. In Qatar il numero 93 mette tutti in fila dopo una cattiva partenza riscattando l’ingenua caduta di Austin, al Mugello stampa la 100.ma pole position centrando la ottava vittoria Sprint (la mini-gara del sabato) su nove e la prova di forza nella gara della Domenica è impressionante perché dopo cinque giri di lotta con il compagno Pecco Bagnaia a colpi di staccate prende il comando e vince in solitaria in un circuito nel quale aveva vinto una sola volta nel trionfale 2014 (l’anno migliore della sua prima vita motociclistica), caricato ancor più dai fischi di una parte della tribuna, retaggio di una controversa e mai sopita rivalità con Valentino Rossi.

 

Gomito basso, gamba aperta, massima reattività alle perdite di aderenza, gestione impeccabile della gomma anteriore, oltre che al Sachsenring, storico feudo dello spagnolo, la Ducati di Marquez domina il weekend austriaco di Ferragosto sul circuito dello Spielberg e poi sull’inedito tracciato ungherese del Balaton Park mentre a Barcellona, dopo aver vinto la Sprint, si accontenta del secondo gradino del podio nella gara della Domenica mettendo in mostra un pilota ormai capace anche di gestire la mentalità da all-in e farsi bastare il gusto dolce della vittoria senza inseguire pericolosamente il sovrappiù.

 

Il successo settembrino a Misano, con un guizzo a metà gara per approfittare di un errore in frenata dell’Aprilia di Bezzecchi, gli consegna virtualmente il nono iride, il settimo nella classe regina, certificato aritmeticamente a Motegi perché Marquez possa lasciarsi andare a un pianto liberatorio e davanti alle telecamere definirsi “una persona in pace con sé stessa”.

 

Come recita la maglia celebrativa indossata sul podio giapponese il suo nono Mondiale è più di un numero, diverso dal primo in assoluto del 2010 nella classe 125 oppure da quello conquistato nel 2013 da esordiente in MotoGP, perché dentro c’è un’avventura umana con la quale si può empatizzare magari anche senza capire troppo di moto. La vittoria di Marquez va oltre il record di essere il campione più longevo (nessun pilota era mai riuscito a vincere un titolo dopo sei anni), perché rappresenta la capacità di risalire la china fino a trovare un rifugio definitivo dai rimorsi per una di quelle scelte sbagliate che possono tarlarti la mente per una vita intera.

 

Ritornato padrone della MotoGP, Marquez può ragionevolmente pensare di conquistare già la prossima stagione il decimo Mondiale ma la pace con sé stesso vale più di ogni numero.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]